In una competizione come la Premier League, senza ombra di dubbio il campionato europeo più ricco (viene valutato da Transfermarkt in oltre 4 miliardi di euro), la cui ricchezza è distribuita su un maggior numero di club (le neopromosse, Watford, Bournemouth e Norwich, hanno già speso quasi 30 milioni di euro per rinforzarsi), tutte le squadre hanno un buon budget e, a differenza di campionati molto squilibrati come la Liga o la Ligue 1, diventa difficile capire quali sia giusto escludere.
Per questo ho scelto in modo magari discutibile di tenere fuori i giocatori delle storiche big four del calcio inglese (Liverpool, Manchester United, Chelsea e Arsenal) più quelli di Manchester City e Tottenham (che la maggior parte dei lettori conoscerà già) per creare una nuova categoria: le big six. Che poi sono anche le prime sei classificate nella stagione 2014/15.
Sotto un profilo tattico, la squadra verrà schierata con un 4-2-3-1 equilibrato negli uomini, in tutti i reparti si è cercato di affiancare giocatori con caratteristiche diverse in modo da rendere la squadra il più completa possibile. Al di là dell’assetto tattico, quindi, sarebbe proprio la complementarietà dei giocatori in campo a poter mettere in difficoltà le più tecniche big six che tra l’altro nella maggior parte adottano proprio uno speculare 4-2-3-1.
Portiere: Lukasz Fabianski (Swansea)
“Portiere di sostanza” sarebbe una buona definizione per Lukasz Fabianski. Il giocatore polacco dello Swansea non dà quella sensazione di imponenza e serietà che fornisce il più acclamato Begovic (dal prossimo anno al Chelsea), sacrificando l’estetica sull’altare dell’efficacia. Nonostante ciò, rimane uno dei portieri più completi dell’intera Premier League: ha degli ottimi riflessi (fa 2,8 parate ogni gol subito, più di Courtois e Hart) e sa giocare in maniera pulita con i piedi (ha un’accuratezza nella distribuzione del 63%, vicino ai livelli di Begovic e Lloris).
Terzino destro: Nathaniel Clyne (Southampton)
«Definirei Nathaniel come una macchina sportiva: è forte, veloce e intelligente». L’azzeccata descrizione è di Dejan Lovren, ex-nuovo compagno di Clyne tra Southampton e Liverpool. Effettivamente il l’esterno basso inglese ha tutte le caratteristiche del Terzino Moderno: ha una forza fisica fuori del comune che lo rende sempre puntuale in fase offensiva (ha anche un discreto cross con il destro) e difficilmente superabile in fase difensiva (vince 2,11 contrasti a partita). Per adesso, tuttavia, Clyne mantiene anche i limiti del Terzino Moderno: non ha dei mezzi tecnici straordinari e ha una visione di gioco abbastanza meccanica. A Liverpool scopriremo se sono solo margini di crescita.
Difensore centrale destro: Ryan Shawcross (Stoke City)
Shawcross ha la classica faccia da ragazzone inglese e quando corre sembra sempre che stia perdendo l’equilibrio (non so perché ma lo vedrei bene in una divisa militare). Non si può dire certo che sia un difensore moderno (è molto lento e tecnicamente limitato), ma è uno di quei giocatori che vorresti sempre avere accanto nel caso in cui dovesse scoppiare una rissa. I suoi 191 cm lo rendono insuperabile nei duelli aerei (ne vince 3,28 a partita, il 72% di quelli che tenta) e arduo da gestire spalle alla porta anche per gli attaccanti più corpulenti. Il suo momento di gloria di quest’anno è stato il gol che ha permesso allo Stoke di pareggiare contro il Manchester United.
Difensore centrale sinistro: Ashley Williams (Swansea)
Il difensore gallese dello Swansea si pone agli antipodi rispetto a Shawcross. Nonostante la corporatura massiccia, infatti, ha una corsa e una tecnica elegante. Inoltre, ha una perfetta padronanza del destro che gli permette di impostare dal basso con grande precisione anche con i lanci lunghi (tra i giocatori con le più alte medie di lunghezza dei passaggi, solo Jagielka lo batte in quanto ad accuratezza). Williams, poi, non difetta certo di carisma. È il capitano dello Swansea e della Nazionale gallese e le sue doti da leader sono state accostate da Harry Redknapp a quelle di John Terry.
Terzino sinistro: Leighton Baines (Everton)
Nonostante i quasi 31 anni d’età, Baines rimane uno dei terzini inglesi migliori in circolazione. La caratteristica principale del giocatore dell’Everton, che lo rende uno degli esterni bassi più pericolosi a livello offensivo, è un piede sinistro delizioso che sfrutta sia nei cross che sui calci da fermo. Non è un caso, infatti, che sia il difensore con la media più alta di passaggi chiave e assist di tutta la Premier League (in totale ha realizzato ben 61 passaggi chiave e 9 assist nella passata stagione). La visione di gioco di Baines è tale che il suo allenatore, Roberto Martínez, gli consigliò di andare a vedere Philipp Lahm dal vivo per apprendere da lui i movimenti necessari per essere spostato al centro del campo. Quella transizione non è ancora avvenuta, anche a causa delle difficoltà dell’Everton, ma il progetto rimane di attualità.
