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Top XI: Serie B 2020/21
01 giu 2021
I migliori giocatori del campionato degli italiani.
(articolo)
18 min
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La Serie B di quest’anno è stata, al solito, un campionato pieno di sorprese. Nella sua imprevedibilità, al vertice e non solo, si è rivelata un campionato estremamente consistente, dove idee e programmazione restano un fattore fondamentale. Lo è stato in particolare in questa stagione, dove quasi tutte la favorite alla promozione – in un modo o nell’altro – hanno deluso. Il Frosinone, finalista ai playoff dello scorso anno, non è neanche riuscito a qualificarsi, così come la SPAL, che fino all’ultimo ha conteso la qualificazione a Brescia e Chievo, altre due favorite deludenti, finite rispettivamente settima e ottava in classifica. A vincere il campionato è stato l’Empoli, che oltre all’ottimo lavoro societario ha fatto vedere il gioco più ambizioso della categoria. Alle sue spalle Monza e Lecce hanno lottato per la promozione diretta fino alle ultime giornate, ma alla fine l’ha spuntata la Salernitana, una squadra inferiore tecnicamente, ma capace di una forza mentale che le ha permesso di gestire al meglio i momenti chiave della stagione. Quella della squadra di Castori è stata una promozione sorprendente, visto il modo in cui era partita l’annata, ma è stato un campionato che ha premiato le squadre con una forte identità tattica, che si è confermata un fattore decisivo per avere successo in Serie B. La finale playoff tra Cittadella e Venezia, vinta dai lagunari, è lì a dimostrarlo.

Per questa Top XI sono stati presi in considerazione diversi fattori, tenendo conto della continuità mantenuta nel corso del campionato e del peso specifico ricoperto nelle rispettive squadre, nella capacità di determinare i momenti migliori della stagione. Il modulo scelto è il 4-3-1-2, l’assetto più utilizzato ai vertici della Serie B. Per il resto, l’unica regola è stata quella di non inserire più di due giocatori per squadra, schierando un undici con un buon equilibrio.

Portiere: Wladimiro Falcone (Cosenza)

Quest’anno la Serie B ha messo in mostra diversi portieri interessanti, in un lungo carosello che va da (relativamente) giovani in rampa di lancio come Di Gregorio a riscoperte come quella di Vid Belec, ripescato dall’Apoel Nicosia e autore di una grandissima stagione, chiusa con 14 clean sheet. Nonostante i tanti portieri meritevoli (una menzione d’obbligo va anche a Perisan e Brignoli) abbiamo deciso di premiare quello che ha fatto vedere di più a livello personale, nonostante la sfortunata stagione della sua squadra: Wladimiro Falcone. Nonostante la retrocessione, il portiere del Cosenza ha fatto una stagione eccezionale, rivelandosi uno dei fattori principali che hanno permesso ai calabresi di restare in lotta fino alle ultime giornate di campionato. Tante partite dei cosentini sono state decise proprio dal loro portiere: basti citare questi tre interventi contro la Reggiana, i salvataggi su Kiyine e Crisetig nelle partite contro Salernitana e Reggina, o il doppio intervento su D’Alessandro e Dickmann contro la SPAL. Parate che sono valse quattro pareggi, invece che quattro sconfitte.

Come spesso accade, in questi casi, il rendimento di Falcone è stato “gonfiato” dai problemi difensivi del Cosenza. Tuttavia, anche rapportando i suoi numeri in percentuale, il portiere dei lupi ha una media superiore all’80% di tiri respinti, la migliore della categoria (tra i portieri che hanno giocato almeno 2000 minuti). Falcone è anche primo in campionato per numero di parate (4.58 p/90), tiri respinti da dentro l’area (2.81 p/90) e rigori parati (4), e nonostante le difficoltà della squadra è settimo per numero di clean sheet (9). Complessivamente ha subito 45 gol, a fronte dei 61.8 gol attesi (secondo il modello xCG di Wyscout). Alla stagione di esordio in Serie B il portiere di proprietà della Sampdoria ha dimostrato di essere estremamente affidabile, con ottimi riflessi (a dispetto dei 195 cm di altezza), freddo sia negli uno contro uno che nelle uscite. Si parla già di un suo approdo in Serie A, come titolare della Sampdoria in caso di partenza di Audero o nell’Empoli.


