Lo scorso 25 gennaio, nonostante la vittoria per 3-1 contro il Luton in FA Cup, il Chelsea ha esonerato Frank Lampard. Erano passati solo due mesi dalla vittoria per 3-1 contro il Leeds con cui “Blues” avevano conquistato il terzo posto in Premier League ad appena 2 punti dalla testa, due mesi in cui gli uomini di Lampard avevano raccolto ben cinque sconfitte nelle successive otto partite. Uno score che alla fine è costato la panchina all’ex allenatore del Derby County. Come sostituto di Lampard è stato scelto Thomas Tuchel, esonerato dal PSG pochi mesi dopo la finale di Champions League, con l'obiettivo di riportare il Chelsea dal nono posto in cui era precipitato alle prime quattro. Ma oltre ai risultati, al tecnico tedesco si chiedeva soprattutto un cambiamento nelle prestazioni, dato che la squadra, sotto la guida di Lampard, sembrava ormai sfilacciata e sfiduciata, mentre i suoi migliori talenti stavano appassendo.
Tuchel è arrivato a Londra con appena 24 ore a disposizione per preparare la prima, delicata, partita contro il Wolverhampton. In questa intervista con Rio Ferdinand realizzata circa un mese fa, il tecnico tedesco ha raccontato di come lui e il suo staff, consci di non poter imprimere chissà qualche cambiamento, abbiano deciso di ripartire da Azpilicueta – «Era importante per me avere il capitano in campo, dopo un solo allenamento» – e dall'idea di avere una squadra con due mediani. La partita si è conclusa con uno 0-0 che ha spostato poco nella classifica dei "Blues", ma la prestazione incoraggiante della squadra con questa nuova disposizione ha fornito a Tuchel una base da cui partire.
Il cambio di struttura
Uno dei problemi principali di Lampard era stato quello di non riuscire ad integrare al meglio i nuovi acquisti nel suo 4-3-3 / 4-2-3-1, e di conseguenza non riuscire a trovare un’espressione di gioco degna delle sue ambizioni verticali. L’idea iniziale era quella di sfruttare il dinamismo in profondità di Timo Werner mettendogli alle spalle Havertz e ai fianchi Pulisic e Ziyech, puntando molto sui lanci lunghi. L’impiego di Werner come punta unica, però, non ha dato i frutti sperati, e così Lampard ha provato a spostarlo a sinistra (anche a causa dei reiterati problemi fisici di Pulisic), inserendo Abraham o Giroud. A centrocampo, invece, le gerarchie erano abbastanza sfumate, con Jorginho che non era reputato affidabile nelle partite più difensive, e veniva dunque rimpiazzato da Kanté davanti alla difesa, anche per poter compensare l’utilizzo simultaneo di due mezzali di spinta come Kovacic e Mount.
In generale, però, il Chelsea di Lampard si era appiattito molto dal punto di vista della circolazione del pallone, diventata poco incisiva a causa dello svuotamento delle corsie interne. Al contempo, il palleggio perimetrale contro squadre che puntavano a indirizzare il pallone verso le corsie esterne non riusciva più a innescare combinazioni rapide per attaccare la linea difensiva, e toglieva al resto della squadra tempi e convinzione nell’occupazione dell’area sui cross. Ma i problemi del Chelsea erano anche difensivi: la difficoltà nel mantenere una compattezza accettabile in fase di pressing rendeva la vita facile agli avversari che volevano cercare la ricezione tra le linee (anche a causa di una certa refrattarietà dei difensori centrali a rompere la linea) e la scarsa predisposizione al ripiegamento e alle marcature preventive rendeva la squadra londinese molto fragile sulle transizioni difensive. In definitiva, il Chelsea sembrava una squadra poco partecipe e convinta dei propri mezzi.
Almeno per il momento, Tuchel sembra riuscito a invertire la rotta: non solo non ha ancora perso una partita, ma ha raccolto vittorie importanti contro Tottenham, Liverpool, Everton e ovviamente la qualificazione ai quarti di Champions battendo due volte l’Atletico Madrid. Tutto ciò è stato possibile attraverso una ridiscussione dei canoni strutturali di Lampard: così come le sue precedenti squadre, Tuchel ha plasmato la fase di possesso del Chelsea su un 3-2-5 / 3-2-1-4 tanto nitido quanto fluido, ma sempre declinato sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione.
