Se dovessimo guardare i giocatori della Premier League come Tank guardava il Matrix nel primo capitolo della serie - cioè riducendo il "mondo reale" a una pioggia di codici verdi su uno schermo - potremmo dire che Trent Alexander-Arnold è l’ultimo rappresentante di quella classe di terzini-registi contemporanei i cui prototipi originali sono giocatori come Lahm e Marcelo. Statisticamente, Alexander-Arnold è uno dei giocatori più creativi della Premier League e d’Europa: realizza 3.83 passaggi chiave e 0.5 Expected Assist (in media per 90 minuti) e in Inghilterra l’unico a fare meglio di lui in entrambe le statistiche è Kevin De Bruyne. Nelle ultime due stagioni Trent Alexander-Arnold ha realizzato 20 assist tra Premier League e Champions League; Kevin De Bruyne 16.
La differenza tra i due, ovviamente, è che De Bruyne è un centrocampista particolarmente creativo mentre Alexander-Arnold un terzino, nominalmente un “difensore”. Per capire l’eccezionalità dei suoi numeri, forse, conviene metterli a confronto con un altro terzino. Prendiamo, ad esempio, il terzino statisticamente più creativo della Premier dopo Alexander-Arnold, e cioè Lucas Digne. Ecco, Digne realizza circa un terzo dei passaggi chiave in meno (2.73 per 90 minuti) rispetto ad Alexander-Arnold e poco più della metà dei suoi Expected Assist (0.28).
Guardandolo giocare, però, ci si rende subito conto delle differenze con gli altri archetipi del ruolo: è lontano sia dalla tecnica nello stretto da giocoliere di Marcelo, sia dalla cerebralità geometrica di Philipp Lahm (che gli permetteva di giocare anche centrale a centrocampo). Il gioco di Alexander-Arnold è definito da altro, da qualcosa collegato al sistema di gioco in cui è inserito.
A disposizione di Klopp
Il Liverpool è una delle squadre più caratteristiche del calcio contemporaneo: per descrivere il suo gioco si può fare affidamento alle metafore più diverse - uno sciame di api, un gruppo heavy metal e un rally tra le strade di montagna potrebbero allo stesso modo rappresentare almeno un aspetto del calcio adrenalinico e verticale di Klopp. Se ci concentrassimo solo sul lavoro dei terzini, però, la prima immagine che ci potrebbe venire in mente è quella pioggia di frecce che spesso si vede nei film di guerra in costume, come 300 o Il Gladiatore. Dove le frecce, ovviamente, sono i cross.
Il Liverpool è uno dei top club europei che più fa affidamento sul cross come arma offensiva con cui inonda di palloni (25 a partita) l’area avversaria in quasi ogni partita: in Premier League l’unica squadra che crossa di più è il Manchester City (26.3).
Che due squadre così attente allo studio delle statistiche avanzate facciano affidamento su uno strumento inefficace da un punto di vista statistico sembra un controsenso, in realtà nessuna delle due squadre cerca il cross in modo comune – cioè crossando alto dalla linea di fondo, con il terzino isolato e gli attaccanti in area a cercare di colpire di testa. Il Manchester City, ad esempio, come ha ricordato Daniele Morrone qualche tempo fa, fa affidamento soprattutto sul cross basso, teso e orizzontale, che libera l’attaccante a pochi metri dalla linea di porta. Il Liverpool, invece, utilizza un’arma diversa. Ed è qui che entra in gioco la “creatività” di Alexander-Arnold, che non a caso è il giocatore che crossa di più in Premier (11.8 cross tentati per 90 minuti).
Quando il Liverpool supera la prima linea di pressione e gli avversari si abbassano sotto la linea della palla, Klopp chiede infatti ai suoi terzini di arrivare fino alla trequarti, ma rimanendo nel corridoio intermedio di appartenenza (nello spazio di mezzo) - senza allargarsi sull’esterno e andare sul fondo, quindi. E una volta arrivati sulla trequarti, i terzini devono crossare.
Questo qui sotto è un esempio tratto dagli assist di Alexander-Arnold della scorsa stagione.
