La Premier League 2021/22 ha rispettato le aspettative iniziali: il duopolio tra Manchester City e Liverpool ha portato la competizione per il titolo a livelli inavvicinabili per tutte le altre squadre, che hanno fatto quasi letteralmente un campionato a parte. Per evitare che le squadre di Guardiola e Klopp egemonizzassero anche questa Top XI ho deciso di dare non più di due posti per squadra, in modo da rappresentare anche chi è riuscito ad avere un impatto sulle realtà che non possono raggiungere il livello di City e Liverpool. Come modulo ho scelto il 4-3-3.
Portiere: Aaron Ramsdale
Aaron Ramsdale è arrivato all’Arsenal sul finire del mercato estivo, con la squadra ultima in classifica e un portiere che nonostante tutto sembrava al livello della Premier League come Bernd Leno. Ramsdale, però, ha debuttato subito dopo il suo acquisto e gli sono servite pochissime partite per giustificare la sua presenza in campo (e gli oltre trenta milioni di sterline investiti su di lui).
Proprio Arteta, dopo il suo debutto in Premier League, ha fatto riferimento all’energia che Ramsdale ha saputo trasmettere ai suoi compagni. Tra i pali in effetti è in moto continuo, anche nei movimenti più piccoli, con una foga quasi comica e forse ingiustificata ma che sembra avere un effetto positivo sulla sua linea difensiva. Nei numeri Ramsdale è quinto in Premier League per clean sheets e per percentuale di parate effettuate. In particolare, i 12 clean sheets stagionali sono il miglior dato raccolto da un portiere dei "Gunners" dalla stagione 2016/17. A premiare maggiormente la scelta di Arteta non sembra essere l’aspetto strettamente tecnico del gioco – che è comunque di alto livello soprattutto tra i pali – quanto proprio la sua presenza, vitale ed esplosiva all’interno della partita. Anche questo fa la differenza.
Terzino destro: Trent Alexander-Arnold
Dopo una stagione complicata per lui come per tutto il Liverpool, Trent Alexander-Arnold ha ripreso in mano il filo della sua carriera mettendo in scena una stagione sostanzialmente perfetta, con picchi di qualità semplicemente impressionanti.
Per pochi giocatori come per Trent Alexander-Arnold il concetto di dominio può risultare riduttivo: in Premier League è secondo per assist, primo per expected assists e raggiunge i primissimi posti anche in termini di passaggi chiave e passaggi progressivi. Inserito in un contesto che esalta e premia la sua qualità di gioco sul lungo, Trent è stato definito “maestro del mezzo spazio” e per comprendere l’origine di questa descrizione basta vederlo in campo. Alexander-Arnold vede il suo ruolo come un quarterback e dal suo lancio per il taglio dalla sinistra nascono una quantità quasi nauseante di occasioni. In questa sua giocata apparentemente così minimale c’è un’eleganza mai vista, soprattutto per la leggerezza con cui i suoi palloni sembrano fluttuare verso i suoi compagni. Nel corso di questi anni Trent ha saputo rompere i numeri come pochi altri difensori nel calcio mondiale. In questa stagione ha già raggiunto il suo record personale di assist in Premier League: 12, meno solo dei 13 di Salah.
Qui il lancio a servire il taglio di Luis Diaz arriva addirittura con l’esterno.
Difensore centrale: Conor Coady
Come Trent, anche Conor Coady si è formato nell’Academy del Liverpool ma alla Premier ci è arrivato risalendo la china dalla Championship con il suo Wolverhampton, con cui ha anche conquistato i quarti di Europa League.
Coady è un ottimo esemplare di centrale da difesa a tre per il modo in cui riesce ad abbinare letture difensive e distribuzione del gioco. Nell’estate del 2021 il suo ex compagno Barry Douglas aveva elogiato questa sua qualità con il pallone ma anche per la sua presenza in campo. Non c’è molto da stupirsi in effetti: Coady è il leader dei "Wolves" sia per il modo in cui guida i compagni che per la sua incredibile solidità. In tutta la sua esperienza in Premier League ha mantenuto le sue prestazioni a un livello incredibilmente alto anche in virtù della sua capacità di leggere benissimo il gioco sia con che senza palla. In questa stagione la sua capacità di distribuzione del pallone sul lungo ha aiutato moltissimo la risalita del campo per la squadra di Lage e la sua abilità nelle letture ha aiutato a coordinare bene i movimenti della linea. Anche grazie a lui i Wolves sono stati una delle migliori difese della Premier League. Raramente Conor Coady entra negli highlights – se non per qualche gol – e di lui non si trovano compilation dei suoi migliori interventi ma in Premier League pochi difensori riescono a essere solidi e affidabili come lui.
