La selezione dei migliori giocatori della serie A è basata sul 4-3-3. Nonostante tante squadre, tra cui i campioni di Italia, giochino con una difesa a 3, poco diffusa invece nel resto dei campionati europei, la maggior parte degli allenatori adotta una linea a 4 difensori. In mezzo al campo la struttura più utilizzata è quella con un centrocampista davanti la difesa e due mezzali, mentre in attacco abbondano le soluzioni a tre uomini, con le varianti con un trequartista e due punte, due mezzepunte alle spalle di un centravanti e il più canonico schieramento con due punte esterne e una centrale.
Ecco i migliori undici, con le relative riserve, della serie A 2015-16.
Portiere: Gianluigi Buffon
Seguendo l’approccio proposto da Alfredo Giacobbe per valutare l’efficienza dei portieri, si può vedere come le squadre che in serie A presentano la migliore differenza tra expected goal subiti e gol effettivamente presi (esclusi i rigori), sono, nell’ordine: Juventus, Inter e Chievo. Ciò vuol dire che, con buona parte del merito attribuibile al proprio portiere, sono le squadre che hanno preso meno gol in rapporto alla qualità delle occasioni di tiro concesse (dipendente invece, questa, dalla fase difensiva della squadra nel suo complesso).
Un altro parametro utilizzabile per quantificare il contributo del portiere è il rapporto tra numero di parate e gol subiti. Usando questo dato, a dominare di gran lunga è Gianluigi Buffon con 3.94 parate per gol subito, seguito a grande distanza da Handanovic, con 2.67 parate per ogni gol. I due approcci quantitativi danno risultati sovrapponibili. In questa classifica seguono Donnarumma con 2.41, Consigli del Sassuolo con 2.38 e Bizzarri del Chievo (ottimamente piazzato anche utilizzando anche il criterio degli expected goal) con 2.27.
Se continua ad essere vero che il portiere va giudicato per quello che fa tra i pali, è innegabile che l’evoluzione del ruolo non permette di trascurare il contributo che un portiere offre in fase di possesso palla, sebbene fortemente influenzato dalle scelte tattiche dell’allenatore. Per accuratezza dei propri passaggi Buffon è secondo in serie A solamente a Pepe Reina (82% per lo spagnolo, 81% per il bianconero) esibendo a quasi 40 anni i miglioramenti in questo fondamentale richiesti per rispondere con efficacia alle esigenze tattiche della squadra.
Senza dubbio il miglior portiere della serie A è stato Gianluigi Buffon. Le incredibili parate di Handanovic nella prima parte di stagione hanno contribuito in maniera decisiva al lungo periodo iniziale di over-performing dell’Inter e gli valgono il posto in panchina nella top XI della serie A. Menzione per Donnarumma e Albano Bizzarri autore di una stagione straordinaria a 38 anni.
Terzino destro: Bruno Peres
In Italia, ma anche nel resto del mondo, quello di terzino destro è un ruolo che manca di veri fuoriclasse. Considerando in questa categoria anche gli esterni a tutta fascia schierati a supporto della difesa a 3, i giocatori che maggiormente si sono messi in mostra quest’anno sono Hysaj del Napoli, Florenzi della Roma, Vrsaljko del Sassuolo e Bruno Peres del Torino. Il ruolo richiede giocatori in grado di giocare efficacemente sia in proiezione offensiva sia di difendere bene in maniera collettiva e individuale. In fase di possesso il migliore dei 4 è Bruno Peres, che incarna alla perfezione l’ideale del terzino brasiliano. In serie A il giocatore del Torino è secondo solo a Vazquez per numero di dribbling tentati (3.1 a partita) con un percentuale di riuscita molto superiore al giocatore del Palermo ed è il terzino destro che ha messo a referto più assist (4). Sia Florenzi che Vrsaljko possiedono piedi piuttosto educati con cui sostenere un gioco di possesso e mettere palloni pericolosi in mezzo all’area, mentre Hysaj tra i quattro è quello probabilmente meno dotato tecnicamente.
In fase di non possesso tutti e 4 i giocatori mostrano alcune pecche. Florenzi sconta probabilmente la sua versatilità e non è sempre preciso tatticamente e attento ed efficace in marcatura. Vrsaljko è cresciuto molto tatticamente giocando nella precisissima zona a 4 dietro di Di Francesco limando così molte delle sue ingenuità. Bruno Peres, come esterno nel 3-5-2 di Ventura ha compiti tattici diversi; la sua velocità e reattività lo rendono potenzialmente un ottimo difensore sull’uomo, ma non sempre è sufficientemente vigile nella marcatura degli avversari. Tutto sommato in difesa il più solido di tutti è l’albanese Hysaj, veloce, potente e grintoso.