Terzino destro: Tiago Casasola (Salernitana)

Nella stagione della Salernitana ci sono stati tanti protagonisti inaspettati, soprattutto in difesa, dato che proprio nella solidità della squadra si è basato il grande risultato di questa stagione. Alla fine il posto in Top XI è andato a Tiago Casasola, che quest’anno è stato probabilmente il terzino più decisivo della Serie B. Il capitano Di Tacchio è stato l’anima dei granata, Tutino il loro faro tecnico, ma Casasola è stato la rappresentazione plastica del gioco di Castori. Un giocatore di gamba, capace di garantire una grande presenza fisica su tutta fascia destra, fondamentale nei momenti in cui c’è da accorciare in zona palla o dare supporto alle transizioni.

La Salernitana di quest’anno ha basato molto della sua efficacia offensiva sulla quantità più che sulla qualità, e Casasola è stato uno di quei giocatori capace di dare tanto della prima e abbastanza della seconda. Nel gioco verticale e diretto impostato da Castori, Casasola era il primo riferimento per giocare la palla in verticale, e anche il primo ad accorciare sulle seconde palle o a scendere sulla fascia per ricevere. Quando bisognava difendere, Casasola era uno dei giocatori più aggressivi nel recupero palla, e uno dei più attivi in transizione. Il suo apporto si misura nella sua generosità: nella quantità di lanci, nella quantità di corse, nella quantità di cross fatti più o meno da ogni posizione. Quest’anno ha messo a referto 3 gol e 4 assist, che non sono tanti, ma hanno avuto un peso specifico enorme: dal pareggio al 93esimo contro il Pisa all’assist per Anderson contro il Venezia, dal lancio vincente per Gondo, nella partita che ha regalato il secondo posto, al gol segnato contro il Pescara nell’ultima giornata, che ha messo al sicuro la promozione




Centrale di destra: Fabio Lucioni

Tra i protagonisti del Lecce di quest’anno c’è sicuramente Fabio Lucioni, uno dei pochi a restare a galla anche nel brutto finale di stagione dei salentini. Dopo la lunga stagione in Serie A, il difensore 33enne ha avuto qualche momento di appannamento, complice una forma fisica ormai calante, ma nelle partite chiave della stagione si è confermato come una delle colonne portanti della squadra giallorossa. Basti pensare alla grande prestazione difensiva su Forte, nella doppia sfida playoff contro il Venezia, al salvataggio su Boateng nello scontro diretto col Monza, o al peso della sua partita nella vittoria sulla Salernitana, dove è riuscito a limitare Tutino. Nella semifinale di ritorno dei playoff Lucioni ha anche regalato l’assist per il gol di Pettinari, aprendo alla rimonta sfumata sul rigore di Mancosu.

Al di là di queste grandi prestazioni individuali resta la sua importanza nel gioco del Lecce, nel mantenimento di una linea alta, nelle letture in anticipo, nella gestione del possesso, dove il vice-capitano dei salentini – oltre alla solita eleganza ed esperienza, che spesso lo ha aiutato ad andare oltre qualche difficoltà fisica – si è confermato un giocatore prezioso per far progredire il pallone verso la linea offensiva. In questa stagione Lucioni è stato il secondo giocatore di movimento per numero di passaggi (53.76 p/90) e lanci completati (6.6), giocando praticamente come regista difensivo.


