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Il Tottenham ieri difendeva a centrocampo in 9 contro 11
07 nov 2023
Una strategia di cui si è discusso molto, dopo.
(articolo)
10 min
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Il Tottenham ospita il Chelsea con l’obbligo di difendere la testa della classifica dal temporaneo sorpasso del Manchester City, e forse è cosciente che in ballo c’è qualcosa di più dei tre punti. La partita è un derby, anche piuttosto sentito, ma soprattutto rappresenta l’incontro con un illustre passato. Il Tottenham è la squadra rivelazione di questa prima parte di Premier League con un gioco leggero e a tratti naïf, e deve confermare di fare sul serio battendo lo spettro di Mauricio Pochettino, l’ultimo allenatore ad essere stato in grado di far funzionare le cose per gli “Spurs”.

I primi minuti sembrano confermare tutta la distanza che si vede in classifica tra le due squadre, prima del fischio d’inizio divise da ben 14 punti. Il Tottenham sembra effettivamente una squadra, i giocatori si muovono uno in funzione dell’altro, le gambe girano meglio. Già al quinto minuto la partita si mette in discesa: il Tottenham esegue una perfetta coreografia per far uscire il pallone pulito dalla difesa, manipolando il pressing avversario e arrivando facilmente da Sarr sulla trequarti. Il centrocampista senegalese riceve e apre diligentemente a destra per Kulusevski, uno di quei giocatori che con Postecoglou in panchina sta entrando in una nuova dimensione. L’ala svedese conduce il pallone con l’esterno sinistro e approfitta di una difesa del Chelsea che si abbassa troppo in fretta: una volta entrato in area tira verso la porta e, complice una deviazione di Colwill, trova il gol dell’1-0. Tutto facile, chi ha detto che il passato deve per forza tornare a infestare il presente?

Le due squadre si riflettono nelle due panchine. Il Tottenham è leggero ma convinto, e Postecoglou lo guarda quasi sempre impassibile, chiuso nel suo enorme cappotto vagamente démodé, come un generale che vede la sua strategia svolgersi alla perfezione dall’alto di una collina. Il Chelsea invece non ha né capo né coda. Ha speso un numero vergognoso di milioni di euro e adesso si ritrova in campo con una rosa che potrebbe avere la media età di una qualsiasi Primavera italiana. Cole Palmer prima di questa stagione ha giocato una ventina di partite scarse in Premier League; Nicholas Jackson è appena arrivato in Inghilterra, e prima di questo scampolo di campionato può vantare solo una stagione al Villarreal; al centro della difesa, accanto a Thiago Silva, c’è Axel Disasi, mentre in porta il Chelsea si ritrova con il povero Robert Sanchez, 25 anni e tre stagioni al Brighton prima di oggi. È praticamente un salvataggio di Football Manager di cui ci eravamo dimenticati e in panchina Pochettino sembra un disperato che cerca di mettere insieme i pezzi con la forza dell’agitazione. Si muove, chiede falli laterali, a ogni pausa prende i giocatori da parte mettendogli un braccio intorno al collo.

Il Tottenham ha bisogno del solito miracolo di Vicario (all’undicesimo, su un tiro ravvicinato di Nicholas Jackson) per mantenere il suo equilibrio impossibile, ma non sembra esserci partita. Semplicemente: una squadra sembra essere in campo, l’altra cerca di galleggiare come può. Tra Tottenham e Chelsea, quindi, è la prima quella che sembra davvero una squadra: che sortilegio è questo? Se il mondo è al contrario per riportarlo in asse serve un’ulteriore rovesciamento della realtà, che avviene al 27esimo.

Il Tottenham prova a gestire il pallone dal basso con la solita spavalda disinvoltura ma il passaggio taglia linee di Romero finisce nel nulla e viene raccolto da Caicedo. La palla finisce velocemente in area, a Sterling, che però non riesce a superare Romero. Il difensore argentino, per l’impeto di inseguire, la palla travolge Enzo Fernandez ma il gioco non si ferma. La palla schizza fuori dall’area, viene controllata da Palmer che la appoggia nuovamente a Caicedo, che da fuori si inventa un gran tiro rasoterra di mezzo esterno destro. È una di quelle situazioni entropiche che definito l’immagine della Premier League negli anni ma mentre i giocatori del Chelsea esultano un fischio dell’arbitro squarcia l’abituale velo di Maya. Il guardalinee ha steso la sua bandierina, deve intervenire il VAR, che inizia l'autopsia dell'azione appena conclusa.

