Ieri Toni Kroos ha annunciato che dopo gli Europei si ritirerà dal calcio. Per celebrarlo vi proponiamo questo numero della giocata di Daniele Manusia tratta da una Stili di Gioco di inizio maggio. Stili di Gioco è una delle newsletter settimanali dedicate ai nostri abbonati: se non siete ancora abbonati potete farlo cliccando qui.
Cercherò di essere istituzionale, per una volta. Avrei voluto premiare il doppio tunnel di Alex Baena (assoluto feticcio per chi ama i dribbling di suola, grande stagione la sua, nonostante il cazzotto preso da Valverde) o anche il tacco al volo di Dybala nella partita con il Napoli (su Dybala continuo a rimandare ma insomma il suo rapporto erotico col pallone prima o poi meriterà un pensiero) poi però è arrivato Toni Kroos è ha fatto una di quelle cose che fermi tutti, se ha senso una rubrica che nomina la giocata più bella della settimana, eccola qua una cosa di cui parlare perché altrimenti perdiamo la faccia.
Sapete tutti di cosa sto parlando. Potrei non farvelo rivedere qua sotto ma solo chiedervi di chiudere gli occhi e proiettarlo sul telone delle vostre palpebre. Potrei mettere al suo posto l’esultanza di Kroos, elegante, composta, su cui si sovrappone, a favore di telecamera, neanche fosse un meme, la rabbia satanica di Thomas Muller verso i suoi compagni; e in ogni caso parlando di quel passaggio avreste presente ogni dettaglio che volessi tirare in ballo.
Tanto è impresso, dopo così pochi giorni, nella nostra memoria. E lo rimarrà a lungo, non lo dimenticheremo. Eppure è una cosa così semplice che non sembra solo modestia quella con cui Kroos ne ha parlato alla fine della partita, definendo il suo assist «niente di speciale», dando di fatto il merito al movimento di Vinicius, alla loro sintonia (Vinicius che, invece, si è inginocchiato davanti a Kroos come fosse una divinità). In effetti, come descriverlo se non come un passaggio di piatto, dritto, dato con il tempo giusto, con la distanza giusta, in uno spazio neanche così stretto? C’è qualcosa di più, oltre questo? Certo che c’è.
E certo che ve lo faccio rivedere, una bellezza simile, ci mancherebbe altro.
C’è un video (non ve lo cerco, ve lo racconto al volo che faccio prima) in cui Toni Kroos in palestra deve far fare al pallone varie traiettorie curve, dosando l’effetto, la forza, eccetera, e sembra un video finto come quello delle traverse di Ronaldinho, o Haaland che calcia i palloni in equilibrio l’uno sopra l’altro, ma trattandosi di Toni Kroos ci diciamo che potrebbe essere vero, anche quando fa canestro con i piedi, dalla parte opposta del campo. In un’epoca in cui tutto è fake o lo sembra, con compagni come Vinicius che sembrano aggiunti in post-produzione, Toni Kroos ha qualcosa di non-contemporaneo, di analogico, di precedente.
Lui sembra esserne cosciente. Con gli scarpini che sono sempre gli stessi da dieci anni e lui sa che Adidas non è contenta, ma glieli fa lo stesso, e lui li bagna, li pulisce, li asciuga col phon. Ma anche la decisione di lasciare la Nazionale e poi tornarci, o il fatto che a poche partite dalla fine della stagione non si sappia ancora cosa farà, e se si ritirerà ci sembrerà prematuro anche se ha 34 anni; o il fatto che Ancelotti ne parli come di un giocatore insostituibile anche se di fatto, spesso, lo sostituisce facendolo partire dalla panchina: tutto ci confonde le idee, a noi e a lui: Toni Kroos è parte del nostro presente calcistico oppure no, è già un ricordo, una leggenda? L’assist per Vinicius è di pochi giorni fa o sono passati anni, decenni?
Il passaggio con il Bayern dice forte e chiaro che Toni Kroos è il presente e lo sarà finché vorrà. Quel dito della mano destra allargato per indicare a Vinicius dove correre, il pensiero che precede la giocata, ci ricorda che per alcuni giocatori il calcio è, in effetti, una cosa più semplice che per altri. Anzi, sono giocatori come Kroos che rendono il calcio complicato per i loro avversari, per Kim che è troppo aggressivo ma perde il contatto con Vinicius per una frazione di secondo e viene punito subito - ok, ha sbagliato, più lui di Kimmich che comunque è lontano, ma chiediamoci anche quanti altri calciatori avrebbero trovato quel tracciante, quante probabilità, cioè, ci sono, che da quella situazione nasca un pericolo?
Oltretutto, se guardate bene, un attimo prima di infilare la difesa del Bayern col destro - appunto, quando con il dito della mano destra indica lo spazio - Kroos ha il corpo orientato in orizzontale, come se per mandare la palla in avanti dovesse usare il sinistro, compie poi un piccolo gesto brusco per mettersi frontale e passarla di piatto.
Toni Kroos è fuori dal tempo. È la personificazione di un’idea di calcio eterna, che può affiancarsi a qualsiasi evoluzione atletica, tattica, professionale. Passaggi come quello che manda in porta Vinicius nella semifinale di andata di Champions League, per mandare in vantaggio il Madrid a Monaco di Baviera, non sono semplici “giocate”, sono l’essenza stessa del gioco.