Anche quest’anno il campionato di Serie B si è confermato un mondo a sé, sempre uguale a sé stesso e per questo motivo sempre imprevedibile, sempre sorprendente. A vincere è stato il Lecce, che dopo la delusione dello scorso anno è riuscita a riprendersi la Serie A, ma la sorpresa dell’anno è stata la Cremonese, una squadra giovane ma di talento che è riuscita a guadagnarsi una promozione isperata. Lo stesso risultato non è riuscito al Pisa, che dopo un campionato al vertice è scivolato fuori dalle prime due posizioni a poche giornate dalla fine, e ha dovuto cedere il passo al Monza in una delle più incredibili finali playoff degli ultimi anni.
La delusione più grande della stagione è stata certamente il Parma, che dopo l’inizio choc con Maresca ha fatto molta fatica a togliersi dalle zone calde, l'ennesima dimostrazione che in questo campionato avere una rosa forte non è garanzia di risultati. L’esempio migliore viene forse dei risultati del Perugia di Alvini e dell’Ascoli di Sottil, due squadre che si sono messe in mostra per la qualità della loro impostazione tattica, capace di portare risultati che sembravano al di là delle qualità dei singoli (entrambi alleneranno in Serie A nella prossima stagione).
Oltre che per gli allenatori, la Serie B si è rivelata una vetrina importante anche per i giocatori più giovani, come dimostrano le convocazioni in Nazionale di Gatti e Zerbin, due giocatori al Frosinone nella scorsa stagione, oltre che le grandi stagioni di Fagioli e Gaetano, in prestito alla Cremonese dalla Juventus e dal Napoli, per i quali si parla di un ritorno in pianta stabile nelle squadre di proprietà.
La compilazione di questa Top XI segue gli stessi principi di quella dello scorso anno: i giocatori sono stati inseriti secondo una logica tecnico-tattica, senza eccessive forzature, con il limite di due giocatori per squadra per avere una rappresentanza più vasta possibile. Questo undici è stato scelto secondo criteri il più possibile oggettivi, tenendo conto del livello medio delle prestazioni e del peso specifico del giocatore nella sua squadra, ma come in tutte le scelte c’è una componente personale. Il modulo scelto è il 4-2-3-1, lo stesso di Lecce e Cremonese, la prima e la seconda in classifica di questo campionato.
Portiere: Leandro Chichizola (Perugia)
Quest’anno il livello della competizione tra i portieri della Serie B è stato molto alto, e sono molti i portieri che meritano una menzione. Da Gabriel, il numero uno meno battuto del campionato, a Di Gregorio e Nicolas, 15 clean sheet a testa, entrambi protagonisti nella finale playoff. Più che il ritorno di Buffon questo campionato si è evidenziato per la presenza di una grande classe media di portieri, giocatori come Joronen, Leali, Paleari e soprattutto Carnesecchi, che si sono confermati una sicurezza per la Serie B. La palma del migliore va però a Leandro Chichizola, uno dei segreti della grande stagione del Perugia, una squadra capace di andare oltre alle aspettative proprio in virtù di una grande solidità difensiva.
Nella stagione appena conclusa la squadra di Alvini è stata la migliore delle neopromosse, e l’ha fatto dimostrandosi una squadra difficile da affrontare e difficilissima da battere, soprattutto per le grandi (i "grifoni" hanno perso solo 3 delle 14 partite giocate contro le squadre che la precedono in classifica). Nei momenti decisivi Chichizola ci ha spesso messo i guanti: in stagione il Perugia è stato nono per numero di tiri subiti in porta, ma Chichizola è il primo per numero di parate (124) e per percentuale di parate (82,3%) (questi dati e i seguenti vengono da StatsBomb, via Fbref), a cui si aggiungono i rigori parati contro SPAL e Benevento, entrambi decisivi.
