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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
02 set 2024
02 set 2024
L'ultima settimana della sessione estiva è stata una bella locura.
(copertina)
Foto Atalanta
(copertina) Foto Atalanta
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Il calciomercato è finalmente finito. Tutti gli allenatori, i presidenti e i direttori sportivi si sono lamentati di questa contemporaneità con il campionato, eppure tutti hanno fatto, o provato a fare, affari fino all’ultimo secondo, fino alla mezzanotte dell’ultimo giorno. Noi abbiamo seguito le ultime ore in diretta con il nostro podcast sul calciomercato Pendolino.

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Di seguito invece cerchiamo di scremare tra tutti i movimenti degli ultimi giorni di mercato quelli più assurdi e improbabili, quelli che ci hanno fatto pensare che sia tutto un grande scherzo, che forse il calciomercato non è una cosa seria, una compravendita di giocatori, ma qualcosa di più simile a una serie TV di quelle contorte e surreali che solo alla fine capisci che era tutta il sogno di qualcuno o qualcosa.

Guillermo Maripan al Torino

Il Torino per questa sessione di calciomercato ha deciso di puntare con coerenza granitica su calciatori che da anni erano ormai alla periferia della nostra attenzione. Adam Masina, Ché Adams, Borna Sosa e, alla fine, negli ultimi giorni di mercato, Guillermo Maripan. Trent’anni, una lunga carriera in Europa, un ruolo che sembrava consolidato da eroe minore della storia del Monaco: tutto sembrava rendere difficile una nuova avventura, un trasferimento nelle ultime ore di agosto, quando di solito a muoversi sono ventenni di belle speranze in cerca di un prestito disperato o trattative che sono state portate avanti troppo per le lunghe. A volte il regno del random è più vicino di quello che crediamo, basta superare le Alpi.

Guillermo Maripan, comunque, può essere un innesto funzionale al progetto di Vanoli. Un centrale di personalità ma soprattutto di ottima sensibilità tecnica. La scorsa stagione, tra i centrali della Ligue 1, è stato uno dei pochi a sfiorare costantemente il 90% di accuratezza di passaggio, e lo ha fatto in una squadra non certo dominante come il PSG. Non è un caso che nella stagione 2021/22 sia stato soprannominato dalla versione spagnola di Goal.com “il re dei passaggi”, per essere il giocatore latinoamericano con l’accuratezza di passaggio più alta tra quelli che giocavano in Europa. Una statistica strana ma in qualche modo significativa. Non è il suo unico soprannome epico. Ancora prima, quando aveva iniziato la sua carriera in Cile, era stato chiamato “El Toqui”, con il termine che i Mapuche utilizzavano per designare i leader militari in tempo di guerra. Un soprannome che alla fine ha avuto il suo peso, se pensiamo che Maripan oggi ha ben 48 presenze con la maglia della Nazionale cilena e 150 con quella del Monaco, superando Weah nella storia del club francese e diventando il giocatore cileno con più presenze nella storia della Ligue 1. Insomma, tutto sembra dire che, nonostante tutto, al Torino potrebbe tornare utile.

Mattia De Sciglio all’Empoli

Per i tifosi della Juventus Mattia De Sciglio era diventato un simulacro dell’era Allegri, una divinità né buona né cattiva, ma simbolica: Mattia De Sciglio come eterno ritorno, l’idea che niente sarebbe cambiato mai, come il suo taglio di capelli dopotutto. Thiago Motta lo aveva presto messo da parte, ma tutti pensavano che comunque De Sciglio sarebbe rimasto lì, in disparte ma presente, come un ricordo che provi a seppellire ma che lascia sempre qualche traccia. Invece all’improvviso e senza preavviso, De Sciglio è diventato un giocatore all’Empoli, in prestito per questa stagione.

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Anche questa di per sé è una stranezza: finora la sua carriera lo aveva visto sempre giocare in squadre al vertice. Milan, Juventus, Lione, Nazionale Italiana: possiamo pensare quello che vogliamo di De Sciglio, del suo talento, della sua faccia da bravo ragazzo, delle offese ricevute, ma questa è la realtà, di un giocatore sempre in squadre al vertice. A Empoli arriva in una squadra che chiede proprio questo: presenza ed esperienza, un terzino duttile che può giocare a destra o sinistra, che può fare addirittura il quinto. Chiede anche carisma, ma De Sciglio può portare carisma? Chissà. Inoltre bisognerà vedere quanto la rottura del crociato (maggio 2023) avrà lasciato scorie: praticamente non gioca da un anno e mezzo.

Ante Rebic al Lecce

Il riflesso giallo della maglia del Lecce stesa sul tavolo danno un colore alla scintilla negli occhi di Pantaleo Corvino. Nella foto di rito, in quello che sembra il lounge bar dell’Overlook Hotel, Ante Rebic sta firmando il suo nuovo contratto e lui lo tiene accanto a sé con un braccio dietro la schiena, lo sguardo soddisfatto di chi si è appena fatto un regalo. Nel giorno di Sant’Oronzo, protettore di Lecce, il DS della squadra salentina mette a segno uno dei suoi ultimi colpi, di sicuro il più inaspettato, e per questo forse il più bello. Ante Rebic viene da una stagione anonima al Besiktas - nemmeno 700 minuti in tutte le competizioni e solo un gol che sembravano l’incipit di un tramonto poco glorioso, chissà magari il trasferimento a una piccola turca, o a un club di un Paese qualsiasi con uno sbocco sul Golfo Persico.