Difensore centrale: Virgil Van Dijk
La stagione 2020/21 del Liverpool è ruotata quasi interamente attorno all’assenza di Virgil Van Dijk, che ha quasi tolto i "Reds" dalle prime quattro. Ora il difensore olandese è tornato e con lui il miglior Liverpool.
Qualche numero può essere utile a inquadrare la sua stagione: tra i centrali dei primi cinque campionati europei Virgil Van Dijk è il meno superato in dribbling e quello che ha vinto la maggior percentuale di duelli aerei. Questa è solo una parziale traduzione del suo valore: a volte sembra semplicemente troppo veloce, troppo forte e troppo intelligente per tutti.
In campo Van Dijk esercita un dominio psicologico prima ancora che tecnico o fisico e un riscontro pratico lo ha offerto Lautaro Martinez, che pur di non evitare il duello con lui ha finito per sprecare una buona transizione durante Inter-Liverpool di Champions League. Come se non bastasse, Van Dijk domina anche con il pallone: è ovviamente tra i primissimi per palloni toccati, passaggi tentati e riusciti, e per progressive passes. I suoi eleganti lanci in diagonale hanno consentito a Trent Alexander-Arnold e Mo Salah di ricevere molti più palloni in zone di campo più avanzate, migliorandone il coinvolgimento e riportando le risalite veloci del campo che nella scorsa stagione sembravano mancare tragicamente, e il ritorno di Alexander-Arnold ai massimi livelli si può leggere anche attraverso il contributo di van Dijk.
Terzino sinistro: Marc Cucurella
Dopo una carriera difficile, segnata nel 2020 anche da uno dei più surreali tweet della comica storia social del Napoli, Cucurella in questa stagione al Brighton ha finalmente confermato le grandi aspettative che si avevano su di lui dai tempi delle giovanili del Barcellona.
Cucurella è sembrato fiorire con le idee di Potter, mostrandosi molto flessibile e utile sia come terzino di una difesa a quattro che come terzo o quinto di una a tre. Pur essendo entrato nell’organismo di gioco del Brighton senza una reale preparazione estiva, è stato da subito fondamentale. All’interno del suo sistema, intrinsecamente fluido e mutevole, avere giocatori capaci di assolvere a più compiti diventa fondamentale e il successo dello spagnolo è facilmente comprensibile in quest’ottica. Senza palla è un giocatore molto abile sia ad aggredire che a rincorrere, e nell’uscita dalla difesa offre soluzioni sia in conduzione che con i suoi passaggi. In questa stagione è stato tra i giocatori della Premier League con più tocchi, passaggi tentati e distanza progressiva accumulata; al tempo stesso pochi giocatori nel suo ruolo hanno numeri paragonabili in termini di azioni di pressione, contrasti tentati e palloni recuperati. Il Brighton lo ha premiato come giocatore dell’anno, e nella premiazione ha mostrato forse la sua unica vera debolezza: la lingua inglese.
https://twitter.com/SeagullsCentral/status/1523781410078994432?s=20&t=-PMbvprWAX3uUCtFXh01Sw
Mediano: Rodri
A un primo sguardo non sembrerebbe il classico giocatore di Guardiola, ma Rodri è in realtà una delle sue creature meglio riuscite. Il tecnico catalano lo ha definito "il conducente" del suo Manchester City, facendo soprattutto riferimento al modo in cui è cresciuto nella sua lettura del gioco. Guardiola ha soprattutto sottolineato come la sua posizione sia ora molto più bloccata rispetto a un anno fa, quando sosteneva che si muovesse troppo. Oltre alla sua posizione, anche la sua capacità di copertura del campo sembra essere ulteriormente migliorata: sia con il pallone che senza, Rodri è sempre al centro dell’azione. In possesso è difficile trovare dei centrocampisti capaci di giocare sul corto e sul lungo con la sicurezza dello spagnolo e al tempo stesso è quasi impossibile trovarne uno capace di aggiungere a questo anche sette gol in stagione. Numericamente parlando Rodri è primo in Premier League per passaggi completati e tra i primi cinque per passaggi nell'ultimo terzo di campo, tocchi e passaggi ricevuti. Questi numeri sono anche frutto del grande lavoro fatto da Guardiola su di lui, che lo ha reso il mediano ideale per il suo Manchester City e, come per Van Dijk e Alexander-Arnold, è difficile individuare qualcuno che si avvicini al suo livello in Europa. Il suo profilo è poco spendibile per uno dei tradizionali premi di fine stagione ma pochissimi in questa Premier League possono dire di aver giocato bene come lui.