Chichizola non ha un fisico statuario (è “solo” 185 cm) e non esce molto in presa alta, ma è comunque capace di dare molta sicurezza alla difesa: ha grandissimi riflessi, anche da distanze molto ravvicinate, e nelle uscite basse è sempre lucido e preciso. Nella stagione regolare il Perugia ha chiuso con la seconda miglior difesa (32 gol subiti, solo uno in più del Lecce), e buona parte del merito è sua.
Terzino destro: Samuele Birindelli (Pisa)
Sono pochi i giocatori capaci di rappresentare una squadra – nel suo percorso, oltre che nello spirito – come Samuele Birindelli. Il terzino classe ’99 è nato e cresciuto calcisticamente al Pisa, la squadra di cui ha sempre vestito i colori, facendo tutta la trafila delle giovanili prima dell’esordio in B nel 2016, a soli 17 anni, nell’anno della retrocessione. In Serie C Birindelli è diventato un punto fisso dei nerazzurri, uno dei pochi a essere in campo sia nella finale playoff di Serie C che nella doppia sfida al Monza quest’anno.
La crescita del Pisa è stata per molti versi anche la crescita di Birindelli, che nel corso degli anni si è dimostrato sempre al livello delle crescenti ambizioni dei nerazzurri. Nel 4-3-1-2 di D’Angelo Birindelli è stato il giocatore che dava ampiezza e profondità alla squadra, capace di dare una soluzione sicura sia a campo aperto che con l’uomo addosso, grazie a un grande ritmo di corsa e ottime qualità in conduzione. In questa stagione Birindelli è stato uno dei migliori in una delle squadre rivelazione del campionato, mostrando miglioramenti anche negli uno contro uno offensivi e nella rifinitura dell’azione, gli aspetti in cui aveva più da migliorare. Per la prossima stagione il Pisa cambierà il tecnico e probabilmente un pezzo della squadra, ma Birindelli resterà uno dei pezzi su cui rifondare.
Centrale di destra: Federico Gatti (Frosinone)
Dopo l’acquisto da parte della Juventus e il buonissimo debutto in Nazionale è diventato scontato parlare di Federico Gatti, un difensore che forse è uscito un po’ tardi agli onori della cronaca, ma che si è già dimostrato capace di giocare a livelli superiori.
Il centrale classe ’98 è stato una delle note più liete della deludente stagione del Frosinone, una squadra molto ambiziosa nel gioco, ma troppo incostante per lottare seriamente per la Serie A. Nonostante le difficoltà della squadra, Gatti – all’esordio in Serie B – si è dimostrato un difensore estremamente solido, che sembra capace di unire le richieste del calcio moderno alla grande tradizione italiana. Nonostante la grande struttura fisica (è alto 190 cm) Gatti ha una discreta tecnica, sia nel lungo che nel breve, e quando ha spazio non ha paura di portare la palla avanti in conduzione.
In fase difensiva usa molto il suo fisico, è un giocatore difficile da affrontare, e pur non avendo una velocità eccezionale non ha paura di difendere in avanti, cercando l’anticipo e rischiando l’uno contro uno. Gatti non spicca in nessuna delle classifiche dettagliate, ma a differenza degli altri compare tra i primi quasi ovunque: in campionato ha viaggiato a una media di 1.7 intercetti, 5.7 duelli vinti e 3.7 spazzate ogni 90’, e ha subito solo 0.6 dribbling a partita; in fase offensiva si è fatto vedere sia in costruzione (con 2.9 lanci accurati a partita) che sotto porta, con 2 assist e 5 gol.
All’esordio in Nazionale Gatti si è trovato ad affrontare avversari tutt’altro che semplici – prima Abraham e poi Kane – si è reso autore di un’ottima prestazione, risultando il migliore dell’Italia per duelli (11), intercetti (2) e respinte difensive (4). Non male, per un giocatore all’esordio a Wembley, considerando che tre anni fa si giocava l’Eccellenza col Verbania, e che 12 mesi fa non aveva ancora esordito in Serie B.