Centrale di sinistra: Davide Adorni (Cittadella)

Se il Cittadella è arrivato a giocarsi la finale playoff in tre edizioni – nonostante un mercato a costo zero – lo deve alla qualità della sua impostazione tattica, che ormai da cinque anni la rendono una delle più interessanti realtà della Serie B. Quest’anno la squadra di Venturato è stata la terza miglior difesa del campionato, al pari dell’Empoli, e l’ha fatto con una fase di non possesso proattiva, centrata sul recupero alto della palla, in netta controtendenza col resto delle “piccole” (non solo in B). Uno dei segreti della grande efficacia difensiva dei granata è stata l’ottima stagione di Davide Adorni, una delle colonne portanti della squadra veneta.

Il vice-capitano del Cittadella è un difensore completo: efficace nel gioco aereo, pulito nei contrasti, estremamente lucido negli uno contro uno. Quando il Cittadella pressa in avanti o perde palla è lui a tenere la difesa alta, cercando sempre l’anticipo con giocate rischiose che legge benissimo. Tra i difensori granata è quello che si prende più responsabilità, ma è molto efficace: in questo campionato Adorni ha avuto una media di 2 recuperi nella metà campo avversaria ogni 90’, a cui si aggiungono 4.9 intercetti, 13 recuperi e 5.2 duelli difensivi vinti. La sua importanza nella squadra di Venturato si vede anche in fase di impostazione, perché pur essendo un destro che gioca a sinistra Adorni è il primo riferimento per la giocata in verticale, che lui cerca spesso con lanci a tagliare il campo, mostrando un piede elegante e preciso.


Terzino sinistro: Carlos Augusto (Monza)

Carlos Augusto non è il tipico terzino brasiliano. Quando attacca la fascia, abbassando la testa e inarcando le spalle, sembra più grande e grosso di quello che è, e la sensazione è quella di un giocatore prevaricante, che sembra sorpassare gli avversari per pura tenacia, anziché per quella tecnica con cui sembriamo associare tutti i brasiliani come lui. Carlos (questo il nome fatto scrivere sulla maglia, probabilmente influenzato dal suo idolo Roberto Carlos) non è un giocatore pulitissimo tecnicamente, né particolarmente funambolico, ma quando corre sulla fascia è difficilissimo da fermare, e quando deve mettere la palla in mezzo trova sempre soluzioni interessanti.

Quest’anno la sua spinta è stata uno dei principali sbocchi di gioco del Monza, che si appoggiava al brasiliano sia per aiutare l’uscita della palla – dove ha messo in mostra la sua capacità di superare la pressione, anche in spazi molto stretti – che per attaccare l’ultimo terzo di campo. Carlos Augusto dà il meglio di sé quando può attaccare a campo aperto, ma sa trovare i tempi giusti anche in sovrapposizione, e nelle situazioni più statiche trova sempre il modo di liberare il suo buon sinistro.

Carlos si è rivelato una risorsa importantissima per il Monza di Brocchi, che spesso andava a sinistra per sbloccare la fase offensiva. Al suo primo anno in Italia ha messo a referto 3 gol e 7 assist, e come Casasola si è rivelato spesso decisivo. Ha segnato i due gol che hanno aperto le vittorie con Venezia e Ascoli, ha regalato a Balotelli l’assist che ha sbloccato la partita di andata contro la Salernitana ed è stato protagonista della rimonta sfiorata contro il Cittadella, in semifinale playoff, con due assist per Balotelli e D’Alessandro. In questi giorni si è iniziato a parlare di un interessamento da parte di Fiorentina e Atalanta, e a dispetto della mancata promozione potremmo trovarlo in A prima del previsto.