L’arbitro, coadiuvato dai suoi assistenti al video, deve valutare tre situazioni una dentro l’altra. Il possibile fuorigioco di Nicholas Jackson sul tiro di Caicedo, l’eventuale rosso diretto per gioco pericoloso di Romero e un presunto rigore per lo stesso intervento. È il VAR nel VAR nel VAR, un enorme gioco di scatole cinesi del controllo video, e per controllare tutto serviranno circa otto minuti. Nello Tottenham Stadium, già leggermente spettrale di per sé, l’emozione viene come prosciugata via e c’è un silenzio attonito e funereo. Ogni tanto piovono dei fischi solitari come lettere date alle fiamme e lanciate in un pozzo. Alla fine la decisione è questa: gol del Chelsea annullato, rosso per Romero e rigore per il Chelsea. Palmer trasforma, nonostante l’intervento di Vicario che riesce per lo meno a deviare il pallone sul palo.

Il risultato è sempre sull’1-1 ma sembra esserci stata una vibrazione nella realtà. Al 34esimo esce Johnson ed entra Dier, per ricostruire la linea a quattro, e subito inizia a vedersi qualcosa di diverso rispetto a quello a cui siamo abituati. Il Tottenham non si difende basso con il 4-4-1, come di solito fanno le squadre in queste situazioni, ma con un 4-3-2 in cui a Kulusevski è chiesto di rimanere alto e largo anche senza palla, e soprattutto con la linea di difesa che continua a salire fino al centrocampo anche a palla scoperta.

Già al 37esimo viene annullato un primo gol a Nicholas Jackson, nato da un lancio dalla propria metà campo del Chelsea che ha trovato Sterling solo leggermente in fuorigioco, con Dier vicino alla linea di centrocampo. I giocatori del Tottenham non indietreggiano di un millimetro e provano addirittura qualche transizione in avanti. In una di queste, però, Maddison si accascia al suolo all’ingresso in area, apparentemente senza essere toccato. Postecoglou si consulta con la sua panchina sul da farsi ma il Chelsea continua a lanciare alle spalle della difesa altissima del Tottenham, con i difensori che sono costretti a continue ripetute di cinquanta metri per inseguire i propri avversari lanciati in porta. In una di queste si stira anche van de Veen, il suo corpo di legno troppo fragile per non spezzarsi di fronte a queste continue sollecitazioni. Al loro posto entrano Højbjerg e Emerson Royale. Il Tottenham difende in 10, con due mediani al posto dei due centrali e la linea di difesa a centrocampo. Come se non bastasse l’arbitro assegna 12 minuti di recupero. Mentre in campo la battaglia impazza, Van de Veen viene portato a spalla dai medici del Tottenham: sembra una scena presa direttamente da un film sulla guerra in Vietnam.

Da quel momento in poi la partita diventa una specie di esercizio di attacco contro difesa, in cui però la difesa avanza con fervore mistico verso gli avversari, che sembrano quasi sconcertati dall’atteggiamento avversario. Nonostante l’inferiorità numerica, al 51esimo (del primo tempo!) appare la statistica per cui Tottenham e Chelsea hanno toccato il pallone nelle aree avversarie lo stesso numero di volte: 13. È uno spettacolo surreale, simile a quella famosa partita dell’Olanda del 74 contro l’Uruguay in cui gli “oranje” provano a tenere la linea alta correndo quasi meccanicamente verso il centrocampo, senza alcuna altra regola. Oggi però siamo nella Premier League del 2023 e sembra un atteggiamento tattico completamente suicida. Il Tottenham non ha giocatori a sufficienza per pressare il possesso avversario e il Chelsea a palla scoperta può trovare gli inserimenti dalla seconda linea con un semplice lancio. I giocatori di Pochettino, scattando in verticale, possono andare facilmente in uno contro uno col portiere.

Eppure i giocatori di Postecoglou anziché spaventati sembrano esaltati. Pedro Porro - una vera e propria bestia di Satana - è fuori di sé, insulta quasi tutti gli avversari e chiama a grandi gesti il pubblico. All’inizio del secondo tempo scoppia una rissa tra Sarr e Cowill senza alcuna motivazione apparente. «I have a feeling that we’ll have one or two more in this game», dice il commentatore inglese dopo i gialli ai due giocatori. Viene evocato lo spirito della “Battle of the Bridge”, e citata la partita tra Chelsea e Tottenham che di fatto consegnò al titolo al Leicester nel 2016 in cui il cartellino giallo venne alzato per ben 12 volte.