Centrale di sinistra: Eric Botteghin (Ascoli)
Eric Botteghin è uno di quei difensori che sembrano usciti da un’altra epoca: alto 193 cm, gambe lunghe come la quaresima, viso spigoloso, spalle larghissime. La scorsa estate è arrivato all’Ascoli un po’ a sorpresa, dopo aver passato praticamente tutta la sua vita calcistica in Olanda (15 anni tra Zwolle, NAC Breda, Groningen e Feyenord), ma l’adattamento è stato rapidissimo. Botteghin ha subito preso il comando della retroguardia dell’Ascoli, imponendosi come uno dei centrali più affidabili della Serie B. A 35 anni non è più un giocatore molto mobile, fa fatica a difendere a campo aperto, ma è bravissimo a prendere la posizione ed estremamente efficace nell’uno contro uno.
Durante la stagione l’Ascoli ha alternato più registri difensivi, difendendosi con un blocco più basso o più alto a seconda del momento e della partita, ma Botteghin è stato sempre una sicurezza, facendosi valere sia quando c’era da difendere in avanti che nella protezione dell’area di rigore, la sua specialità. In questa stagione il centrale dell’Ascoli ha vinto il 72% dei duelli difensivi e il 64% dei duelli aerei, è stato il terzo giocatore del campionato per numero di intercetti (2.63 ogni 90’), e il primo centrale per contrasti vinti a partita (1.23). Una sicurezza in fase di non possesso, e una buona arma anche in fase di costruzione, grazie alle sue discrete qualità nel gioco lungo, che occasionalmente vengono utilizzate come arma per cambiare fronte e innescare gli “invasori” dell’Ascoli sul lato sinistro del campo.
Terzino sinistro: Pietro Beruatto (Pisa)
Uno dei protagonisti della grande stagione del Pisa è stato Pietro Beruatto, che al secondo anno in Serie B si è confermato uno dei terzini italiani più interessanti del campionato. Beruatto è uno di quei giocatori che gli addetti ai lavori aspettavano da tanto: a 19 anni il terzino classe ’98 aveva fatto il suo esordio tra i professionisti nel Vicenza, in Serie C, prendendosi un ruolo da protagonista prima che un brutto infortunio alla spalla interrompesse anzitempo la sua stagione. Dopo altri due anni (forse troppi) in C con Juventus U23, Beruatto ha fatto il suo esordio in B lo scorso anno, tornando proprio al Vicenza, dove ha dimostrato di valere a pieno la categoria.
Il prestito al Pisa di questa estate sembrava l’ennesimo passaggio interlocutorio, ma Beruatto ha conquistato l’attenzione con una stagione di alto livello, per continuità e qualità media delle sue prestazioni. Quest’anno non ha avuto i picchi di Lucca, Pușcaș e Torregrossa, ma durante la stagione non ha mai fatto mancare il suo contributo, e complessivamente il suo impatto è stato altrettanto decisivo.
Nel corso del campionato l’influenza di Beruatto sulla squadra è progressivamente cresciuta, e nel finale di stagione – quando le gambe iniziavano a pesare – le sue rifiniture sulla fascia sono state uno degli sbocchi principali della manovra del Pisa. Il ricordo più nitido è il ritorno della finale playoff contro il Monza, in cui Beruatto ha messo dentro gli assist del primo e del secondo gol nerazzurro, quelli potenzialmente decisivi per la promozione. Per Beruatto la Serie A sembra comunque nel destino: pochi giorni fa il Pisa ha esercitato l’opzione di riscatto dalla Juventus, ma il terzino ha molte richieste dalla categoria superiore.