Mezzala destra: Davide Frattesi (Monza)

Se Carlos Augusto è stato la sorpresa, il giocatore più importante della squadra di Brocchi è stato Davide Frattesi, il prototipo di quei “giovani italiani senza tatuaggi” e coi “capelli in ordine” su cui Berlusconi aveva modellato la sua squadra dei sogni. Dopo i due prestiti ad Ascoli ed Empoli il centrocampista di proprietà del Sassuolo è andato in prestito ai biancorossi, una delle favorite in campionato, dove ha dimostrato in modo forse definitivo di essere pronto al salto in Serie A. Nonostante il Monza non abbia rispettato le attese, Frattesi ha giocato una grande stagione, la migliore in carriera, dimostrandosi uno dei migliori della categoria. A conti fatti è stato il giocatore più importante dei brianzoli, e con 8 reti anche il miglior marcatore, a dispetto di un attacco sulla carta stellare.

Oltre ai gol ha mostrato una grande completezza tecnica, che gli ha permesso di restare importante nei tanti cambi di assetto e di registro operati da Brocchi nel corso della stagione. A inizio anno, col rombo a centrocampo, Frattesi era il giocatore che si allargava sulla fascia facendo proseguire l’azione, tentando l’affondo per poi cercare il cross risolutivo in mezzo. Quando la squadra è passata al 4-3-3 ha iniziato ad aumentare anche la sua influenza in mezzo al campo, sfruttando il maggior campo a disposizione. Col passare dei mesi ha preso sempre più responsabilità nella squadra, dimostrando di avere qualità tecniche e fisiche tali da rendersi utile da un’area di rigore all’altra. Basti guardare il modo in cui porta palla, la tranquillità con cui salta l’uomo, la naturalezza con cui riesce a trovare spazi e soluzioni giuste nei pressi dell’area di rigore. Quest’anno è riuscito anche a fare tre gol di testa, nonostante non abbia ancora una grande presenza fisica. A 22 anni non ancora compiuti Frattesi è sembrato semplicemente troppo forte per la Serie B.


Mediano: Leo Štulac (Empoli)

L’Empoli è stata la squadra più solida di questo campionato: nel gioco, nei risultati, nelle idee. Al centro di questo meccanismo quasi perfetto c’è stato Leo Štulac, il miglior regista di questa Serie B. Lo sloveno è stato uno dei cardini del sistema di Dionisi, il giocatore che con le sue scelte decideva il ritmo e la direzione in cui doveva andare il pallone. L’ex Parma e Venezia ha uno dei destri più educati della categoria, a cui unisce un buon dinamismo e un gran gusto per la verticalità. Nell’Empoli di quest’anno era il primo riferimento per l’uscita palla, spesso partiva tra i centrali o pochi metri più avanti, ma le sue doti sul lungo gli hanno permesso di essere pericoloso praticamente da ogni situazione. Quando riceve palla più avanti, o a campo aperto, riesce spesso a servire i compagni in area o davanti alla porta, con soluzioni tutt’altro che banali.

In questa stagione il regista sloveno è stato al centro del gioco dell’Empoli: tutte le azioni e tutti i piazzati sono passati per i suoi piedi. È stato il primo riferimento per l’uscita palla, ma anche l’uomo che portava la palla da un’area all’altra, in conduzione o con un lancio verso la linea offensiva. Pur partendo da posizione arretrata ha fatto sentire il suo impatto in ogni zona di campo, e ha chiuso la stagione con una media di 2.1 passaggi chiave, con 8 assist totali, a cui si aggiungono 3 third pass (il passaggio prima dell’assist) e 3 gol. Numeri alti, per un mediano, che testimoniano la sua influenza nel gioco degli azzurri. Non a caso è stato il quinto giocatore di movimento per minuti giocati, con 3125 minuti su 3420. Nelle uniche due partite in cui non è stato assente, contro Venezia e Salernitana, sono arrivati un pareggio e una sconfitta.


Mezzala sinistra: Youssef Maleh (Venezia)

È difficile non esaltarsi vedendo giocare Youssef Maleh. Il calciatore del Venezia e della Nazionale Under-21 ha tutto quello che si può chiedere a un centrocampista moderno: una grande tecnica di base, un senso raffinato per gli spazi, la capacità di difendere palla sotto pressione, e il fisico per coprire tutto il campo e aiutare in tutte le fasi. Dopo l’ottima stagione dello scorso anno – quella d’esordio, dopo due anni in C col Ravenna – Maleh è diventato un giocatore fondamentale per il Venezia, a dispetto della giovane età e della scarsa esperienza in Serie B.