Anche nei tiri da fuori sta acquisendo una certa confidenza.
Mezzala destra: Conor Gallagher
La seconda stagione in Premier League di Conor Gallagher è stata un successo. In prestito dal Chelsea al Crystal Palace, Gallagher ha raggiunto una sua prima maturità tattica sviluppandosi perfettamente come mezzala in grado di gestire benissimo entrambe le fasi del gioco. Gallagher è stato una sorpresa per il mix di sensibilità tecnica, aggressività e intelligenza nella lettura del gioco. Per lui la stagione ha portato 8 gol – nessuno nel Palace ha fatto meglio di lui su azione – e 3 assist ma anche ottime prestazioni per quanto riguarda la fase di non posssesso, dove è nei primissimi percentili per contrasti portati e azioni di pressione nel terzo offensivo. Nel corso della stagione Gallagher ha raccolto elogi continui da Patrick Vieira, che ha messo l’accento sulla sua attitudine in campo prima ancora che sui gol.
Ci fornisce un pratico esempio proprio il gol segnato all’Everton in cui è lui stesso a recuperare il pallone al limite dell’area per poi scagliare un destro all’incrocio. Un gol che sembra dirci: Conor Gallagher è un giocatore che esiste in entrambe le dimensioni del gioco grazie alla sua dedizione e alla sua qualità. Due aspetti del suo gioco che lo rendono un profilo sostanzialmente adatto a qualsiasi squadra di alto livello e che probabilmente gli varranno un rientro in pianta stabile nel suo Chelsea, dove potrà provare a seguire le orme del suo idolo Frank Lampard.
Mezzala sinistra: Bernardo Silva
Scegliere tra Kevin De Bruyne e Bernardo Silva per questa posizione è stato estremamente difficile. Alla fine, però, ho optato per il portoghese, che si prende questo posto soprattutto grazie alla sua straordinaria versatilità tattica.
Bernardo Silva è stato forse uno dei giocatori più peculiari di questa stagione se non altro per il modo – anzi, i modi – in cui Guardiola ha saputo usarlo. La duttilità è intrinseca nel suo gioco: è un giocatore tecnicamente finissimo con una predisposizione al sacrificio fuori dal comune ma anche estremamente intelligente. In stagione Guardiola ha saputo usarlo sia come mezzala di destra per occupare meglio l’ampiezza ma anche sulla sinistra per favorire l’uscita del pallone e associarsi meglio con Phil Foden. Come se non bastasse, ha agito da playmaker vicino a Rodri, si è visto mettere in trequarti con compito di svariare sull’ampiezza e ricevere tra le linee, e infine anche come falso nove. Numeri alla mano, gli 8 gol che ha segnato in Premier League segnano il suo record personale con il City e in Premier League solo due giocatori hanno numeri migliori per le conduzioni progressive. In questa stagione Guardiola non ha mai saputo prescindere da Bernardo soprattutto per la sua capacità di assolvere a così tante funzioni in campo. Stando alle parole del tecnico catalano dello scorso dicembre, Bernardo Silva in questa stagione è tornato sui livelli della stagione 2018/19, in cui vinse il premio di giocatore dell’anno per il City, ma vedendolo in campo l’impressione è quella di un giocatore a un livello ancora superiore.
Esterno destro: Jarrod Bowen
Questo doveva essere il posto di Mo Salah ma, dato il limite di due giocatori già raggiunto con il Liverpool e in parte per un 2022 in calo, ho deciso di assegnarlo a quello che probabilmente è stato il miglior giocatore del West Ham di questa stagione.