La struttura basilare del Chelsea di Tuchel.
Innanzitutto, Azpilicueta ha ritrovato un’importanza cardinale grazie alla sua esperienza da difensore centrale di destra in grado di accompagnare la manovra fino in fondo, con Reece James o Hudson-Odoi a occuparsi dell’ampiezza. Dall’altro lato, lo stesso compito tocca più frequentemente a Marcos Alonso che a Chillwell, con Rüdiger titolare alla sinistra di Thiago Silva (o Zouma o Christensen). A meno che l’avversario non dia qualche problema con un pressing ultra-offensivo (come nel secondo tempo contro il Burnley citato da Tuchel nella stessa intervista con Rio Ferdinand di cui abbiamo parlato all'inizio), la priorità per il Chelsea è quella di alzare i due esterni oltre la linea dei mediani e costruire l'azione attraverso l'associazione tra i tre centrali e i due mediani per impostare l’azione. Lo scaglionamento di questi cinque giocatori davanti a Mendy (o più raramente Kepa) ha da subito favorito una circolazione più pulita, come se il Chelsea avesse semplicemente bisogno di fondamenta più solide per dar modo ai suoi giocatori offensivi di trovare la dimensione ideale per giocare nella metà campo avversaria.
L’assortimento offensivo e le dinamiche sulla trequarti
Al contrario del reparto difensivo, l’abbondanza di scelta dal centrocampo in su sta dando a Tuchel una certa varietà per organizzare il suo tridente offensivo in base alle necessità. Werner non sembra ancora aver ritrovato la lucidità e la convinzione della passata stagione, possibile ragione per cui è stato utilizzato raramente come punta unica. Per liberare l'attaccante tedesco da alcune responsabilità, Tuchel ha quindi usato come riferimento centrale uno tra Giroud o Abraham, e nelle partite contro Everton e Leeds persino Havertz. In questo modo, Werner è stato più libero di defilarsi verso l’esterno, prevalentemente sulla sinistra, sempre ovviamente con il suo stile verticale, giocando a ridosso della linea difensiva o al massimo abbassandosi (di pochi metri) nei mezzi spazi per ricevere e puntare, aiutando anche l'esterno di fascia a trovare lo spazio per attaccare l'ampiezza (di solito Alonso).
[gallery columns="4" ids="67285,67286"]
La zona in cui galleggia solitamente Werner, tra centro e sinistra.
Per cucire il gioco anche sul lato opposto, così, nasce la necessità di avere un giocatore più incline ad abbassarsi per creare superiorità con i due centrocampisti e l’esterno di parte. Mason Mount, già titolarissimo con Lampard (che lo aveva allenato anche al Derby County), sembra il miglior anello di congiunzione possibile, anche alla luce del lento inserimento e delle caratteristiche diverse di Ziyech e Havertz. Mount è infatti in grado di abbassarsi al fianco dei due mediani per fornire una soluzione diretta, ma anche di giocare più defilato per creare superiorità numeriche insieme all’esterno, contro i terzini avversari.
Circolazione da sinistra: appena la palla arriva a Kovacic, Mount si abbassa per fornire una soluzione in diagonale attirando anche l’attenzione del terzino avversario. In questo modo, James può attaccare lo spazio.
La sua versatilità gli consente di svolgere questa funzione a ogni latitudine della trequarti, così Tuchel ha avuto modo di utilizzarlo sia insieme a Ziyech (che preferisce agire sulla destra), sia con Havertz o con Werner a sinistra. Nelle rotazioni in trequarti è stato spesso coinvolto anche Hudson-Odoi, che ha trovato diversi minuti anche come esterno destro.
Data l’abilità del Chelsea nel resistere al pressing con i suoi mediani, sfruttando sia le precise letture di Jorginho sia le conduzioni di Kovacic o Kanté, i trequartisti possono inserirsi negli spazi liberati dai mediani avversari che sono chiamati a occuparsi dei centrocampisti di Tuchel. I giocatori utilizzati in trequarti godono generalmente di una grande libertà di interpretare gli spazi migliori per ricevere, e finora questa fluidità ha dato ottimi risultati, sia direttamente (ricezioni tra le linee) che collateralmente (attirare pressioni dei difensori attaccando lo spazio alle loro spalle con esterni e punte).
