Anni fa parlavamo del Red Bull Lipsia come di una squadra fatta in provetta, cioè artificiale, creata a tavolino. Il gruppo Red Bull però non è meticoloso solo nella scelta dell'identità visiva della squadra: anche i progetti tecnici sono curati nei minimi dettagli, cercando di farli aderire alle direttive di marketing. La Red Bull si è affidata alle idee e ai metodi di Ralph Rangnick nella scelta degli allenatori e delle tattiche di gioco di tutte le sue diverse squadre, ma anche per indirizzare lo scouting e scegliere giocatori adatti. Il calcio del Lipsia è aggressivo e dinamico non solo grazie al progetto tattico che lo anima, ma anche per i calciatori che vanno in campo e che hanno caratteristiche precise.
È proprio seguendo queste direttive che nel 2016, quando lo Stoccarda è retrocesso dalla Bundesliga, il neopromosso Lipsia ha deciso di puntare su un suo giovane attaccante che non voleva seguire la squadra in serie cadetta. Timo Werner sembrava fatto per giocare in una squadra pensata da Rangnick e la Red Bull non si è fatta scappare l’occasione prendendolo per 10 milioni di euro.
Già dalla costituzione fisica Werner sembra perfetto per il gioco adrenalinico di transizioni del Lipsia. L’attaccante tedesco è alto 180 cm e ha una struttura compatta, un baricentro basso, una certa esplosività. Ha uno scatto bruciante sui primi passi, che utilizza in maniera molto efficace sia per smarcarsi che per andare a recuperare il pallone. Con o senza palla, quando ha molto campo davanti a sé, Werner è difficilmente arginabile.
Werner non ci ha messo molto a inserirsi perfettamente nei meccanismi tattici del Lipsia, diventandone il riferimento offensivo e aiutandolo a qualificarsi con continuità in Europa. Da quando è al Lipsia Werner ha giocato due volte la Champions League e una volta l’Europa League. Oggi la squadra è terza e sarebbe quindi qualificata direttamente alla fase a gironi della Champions League.
Werner a Lipsia ha già segnato 92 gol totali ma 31 sono arrivati in questa stagione, quella del suo salto di livello. Con i suoi 25 gol in campionato, Werner è al momento il secondo miglior marcatore della Bundesliga (dietro a Lewandowski, a quota 30) e terzo nella classifica della Scarpa d’Oro, dietro Immobile e ancora a Lewandowski. Werner in questa stagione ha una media di quasi un gol a partita (per la precisione 0,87 gol per 90 min) - standard che non aveva mai raggiunto nella sua carriera e che sembra derivare dalla facilità con cui riesce ad arrivare al tiro (4,09 tiri per 90 min).
Oltre alla fisicità e alla naturale propensione per il gol, Werner incarna l'identità della Red Bull in aspetti del suo gioco meno evidenti. È un attaccante sempre votato alla verticalità, sempre in movimento, che possiede una dedizione militare al pressing alto e più in generale al recupero del pallone. Può spingersi anche oltre il centrocampo per recuperare un pallone, ed è il primo ad andare in pressione ovunque si trovi. Vince 3,2 contrasti per 90 min (il 54% dei tentati in totale) e recupera 2,4 palloni per 90 min. Werner, insomma, non lavora soltanto per sé stesso.
Sono caratteristiche che Werner possiede naturalmente, ma che ha esasperato giocando al Lipsia. Fa impressione rivedersi oggi le sue prime partite con la squadra della Red Bull: ogni stagione sembra aver fatto un piccolo salto di qualità rispetto a quella precedente. Vista la sua instancabilità quasi robotica, si potrebbe dire che ogni anno Werner veniva aggiornato con un nuovo software sul suo chip interno.
Proprio la sua attitudine fa pensare inoltre che Werner abbia ulteriori margini di miglioramento. Potrebbe migliorare ancora nelle scelte - la sua selezione di tiro non è eccellente per dirne una. Il lavoro di Julian Nagelsmann nell’ultima stagione lo ha migliorato nelle letture offensive. Oggi non è più quell’attaccante monodimensionale concentrato sul movimento in profondità. Ora sa muoversi anche orizzontalmente nel fronte offensivo e tra le linee per ricevere in uno dei due mezzi spazi, possibilmente fronte alla porta. La sua idea è sempre quella di farsi trovare alle spalle del centrocampista avversario più arretrato, così da dare una linea di passaggio e far avanzare il pallone. Werner è quindi diventato un giocatore più complicato da approcciare per una linea difensiva e più utile per i compagni di squadra. I suoi movimenti non sono più solo finalizzati solo ad attaccare l’area, ma servono anche a liberare compagni o ad aiutare la manovra.