Mediano di destra: Nicolò Fagioli (Cremonese)
Lo scorso anno, a specifica domanda sul futuro di Nicolò Fagioli, Allegri aveva tracciato una specie di cursus honorum per i giovani di proprietà della Juve: «La seconda squadra è molto importante perché anticipa la crescita, ma poi c'è la Serie B dove devono giocare tante partite, una medio-bassa Serie A e poi a quel punto lì valuti se possono stare nella Juventus». Era il 5 novembre 2021, e Allegri probabilmente non poteva immaginare il resto della stagione di Fagioli, che all’esordio in seconda serie – dopo una manciata di partite con l’U23 – è sembrato semplicemente troppo forte per la categoria.
A 21 anni Fagioli non è ancora un giocatore maturo – nel suo gioco c’è ancora tanto da limare – ma si è dimostrato già tanto per la Serie B: il suo impatto sulle partite è ancora intermittente, ci sono momenti in cui sembra spegnersi, ma la promozione a sorpresa della Cremonese è passata anche e soprattutto lui. Che Fagioli è un giocatore speciale si capisce subito: lo si vede da come controlla palla, senza mai sprecare un tocco, da come usa il corpo per eludere gli avversari, dall’eleganza con cui sa muoversi negli spazi stretti. Nonostante abbia giocato buona parte della stagione in un ruolo che sulla carta dovrebbe limitarlo – mediano nel 4-2-3-1, per lui che è un trequartista – la stagione di Fagioli è stata una grande vetrina per le sue potenzialità, mostrandone l’efficacia anche in fase difensiva.
Fagioli ha chiuso la stagione con 3 gol e 7 assist, ma più che nei numeri la sua influenza va vista nel peso avuto nella squadra, soprattutto nelle partite decisive. Non è un caso che il momento migliore della Cremonese – quello tra dicembre e febbraio, quando c’è stato lo scatto per i primissimi posti – sia coinciso con il miglior momento di Fagioli, in cui ha messo a referto un gol e quattro assist. Dopo l’insperata promozione dei grigiorossi per Fagioli il destino è sicuramente in Serie A, e in questi giorni si parla di un rientro in pianta stabile alla Juventus, per giocarsi un posto in prima squadra (anche se la Cremonese sta provando a riaverlo in prestito). Una crescita graduale può essere utile, ma certi giocatori hanno bisogno di bruciare le tappe.
Mediano di sinistra: Gennaro Acampora (Benevento)
Gennaro Acampora è un calciatore sempre più raro per il contesto italiano. Il centrocampista del Benevento non spicca per doti fisiche, non eccelle nella fase difensiva né nella trequarti avversaria, ma fa bene tutto quello che c’è in mezzo: sa resistere al possesso e legare il gioco, gioca con sicurezza sia a campo aperti che negli spazi stretti, e col mancino è in grado di arrivare ovunque. Nel 4-3-3 Caserta gli ha ritagliato un ruolo perfetto per le sue caratteristiche: da mediano o mezzala Acampora aveva il compito di facilitare il possesso, accelerando o rallentando il ritmo, con la libertà di rischiare la giocata in verticale, o rompere le linee in conduzione (con una media di 2.48 allunghi a partita).
Il centrocampista ha ripagato la fiducia con una stagione di alto livello, in cui si è dimostrato un giocatore prezioso per il possesso, e una grande arma nei piazzati. In stagione Acampora ha viaggiato a una media di 1.63 passaggi chiave ogni 90’ minuti, molti di questi proprio da palla inattiva, e insieme a Burrai (un altro specialista dei piazzati) è stato il migliore nel suo ruolo per numero di assist (8) nella stagione regolare. Agli assist ha aggiunto due splendidi gol dalla distanza, due lampi mancini che hanno lasciato intravedere una qualità ancora poco sfruttata, quella del tiro da fuori.