Nel 4-3-1-2 di Zanetti Maleh partiva da mezzala sinistra, ma in fase di possesso aveva piena libertà di movimento, per muoversi alle spalle dei suoi avversari o inserirsi nello spazio creato dai giocatori offensivi. Quando Di Mariano (attaccante a sinistra) o Aramu (il trequartista) si allargavano era lui ad andare dentro al campo, per ricevere tra le linee o riempire l’area; quando restavano al centro era lui a dare ampiezza alla squadra, allargandosi o conducendo palla verso sinistra. È un giocatore capace di rubare l’occhio qualsiasi cosa faccia: basti guardare come ruba palla agli avversari, come riesce a uscire dalla pressione, la qualità del suo piede sinistro. Quest’anno Maleh è stato uno dei giocatori chiave della promozione, ed è stato il più decisivo ai playoff: ha segnato il 2 a 2 parziale contro il Chievo, che ha tenuto in vita i lagunari; ha fatto un assist pazzesco per Forte, che ha regalato la vittoria nell’andata contro il Lecce; ha chiuso la finale playoff contro il Cittadella, servendo questa palla a Bocalon nei minuti di recupero.

La sua importanza nella stagione dei lagunari si vede anche e soprattutto quando non c’è stato, perché nelle quattro settimane in cui è rimasto fuori squadra – tra dicembre e gennaio, dopo che aveva rifiutato il rinnovo – il Venezia ha messo insieme quattro pareggi e due sconfitte, segnando appena tre gol in sei partite. A conti fatti, la cessione alla Fiorentina, che l’ha lasciato in prestito al Venezia fino a fine anno, ha salvato la stagione sua e della squadra, che è risalita dal decimo al quinto posto, e ha chiuso la stagione vincendo i playoff di B.


Trequartista: Leonardo Mancuso (Empoli)

Per Leonardo Mancuso questo è stato il campionato della consacrazione, culmine di una carriera partita dalla Serie D, nel Pizzighettone, dopo che aveva percorso tutta la trafila delle giovanili del Milan. A 29 anni quasi compiuti si è riguadagnato un’occasione in massima serie sul campo, con una stagione oltre le migliori aspettative. È stato il miglior marcatore della migliore squadra di campionato, ma ridurre tutto ai gol non renderebbe merito alla sua importanza nei meccanismi della squadra di Dionisi. Nel 4-3-1-2 del tecnico toscano Mancuso ha giocato sia trequartista che attaccante, al fianco di una prima o una seconda punta, e a seconda del momento si trovava a dare ampiezza sulla fascia, offrire una traccia in profondità o venire incontro alla palla, per legare il gioco o cercare la rifinitura. In questa varietà sta la forza dell’attaccante dell’Empoli, un esterno convertito attaccante, con un gran senso del gioco, e una tecnica che gli permette di fare un po’ tutto.

Leonardo Mancuso ha chiuso la stagione con 20 gol in campionato, due in meno di Massimo Coda (che però ha tirato due rigori in più). Un nuovo record personale, che dimostra la sua crescita sotto porta, dove ha dimostrato di avere una grande varietà di soluzioni: che si tratti di tagliare sul primo palo o sbucare alle spalle dei difensori, concludere da fuori col piede debole o battere il portiere nell’uno contro uno. Quest’anno è stato l’unico giocatore ad aver vinto due volte il premio di giocatore del mese di B: a dicembre, dopo il poker segnato contro l’Entella, e ad aprile, dopo le due doppiette che hanno permesso all’Empoli di restare in testa alla Serie B. Un grande attestato alla stagione sua e della squadra, che rende inevitabile il suo ingresso nella Top XI.


