Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
T.J. Shorts sta illuminando l'Eurolega
12 nov 2024
All'esordio nella competizione con Paris sta dando spettacolo.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Contrast
(copertina) IMAGO / Contrast
Dark mode
(ON)

Nomen omen? Può essere. Timothy Neocartes Shorts II (T.J. per brevità) ha imparato a fare i conti con una statura ridotta - 175 centimetri per 73 chili, almeno secondo internet - in uno sport in cui l'altezza è inevitabilmente un fattore. Dagli esordi in Lettonia fino all'esordio in Eurolega a 27 anni, la sua scalata è stata lenta ma inesorabile. Eppure, il Paris Basketball non poteva mettersi in mani migliori per iniziare questa nuova avventura.

UN PASSO ALLA VOLTA
Una parola che ritorna costantemente nelle interviste degli atleti è “costanza”, soprattutto questo è vero per quelli che arrivano dagli Stati Uniti, e che si trovano a dover costruire da zero una carriera al di là dell’Oceano, in paesi anni luce lontani da quello che hanno appena lasciato. In questo T.J. Shorts non fa differenza: la madre gli mise in mano un pallone da basket a 4 anni, e lui capì che quella poteva e doveva essere la sua vita. Di certo non poteva sapere che, per le evidenti limitazioni fisiche, avrebbe dovuto lavorare più degli altri, ma quello lo avrebbe scoperto presto. Ad esempio in uscita dal liceo, quando nessun college di Division I gli offrì una borsa di studio. Oggi il peso di questa scimmia sulla spalla si è attenuato, ma il numero 0 sulla maglia ci ricorda che, qualche anno fa, letteralmente zero squadre avevano creduto in lui. A questo punto, come succede in questi casi, l’unica alternativa era accontentarsi di un junior college: un’università che, in sostanza, prepara lo studente a un eventuale approdo in un college major.

Per due anni, quindi, Shorts gioca al Saddleback College di Mission Viejo, California, non esattamente un trampolino di lancio per il basket professionistico. Per capirci, nemmeno nei tentacolari meandri dell’internet si trovano le statistiche anno per anno di quelle due stagioni. C’è solo un articolo a pagamento dell’Orange County Register a firma Mirin Fader, giornalista che – anche lei – ha fatto notevoli passi avanti nella sua professione; il titolo è “Saddleback College’s T.J. Shorts lights up the scoreboard”, e da lì capiamo che le cose, alla fine, non è che siano cambiate poi più di tanto rispetto a oggi.

Dopo le due stagioni a UC Davis (anche qui, non certo Kentucky…) Shorts iniziò la propria avventura tra i professionisti, con molta calma. Nessuno bussò alla sua porta, e fu lui a doversi adoperare per cercare un lavoro: «Per i primi tre mesi, nessuno mi cercò. Andai in Cina due settimane a fare dei provini, dopodiché il mio agente mi comunicò l’offerta dalla Lettonia. Non era però un contratto garantito, ma un altro periodo di prova di due settimane. Così sono andato, ho fatto vedere loro quello che sapevo fare e mi confermarono».

Il successivo approdo in Germania si rivelò la scelta migliore che il numero 0 potesse fare. Un po’ perché tra Amburgo, Creilsheim e Bonn vincerà una miriade di premi individuali (MVP, top scorer del campionato, inclusione nei migliori quintetti), un po' per l’incontro con uno dei due allenatori che ne ha saputo plasmarne il talento, il finlandese Tuomas Iisalo. I due si erano solo sfiorati ai Merlins (Iisalo se ne era andato nel 2021 poco prima che Shorts arrivasse) per poi ritrovarsi a Bonn. Con la squadra sponsorizzata da Telekom Germania, il play ha vinto la Basketball Champions League nel 2023 e il premio di MVP delle finali, e ha raggiunto una storica finale di Bundesliga, persa contro Ulm. Da lì, il passaggio a Parigi assieme a una colonia della squadra tedesca (anche Leon Kratzer, Sebastiàn Herrera, Tyson Ward, Michael Kessens e Collin Malcolm si sono trasferiti nell’estate 2023) per trionfare di nuovo in Europa: la conquista dell’Eurocup è arrivata grazie a un sistema di gioco particolarmente spettacolare che non si vede spesso ad alti livelli in Europa, ma che si addice perfettamente al modo di giocare del playmaker.

