
La situazione complessa tra Totti e Spalletti ha lasciato aperte infinite possibilità di interpretazione. Siamo sicuri che le cose siano esattamente come sembrano? A Roma girano voci e circolano teorie assurde. Ma ormai sappiamo bene come la realtà possa superare qualsiasi tipo di immaginazione, specie all’interno del Grande Raccordo Anulare. Quelle che seguono sono le 5 teorie principali che possono spiegare tutta la questione del mancato di rinnovo di Totti, dell’utilizzo ambiguo che ne fa Spalletti, del rapporto tra i due che sembra quello tra due personaggi con troppe battute ciascuno di un film di Tarantino.
Shutter Trigoria
C'è un racconto di Edgar Allan Poe in cui un uomo va a visitare un manicomio nel sud della Francia. L'uomo viene accolto dal direttore e dai due dottori che gestiscono la casa di cura, i quali gli fanno visitare il posto e lo invitano a pranzo. Durante il pranzo la situazione si fa strana perché tutti gli infermieri e le guardie sedute accanto a lui sono molto eccentriche e stravaganti e raccontano strani e dettagliati episodi riguardanti i pazienti.
Alla fine del racconto si scopre che tutte quelle persone, compresi il direttore e i due dottori sono malate di mente, sono pazzi pericolosi, che si sono ammutinati in segreto e hanno preso il controllo della casa, imprigionando le guardie e tutti quelli che lavoravano nel manicomio, all'oscuro di tutti.
Una delle teorie con cui spiegare la Roma degli ultimi anni è che in realtà si tratti di un manicomio. Già la prima Roma di Spalletti 2005/09 destava qualche dubbio sulla sanità mentale di molti interpreti e magari è per questo che la vecchia presidenza romanista non faceva mercato, provando a mantenere il segreto, evitando di far entrare meno persone possibile in quel manicomio se non scegliendo altri spostati presi in giro per il mondo che non si sarebbero accorti di niente (es: Menez, Julio Baptista, Simone Loria).
E magari nel 2010 la società, esausta per la situazione insostenibile, cede e passa la mano, fingendo di farlo per ragioni economiche. Spalletti scappa in una squadra lontana e improbabile, riuscendo a mantenere quasi sempre in controllo le sue facoltà mentali e nascondendo i suoi scompensi.
Quasi.
Totti e De Rossi, nella confusione generale, hanno deciso per il sovvertimento del potere all'oscuro del mondo intero: approfittando della fuga di tanti giocatori e dirigenti, che non avrebbero mai avuto il coraggio di dire nulla, i due capitani hanno organizzato un fantomatico arrivo di americani, interpretati in realtà da preparatori e magazzinieri.
L'idea inizialmente sembra vacillare, i personaggi in questione sono veramente troppo eccentrici. L'uomo che avrebbe interpretato James Pallotta, durante il primo discorso alle telecamere e alla squadra, si butta in piscina vestito. Il piano sembra scricchiolare, ma l'Italia e il mondo, inaspettatamente, se la bevono. Alle eminenze grigie di Trigoria si unisce un altro personaggio completamente folle, che sembra non dorma mai, che indossa quattro orologi, ma che come Spalletti, Totti e gli altri, davanti alle telecamere è in grado di dare il meglio di sé, intrattendendo gli astanti, che rimangono ipnotizzati, non sapendo cosa si nasconde dietro a quella figura così fascinosa.
Parlo ovviamente di Walter Sabatini, che per 5 anni prende le redini della Roma e si ostina a non far rientrare alla base il gran capo Spalletti, temendo evidentemente il confronto. Durante questi 5 anni, dei poveri allenatori, seri professionisti, arrivano a Trigoria con buone intenzioni, scoprendo però a loro spese cosa si nasconde dietro quei prati verdi e quei volti sorridenti (chiaramente tutti tranne Zeman e Andreazzoli che sono pazzi anche loro).
La pazzia: l’unica spiegazione all’esistenza di Goicoechea.
Dopo l'ennesimo ciclo di 5 anni, fatto di bava alla bocca, urla isteriche, farmaci presi a caso, danze intorno a falò accesi in sala video, anche Rudi Garcia scappa terrorizzato con la propria compagna (imprigionata a lungo nelle segrete di Roma Tv) e così Sabatini ha la brillante idea di far tornare Spalletti.
E perché, allora, questa situazione ambigua con Totti, vi chiederete voi? Non c'è nessuna ambiguità ragazzi. Sono semplicemente pazzi. Osservate bene le dinamiche relazionali: sono casuali, nevrotiche, frenetiche. Un giorno vengono alle mani, quello dopo si allenano insieme. Prima Spalletti dichiara che Totti non può giocare perché non corre, poi lo fa giocare, poi Totti segna 2 gol in 2 minuti, poi torna la tensione, poi torna l'amicizia, e così via. Ma va bene così: la pazzia non si discute, si ama.
Spalletti è stato mandato da Lotito
Negli ultimi vent’anni la Lazio ha dovuto convivere col fatto che i capitani della Roma si vantavano di rappresentare tutta la città. Lotito, da tempo sotto assedio dei tifosi, ha deciso di provare a porre rimedio a quello che non riteneva solo un affronto, ma anche un’ingiustizia. Quando ha scoperto che Luciano Spalletti sarebbe tornato ad allenare la Roma lo ha chiamato per un incontro.