[gallery columns="4" ids="67288,67289"]
Nell’azione contro il Tottenham qui sopra, ad esempio, notiamo come l’influenza di Mount e Hudson-Odoi sui due mediani di Mourinho abbia spaccato in due il 4-2-3-1 stretto degli Spurs, dando modo ad Azpilicueta di ricevere e condurre nello spazio.
Contro le difese schierate
Il Chelsea ha però incontrato anche squadre più abili nel chiudere gli spazi e coprire il pallone, dimostrando una buona versatilità offensiva. Contro il Manchester United, particolarmente intenso nelle pressioni individuali in zona palla sul lato forte, i Blues hanno cercato di attaccare il lato debole con cambi di gioco che trovavano l’esterno destro libero di ricevere nel corridoio, approfittando dell’influenza di Ziyech sul terzino avversario.
Ziyech si smarca tagliando davanti a Shaw che viene attirato all’interno, Rüdiger apre per Odoi che sprinta e mette un traversone teso in mezzo.
Contro l’Atletico, invece, il problema era quello di scardinare un 6-3-1 volto a intasare i corridoi intermedi e che mirava a togliere spazio sia in ampiezza che tra le linee, limitando così le situazioni di isolamento di trequartisti ed esterni. Il Chelsea ha faticato molto a trovare spazi, ma mantenendo la pazienza e controllando agilmente le ripartenze avversarie è riuscito a produrre le due occasioni migliori in maniera diversa, dimostrando anche una certa padronanza dell’attacco a difesa schierata.
[gallery columns="4" ids="67293,67292"]
Nella gara di ritorno, invece, Simeone ha provato ad arginare la costruzione del Chelsea con un 4-2-3-1 molto stretto, con Llorente e Carrasco pronti a uscire aggressivi sui difensori laterali e Felix a dare copertura, cercando così di mettere pressione a Rüdiger o Azpilicueta mentre tentavano di limitare gli spazi di ricezione di Kovacic e Kanté. Sfortunatamente per l’Atletico, i mediani di Tuchel si sono rivelati incontenibili e sono riusciti a saltare in maniera pressoché sistematica ogni tipo di uno contro uno, aprendo così il campo. A ciò si univa la fluidità posizionale dei due trequartisti, Ziyech e Havertz che si scambiavano spesso la zona, con l’ex Ajax pronto ad andare incontro e l’ex Bayer a scattare in profondità.
Con le stesse armi, il Chelsea si è reso temibile anche in ripartenza, potendo disporre di una rapidità sensazionale con e senza palla che ha messo a dura prova le difese alte. Questo è anche merito di una certa varietà di soluzioni: dal lancio su Giroud o Abraham con attacco alla seconda palla, a quello nello spazio per Werner che si inserisce alle spalle dei difensori, alle conduzioni profonde di mediani o trequartisti accompagnate da sovrapposizioni interne ed esterne. A rendere sostenibile la grande varietà offensiva del Chelsea ci sono però l’organizzazione e l’intensità nelle fasi di non possesso.
Una squadra compatta nel pressing e nella difesa di posizione
Le variazioni dello scaglionamento dei tre giocatori più avanzati sono direttamente influenzate anche dalla tipologia di costruzione scelta dall’avversario di turno. Quando il Chelsea si è trovato di fronte una disposizione 4+2 o 3+2 (cioè quattro o tre difensori con due centrocampisti davanti), l’utilizzo di due trequartisti e una punta ha soddisfatto la necessità di coprire le ricezioni dei mediani avversari e orientare la circolazione con la punta. Contro impostazioni con 3 difensori e un solo mediano centrale, Tuchel può invece invertire il triangolo, utilizzando il trequartista dietro alle due punte. L’interpretazione rimane comunque flessibile e adattabile di volta in volta.