TIMOTHY, THE CREATOR
Vista la stazza e la scarsa esperienza ad altissimi livelli, era lecito attendersi da Shorts un periodo di adattamento al gioco di Eurolega. Non è successo. In queste prime 5 giornate, Shorts sta tenendo medie di 16.5 punti (quarto), 3.2 rimbalzi e 7.5 assist (primo) con il 51.6% da 2 ma anche l’11% da 3, frutto di un 2/15. Nella quinta giornata, nel derby francese contro il Monaco, è arrivato anche il suo career high: 28 punti in altrettanti minuti.

La maggior parte dei danni Shorts li fa tramite pick and roll, situazione che finora ha usato nel 54% abbondante dei propri possessi offensivi in Europa, producendo 1.1 punti per possesso. L’arte dei giochi a due Shorts ha imparato a padroneggiarla anche grazie a coach Jim Les, suo allenatore a UC Davis nonché ex play NBA: qualche appassionato non giovanissimo potrebbe ricordarlo ai Jazz come cambio di John Stockton. Ora in panchina non c’è più Iisalo, che in estate ha accettato l’offerta dei Grizzlies per fare da assistente a Taylor Jenkins: al suo posto è arrivato Tiago Splitter. L’ex centro degli Spurs non ha comunque snaturato l’anima della squadra, fatta di contropiede, triple e penetra-e-scarica. Nella scorsa stagione, Paris aveva chiuso al primissimo posto in Eurocup per offensive rating con oltre 128 punti su 100 possessi; in questa stagione, i numeri sono ovviamente più bassi, ma comunque in top 10 (114.9). Lo stesso dicasi per il pace, classifica in cui i francesi sono quarti con 72 possessi per 48 minuti.

Shorts è un maestro nell’arte del pick and roll; i suoi difensori sanno che può facilmente rigettare il blocco e attaccare il ferro dalla parte opposta, mandando totalmente in malora le marcature, e sa proteggersi benissimo dal difensore con il corpo, creandosi lo spazio per il tiro o per il passaggio. La nuova e la vecchia Parigi, come detto, dà grande importanza alle triple, e infatti è prima per tiri da 3 tentati di media finora (30.4); a parte Nadir Hifi, giovane francese molto poco timido quando c’è da prendersi responsabilità, la squadra di Splitter non ha tanti giocatori in grado di creare dal palleggio, e quindi Shorts ha il compito di armare la mano dei compagni.

Il penetra e scarica è aspetto fondamentale dell’attacco della squadra: avere buoni tiratori e, soprattutto, un play in grado di creare superiorità numerica è fondamentale.

Non è un caso che Parigi giochi a ritmi alti, sfruttando il contropiede e il tiro da 3. L’uomo dietro a questo progetto è David Kahn, ex GM dei Minnesota Timberwolves con un passato ventennale da dirigente in NBA e ora CEO della società. Contro l’Alba Berlino, la squadra ha tentato ben 52 triple, record all-time di Eurolega davanti alle 45 di Siena 2007/08 contro il Maccabi. In questa partita, Shorts ha concluso con solo 11 punti (e solo 6 tiri dal campo) ma anche 9 assist, frutto della precisa scelta difensiva dei tedeschi, la box and one. L’Alba ha marcato Shorts a uomo, difendendo a zona contro il resto della squadra, e quindi concedendo qualcosa al tiro da fuori: Parigi non si è fatta pregare.

Guardate Procida come gli sta attaccato, costringendolo non solo a scaricare, ma anche a uscire dall’azione tenendolo vicino alla linea di metà campo. Nell’unica azione in cui Shorts ha trovato spazio, con il movimento Djordjevic, la difesa se lo è perso e lui ha segnato la sua sola tripla di serata. Quando lo scorso gennaio, al podcast di Eurohoops il californiano diceva di aver visto contro di lui qualunque tipo di difesa, non scherzava.

Tornando un attimo alla questione pick and roll, In merito alle sue letture in questa situazione, al sito ufficiale di FIBA Shorts spiegava: «Io non guardo mai il mio difensore, ma il lungo; se fa aiuto e recupero su di me, se scala in drop o se cambia contro di me. Dopodiché, guardo ai difensori in aiuto, che solitamente arrivano dagli angoli, e capisco se devo creare per me o per i compagni».