La scelta del miglior terzino destro del campionato ricade su Bruno Peres, con Hysaj a prendere il posto in panchina.
Terzino sinistro: Alex Sandro
Se il posto di terzino destro è piuttosto conteso, quello sulla fascia opposta ha un giocatore con un rendimento superiore a quello di tutti i possibili contendenti. Alex Sandro, pur alternandosi con Evra sulla fascia sinistra della Juventus, prevale in quasi tutte le statistiche. In fase offensiva Alex Sandro può far valere le sue doti combinate di forza fisica, velocità e tecnica che gli consentono di coprire l’intera fascia, giocare progressioni in campo aperto, dribblare l’avversario in corsa o partendo da fermo, sostenere la manovra palleggiata e crossare con forza e precisione. È il terzino sinistro che per distacco gioca più key pass della serie A, 2.27 a partita. Per avere un’idea delle dimensioni del numero basti pensare che Marcos Alonso, secondo in graduatoria ne gioca 1.50. È il miglior terzino della serie A anche per quanto riguarda assist e gol per partita.
Nella rosa ideale della serie A il posto di riserva di Alex Sandro è conteso tra Ghoulam del Napoli e Marcos Alonso della Fiorentina. Ghoulam è cresciuto tantissimo in fase di non possesso sotto la giuda di Maurizio Sarri, sebbene il suo campionato non risulti immune da errori difensivi. In fase offensiva, le precisi e costanti combinazioni nella catena di sinistra con Hamsik e Insigne hanno costituito il motore degli attacchi del Napoli.
Nel sistema di gioco estremamente fluido di Paulo Sousa, Marcos Alonso ha svolto il doppio ruolo di esterno del 3-4-2-1 in fase d’attacco e terzino sinistro del 4-4-2 in fase difensiva. Ha messo in mostra il suo ottimo piede sinistro, anche in occasioni di calci piazzati, e la sua pericolosità in area di rigore avversaria. Anche Alonso, come Ghoulam, ha mostrato qualche pecca nella interpretazione tattica del ruolo, in special modo nel corretto posizionamento rispetto a compagni di reparto e avversari da marcare.
L’efficacia in fase di finalizzazione del terzino della Fiorentina (3 gol e 4 assist) gli consentono di occupare il ruolo di terzino sinistro di ricambio nel top team della serie A.
Centrale di destra: Leonardo Bonucci
I candidati sono tanti. Manolas porta nel ruolo velocità in campo aperto, aggressività in anticipo e copertura della profondità, ma qualche titubanza nella gestione della palla. Miranda ha esperienza, senso tattico e cattiveria. Barzagli è un manuale del difensore moderno: veloce, preciso sia nella gestione degli spazi sia nella stretta marcatura a uomo. Il neo acquisto del Napoli, Tonelli, pur in una stagione positiva, ha reso meno rispetto alla precedente, privato della compagnia di un difensore molto cerebrale come Rugani, che interpretava al meglio la zona purissima di Sarri, riproposta da Giampaolo a Empoli.
Il posto da titolare è però assegnato a Leonardo Bonucci. Non ha la velocità e le doti in marcatura pura dei colleghi già citati, ma è un giocatore dotato di grande lettura del gioco, che gli consente perfetti posizionamenti preventivi come centrale dell’imperforabile difesa a 3 della Juventus e, ormai maturo, di essere perfettamente a proprio agio anche come centrale di una difesa a 4. Aggiungendo a questo una fortissima personalità e una capacità di costruzione del gioco dal basso al top mondiale. A fargli da riserva il compagno di squadra Andrea Barzagli.
Centrale di sinistra: Francesco Acerbi
Il posto di difensore centrale di sinistra è conteso tra Acerbi del Sassuolo, Astori della Fiorentina e Koulibaly del Napoli. Astori ha trovato continuità di rendimento come centrale di sinistra nella difesa di Paulo Sousa. Lo schieramento a 3 in fase di possesso palla e lo stile di gioco della squadra hanno esaltato il buon piede sinistro del difensore, protagonista di frequenti verticalizzazioni in avanti. Con una percentuale dell’88.7%, tra i difensori, Astori è secondo solo a Glik del Torino nei passaggi completati. La difesa sempre alta di Sousa ne ha inoltre mascherato qualche lacuna in fase di marcatura.
