Lo scorso giugno il Tottenham era arrivato a novanta minuti dall'essere campione d'Europa: un risultato assolutamente impronosticabile durante l'estate precedente, caratterizzata da una strategia parecchio conservativa sul mercato a fronte di elevate spese per la costruzione del nuovo stadio.
L'impossibilità di migliorare la profondità e qualità generale della rosa ricorrendo al mercato aveva frenato l'ascesa interna degli Spurs, che durante la scorsa stagione si sono visti scavalcare dal Liverpool nelle gerarchie della Premier League come seconda forza della lega. Eppure Mauricio Pochettino è riuscito ad andare ben oltre le aspettative generali e - anche grazie a una buona dose di fortuna - ha centrato la quarta qualificazione consecutiva in Champions League e, appunto, una finale del tutto inattesa. La prima della storia del Tottenham.
Il cammino degli Spurs fino a Madrid è stata una montagna russa emotiva senza precedenti.
Questi traguardi hanno però mascherato un trend negativo allarmante e tuttora in corso: gli Spurs sono noni in campionato con appena undici punti raccolti nelle prime otto giornate, hanno ottenuto lo stesso numero di vittorie e sconfitte (17) tra tutte le competizioni nel 2019 e perso ben 12 delle 20 partite giocate in trasferta nello stesso anno solare. Nessuna squadra della Premier League ha fatto peggio in questo arco temporale. A questo quadro sconsolante va poi aggiunta l'eliminazione ai rigori nel terzo turno della Carabao Cup contro il Colchester United, formazione militante nella League Two inglese.
Il punto più basso di questa crisi è arrivato nei primi giorni di ottobre: al pesante 2-7 interno subito contro il Bayern Monaco in Champions League ha fatto seguito un perentorio 3-0 subito nella trasferta di campionato contro il Brighton.
Mentre la sconfitta coi tedeschi è figlia di una straordinaria efficienza realizzativa di Gnabry e Lewandowski - paradossalmente dopo un primo tempo ampiamente dominato dal Tottenham (in particolare la prima mezz'ora) -, quella contro la squadra di Graham Potter è stata in assoluto la peggiore prestazione stagionale degli Spurs finora.
«Negli ultimi cinque giorni siamo stati veramente presi a pugni dal calcio», ha dichiarato Pochettino con una certa amarezza nel post-partita contro il Brighton.
La discontinuità degli Spurs in questi mesi è figlia di una serie di questioni che Pochettino e la dirigenza sono più o meno riusciti a risolvere.
Meno controllo, più caos
Il Tottenham di Pochettino era salito alla ribalta europea grazie a un'interessante proposta di calcio con un nucleo di giocatori dall'età media piuttosto bassa: il sistema di gioco (principalmente il 4-2-3-1 o 3-4-2-1) si reggeva su alcuni princìpi del gioco di posizione, come l'occupazione costante dei cinque corridoi verticali del campo - in particolar modo i mezzi spazi - e soprattutto una fase difensiva proattiva, basata su meccanismi di pressing/gegenpressing ben organizzati e riferimenti difensivi a zona.
La corretta applicazione di questi princìpi e una buona condizione atletica degli interpreti permetteva agli Spurs di controllare quasi sempre l'andamento delle partite e di imporre il contesto tattico a loro più congeniale; la rifinitura e finalizzazione erano affidati alle notevoli abilità tecniche e cognitive del quartetto formato da Dele Alli, Eriksen, Son e Kane. Quattro giocatori capaci di completarsi a vicenda come pochi altri reparti offensivi al mondo.
L'elemento più importante all'interno di questo scacchiere tattico era però Mousa Dembélé, un holding midfielder in grado di dominare il centrocampo da solo, riuscendo a resistere sempre al pressing avversario grazie a un fisico imponente e a una tecnica di base nello stretto di altissimo livello.
Dembélé riusciva a rallentare i tempi di gioco con un possesso conservativo, ma anche a velocizzarlo tramite uno stile più diretto, verticalizzando alle spalle del centrocampo avversario per innescare i giocatori offensivi o con una conduzione in zona centrale per manipolare le difese avversarie. Tuttavia, i suoi numerosi infortuni e la mancanza di un adeguato vice hanno costretto Pochettino a modificare spesso il sistema di gioco, abbandonando il 4-2-3-1 o 3-4-2-1 per passare al 4-3-1-2 o, più sporadicamente, al 3-5-1-1 Dembélé è stato poi ceduto in Cina lo scorso gennaio.
L’assenza del belga ha provocato un profondo stravolgimento nel sistema. Alli ed Eriksen hanno abbassato molto il loro raggio d'azione per giocare come mezzali (più il secondo del primo, che nominalmente era il trequartista ma che ha addirittura chiuso diverse partite da mediano), di solito assieme a Winks (il vertice basso) e Sissoko, mentre davanti Son affiancava Kane: l'accentramento del sudcoreano, un eccellente finalizzatore ambidestro, è servito a ridurre il fardello offensivo sulle spalle del numero 10 inglese, reduce da numerosi infortuni alla caviglia.