Centrocampista centrale: Morgan Schneiderlin (Southampton)
Ci sono tanti modi per descrivere Schneiderlin. Lo si può fare con i numeri: il centrocampista francese è primo tra i giocatori con più di 10 partite all’attivo in Premier League per contrasti vinti (3,04 a partita), ma è anche il primo giocatore del Southampton per passaggi riusciti e accuratezza (rispettivamente: 59,27 e 89%). L’aspetto più interessante del nuovo acquisto del Manchester United risiede però nell’estetica. Schneiderlin infatti toglie la forza fisica dall’immaginario collettivo dei cosiddetti tuttocampisti. Non ha le movenze da guerriero di Vidal o quelle da robot di Nainggolan. Non è particolarmente veloce e sembra correre sempre sulle punte. Elegantissimo nella tecnica di calcio, è sempre calmo e razionale nell’organizzare il gioco della propria squadra. In altre parole, si è adattato alle nuove esigenze del gioco senza perdere le caratteristiche che lo stereotipo del regista francese richiede.
Centrocampista centrale: Alexandre Song (West Ham)
In una lista che si compone sostanzialmente di Giovani Promesse™ dal futuro luminoso ma incerto e vecchi giocatori dal talento troppo grande per la propria carriera, Song si pone precisamente nel mezzo, con un piede in entrambi i raggruppamenti. Dopo il poco comprensibile passaggio al Barcellona, Song ha ritrovato il piacere di giocare a calcio in Inghilterra e tutti ci siamo ricordati quali fossero le sue qualità. Nella scorsa stagione si è piazzato settimo in tutta la Premier League tra i giocatori con le più alte percentuali di contrasti vinti (2,61 a partita). I piedi non sono finissimi (l’accuratezza di passaggio si è fermata al 76%), ma la presenza in mezzo al campo rimane di primo livello. Adesso rimane da capire se avrà l’ambizione e la capacità per tornare in un club d'alta classifica (sembra che sia stato cercato da Chelsea e City) o se il West Ham rappresenta davvero la dimensione della sua carriera.
Ala destra: Matt Phillips (Queens Park Rangers)
Matt Phillips è un ala potente e veloce che quando corre sembra non piegare mai le gambe (nelle movenze ricorda vagamente Iturbe). Il suo gioco è molto lineare: il giocatore scozzese non è assolutamente un dribblomane (effettua 1,68 dribbling a partita) e tra i suoi maggiori punti di forza troviamo il sacrificio e la copertura in fase di non possesso. Quest’anno ha talmente concentrato il talento nella seconda parte di stagione (i 3 goal e gli 8 assist messi a segno sono venuti tutti nel 2015) che il Guardianè arrivato ad avvertire Messi: «Dimenticati di Cristiano Ronaldo, Leo, è di Phillips che ti devi davvero preoccupare».
Ala sinistra: Sadio Mané (Southampton)
Mané è uno dei frutti più pregiati di quel rinascimento ambiguo che sta attraversando il calcio senegalese negli ultimi anni. Il suo ex allenatore in Nazionale è arrivato addirittura a dichiarare che in futuro vincerà il Pallone d’oro. Nato come ala sinistra, in realtà può occupare tutte e tre le caselle da trequartista previste dal 4-2-3-1. Supera l’uomo con incredibile facilità (e infatti molte volte viene buttato giù: è il giocatore che subisce più falli in Premier League dopo Hazard e Sterling), ma non sempre col dribbling. La sua forza risiede nell’accelerazione e nelle finte di corpo volte a disorientare l’avversario. Abile nei movimenti senza palla, sa farsi trovare sempre libero tra le linee. A completare il quadro c’è l’incredibile freddezza davanti al portiere che quest’anno l’ha portato a segnare ben 10 gol. Dopo l’eccellente stagione disputata, i 15 milioni di euro spesi dal Southampton per acquistarlo l’estate scorsa non sembrano più così tanti.
Trequartista centrale: Gylfi Sigurdsson (Swansea)
È molto difficile trovare in Inghilterra un giocatore che unisca l’intelligenza nei movimenti senza palla e la qualità nel possesso come fa Sigurdsson. Quando arrivò nel gennaio del 2012, l’islandese fu uno dei giocatori che trasformò l’allora neopromossa squadra gallese nello Swanselona. Dopo i due anni al Tottenham l’estate scorsa è tornato allo Swansea, che sembra essere il suo habitat naturale. Lo score di quest’anno segna 10 assist e 7 goal (9 se consideriamo anche FA Cup e Coppa di Lega) come a sottolineare la sua doppia utilità: attaccare lo spazio per arrivare in porta e disegnare linee di passaggio per mandare in porta i compagni. Se a questo uniamo anche il gran tiro dalla distanza si può ben capire come l’islandese possa davvero essere pericoloso in qualunque occasione.
Prima punta: Charlie Austin (Queens Park Rangers)
Austin, con i suoi 18 gol e 5 assist, è l’attaccante che in assoluto ha inciso di più sulle sorti della propria squadra: ha partecipato a oltre il 54% dei goal del QPR. Agüero, tanto per fare un esempio, arriva al 41%. L’attaccante nato ad Hungerford ci riporta indietro di qualche anno, nonostante sia nato solo nel 1989. Se avesse giocato solo qualche anno fa sarebbe stato definito un “ariete”: ha il fisico possente che gli permette di essere temibilissimo nei colpi di testa e quando la sua squadra è in sofferenza sa proteggere la palla con il corpo e farsi fare fallo. A completare gli accessori vintage c’è anche l’ottimo tiro dalla distanza. È secondo tra gli attaccanti della Premier League per tiri da fuori area a partita (ne realizza 1,57), dietro a Balotelli, che però ha un’accuratezza molto minore (67% contro 56%). Nell’annosa questione sul reale valore di un giocatore esploso in una piccola squadra non ha senso schierarsi, il futuro saprà darci le risposte.