Al 54esimo (del secondo tempo) la situazione diventa ancora più drammatica. Bissouma prova a difendere in avanti in tre contro tre, Sterling se lo fa rimbalzare addosso e attacca in campo aperto in tre contro due. L’ala inglese apre a destra per Palmer ma in maniera troppo pigra, Udogie respinge con il tacco e a quel punto viene preso anche lui dalla furia del culto di Postecoglu e va in tackle sul pallone con una fame spaventosa. Sterling sposta il pallone all’ultimo e il terzino italiano si accorge immediatamente di aver fatto un’idiozia, come se si fosse appena risvegliato da un raptus. Già a terra si mette le mani in testa, come a dire: cosa ho fatto?! Udogie esce dal campo, espulso, Postecoglou rimane impassibile con una strana severità in volto. Il Tottenham è in nove ma non arretra di un passo.

Sul calcio di punizione immediatamente successivo c’è un bello schema del Chelsea che porta al cross Reece James. La traiettoria viene deviata con la punta del piede da Son, che inavvertitamente lo mette sulla testa di Jackson a pochi metri dalla linea di porta. L’attaccante colombiano schiaccia sicuro ma Hojbjerg si è messo sulla linea e riesce ad alzarlo sopra la traversa con un incomprensibile tocco di ginocchio. E se la foga dei giocatori del Tottenham stesse piegando la realtà?

È un’illusione che tiene fino al 74esimo, quando finalmente il Chelsea riesce a passare. Fino a quel momento però è uno spettacolo che dà le vertigini: più i giocatori del Tottenham vanno vicini a prendere il gol, più sembrano sentirsi invincibili. A un certo punto, in 9 contro 11, Postecoglou chiede addirittura i suoi di andare in pressing alto nella metà campo avversaria, e i suoi giocatori eseguono come se gli fosse stata promessa la salvezza nell’aldilà.

Al 67esimo il momento più assurdo di tutta la partita, che forse avrete visto con uno screenshot sui vostri social. Il Chelsea come al solito gestisce industurbato sulla propria mediana e tutto il Tottenham, tranne Son, è salito sulla linea di centrocampo. Fermo, in linea, un soldato napoleonico che avanza con la baionetta di fronte ai cannoni nemici. Cucurella viene lanciato con uno schema da football americano, evita il ritorno di Pedro Porro ma poi a botta sicura trova la faccia di Vicario, che si era lanciato sul pallone come un martire tra le fiamme. In tutta la partita saranno ci saranno stati un’altra decina di momenti così, in cui il Tottenham ha evitato il gol per motivi inspiegabili. Ci sarebbe riuscito lo stesso se non avesse difeso in quel modo assurdo?

La squadra di Postecoglou ha continuato a fare la sua partita allucinata e allucinante anche dopo il gol dell’1-2. La sua anima l’ha portata vicina a pareggiare una partita che sembrava persa già a metà del primo tempo. Le è stato annullato un gol per fuorigioco di pochi centimetri al 78esimo, su un tiro al volo di Dier da dentro l’area (ci sarebbe riuscito, in qualsiasi altra partita?), e poi è andata nuovamente vicino al gol prima all’86esimo con Bentancur, che non è riuscito a mettere in porta di testa un altro cross tagliato, e poi al 93esimo con Son, che da solo era riuscito a mettere in crisi l’intera difesa del Chelsea dopo una partita da ultra-maratoneta.

Il Tottenham alla fine ha perso 1-4, pagando nei minuti finali tutto ciò che non aveva pagato prima, ma il suo atteggiamento ha fatto nascere un dibattito interessante. Alla luce di un Chelsea non proprio nella sua forma migliore, forse con un atteggiamento più conservativo il Tottenham avrebbe potuto addirittura sperare di vincerla? Oppure è proprio l’energia nervosa generata da questo modo di difendere che ha tenuto in vita la squadra di Postecoglou fino all’ultimo minuto? Secondo Istvan Beregi, match analyst della federazione ungherese, la strategia apparentemente suicida del Tottenham ha senso anche a un livello più razionale, “da un punto di vista strategico e d’allenamento”: “Di sicuro la tua squadra sa fare meglio ciò che stai allenando”. Se si fosse messo a difendere basso in area, quindi, il Tottenham forse si sarebbe arreso molto prima, in un contesto in cui non è abituato a giocare.

Ange Postecoglou, a fine partita, l’ha spiegata come se non ci fosse davvero nulla da dire: «È semplicemente ciò che siamo, e sarà così finché io sarò qui».

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