Con questa nuova disposizione il Tottenham ha rinunciato al controllo delle partite con il possesso palla per diventare una squadra più verticale e a tratti volontariamente caotica (vedi la semifinale di ritorno contro l'Ajax dopo l'ingresso di Llorente).
La costruzione bassa è diventata meno ragionata e più diretta, basandosi generalmente sui rinvii di Lloris, i lanci lunghi di Alderweireld e le verticalizzazioni di Vertonghen o Trippier: l'obiettivo di Pochettino era creare attacchi veloci sulla trequarti avversaria anziché risalire gradualmente il campo, sfruttando l'ottima visione di gioco e tecnica di Kane spalle alla porta, la bravura di Son nell'attaccare la profondità e gli inserimenti di Alli ed Eriksen dalle retrovie; invitando gli avversari a pressare la loro costruzione bassa per sorprenderli alle spalle con un sovraccarico della zona centrale e l'attacco immediato della profondità, gli Spurs potevano rendersi pericolosi verticalizzando subito dopo aver recuperato le seconde palle sui duelli ingaggiati da Kane.
Qui sopra vediamo una situazione di gioco tratta dal quarto di finale della scorsa Carabao Cup vinto contro l'Arsenal: il gol di Son nasce da una verticalizzazione tentata da Trippier, ma la ripartenza dell'Arsenal fallisce e la palla arriva comodamente a Gazzaniga pochi secondi dopo; l'argentino cerca subito Lucas Moura con un rinvio sulla trequarti avversaria, Alli vince la seconda palla ed è bravissimo a premiare lo scatto in profondità del sudcoreano con un ottimo filtrante.
Nella stessa partita possiamo notare un tema ricorrente durante la scorsa stagione: Kane che riceve un lancio lungo e manda in profondità un compagno. Qui il Tottenham recupera una palla vagante sulla propria trequarti e la sfera viene restituita a Gazzaniga, che rinvia subito sul centravanti inglese (lasciato inspiegabilmente libero di ricevere, girarsi e giocare una palla scoperta): il tempo del filtrante alto di Kane è perfetto per l'inserimento di Alli, che supera Cech con un delizioso pallonetto.
L'inaspettata crescita di Sissoko è stata direttamente proporzionale al caos generato dal nuovo contesto tattico del Tottenham. Il francese ha pregi e difetti molto marcati: possiede fondamentali tecnici discreti in conduzione ma ha una pessima coordinazione al tiro, pur trovandosi spesso in posizioni favorevoli; non è in grado di disordinare difese schierate col pallone come Dembélé, ma è molto bravo a ribaltare velocemente l'azione grazie ai break palla al piede su medio-lunghe distanze. La sua esuberanza fisica, poi, gli permette di vincere parecchi duelli e mascherare abbastanza bene le lacune difensive di Winks, mentre le sue ampie falcate lo rendono un giocatore prezioso negli scivolamenti laterali delle mezzali sui cambi di gioco avversari.
Da un lato la nuova struttura offensiva ha reso gli Spurs molto più pericolosi in transizione e negli attacchi diretti in generale, soprattutto quando il quartetto offensivo era al completo e sano, ma dall'altro lato ha peggiorato il loro attacco posizionale: contro blocchi difensivi bassi e compatti gli Spurs hanno faticato molto sia durante la seconda parte della scorsa stagione che in questo inizio di campionato; escludendo i rigori e gli autogol, il Tottenham è solo quattordicesimo per xG prodotti (9.16) e quasi tutte le reti segnate finora sono arrivate tramite questo modo di attaccare.
Contro Aston Villa e Newcastle, due avversarie che hanno totalmente rinunciato al pallone per difendersi molto bassi, la circolazione è stata troppo prevedibile e la staticità dei riferimenti avanzati ha complicato i tentativi di disordinare le difese avversarie tramite un buon gioco posizionale.
La parte peggiore è però la fase difensiva
L'aspetto peggiore di questi mesi è stata però la fase difensiva: nel corso delle ultime stagioni e con un centrocampo massacrato dagli infortuni, Pochettino ha gradualmente rinunciato al pressing alto per disporre la squadra con una struttura difensiva più attendista.
Il PPDA (cioè il numero di passaggi concessi per azione difensiva) è passato dai 6.44 della stagione 2015/16 agli attuali 10.40, mentre la squadra è quattordicesima per xG concessi (rigori ed autogol esclusi) con 11.91 reti attese.
In queste prime otto giornate Lloris è stato il miglior portiere della Premier League per lo scarto tra gol subiti ed xG concessi considerando solo i tiri nello specchio (anche se ora il francese rimarrà fuori fino al nuovo anno dopo l'infortunio rimediato contro il Brighton). Il suo infortunio, che lo terrà fuori almeno 3 mesi, è quindi un’altra brutta notizia.