Nel primo esempio, Shorts rigetta il blocco. Booker, il lungo del Bayern, è in pessima posizione e non può certo arrivare a difendere su di lui. Voigtmann, dal canto suo, non lascia Jantunen per paura di una tripla. La soluzione meno dolorosa per i tedeschi è concedere due punti anziché tre. Nel secondo, Herrera finta il blocco (slip screen) portandosi dietro Sloukas; Shorts allora guarda verso il compagno per ingannare il greco e costringerlo a difendere un passaggio che non arriverà, perché Shorts approfitta della finta per attaccare il canestro e segnare.

Il tiro da lontano è la parte di gioco che ancora non è riuscito a sviluppare al meglio. Non è un cattivo tiratore, quanto molto ondivago di stagione in stagione: ha tirato con il 40% a Creilsheim e con il 38% nel primo anno di Bonn, ma anche con il 25% al Ventspils e con il 27% l’anno scorso in Francia. In realtà, in questo inizio di stagione sono pochissime anche le triple tentate (21, di cui solo 5 realizzate), il che è abbastanza spaventoso, considerato che la flessione di questa parte del suo gioco non gli ha impedito di tenere sotto scacco le difese affrontate finora.

Il ‘coming out party’ di Shorts, la partita che gli ha messo addosso le attenzioni di quella parte di Europa che ancora non si era preso, è arrivata prestissimo, già alla seconda giornata contro Milano. La squadra di Messina se l’è vista brutta, in una partita che di fatto ha confermato le difficoltà dell’Olimpia e la serietà del progetto di Parigi. Quella sera erano arrivati 17 punti e alcuni canestri che ormai sono marchio di fabbrica del giocatore, andando a sinistra e tirando dalla media in faccia al difensore, magari in controtempo, come quando su NBA 2K tieni premuto troppo il tasto del tiro. Per capire la difficoltà del canestro del +7, in faccia a Mirotic e con una parabola altissima basta guardare la reazione del pubblico, tra mani al cielo, mani in faccia e, sicuramente, qualche “tutti fenomeni contro di noi”. Se non fosse che sì, Shorts non è come gli altri.

Lo sapeva Messina, che durante una pausa di gioco e al termine della partita si è fermato a parlare con lui, e ancora meglio lo sapeva Tiago Splitter: in conferenza stampa, il coach brasiliano lo ha definito «una bestia, una delle migliori point guard che abbia mai visto».

I due giocatori a cui si ispira sono Chris Paul e Tyrese Rice: «Paul è il prototipo della point guard che guida la squadra e sa fare tutto quello che serve per vincere. Tra i giocatori in Europa mi sono ispirato a Tyrese Rice, per come segna e fa danni alle difese avversarie. Sono stato in contatto con lui e mi ha dato molte dritte».

La storia personale di T.J. Shorts ci dice che, al netto delle perplessità relative al fisico, il suo rendimento è sempre stato adeguato al livello di competizione che ha trovato. Al suo arrivo in Germania ad Amburgo, da rookie, mise a referto medie di 14.3 punti, 5.2 assist, 2.8 rimbalzi e 1.8 rubate. L’anno dopo, con Creilsheim, è arrivata la finale di Coppa di Germania e i quarti di finale di FIBA Europe Cup, con 21 punti e 7 assist di media in campionato. Il passaggio a una coppa decisamente più tosta è stato indolore e si è concluso con la vittoria finale, oltre a essere diventato il primo giocatore della competizione a segnare almeno 25 punti in 4 partite consecutive. Poi è arrivata la vittoria dell’Eurocup con Parigi, e ora l’Eurolega.

È facile dire che “basta lavorare” per raggiungere i propri obiettivi. Shorts però ci è riuscito, non facendo mai il passo più lungo della gamba e facendosi sempre trovare pronto a ogni gradino da salire. Lo scorso gennaio, sempre al podcast di Eurohoops, aveva dichiarato: «Ovvio che credo di poter giocare al livello più alto, cioè l’Eurolega. Mi sento un giocatore da Eurolega e penso che il mio momento sta per arrivare». Nel caso non vi fosse chiaro, T.J. Shorts sa quel che dice e mantiene le promesse.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura
Basket

Michele Serra nasce nel 1993 a Bologna dove studia Lingue e Letterature Straniere. Ama seguire gli sport americani, ascoltare musica e giocare a basket. Scrive anche per Football Nation e Fuori Dagli Schemi.

→ Scopri tutti gli articoli dello stesso autore