Sotto la guida di Sarri, Koulibaly è stato capace di mettere le enormi doti atletiche già mostrate con Benitez, al servizio di prestazioni più attente sul piano tattico. Il difensore senegalese rimane un difensore aggressivo e molto fisico (solo tre giocatori in serie A hanno preso più cartellini gialli), ma ha aggiunto a queste sue doti una maggiore capacità di lettura delle situazioni di gioco e una buona fase di costruzione della manovra.
Koulibaly fa parte del top team di serie A, ma il titolare è Francesco Acerbi del Sassuolo, anche per premiare la quarta difesa della serie A in termini di gol subiti. La squadra di Di Francesco si è parecchio evoluta in questi anni: poco cambiata in termini di uomini durante le sue tre stagioni in serie A, era stata la penultima squadra in termini di gol subiti all’esordio nel massimo campionato ed era al quindicesimo posto la stagione successiva. Acerbi, dopo il fallimento al Milan e l’esperienza del tumore del 2014, si è affermato come leader della difesa “nero verde” in virtù della sua forte personalità e della capacità di coniugare difesa tattica tipica della zona pura di Di Francesco ed efficacia in marcatura stretta, grazie alla sua aggressività e al suo fisico. I 4 gol segnati testimoniano inoltre la sua pericolosità nel gioco aereo.
Mediano: Jorginho
Il ruolo di mediano davanti alla difesa è piuttosto affollato. Chiaramente c’è Marchisio: con lui la Juventus non ha mai perso e dal suo recupero è passata la crescita della squadra dopo il disastroso inizio. Marchisio ha ormai completato la sua trasformazione da centrocampista box to box a equilibratore della squadra, capace con uguale efficacia di giocare la fase difensiva e di gestire il pallone. Marchisio ha però saltato quasi metà delle partite di campionato e lo escludiamo quindi dalla lista dei papabili, che comprende Paredes dell’Empoli, Magnanelli del Sassuolo, Jorginho del Napoli e Badelj della Fiorentina.
Magnanelli, 31 anni, rappresenta una bella storia: partito dalla C2 col Sassuolo è giunto in 11 anni a guidare il centrocampo di una squadra che è riuscita a qualificarsi in Europa League. Magnanelli rappresenta bene una squadra in cui i singoli esaltano le proprie qualità in un contesto iper-organizzato che premia l’impegno e l’applicazione.
L’ex promessa della Dinamo Zagabria Milan Badelj ha trovato finalmente la sua dimensione dopo le stagioni deludenti ad Amburgo e quella precedente a Firenze. Accusato spesso di eccessiva lentezza, Badelj è stato aiutato a mascherare questa sua lacuna dalla presenza al suo fianco di un centrocampista dinamico e fisico come Vecino e dalla scelta di Paulo Sousa di difendere correndo in avanti. In un contesto tattico favorevole sono emerse tutte le qualità tecniche e di lettura di gioco del croato, diventato fondamentale per il gioco della Fiorentina.
I due migliori interpreti del ruolo sono però Leandro Paredes e Jorginho. Leandro Paredes nasce come “enganche” e fino a questa stagione in Italia era stato impiegato, poco, come mezzala. Anche Giampaolo ad Empoli lo ha impiegato inizialmente da mezzala, ma Paredes non ha gli inserimenti lunghi e il raggio d’azione sufficientemente ampio per il ruolo. È invece perfetto come regista e quando l’allenatore ha iniziato a schierarlo in questa posizione, il suo rendimento si è impennato. Paredes ha velocità di pensiero e piedi buoni per orchestrare il gioco, tecnica raffinata sullo stretto per sfuggire al pressing avversario e abbastanza grinta per andare in pressione sugli avversari. Deve migliorare nel posizionamento in fase difensiva, ma sembra davvero un gran prospetto per il ruolo e per la Roma, dove tornerà la prossima stagione.
Il titolare è però Jorginho. Deludente come interno nel 4-2-3-1 di Benitez, ha trovato la sua dimensione tattica come mediano del 4-3-3 di Sarri, scalzando presto Valdifiori dalle gerarchie dell’allenatore. Jorginho è il giocatore nei cinque maggiori campionati europei ad effettuare più passaggi per partita (102,6), quasi 10 in più del secondo classificato, Thiago Motta del PSG. Questo dato, assieme alla elevatissima percentuale di successo, descrive bene lo stile del mediano del Napoli: Jorginho si mette sempre a disposizione dei compagni di squadra per ricevere il pallone, muovendosi di continuo a sostegno; in possesso della palla, gioca un calcio semplice e funzionale alla circolazione continua della manovra. La quantità e la precisione dei suoi passaggi non sono un ostacolo alla ricerca di soluzione complesse: Jorginho è il mediano con più key pass e assist della serie A.