I problemi della squadra sono più o meno quelli di un anno fa, ma peggiorati: l'inaffidabilità difensiva di tutti i terzini a disposizione (più Foyth, un centrale adattato) ha reso vulnerabile il corridoio verticale tra loro e i centrali, soprattutto a sinistra. Un banale inserimento avversario in questo spazio può mandare in tilt l'intera linea difensiva: De Bruyne ne ha approfittato in continuazione nel primo tempo contro il Manchester City, mentre Joelinton e Aubameyang ha segnato tagliando alle spalle della difesa dalla stessa zona.
Più in generale, al Tottenham sta mancando anche il controllo emotivo su se stessi durante le partite.
Qui Rose è troppo lontano da Sánchez in una situazione di palla scoperta e McGinn ne approfitta per inserirsi e segnare.
Tempo di rivoluzione
È il periodo più difficile per Pochettino da quando allena gli Spurs. Nonostante un mercato ricco di aspettative verso il potenziale tecnico degli acquisti (Ndombélé, Lo Celso e Sessegnon), chiamati a dare nuova linfa alla rosa ed al tempo stesso alzare l'asticella competitiva del club, l'iniziale clima sereno attorno al Tottenham è stato sostituito da una tempesta di negatività.
Tutti i nuovi arrivati hanno subito o sono alle prese con infortuni che ne hanno rallentato l'inserimento nella rosa finora (Sessegnon non ha ancora esordito in questa stagione), per cui Pochettino ha sostanzialmente dovuto fare affidamento sul gruppo dello scorso anno e su un sistema che non valorizza a dovere il quartetto offensivo nel medio-lungo periodo (soprattutto Alli, Eriksen e Kane). Per quanto la loro versatilità abbia garantito una certa coesione a questo caos controllato; ci sono poi state varie speculazioni sul futuro del tecnico, che prima della finale col Liverpool aveva aperto alla possibilità di poter lasciare il Tottenham edin passato ha ricevuto corteggiamenti - anche piuttosto espliciti - da Real Madrid e Manchester United, anche se il suo attuale contratto scadrà nel 2023.
L'ultimo aspetto da analizzare è la rosa stessa, con una serie di esuberi costituiti da giocatori che avrebbero perso fiducia in Pochettino o che non sono più in grado di dare determinate garanzie che il progetto tecnico richiederebbe: Eriksen è in scadenza di contratto, ha apertamente fatto sapere di voler cambiare ambiente e - tolti i trenta minuti da subentrato contro l'Aston Villa alla prima giornata - in questa stagione ha collezionato una serie di prestazioni negative, per nulla all'altezza di un leader tecnico come lui; Rose non è più il terzino di tre anni fa, nelle ultime stagioni ha subito diversi infortuni (oltre ad aver sofferto di depressione per un certo periodo) e, come il danese, era stato messo sul mercato a giugno senza però ricevere offerte concrete.
Wanyama e Dier, due dei pilastri del vecchio centrocampo assieme a Dembélé, hanno subito un declino atletico notevole negli ultimi 18 mesi e non sono più in grado di sostenere l'enorme mole di lavoro difensivo che il calcio intenso di Pochettino richiederebbe (l'inglese ha saltato il precampionato nelle ultime due stagioni).
E poi c'è la questione dei due centrali titolari, entrambi in scadenza a giugno: a sorpresa, nessuna squadra ha voluto approfittare della clausola rescissoria relativamente bassa di Alderweireld (un difensore dalle indiscusse qualità anche a trent'anni) e questo potrebbe vederlo lasciare gli Spurs a parametro zero, mentre il futuro di Vertonghen è molto incerto.
In una situazione così delicata e senza conoscere realmente le dinamiche interne al gruppo, è facile speculare da posizioni esterne con assurdi gossip (e c'è chi lo ha fatto, costringendo i diretti interessati alle pubbliche smentite). Stando alle dichiarazioni dello stesso Pochettino - la cui posizione alla guida degli Spurs rimane piuttosto solida -, si prospetta una dolorosa ricostruzione della squadra: Trippier è stato ceduto in estate e a gennaio potrebbero esserci altre partenze.
Nonostante il periodo difficile, la sensazione è che, a pieno organico, il Tottenham possa comunque ottenere buoni piazzamenti pur reggendosi su un sottile equilibrio per il resto della stagione. In fondo se il Liverpool capolista ha già accumulato ben 13 punti di vantaggio sugli Spurs, il quarto posto (attualmente occupato dal Leicester) dista soli tre punti ed in Champions League ci sono ancora buone possibilità di passare il turno pur avendo raccolto soltanto un punto nelle prime due giornate; sarà fondamentale il completo recupero dei nuovi per garantire maggiore qualità, versatilità e più controllo sulle partite da qui a fine anno.
In questo senso sono emblematiche le dichiarazioni finali di Pochettino nel dopo-gara col Brighton: «Dopo cinque anni e mezzo è la prima volta che ci troviamo in una situazione così difficile, ma di sicuro sarà un'esperienza che ci renderà più forti e [...] più saggi: persone migliori, un gruppo di giocatori e staff migliori; dobbiamo risollevarci tutti insieme perché tutto ciò che ci importa è questo club. Dobbiamo percepire la responsabilità».