In questo video prodotto dalla Bundesliga viene spiegata la differenza dal punto di vista tattico tra il Werner pre Nagelsmann e l’attuale.
Ora Werner sa sempre dove andare a posizionarsi per dare ampiezza alla squadra a seconda di dove si trova il pallone, quando passare il pallone e a chi, e soprattutto dove muoversi successivamente per ricevere libero. Sembra insomma aver compreso una cosa importante: lo spazio in campo lo si crea tanto quanto lo si trova. Su questo non conta solo la visione di gioco e la sensibilità di chi fa il passaggio, ma anche il movimento senza palla che permette di riceverlo, quel passaggio. Werner, oggi, è uno degli attaccanti più intelligenti nei movimenti.
Gli basta una frazione di secondo per cambiare velocità e direzione in modo da farsi trovare solo in area di rigore. Lì, poi, è molto abile e nelle conclusioni può sfruttare la sua ambidestria. È per queste caratteristiche tecniche che Werner è così letale nell’uno contro uno con il portiere, situazione in cui abbina velocità di esecuzione e di pensiero.
Sulla trequarti, invece, Werner è un giocatore più minimale, giocando preferibilmente a massimo due tocchi se riceve nella fascia centrale del campo e provando a costruire triangoli come vuole la teoria. Non è ancora un attaccante trequartista alla Firmino, per intenderci, ma comunque ha una buona media di 45,7 tocchi di palla per 90 minuti.
Ora che è diventato più completo, e che abbraccia tutto il fronte offensivo con i suoi movimenti, Werner ha anche permesso al Lipsia di avere un ulteriore riferimento centrale, che tra l’altro lo aiuta molto nel capire dove muoversi per ricevere e aiutare la squadra. Nagelsmann, quindi, ha provato ad affiancarlo a Poulsen prima dell’infortunio, e ora a Schick. In questi casi, a Werner è richiesto soprattutto di andare largo sulla fascia al momento della ricezione, posizione da cui poi preferisce puntare l’uomo. Pur non essendo creativo e sempre pulito tecnicamente riesce a trovare il modo di mantenere il controllo del pallone e andarsene anche se raddoppiato. Werner tenta 2,9 dribbling per 90 minuti, di cui gliene riescono ben 1,9.
Certo, c’è da dire che Werner non ha (ancora?) una sensibilità tecnica tale da permettergli di essere sempre preciso come vorrebbe, soprattutto quando c’è da fare qualcosa di più complesso di tirare in porta o appoggiarsi vicino, cosa che ne limita la capacità di rifinitura nonostante sia un giocatore con un buon occhio per l’ultimo passaggio. Forse quella precisione gli mancherà sempre e per mantenersi su questi livelli sarà magari costretto a mantenere una media gol altissima anche nei prossimi anni.
Ciò su cui invece sembra poter sensibilmente migliorare è il gioco aereo e quello spalle alla porta. Werner deve ricevere frontalmente per poter sfruttare le sue caratteristiche e anche quando viene incontro cerca il prima possibile di girarsi per puntare l’area avversaria. Lo stesso Lipsia, d’altra parte, prova in tutti i modi a non farlo ricevere spalle alla porta, soprattutto su situazioni statiche, a riprova di quanto siano fatti l’uno per l’altra: Werner aiuta la squadra con i gol e il gioco tanto quanto la quadra aiuta Werner chiedendogli praticamente solo quello che sa fare meglio.
La poca fantasia e quel pizzico di meccanicità nelle scelte e nei gesti tecnici rendono Werner un giocatore che non scalda il cuore degli spettatori più romantici o più sensibili alla fantasia nel calcio. Anche nei momenti in cui fa cose imprevedibili, Werner ruba l’occhio soprattutto per la velocità di esecuzione più che per la bellezza in sé.