[gallery columns="6" ids="67294,67295,67296,67297"]
Nella galleria qui sopra, ad esempio, vediamo tre diversi tipi di pressing adottati dal Chelsea in tre partite diverse. Contro il 4-2-3-1 dello United, ad esempio, Giroud si orientava sul difensore centrale, Ziyech e Mount schermavano i due mediani, mentre l’esterno dal lato della palla usciva in pressione sul terzino avversario. Contro l’Everton, che adottava una costruzione a 3+2, su palla laterale il trequartista più vicino usciva sul difensore laterale, il mediano più vicino prendeva il corrispettivo avversario, l’altro trequartista stringeva e copriva l’altro mediano. In questo modo il mediano rimasto indietro (Jorginho) poteva occuparsi del trequartista. Contro il Liverpool, come si può vedere nella terza immagine, il Chelsea ha invece adottato un atteggiamento più attendista, con Mount abbassato sulla linea dei centrocampisti, e Werner con Ziyech a cercare di indirizzare i passaggi verso l’esterno, così da consentire agli esterni di occuparsi delle ali (in questo caso Salah e Mané). Infine, nella partita contro il Tottenham, Hudson-Odoi (trequartista) affiancava Werner nella prima linea, mentre Mount si abbassava su Højbjerg, insieme a Kovacic su Sissoko.
La prestazione migliore del Chelsea, anche in questo senso, è arrivata però nella partita di ritorno contro l’Atletico. Contro la squadra di Simeone, Havertz difendeva in una posizione ibrida tra la seconda punta e il trequartista, pronto a uscire sul difensore centrale (quando questo si apriva) o sul terzino, mentre Ziyech prendeva il mediano che si abbassava (Koke). Una delle chiavi del passaggio del turno in Champions League, insomma, è stata proprio la capacità di aggredire e riaggredire nella metà campo dell’Atletico, portando spesso Ziyech e Havertz nella stessa zona.
Pressing di entrambi i trequartisti in zona palla, insieme all’esterno di parte. Trippier prova poi a cercare Saul ma Kanté intercetta il pallone e crea un’occasione.
Anche in questa partita il blocco difensivo del Chelsea partiva da una linea difensiva a cinque che però vedeva spesso l’esterno lato palla impegnato a sganciarsi in pressione individuale verso il terzino avversario, con conseguente scivolamento a 4 degli altri. Difensivamente il Chelsea sembra funzionare soprattutto grazie a questa ritrovata aggressività, senza la quale l’assetto risulterebbe eccessivamente passivo e dunque vulnerabile. Oltre alle pressioni degli esterni, è da segnalare l’atteggiamento dei difensori centrali, pronti a rompere la linea anche fin dentro la trequarti avversaria.
Il Chelsea cerca di pressare alto finché è possibile, abbassandosi solo se l’avversario riesce a raggiungere i centrocampisti più o meno tranquillamente, per evitare di lasciare spazi troppo ampi da coprire ai due mediani. Quando difende con un blocco più basso, si dispone con un 5-4-1 o 5-3-2 a seconda dei giocatori in campo e delle situazioni, con il posizionamento dei trequartisti a determinare se dare priorità alla protezione del centro o favorire l’aggressività verso l'esterno.
Insomma, Tuchel ha trovato rapidamente il modo di rendere il Chelsea una squadra coerente e convinta, che sembra avere ben chiaro cosa fare in ogni situazione di gioco. Rimane qualche margine di miglioramento soprattutto nella creazione e conversione di occasioni da gol, ma questo dipenderà inevitabilmente dalla vena di Werner, che non sembra molto ispirato quando deve uscire dallo spartito studiato e prendere delle iniziative individuali. Anche il coinvolgimento sempre crescente di Havertz e Ziyech sarà determinante per dare varietà alle finalizzazioni, ma se c’è una cosa che non manca al Chelsea dopo gli ultimi mercati è la possibilità di scegliere e ruotare i giocatori offensivi. La competizione per una maglia, pur all’interno di un’identità sempre più definita, anche grazie a un percorso in Champions League ancora tutto da giocare, potrebbe innestare ulteriori motivazioni a tutto il gruppo.
Tuchel, che ha dovuto resettare da zero la sua personale stagione dopo una finale di Champions League raggiunta, ha ricominciato nel migliore dei modi, in una nuova città e con una nuova squadra. E adesso è difficile mettersi dei limiti all'immaginazione quando c'è da pensare a dove potrebbe arrivare il suo Chelsea.