Trequartista destro: Gabriel Strefezza (Lecce)
Quella di ala destra è forse la posizione meno in discussione di questa Top XI, perché la grande stagione di Strefezza non ha avuto rivali in questa Serie B. Il fantasista italo-brasiliano è stato l’unico giocatore a vincere il premio di giocatore del mese AIC due volte in stagione (a ottobre e novembre), mostrando la profondità di un talento che fino allo scorso anno era rimasto nascosto sotto la superficie. Dopo essersi guadagnato una fama di giocatore duttile e di sacrificio – bravo a fare un po’ di tutto, ma senza eccellere particolarmente in niente – Strefezza ha trovato la stagione della sua maturazione, in cui ha dimostrato di essere un giocatore capace di decidere le partite. Questa crescita sia arrivata nel Lecce di Baroni, ovvero in una squadra che ha messo al centro la tecnica, con un allenatore che gli ha dato piena fiducia in un ruolo creativo.
Partendo dalla trequarti destra Strefezza aveva piena libertà di manovra, per trovare la posizione migliore da cui ricevere, tagliando sul piede forte per poi provare la giocata decisiva. Rispetto alle stagioni passate Strefezza ha iniziato a ricevere e giocare meno passaggi, diminuendo il proprio contributo alla fase di possesso, ma ha iniziato a ricevere palla più alto sul campo, con il compito di cercare la giocata decisiva.
Dopo tanti anni da comprimario, Strefezza si è preso i riflettori: nella stagione appena passata è stato primo tra i centrocampisti per tiri in porta (2.81 ogni 90’), quarto per cross tentati (4.71), sesto per passaggi chiave (1.93), terzo per duelli offensivi (16.45), settimo per dribbling (7.61). Ha prodotto tanto, con la libertà di sbagliare qualcosa, ed è diventato un giocatore decisivo. Dopo aver segnato 10 gol nelle prime quattro stagioni da professionista, Strefezza ha chiuso questa stagione con 14 reti, a cui si aggiungono 6 assist: tolto Coda, suo compagno di squadra, nessuno ha contribuito a più gol di lui.
Trequartista: Franco Vazquez (Parma)
Cosa aggiungere su Franco Vazquez? El Mudo è tornato in Italia dopo i cinque anni a Siviglia, e nonostante i 33 anni per molti versi non è cambiato nulla: anche in una categoria inferiore, dentro un contesto disfunzionale, in un campionato complessivamente deludente, El Mudo ha mantenuto intatta la magia. Le giocate di Vazquez sono state uno dei pochi raggi di luce nella stagione del Parma, una squadra partita per stravincere il campionato ritrovatasi ostaggio di un campionato anonimo, in cui lo sguardo è stato rivolto più spesso indietro che avanti. Nonostante le difficoltà squadra, e con le sue solite pause, Vazquez è rimasto uno dei pochi punti fermi dei crociati, quello a cui aggrapparsi nei momenti complicati, confermandosi un giocatore fuori categoria.
L’eccezionalità della stagione di Vazquez non sta solo nella qualità delle sue giocate (basti vedere questi gol, arcobaleni colorati dal suo mancino), ma anche nella quantità, a dimostrazione della centralità che ha avuto nel corso del campionato. Rispetto agli altri giocatori offensivi della Serie B, Vazquez è quarto per media di tiri in porta (2.39 ogni 90’), sesto per passaggi ricevuti (27.24), quinto per numero di passaggi (39.15) e secondo per passaggi progressivi (7.62), e sesto per duelli offensivi (19.5). In una stagione negativa per la squadra è riuscito a mettere a referto 14 gol, 4 assist e 5 third pass vincenti; complessivamente ha messo il piede in 23 dei 48 gol segnati dal Parma: in parole povere, un gol ogni due del Parma è passato da lui.