Nonostante ciò, sembra possedere tutto quello che richiedeva in un attaccante di alto livello Cruyff, come spiegato nel suo libro del 2012 Calcio. La mia filosofia. (purtroppo inedito in Italia): e cioè una buona tecnica, essere ambidestri, saper condurre il pallone e essere molto reattivo, oltre ovviamente ad avere quello che viene chiamato “istinto del gol”. Parliamo di caratteristiche di base, ma che rimangono molto rare anche nel calcio d’élite, e che sembrano estratti da una descrizione di Romario, l’attaccante che più ha amato a Barcellona. Al netto della grande differenza di fantasia e di creatività tecnica, Werner può comunque dire di aver quel set di qualità. Ai microfoni di Sky, a inizio marzo, ha detto: «Penso di avere il potenziale e l’abilità per poter giocare in una grande squadra ora».
È anche per questo motivo che Werner ci ha messo molto a scegliere la sua prossima squadra, forse spaventato dall’esperienza di Jovic, che in un anno è passato dal terrorizzare le difesa tedesche con l’Eintracht Francoforte alla panchina del Real Madrid. Negli ultimi mesi Werner è stato accostato alle più grandi squadre d’Europa, dal Bayern al Liverpool; ma anche al Manchester United, al Barcellona e all’Inter. Ci sono buone motivazioni per giustificarne l’acquisto da parte di ognuna di esse, ma alla fine sembra che ad averla spuntata un po’ a sorpresa sia stato il Chelsea. Una squadra che sta aprendo un nuovo ciclo con Lampard allenatore e che vuole fare di Werner il secondo grande acquisto estivo dopo l’arrivo di Ziyech dall’Ajax.
Il squadra londinese con ogni probabilità attraverserà un’estate di grande rinnovamento, perdendo sia Willian che Pedro, che non hanno rinnovato il contratto in scadenza. Lo stop nelle ultime due finestre di mercato e l’abbassamento del monte stipendi grazie anche all’addio di questi due giocatori ha permesso al Chelsea di avere fondi in un momento storico in cui le altre squadre ne sono sprovviste. Permettendogli di superare il Liverpool nell’acquisto di Werner, pagando la clausola rescissoria e dando al giocatore uno stipendio triplicato rispetto a quanto prende attualmente a Lipsia.
Sul campo, però, le cose non saranno così semplici. Il Chelsea di Lampard è una squadra ancora alla ricerca di una piena identità tattica e questo può essere sia un vantaggio che uno svantaggio per Werner. Un vantaggio perché può plasmare i meccanismi tattici della squadra a suo favore, costruendosi un contesto tattico in cui esaltarsi; uno svantaggio perché è un giocatore da sistema e senza meccanismi sembra non riuscire a rendere al meglio, come visto con la Germania al Mondiale 2018 quando è finito per essere un attore non protagonista di un’esperienza tra l’altro decisamente sfortunata.
In linea del tutto teorica, però, il Chelsea potrebbe essere effettivamente una squadra adatta alle sue caratteristiche. Gli spazi in campo sembrano ben distribuiti tra Werner e Pulisic che si allargano e sono abilissimi poi nei tagli, con Ziyech tra le linee a fare da fulcro creativo e la prima punta Abraham spalle alla porta a tenere occupati i centrali. Quattro giocatori che sembrano complementari tra loro, soprattutto se il Chelsea riuscirà ad attaccare in un campo grande. E questo senza dimenticare anche il talento di Mount negli inserimenti in area dalla seconda linea.
Il Chelsea, prendendo Werner, non ha però solo rafforzato sé stesso, ma ha anche evitato che il Liverpool diventasse troppo dominante. La squadra di Klopp è già oggi la più forte della Premier League e sembrava aver bisogno proprio di Werner per migliorare la profondità del proprio temibile attacco.
Forse per Werner il Liverpool sarebbe stata la scelta più logica. Ad Anfield avrebbe avuto il tempo di ambientarsi al nuovo contesto e di entrare nei meccanismi facendo parte della rotazione col tridente titolare in attesa di diventare lui il titolare tra qualche stagione. Ma la garanzia di essere un titolare inamovibile ora che sta entrando nel picco della carriera e in vista del prossimo Europeo e del prossimo Mondiale, in cui sarà in teoria l’attaccante titolare della Germania, deve essere stata la carta vincente di Lampard. Evidentemente Werner non voleva essere il futuro prossimo del Liverpool, ma il presente del Chelsea. Una scelta forte, ma rischiosa, che inevitabilmente ne definirà la carriera nei prossimi anni.