Il fatto che i cross del Liverpool siano per lo più diagonali e diretti verso la porta avversaria - invece che essere orizzontali, da fascia a fascia - spiega una parte della loro pericolosità. Da quella posizione, infatti, il terzino può mettere la palla nel lato cieco del primo centrale che si ritrova a dover difendere quel cross, mirando allo spazio tra il portiere e la linea di difensiva. Uno spazio che, con il Liverpool ancora sulla trequarti e con sempre più squadre che cercano di tenere la linea per mettere gli attaccanti in fuorigioco, è molto ampio.
Ecco un altro esempio dagli assist di Alexander-Arnold della scorsa stagione, questa volta contro il Watford:
Trent Alexander-Arnold crossa dal mezzo spazio di destra, mentre Salah e Mané attaccano l’area alle spalle dei due centrali avversari, che con gli occhi seguono la palla. La palla plana sulle loro teste come un gabbiano sulla superficie dell’acqua e “pesca” precisamente Mané ai limiti dell’area piccola.
Se il cross fosse partito dalla linea di fondo, mettiamo, invece che dalla trequarti, quello spazio in cui Mané colpisce di testa semplicemente non sarebbe esistito, coperto da un’uscita alta facile del portiere. Non solo: la traiettoria sarebbe stata ad uscire dall’area invece di andare verso la porta, mentre in questo caso Mané può schiacciare con la palla che va verso il portiere, con una traiettoria difficile da leggere per i centrali avversari, che invece nei cross dal fondo si vedono arrivare la palla frontalmente.
Con un cross dal fondo, i difensori si compattano e non hanno un vero e proprio lato cieco da difendere, hanno il portiere molto vicino alle loro spalle e possono controllare traiettoria e avversari in area contemporaneamente.
Questo sotto invece è uno dei tre assist realizzati da Alexander-Arnold in Premier League in questa stagione, contro il Norwich:
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Un cross che nasce dalle stesse premesse tattiche, ma che rivela ancora di più la sensibilità tecnica del terzino del Liverpool. Alexander-Arnold taglia il pallone alla base con la parte esterna della punta, dando al pallone una traiettoria morbida, da frisbee, che si posa alle spalle del difensore centrale più lontano, dove Divok Origi non deve far altro che spingerlo in porta, praticamente da solo davanti al portiere.
Il Liverpool utilizza quest’arma in maniera talmente sistematica che a volte Robertson crossa di prima un pallone finito nella sua zona dopo un cross dello stesso tipo andato a vuoto di Alexander-Arnold, o viceversa.
Questo sotto è il gol realizzato da Sturridge in Champions League contro il PSG la scorsa stagione, dopo che il Liverpool ha tentato due cross molto simili in appena due tocchi.
Se andate a rivedervi gli assist di Robertson nelle ultime due stagioni ne troverete diversi realizzati con la stessa identica tipologia di cross (tipo questo, o questo).
Ma a questo punto vi starete chiedendo, visto che stiamo parlando di una situazione studiata a tavolino, cosa rende Alexander-Arnold speciale. Già, cosa?
La tecnica di calcio
La risposta è la più ovvia e banale che vi possa venire in mente: e cioè che Alexander-Arnold sa calciare il pallone come pochissimi altri calciatori al mondo.
Se la strategia del Liverpool di sommergere l’area avversaria di cross può essere paragonata alla pioggia di frecce di 300 (la cui efficacia dipendeva dal fatto che qualche freccia sarebbe arrivata sicuramente a bersaglio, sprecandone magari la maggior parte), Alexander-Arnold però è un arciere scelto, quello che riesce a colpire il punto scoperto nella cotta di maglia del nemico anche a centinaia di metri di distanza.
Assomiglia persino, fisicamente, ad un arco teso: quando calcia piega il corpo all’indietro, con il busto e le gambe contemporaneamente protese verso la palla, prima di lasciar partire una frustata che coinvolge tutto il suo corpo. È come se il pallone venisse spinto via dall’intero movimento del suo corpo, dall’energia generata da quest’onda, più che dal solo impatto con il piede.
