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Il Tottenham di Mourinho è ancora un cantiere aperto
12 feb 2020
Il tecnico portoghese non riesce a trovare l'assetto migliore.
(articolo)
9 min
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Dopo quasi un anno dal suo esonero al Manchester United, José Mourinho ha scelto di tornare in attività sostituendo Mauricio Pochettino sulla panchina del Tottenham. Il biennio e mezzo alla guida dei Red Devils è stato il periodo più stressante nella carriera del tecnico portoghese: i problemi tattici della squadra e le difficoltà gestionali dei singoli hanno visibilmente segnato lo Special One, dando l'impressione che non fosse più in grado di gestire un club di prima fascia (anche se forse quella squadra, per valore tecnico complessiva, alla fine non poteva essere davvero considerata tale).

Ciò però non ha spaventato la dirigenza degli Spurs, che gli ha offerto un contratto faraonico (17.5 milioni di sterline a stagione fino al 2023) con l'obiettivo di riscattare una prima parte di stagione deludente e compiere quello step finale che permetterebbe al club, dopo aver gettato le basi con Pochettino, di vincere dei trofei e affermarsi definitivamente come grande potenza del calcio inglese.

Il suo impatto ha avuto luci e ombre. Finora il Tottenham ha raccolto 23 punti nelle 13 partite di campionato con Mourinho in panchina, passando dal 14esimo al quinto posto e riducendo il distacco dal quarto posto (al momento occupato dal Chelsea) da undici a quattro punti. Inoltre gli "Spurs" si sono qualificati agli ottavi della FA Cup, dove sfideranno il Norwich, mentre ai prossimi ottavi di Champions League affronteranno il Lipsia di Nagelsmann. Insomma, il tecnico portoghese sembra aver rimesso il Tottenham sui binari giusti, dopo che le enormi difficoltà avute con Pochettino, e questo non era semplice né scontato.

Tuttavia, non c'è stata grande continuità dal punto di vista delle prestazioni e la squadra è un cantiere aperto: Mou ha iniziato questa esperienza mostrando alcune novità tattiche rispetto al suo passato, ma col passare delle settimane si è trovato a gestire una situazione più complessa di quanto si aspettava ed è leggermente tornato sui suoi passi.

Restyling

Dopo l'addio al Manchester United, era evidente come lo Special One avesse bisogno di un periodo di riposo per recuperare energie mentali e rivedere il suo playbook. Lo stesso Mourinho ha ammesso questa necessità la scorsa estate e nel giro di pochi mesi ha cambiato il suo staff tecnico, con il giovane João Sacramento chiamato a rimpiazzare lo storico vice Rui Faria.

Già nella gara d'esordio contro il West Ham si sono visti un paio di accorgimenti che sono stati mantenuti nei successivi incontri: in fase di possesso, la squadra passava dal 4-2-3-1 al 3-2-4-1, con il terzino sinistro (Davies) che veniva dentro il campo per formare una linea a tre con i due centrali, mentre quello destro (Aurier) si alzava sulla linea dei trequartisti; a loro volta, gli esterni si disponevano in maniera asimmetrica (Lucas Moura stringeva nel mezzo spazio destro mentre Son dava ampiezza a sinistra).

Davies, in posizione di centrale di sinistra, trova Dele Alli alle spalle del centrocampo avversario. Da queste immagini si notano bene le asimmetrie tra terzini ed ali.

L'obiettivo degli Spurs era impegnare gli avversari in ampiezza e profondità, cercando di risalire il campo con rapide giocate sul corto e smarcamenti tra le linee, senza però rinunciare ad un approccio più diretto, specie con un quarterback in difesa come Alderweireld.

Il piede destro del belga è stato fondamentale per scardinare la retroguardia del Bournemouth, servendo un third pass (cioè un passaggio che precede un assist) ed un assist (qui sopra) in occasione dei due gol di Dele.

Il giocatore che ha beneficiato maggiormente del nuovo assetto, almeno all'inizio, è stato Dele Alli, che in una posizione più avanzata e con compiti di supporto offensivo negli ultimi trenta metri è tornato ad essere incisivo in area di rigore, sfoderando anche giocate tecnicamente complesse.

In linea con i piani originali di Pochettino, quindi, Mourinho ha cercato di mettere in piedi un sistema basato sul predominio territoriale ed alti ritmi in entrambe le fasi, ma dopo alcuni momenti di brillantezza ha iniziato a riscontrare problemi simili a quelli del suo predecessore.

Innanzitutto il Tottenham sembra ancora non riuscire a creare abbastanza da un punto di vista offensivo. Nonostante si possano notare dei miglioramenti in linea generale, finora l'attacco posizionale non ha convinto contro squadre di medio-alta classifica: gli Spurs, infatti, hanno molto faticato offensivamente contro il Chelsea, lo United ed il Wolverhampton, mentre due delle tre migliori prestazioni in attacco con Mourinho in panchina sono arrivate contro avversarie molto vulnerabili come West Ham e Bournemouth.

Quando cercando di attaccare ordinatamente con il pallone, gli "Spurs" sono troppo statici sulla trequarti e finiscono per essere spesso prevedibili. A questo si aggiunge anche la presenza di diversi giocatori estremamente verticali e diretti, come Lucas Moura o Son, che a volte forzano troppo la giocata per andare in area compromettendo la capacità della squadra di attaccare la porta attraverso un gioco collettivo.

La mancanza di certezze dalla trequarti in su e una produzione offensiva altalenante hanno forse convinto Mourinho ad abbandonare, almeno parzialmente, un approccio associativo, rinunciando al controllo del pallone e optando per approcci ben più reattivi in molte delle ultime uscite. Per esempio contro il City in campionato, e forse era inevitabile visto il tipo di avversario che si trovava di fronte, ma anche contro il Southampton nel replay di FA Cup.