Punta centrale: Massimo Coda (Lecce)

Prima del crollo nel finale di stagione il Lecce è stato una delle migliori squadre del campionato, sia nei risultati che nella qualità del gioco. Corini aveva costruito una squadra che aveva messo al centro la tecnica, con tanti giocatori di qualità al servizio del miglior finalizzatore del campionato, Massimo Coda. Il centravanti del Lecce è uno di quegli attaccanti con un’efficacia e un’inesorabilità tale da rappresentare il prototipo dell’attaccante “di categoria”: un’etichetta che gli sta stretta, come evidenziato il giorno della sua presentazione a Lecce, in cui ha spiegato la scelta di lasciare il Benevento per riprendersi la massima serie da protagonista.

Nonostante la sfortunata stagione del Lecce, Massimo Coda ha chiuso una delle sue migliori annate in carriera, con 22 gol e 9 assist, contribuendo in media a un gol ogni 95 minuti. Durante la stagione ha sfiorato momenti vicini all’onnipotenza, in cui la sua volontà sembrava sufficiente a decidere tutte le partite: basti guardare questo gol contro il Pordenone, in cui gli basta un tocco per girarsi fronte alla porta e liberarsi di tre avversari, o la rete segnata al Frosinone, in cui gioca al gatto col dopo con due difensori avversari prima di infilare sul palo lontano col sinistro. Nel mese di marzo Coda ha vissuto il momento più scintillante del suo campionato, segnando quattro doppiette in quattro partite, e aiutando il Lecce in un allungo che sembrava decisivo per la corsa al secondo posto. Dopo quel grande mese si è un po’ fermato, segnando un solo gol nelle ultime otto, e non è un caso se questo periodo sia conciso con il crollo del Lecce in classifica.


Seconda punta: Gennaro Tutino (Salernitana)

Se la Salernitana è una delle più grandi sorprese di questa stagione, buona parte del merito va al giocatore che probabilmente ha avuto più peso specifico nella stagione della sua squadra: Gennaro Tutino. Arrivato a Salerno dopo un’annata complicata, l’attaccante napoletano ha vissuto la stagione migliore della sua carriera. Non era scontato, sia per le premesse con cui era iniziata la stagione dei granata che per le richieste di Castori, un tecnico che predilige un calcio reattivo e verticale, e chiede ai suoi calciatori un grande dispendio fisico.

In questo contesto tattico Tutino è stato fondamentale, rivelandosi allo stesso tempo il miglior rifinitore e il miglior finalizzatore della squadra. Tre mesi fa, quando ha vinto il premio di giocatore di B di febbraio, Emanuele Atturo ha sintetizzato la sua importanza con il gol segnato contro il Chievo Verona. Un’azione che Tutino inizia stoppando un campanile all’altezza del centrocampo, per poi portarsi palla in avanti, far salire la squadra, allargare per Casasola e concludere in area di rigore: «C’è l’abilità nella finalizzazione, ma soprattutto il lavoro di risalita del campo, di cucitura del gioco, che trasforma la fase difensiva della squadra in un’azione pericolosa senza nessuna premessa».

In una squadra che faceva fatica a costruire occasioni, Tutino è stato uno di quei giocatori che spesso i gol li creati, facendo nascere situazioni di superiorità dal nulla, o trasformando palloni sporchi in azioni pericolose. L’attaccante granata ha chiuso la stagione con 13 gol e 6 assist, contribuendo da solo al 41% dei gol della squadra. Come si suol dire, i gol è meglio pesarli che contarli, e quelli di Tutino hanno pesato moltissimo: dalle reti che hanno fatto partire le rimonte contro Chievo e Virtus Entella al gol vittoria contro il Cosenza, fino al rigore decisivo contro il Pordenone, segnato al sesto minuto di recupero della terzultima giornata, nella gara che ha regalato il secondo posto in classifica.


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