L’evidenza statistica che sorregge questa metafora sta nel fatto che Alexander-Arnold non riesce a servire i compagni solo con quei cross diagonali di cui abbiamo già parlato, per cui comunque serve una non indifferente sensibilità tecnica, ma anche spesso su corner, che essendo calciati dalla linea di fondo, e quasi sempre da destra con l’interno destro, risentono di tutti di quei difetti dei cross “normali” di cui abbiamo già parlato.
Dei 3.82 passaggi chiave del terzino del Liverpool, anzi, più della metà viene o da cross (0.5) o da corner (1.17) o da punizione indiretta (0.33).
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Uno degli ultimi calci d’angolo vincenti di Alexander-Arnold, guadagnato dopo una punizione deviata di Alexander-Arnold.
La sensibilità tecnica di Alexander-Arnold sembra derivare da una dedizione maniacale alla ripetizione del gesto tecnico come via per arrivare alla perfezione: l’utilizzo dell’interno destro per il cross da destra, solo a volte alternato al calcio con il collo o con le ultime tre dita del piede.
«Sono sempre riuscito a dare una buona traiettoria dando alla palla un effetto a rientrare utilizzando l’interno. Molti fanno lo stesso, oppure preferiscono colpirla di collo» ha dichiarato in una lunga intervista all’Athletic. «Dipende da ciò che funziona meglio per te. Ho sempre pensato che l’interno fosse la cosa migliore per me e questa è la tecnica che ho sempre provato ad utilizzare».
Il fatto che Alexander-Arnold utilizzi praticamente una sola parte del piede non significa che la sua tecnica di calcio sia prevedibile, per via del terribile mix di potenza e precisione che riesce ad imprimere al pallone. Le traiettorie sembrano tagliare l’aria come una spada quando escono dai suoi piedi, per abbassarsi docilmente subito dopo aver superato il difensore che aveva provato a frapporsi sulla linea di cross o di tiro.
Una capacità che ricorda quella che aveva Beckham nel produrre dei cross talmente perfetti da avere bisogno solo di una testa su cui sbattere per finire in porta. E che è particolarmente evidente non solo nelle palle inattive da fermo ma anche nelle punizioni dirette, un aspetto che può ulteriormente migliorare le sue capacità realizzative.
Anche l’unico gol realizzato in questa stagione è arrivato su punizione diretta.
«Ciò che ho capito giocando in Nazionale è che si segnano tantissimi gol da calcio piazzato – è lì che molte partite vengono vinte o perse», ha detto Alexander-Arnold nella stessa intervista all’Athletic.
La passione di Alexander-Arnold per i calci piazzati, chissà magari mutuata da quella personale per gli scacchi (appassionato fin da piccolo, recentemente ha giocato una partita con Magnus Carlsen, scacchista norvegese campione del mondo nel 2019: il terzino ha perso ma è durato più mosse di quanto è durato, ad esempio, Bill Gates sempre contro Carlsen) rafforza ancora di più il legame ineludibile tra la sua capacità di calcio e le coreografie organizzate dai suoi allenatori, su palla inattiva o su situazioni di gioco, per trasformare quella capacità di calcio in gol.
Per quanto riguarda il Liverpool, avere un tiratore così formidabile inserito in una strategia di gioco così efficace avvicina per certi versi ciò che sta facendo Klopp con i cross con ciò che sta succedendo in NBA con il tiro da tre.
Nel basket, il vantaggio del grande tiratore da tre è sia diretto (perché il tiro da 3 vale di più del tiro da 2) sia indiretto perché porta il marcatore a doversi allontanare dall'area per seguirlo a 8 metri dal canestro. Nel caso di Alexander-Arnold sembra meno assurdo paragonare l'impatto sulle difese avversarie dei suoi cross ai tiri da tre di Steph Curry.
Certo, nel calcio i vantaggi sono meno netti, perché al contrario del basket avere un buon “tiratore da tre” non vuol dire necessariamente che un cross di quel tipo si trasformi in gol. Serve, ad esempio, un ottimo finalizzatore… e la fortuna di Trent Alexander-Arnold è anche quella di giocare in una squadra con un tridente eccellente. Ma quante squadre hanno un terzino all’altezza, dal punto di vista tecnico e tattico, di giocatori come Mané, Salah e Firmino? E quanto vale un giocatore del genere?