I tifosi lo hanno soprannominato "Arjen Bowen" per la sua tendenza a partire dalla destra e rientrare nel campo. Effettivamente la sua comfort zone è questa ma la sua intelligenza lo rende capace anche di attaccare lo spazio alle spalle degli avversari sia centralmente, dove ha giocato come alternativa ad Antonio, che da destra. La sua stagione è iniziata con un po’ di calma – il primo gol è arrivato a ottobre – ma da lì ha preso rapidamente il volo e adesso il suo score recita una doppia doppia da 12 gol e 10 assist. Solo quattro hanno contribuito a più gol di lui e tutti giocano nelle big six.
Vedendo il gioco reattivo e iper-verticale di Moyes, si capisce subito perché un giocatore essenziale ed efficace come Bowen si sia trovato subito: è la perfetta sintesi tra un giocatore di qualità e una freccia da lanciare nel campo aperto. Non è sicuramente il giocatore più forte di questo West Ham e anche esteticamente non è un giocatore spettacolare da vedere, ma la sua crescita – soprattutto sulla tenuta fisica, allenata correndo sui campi di patate – lo ha reso un uomo chiave degli "Hammers" e, probabilmente, uno dei migliori di questa Premier League.
Esterno sinistro: Heung-Min Son
Scindere la stagione di Heung-Min Son da quella di Kane è sempre un esercizio estremamente complesso: i due in campo hanno un’intesa talmente profonda e viscerale che raramente uno dei due finisce sul tabellino senza che vi sia anche l’altro.
Tuttavia, questa è stata una stagione grigia per Kane e contemporaneamente la migliore di Son, che con i suoi 23 gol e 7 assist ha vinto il titolo di capocannoniere e si è fermato solo dietro a Mo Salah a livello realizzativo. Rispetto all’egiziano, però, il giocatore coreano ha saputo mantenere una maggiore uniformità di rendimento nel corso della stagione, raggiungendo un picco straordinario con gli 8 gol tra aprile e maggio, in cui ha di fatto trascinato il Tottenham in Champions League. L'aspetto più impressionante del talento di Son non riguarda però il numero dei gol quanto la loro varietà: ha segnato gol con entrambi i piedi, sia da dentro che da fuori area, sia con movimenti a tagliare tipici dei centravanti più classici che con tiri a giro spettacolari. Nel vedere il suo campionario di gioco si finisce per rimanere spesso sorpresi dalla quantità di soluzioni che possiede sia con che senza palla: che siano tagli dal lato cieco – che ormai i suoi compagni trovano a memoria – o conduzioni personali, Son riesce a far male agli avversari in modi sempre nuovi e diversi. La scelta di Conte di accentrarlo ulteriormente ne ha esaltato la capacità di incidere in area ma anche il modo in cui riesce ad associarsi con Kane e, da gennaio, Kulusevski. Come sottolineato da Marco D’Ottavi, Son è un giocatore tra i più importanti di questi anni e questa stagione è stata l'ennesima conferma.
Punta: Emmanel Dennis
In questa stagione di Premier League pochissimi centravanti – categoria da cui escludiamo i facenti funzione come Mané o Diogo Jota – hanno saputo mantenere un rendimento alto e costante soprattutto nelle squadre più importanti. Per questo per trovare il nostro nome sono sceso fino alla zona retrocessione.
Emmanuel Dennis è stato uno dei pochissimi giocatori che nella terrificante stagione del Watford è riuscito a risaltare un po’. Ha movenze abbastanza atipiche per il suo ruolo: lo si potrebbe definire una punta dribblomane. In Premier League pochissimi attaccanti centrali tentano e completano dribbling come lui e, per curiosità, in Europa nessuno ha completato più tunnel. Molto di questo si spiega con la sua tendenza a partire soprattutto da posizioni decentrate per via della coesistenza con giocatori molto meno mobili di lui. Dennis però è sembrato capace anche di tenere in piedi il reparto da solo, che fosse con i suoi dribbling o con i suoi tagli, il nigeriano ha saputo creare spesso occasioni sostanzialmente dal nulla: una qualità che in una squadra di così basso livello è risultata l’unica reale speranza di evitare lo yo-yo con la Championship. La sua stagione segna 10 gol e 6 assist, cifre non assurde ma che assumono diversa prospettiva se si considera che il Watford ha segnato 34 gol in tutto.
Il suo campionario di gol è incredibilmente vasto.
La missione salvezza degli "Hornets" alla fine non è riuscita, ma di certo non per colpa di Emmanuel Dennis.