Mezzala destra: Miralem Pjanic
Come nel caso di Marchisio, le 18 partite non giocate da Khedira escludono la mezzala bianconera dalle possibili scelte, nonostante i 5 gol e i 4 assist prodotti al suo esordio in Italia.
Molti giocatori hanno ben figurato nel ruolo: Zielinski dell’Empoli, Allan del Napoli, Pjanic della Roma. Allan ha fornito forza fisica e pressione costante sui portatori di palla avversari al 4-3-3 del Napoli, migliorando sensibilmente anche le proprie doti di inserimento senza palla, viste molto poco a Udine.
Come nel caso di Paredes, l’intuizione di Giampaolo nel cambiare ruolo a Zielinski è stata decisiva per la crescita del giocatore, adesso conteso da grandi club. La mezzala polacca ha messo in mostra notevoli capacità tecniche con entrambi i piedi e ottime qualità balistiche (5 gol e 4 assist). È una mezzala moderna capace di fornire più dimensioni al suo ruolo, abile sia nel mantenimento del pallone che negli inserimenti profondi.
Il titolare del ruolo, con Zielinski in panchina, è però Miralem Pjanic. Estro, tecnica sopraffina, implacabile nei calci piazzati, Pjanic è andato per il secondo anno consecutivo in doppia cifra con gli assist, aumentandoli (12 questa stagione, 10 quella passata), raddoppiando contestualmente il numero di gol (10 contro 5). La discontinuità che spesso gli è stata attribuita come maggior difetto, sembra progressivamente svanire con l’avanzare della carriera.
Mezzala sinistra: Pogba
Tre giocatori superano nettamente ogni altro concorrente: Pogba, Hamsik e Nainggolan. Paul Pogba conquista agevolmente il posto da titolare dall’alto dei 12 assist e degli 8 gol messi a referto. Per tratti della stagione e delle partite il fuoriclasse francese ha mostrato segni di onnipotenza calcistica e persino i suoi numeri difensivi in termini di tackle ed intercetti per 90 minuti sono migliori di quelli dei suoi due concorrenti.
La stagione di Nainggolan, come quella della Roma, è migliorata con l’arrivo di Spalletti. Il tecnico di Certaldo ha spesso variato la posizione del belga assegnandogli sia quella di mezzala che quella di centrocampista offensivo, talvolta senza un centravanti davanti. L’incessante dinamismo e le capacità di inserimento di Nainggolan sono sembrati perfetti per il calcio di Spalletti e sono state esaltate dalle sue richieste tattiche.
Il posto alle spalle di Pogba è tuttavia occupato da Marek Hamsik. Riportato finalmente nel suo ruolo naturale di mezzala, senza tutte le ricezioni spalle alla porta e con poco spazio a disposizione cui lo aveva costretto Rafa Benitez nei due anni a Napoli, Hamsik ha potuto giocare il suo calcio fatto di inserimenti e tecnica in movimento. Insieme a Ghoulam e Insigne ha costituito la catena di gioco fondamentale per lo sviluppo delle trame offensive di Sarri e ha messo a referto 6 gol, 11 assist e 94 key pass in stagione.
Punta esterna di destra: Paulo Dybala
In questa categoria troviamo Ilicic, che ha giocato come trequartista alle spalle di una prima punta; Callejon esterno del 4-3-3 di Sarri; Salah che ha giocato la maggior parte della sua stagione dal lato destro dell’attacco per entrare dentro il campo col suo piede forte e Dybala, che nel lavoro di raccordo tra centrocampo e attacco della Juventus, ha spesso privilegiato la zona di centro-destra.
Callejon ha fornito profondità al gioco del Napoli ed è stato terminale perfetto, con i suoi puntualissimi movimenti in verticale sul lato debole, della grossa mole di gioco sviluppata dalla squadra sulla sinistra del fronte d’attacco. Lo spagnolo ha realizzato solo 7 gol, contro gli 11 della precedente stagione e i 15 del 2013-14, ma ha aumentato i suoi assist.
Dopo un bottino di 5 gol e 1 assist nella gestione Garcia, Salah ha messo a segno 9 gol e 5 assist con Spalletti, trovando con l’allenatore toscano un contesto tattico ottimale dove far valere le proprie doti di attaccante diretto e verticale.