Trequartista sinistro: Anthony Partipilo (Ternana)
Prima di questa stagione, l’esperienza di Partipilo in Serie B era racchiusa negli ultimi 28 minuti di un Bari-Novara di dieci anni fa. Per tornare in seconda serie il fantasista barese ha dovuto fare una lunghissima gavetta nelle serie minori, guadagnandosi un po’ alla volta il suo posto al sole: Carrarese, Cosenza, Savoia, Bisceglie, Virtus Francavilla. Nel 2019 Partipilo passa alla Ternana, e dopo un primo tentativo a vuoto le Fere stravincono il campionato di Serie C, con Partipilo grande protagonista (17 gol, 13 assist). Dieci anni dopo Partipilo è tornato a giocare nella serie cadetta, e non c’erano dubbi sul fatto che fosse ormai pronto, ma nessuno si aspettava una stagione del genere: all’esordio da titolare in B Partipilo è stato uno dei trascinatori degli umbri, con 9 gol e addirittura 14 assist.
Più che negli ottimi numeri l’unicità di Partipilo sta nella varietà delle sue soluzioni: è mancino, ma sa giocare palla anche col destro; è pericoloso sia quando va sul fondo che quando taglia dentro, e sa giocare il passaggio risolutivo sia negli spazi stretti che a campo aperto. Quest’anno Partipilo ha fatto segnare i suoi compagni in tutti i modi: accarezzando un cross dal fondo per un tap-in a pochi centimetri dalla porta o con cross tagliato da fuori area, con un filtrante alle spalle della difesa o con un cutback dopo essersi preso il fondo.
Ha giocato in tutte le posizioni offensive: seconda punta, esterno offensivo e trequartista, a destra e a sinistra, senza perdere efficacia. Partipilo non ha forse le stesse prospettive di Zerbin – fresco convocato in Nazionale, cinque anni più giovane e suo concorrente per questo posto in Top XI – ma tra i due il giocatore della Ternana è stato il più continuo, quello che a conti fatti ha avuto un peso maggiore. Quest’anno Partipilo è stato il giocatore più importante in una squadra che poteva contare su giocatori come Pettinari, Falletti e Donnarumma, superando di molto le aspettative.
Punta centrale: Massimo Coda (Lecce)
Lo scorso 8 giugno l’account twitter della Serie B ha presentato una grafica che mostra che Coda è stato l’unico attaccante, negli ultimi dieci anni, a vincere due volte il titolo di “Pablito”, il capocannoniere della Serie B. Scorrendo rapidamente gli ultimi nomi ci si accorge della rarità di un risultato del genere: alcuni sono andati in Serie A, e gli altri hanno fatti fatica a confermarsi su certi livelli. I 42 gol segnati da Coda negli ultimi anni sono un numero di per sé impressionante, e acquistano ancora più valore considerando la scelta che l’attaccante ha fatto questa estate, restando a Lecce per riprovare a conquistare quella promozione che lo scorso anno era sfumata solo alle ultime giornate.
Quest’anno Coda ha giocato una stagione da dominatore, confermandosi una sicurezza per la categoria. A 33 anni è sembrato un giocatore cresciuto rispetto alla scorsa stagione, anche e soprattutto per il contributo alla fase di possesso della squadra, migliorando la sua efficacia nei tagli sotto l’esterno e spalle alla porta: basti pensare al cross per la rete di Lucioni, che ha sbloccato lo scontro diretto contro il Pisa, o i due filtranti per Helgason e Listkowski contro SPAL e Vicenza. Quest’anno, oltre a essere il miglior marcatore Coda è stato il secondo migliore per numero di assist (8) e il primo per third pass vincenti (5, alla pari con Vazquez e Jagiello).
Soprattutto è stato il centravanti più decisivo del campionato, perché non è mai mancato nei momenti che contavano davvero: dal gol e assist nel 2 a 1 contro il Vicenza, che ha regalato per la prima volta il primo posto, alle reti contro Frosinone e Ternana, che hanno fatto partire lo slancio finale, passando per i 9 gol segnati nelle sei partite tra febbraio e marzo, che hanno tenuto a galla il Lecce nel suo momento peggiore. Il centravanti di questa Top XI, per il secondo anno consecutivo, non può che essere lui.