«Ci sono due tipi di difensori, nel mio modo di vedere il calcio. I difensori ottimisti e i difensori pessimisti», ha generalizzato Ancelotti qualche anno fa, cercando un modo per descrivere Nacho, per elogiarlo davanti alla stampa. «Lui è difensore pessimista, perché pensa in continuazione a quello che può succedere e per questo resta concentrato 90 minuti». Verrebbe da aggiungere, però, che ci sono modi diversi di concentrarsi, che non tutti i difensori hanno bisogno di pensare al peggior scenario possibile - ogni pochi secondi, aggiornando la propria immaginazione pessimista e paranoica sulla circolazione di palla avversaria - come un maestro zen alla ricerca di un nirvana negativo, in eterna contemplazione delle rovine del mondo (dal punto di vista di un difensore).
Se il punto è la concentrazione, non è veramente una questione di ottimismo e pessimismo, perché c’è anche chi, nel difendere, nel restare concentrato, si esalta. Chi vede nei problemi un trampolino per esercitarsi, uno stimolo per sentirsi vivi. Chi sulla palla nei piedi di un avversario, anziché l'attenzione torva di chi prefigura tragedie, posa uno sguardo bruciante di ottimismo, come se da un momento all’altro potessero uscirgli i laser di Superman dagli occhi e potesse bucare la palla, come se per difendere sarebbe disposto a mangiaserla, o a mangiarsi uno dei suoi avversari, in un trionfo di euforia difensiva. Insomma, per ogni Nacho, ieri tornato titolare al suo posto, nel centro-sinistra della difesa madridista, c’è un Antonio Rudiger, sul centro-destra.
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