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E invece - in un colpo di coda che non dovrebbe essere così sorprendente per un giocatore di trent’anni che fino a pochi mesi fa giocava al Milan ma che di sicuro lo è per Ante Rebic - il giocatore croato torna in Italia nella squadra di un direttore sportivo che sembrava inseguirlo da tempo. Corvino, infatti, se n’era andato dalla Fiorentina appena una stagione prima che ci arrivasse Rebic, e ci era tornato sei mesi dopo che quest’ultimo si era trasferito al Verona, dove troverà un’inaspettata rampa di lancio per la sua timida consacrazione all’Eintracht Francoforte. Da lì la Serie A ha fatto di tutto per credere in Ante Rebic, che a sprazzi faceva vedere strappi da grande giocatore: progressioni palla al piede che in campo lungo hanno pochi giocatori, un’ottima lucidità sotto porta, una sensibilità tecnica di alto livello. A questi sprazzi, Rebic alternava lunghi momenti d’assenza, riflessi da quegli occhi un po’ vuoti che a volte facevano venire i brividi quando diceva che gli piaceva andare tra i boschi intorno alla sua città «dove non c’è neanche connessione al cellulare e se muori non ti ritrova nessuno». A Lecce, con Krstovic, potrebbe trovare la spalla perfetta che non ha mai avuto oppure comporre una delle coppie d’attacco più discontinue della Serie A. Se ci ha creduto Pantaleo Corvino, chi siamo noi per non dargli nemmeno una chance?

Carlos Alcaraz al Flamengo

Sei mesi fa Carlos Alcaraz arrivava alla Juventus con un diritto di riscatto vicino ai 50 milioni di euro, ora lascia l’Europa come uno straccio vecchio. A Torino sinceramente è difficile ricordarsi la sua presenza, anche per via di un infortunio che ne ha limitato lo spazio (che comunque è stato poco ed è sembrato anche per motivi tattici). Sarebbe stato assurdo pensare che la Juventus lo avrebbe riscattato a quelle cifre, ma anche pensare di vederlo tornare in Sudamerica è strano.

Certo, il Flamengo è un club che sta investendo forte, e Carlos Alcaraz l’ha pagato 18 milioni, ma davvero non poteva tornare utile al Southampton? O trovare un prestito, uno spazio in Europa? A 21 anni aveva mostrato caratteristiche interessanti, sia atletiche che tecniche. Il suo sembra quasi una punizione, un “ripassare dal via”, per sistemare alcune cose e poi, chissà, tornare in qualche campionato top dopo essere maturato, aver limato alcuni dettagli del suo calcio (e in questo il calcio brasiliano può essergli molto utile).

Sébastien Haller al Leganes

Gli alti e bassi della carriera di Haller negli ultimi anni sono incredibili: il tumore al testicolo, il ritorno da eroe con il Borussia Dortmund, il finale sciagurato con il rigore sbagliato all’ultima giornata che è costato il titolo, la redenzione con la Costa d’Avorio in Coppa d’Africa, ora questa cessione negli ultimi minuti dell’ultimo giorno di mercato a una squadra spagnola la cui esistenza, onestamente, è difficile collocare nel tempo e nello spazio. Nell’ultima stagione Haller era stato scalzato da Fullkrug nel ruolo di centravantone della Bundesliga ed è facile credere che il prime atletico della sua carriera sia passato (quando era un’ira di Dio al Francoforte o all’Ajax), ma vederlo cimentarsi con il calcio spagnolo sarà divertente. In qualche modo questi centravanti molto grossi e forti di testa funzionano nelle squadre minori spagnole. Haller sarà il nuovo Muriqi? O magari il nuovo Ante Budimir? In teoria è più forte di questi due e quindi potrebbe fare addirittura meglio, ma il calcio non è una scienza esatta e chissà cosa succederà invece.

Nedim Bajrami al Glasgow Rangers

In Italia ci eravamo scordati di Bajrami (anche se ci ha segnato agli Europei dopo tipo 10 secondi, dandoci un segnale che forse avremmo dovuto interpretare meglio), un calciatore che sinceramente sarebbe stato strano vedere in Serie B. Nessuno in A ci ha pensato, o almeno ha pensato di provarci. Il suo nome è stato nascosto dai radar del calciomercato fino alle 23 di venerdì sera, quando una notizia ha incocciato prepotentemente le nostre vite: Nedim Bajrami al Glasgow Rangers.

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Anche solo vederlo a Ibrox Park per la presentazione è uno strano glitch: un giocatore che richiama tutta una certa idea di calcio italiano di provincia teletrasportato nell’essenza del calcio scozzese. Come si infila Bajrami nei Glasgow Rangers? Sarà un idolo dei tifosi? Un giocatore forte? Una riserva? A certe domande è impossibile rispondere.

Juan Cuadrado all’Atalanta

Che dire: colpo di coda incredibile dell’Atalanta. Juan Cuadrado è un totem della storia recente della Serie A, ma anche l’opposto dei giocatori che pensiamo possano funzionare con Gasperini: cioè giocatori al massimo della loro presenza fisica, che possano essere scatenati sulla fascia come macchine da corsa. Le ultime due stagioni di Cuardado sono state molto povere dal punto di vista atletico e forse questo passaggio all’Atalanta sarà solo un lento saluto all’Italia. O forse invece, se sta bene, Cuadrado può essere un’alternativa agli altri esterni in rosa. Meno fisico, ma con un talento molto più raffinato negli ultimi 16 metri, con una capacità di incidere in spazi stretti e rifinire dalla fascia.

Cuadrado che sforna assist per Retegui, che esulta coi suoi balletti, che coinvolge Gasperini, che porta un po' di allegria in una squadra costruita sul militarismo. Insomma, due universi che convergono e creano qualcosa di interessante.

Per il resto: ci vediamo a gennaio.

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