Il Tottenham, però, non riesce ad essere particolarmente efficace o preciso anche quando prova ad attaccare in un campo lungo. Per un calcio del genere, infatti, gli "Spurs" dovrebbero avere una maggiore precisione tecnica e di una risalita del pallone più veloce. In ogni caso, Mourinho ha abbassato di molto il baricentro medio della squadra e ha spesso rinunciato a portare il pressing in zone più avanzate. Una mossa che difensivamente ha pagato ma che è lecito chiedersi quanto sarà sostenibile sul lungo periodo vista la generale inaffidabilità e mancanza di abitudine della difesa del Tottenham a difendere così vicini alla propria area di rigore.

La gestione dei reparti

C'è da dire che sulla confusione di Mourinho ha inciso anche la grande quantità di infortuni che ha colpito la rosa del Tottenham. L'infortunio di Davies, ad esempio, ha costretto il tecnico portoghese a schierare Vertonghen (giocatore in scadenza) come terzino sinistro, una posizione per cui sembra non avere più l'atletismo necessario. Proprio per sopperire alle mancanze del difensore belga, Mourinho ha provato ad inserire il giovane Tanganga nelle rotazioni difensive. La versatilità del difensore inglese ha permesso a Mourinho di risolvere discretamente bene la situazione sulle fasce, quantomeno nel breve periodo, nonché avere un potenziale sostituto a costo zero per il belga.

A centrocampo, invece, il tecnico portoghese sembra dover ancora trovare le soluzioni giuste. Contro il Chelsea, ad esempio, ha provato la coppia Dier-Sissoko, che però ha faticato moltissimo a far progredire la manovra e ha supportato malamente la prima linea quando i "Blues" hanno alzato l'altezza del pressing per disturbare la costruzione avversaria. L'infortunio di Sissoko (fuori fino ad aprile) ha permesso a Winks di trovare spazio e nelle ultime partite è stato schierato in coppia con Lo Celso davanti alla difesa: l'argentino è stato disponibile per pochissimo tempo con Pochettino, ma sta dimostrando di poter dare al centrocampo del Tottenham la qualità che sembrava persa definitivamente con l'addio di Eriksen, seppur con caratteristiche tecniche diverse e in zone di campo più arretrate.

L'altro grande colpo estivo, Ndombélé (arrivato dal Lione l'estate scorsa per 60 milioni di euro), ha avuto alcuni problemi fisici da quando è arrivato Mourinho, ma nei suoi cameo si è intravisto tutto il talento di cui è dotato. Forse, quindi, la coppia che è destinata a giocare insieme in questo nuovo centrocampo del Tottenham è quella composta da Lo Celso e Ndombélé, in primo luogo per complementarietà delle caratteristiche tecniche. Certo, c'è da dire che entrambi dovrebbero agire da mezzali e che quindi mancherebbero di un vertice basso di centrocampo in grado di fornire un contributo difensivo adeguato affinché entrambi possano controllare il gioco e lavorare maggiormente nella metà campo avversaria. In quel ruolo il Tottenham ha il solo Dier, che però sembra aver perso quella brillantezza atletica che lo aveva reso titolare in Nazionale, mentre Gedson Fernandes ha caratteristiche più da mezzala box-to-box.

Forse, però, la situazione più critica è in avanti, principalmente per il lungo stop di Harry Kane. In estate la dirigenza del Tottenham ha deciso di dare via quello che, almeno numericamente, era il suo vice, e cioè Llorente, cosa che ha costretto la squadra londinese a forzare i tempi di recupero del suo giocatore migliore, portandolo a giocare tante partite per intero quando forse non avrebbe potuto. Mourinho non ha nascosto la delusione per il mancato acquisto di un attaccante nel mercato di gennaio, quando gli "Spurs" hanno invece deciso di puntare su un altro esterno, il promettente olandese Bergwijn dal PSV, e sembra non voler in nessun modo dare grande spazio al giovanissimo Troy Parrott.

Questi però non sono certo problemi nuovi per Mourinho, dato che anche Pochettino aveva dovuto affrontare lunghe assenze di Kane, in cui tra l'altro il Tottenham alla fine della scorsa stagione ha avuto una media punti più alta. Un'indicazione di come questa squadra comunque possa sopperire alla sua mancanza con la grande qualità che comunque ha sulla trequarti, a partire da Son.

Ovviamente è ancora presto per trarre conclusioni da quanto fatto dal tecnico portoghese fino ad adesso. Mourinho ha scelto il Tottenham per provare a rilanciare la sua carriera e sarebbe sbagliato affermare già adesso che non ci riuscirà, perché gli serve tempo e perché non è un allenatore particolarmente abituato ad accettare incarichi a stagione in corso (l'ultima volta risale al 2002 col Porto). Ogni giorno che passa, però, il rischio sembra sempre maggiore, per diverse ragioni. La dirigenza del Tottenham, infatti, continua a non essere particolarmente propensa agli investimenti onerosi che sarebbero necessari per plasmare una rosa più adatta alle richieste di Mourinho, che dal canto suo potrebbe ritrovarsi forse per la prima volta in una situazione di medietà a cui non è abituato e che non siamo abituati ad associare alla sua immagine.

D'altra parte, dopo l'esperienza a Manchester era chiaro che l'allenatore portoghese dovesse alzare ulteriormente la posta per sopravvivere a questi livelli. Vedremo se questa volta la scommessa pagherà.

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