Il posto da titolare nella top XI è però senza dubbio di Paulo Dybala. Impiegato come anello di congiunzione tra centrocampo e attacco, l’argentino ha giocato una stagione al di là di ogni ottimistica previsione, facendo dimenticare Tevez e lasciando intravedere la possibilità di ulteriori miglioramenti. Capacità di trovare la zona di ricezione, dribbling, tiro, assist, protezione del pallone, a Dybala non sembra mancare proprio nulla.
A fargli da riserva è Josip Ilicic. Stereotipo del talento di scuola slava, indolente e discontinuo, ma dotato di genio fuori dal comune, Ilicic ha trovato una certa costanza di prestazioni occupando l’half-spaces di centro-destra nel 3-4-2-1 estremamente palleggiato di Sousa. La sua tecnica e la sua imprevedibilità hanno fruttato 13 gol e 5 assist in stagione, con medie su 90 minuti superiori a quelle di Callejon e Salah.
Punta esterna di sinistra: Diego Perotti
Come Salah, e come spiegato molto bene da Emanuele Atturo, El Shaarawy ha trovato nel gioco di Spalletti uno scenario perfetto per ritornare a mettere in mostra le sue enormi doti. La Roma svuota il centro dell’attacco e libera ad El Shaarawy lo spazio da attaccare dalla sua amata fascia sinistra: da qui nascono gli 8 gol in 16 partite e il ritorno a una dimensione consona al talento del giocatore.
Per buona parte della stagione Jack Bonaventura è stato praticamente l’unica fonte di gioco del disastroso Milan 2015-16. Sballottato in varie posizioni dal continuo cambio di modulo di gioco e dalla sua stessa capacità di occupare efficacemente più ruoli, Bonaventura è stato impiegato come esterno sinistro e mezzala sinistra nel 4-3-3, esterno di sinistra nel 4-4-2 e trequartista nel 4-2-3-1. 6 gol e 8 assist in questo Milan sono davvero numeri importanti.
Lorenzo Insigne ha avuto un ruolo fondamentale nella splendida stagione del Napoli e in particolare nella costruzione dell’efficacissima catena di gioco di sinistra dei partenopei. L’attaccante esterno ha finito in calo la sua annata, ma ha comunque moltiplicato i gol e gli assist rispetto alle passate stagioni, raggiungendo la doppia cifra in entrambe la statistiche. Insigne ha però ancora margini di miglioramento, specie nelle scelte di gioco: è il 65° attaccante sui 74 che hanno giocato almeno 15 partite per shot accuracy (appena il 39%), frutto anche di un numero di tiri da fuori area troppo elevato (2.67 ogni 90 minuti): tra gli attaccanti solo Zarate e Balotelli (non certo famosi per la loro comprensione del gioco) tirano da oltre i 16 metri più di Insigne. Per questo motivo il titolare nella top 11 è Diego Perotti.
Perotti è il giocatore della serie A che, limitandoci al periodo giocato con la Roma, ha la più alta media assist per 90 minuti (0.53, cioè un assist ogni due partite). Nel periodo passato al Genoa occupa invece il secondo posto per key-pass per partita, avendo mandato al tiro un compagno per 2.9 volte ogni 90 minuti (c’è qualche differenza tra le capacità realizzative dei destinatari dei passaggi di Perotti al Genoa e alla Roma?). Con Spalletti ha occupato preferenzialmente la posizione di finto centravanti, venendo dietro a liberare spazi da attaccare e supportando con la sua tecnica la manovra d’attacco della Roma, in un’interpretazione molto brillante dei compiti tattici richiesti dal suo allenatore.
Centravanti: Gonzalo Higuain
Il titolare indiscusso non può che essere Gonzalo Higuain: il record di gol in serie A e la sostanziale sensazione di potere mettere in porta ogni pallone toccato nei pressi dell’area di rigore avversaria, non lasciano spazio alla discussione.
Se si fa una questione di gol segnati, dato non indifferente per un centravanti, i 18 gol di Bacca e i 16 di Icardi pesano meno dei 14 di Pavoletti, sia per il contesto, sia perché la media di gol per 90 minuti è più alta per il centravanti del Genoa (0.66 gol ogni 90 minuti) che per quelli del Milan e dell’Inter. Solo Higuain ha un media gol più elevata di Pavoletti: questo è sufficiente per assegnargli la panchina nella top 11 della serie A, ma non per essere selezionato da Antonio Conte per gli Europei.