L’incontro è stato portato avanti da Enrico Lotito, figlio di Claudio. Per non destare troppi sospetti.
Sapeva che Spalletti voleva togliersi qualche sassolino. Tre anni fa aveva dichiarato che “A Roma ci sono tiratori scelti” e in generale il suo addio dai giallorossi era stato pieno di rancore. Lotito lo ha convinto che il male della Roma è rappresentato dai suoi capitani: Totti e De Rossi, e ha convinto il tecnico a metterli fuori squadra.
Quante scuse ti stai inventando, Luciano?
Spalletti potrà finalmente allenare in un ambiente bonificato , mentre Lotito avrà finalmente tolto alla Roma i due elementi che ne assicuravano la simbiosi cittadina.
Il nome della Roma
È un mercoledì di dicembre e sono le ore 14:30. Ambientazione tipica della tragedia shakespeariana. L'A.S. Roma viene eliminata agli ottavi di Coppa Italia dallo Spezia. Dramma. Imbarazzo. Totti è infortunato, non può giocare, ma la sua abilità nel vedere le cose prima di tutti rimane cristallina anche fuori dal campo. Alza il telefono e chiama Luciano Spalletti.
Ciao Luciano, fai la valigia / Scusi, chi è? / Un amico / Francesco! Che piacere! Ma io non ho avuto contatti con la società / Di quello non devi preoccuparti / Che intenzioni hai / Ti faccio tornare e ci riprendiamo la Roma, però ad una condizione / Mi fido di te Capitano, dimmi quello che devo fare / La mattina del 21 febbraio, prima di Roma Palermo, dovrai cacciarmi da Trigoria / Cosa?! Ma cosa dici! Non lo farei mai! / Luciano ascoltami, devi seguire alla lettera il mio piano se vuoi che ogni tassello vada al suo posto / Ma perché tutto questo, non capisco! / Pallotta non vuole rinnovarmi il contratto, ma non capisce che Roma ha ancora bisogno di me e questo è l'unico modo per arrivare a convincerlo / Ma i tifosi come la prenderanno? E il presidente? No Capitano, non posso farlo / Aspetta, ti ho appena inviato un file pdf con le istruzioni / Sì lo vedo, è molto dettagliato / Leggilo, ti chiarirà ogni cosa, il piano è molto ampio e complesso, dovrai studiare ogni dichiarazione, ogni sguardo, ne usciremo bene entrambi, abbiamo poco tempo / È impressionante, tutto perfettamente bilanciato, come hai fatto a ordire tutto questo / Mi ha aiutato il mio amico Umberto, un esperto di narrazione labirintica / Umberto Eco?? / Proprio lui, ma non perdiamo tempo ora, hai ancora qualche mese per pensarci / Va bene, come farò a farti capire se ho accettato? / Se indosserai il berretto nero a Fiumicino, io farò scattare l'operazione / D’accordo / Arrivederci Luciano, amico mio / Ciao Capitano, ti abbraccio forte / Click / Click.

Maicon sa del patto, Uçan no.
Ma anche il piano più arguto e millimetrico ha le sue falle, i suoi microscopici errori.
Il 23 aprile, Totti e Spalletti sono a Trigoria e si allenano insieme, da soli, sotto gli sguardi increduli di tutti. Cosa è accaduto? Faceva parte del piano anche quello o è stato un calo di tensione, una perdita di concentrazione da parte dei due vecchi amici? Non lo sapremo mai, certo è che di tutto il piano è la parte venuta più spontanea e naturale. Significherà pure qualcosa.

Pizzicati.
L’odio, semplicemente
Questo è uno sketch, ok. Però se fate attenzione Francesco Totti ha sfruttato l’occasione per liberare il suo odio atavico, spesso produttivo, ma profondo e rancoroso. Se fate caso il capitano è l’unico che tira veramente forte, fuori dallo scherzo. Spalletti alla fine dirà “una pallonata mi ha spappolato il polmone”. Indovinate quale?
Il Rosso e il biondo
Sono andato su Google Maps per guardare Certaldo, città natale di Luciano Spalletti. Per arrivare allo Stadio Comunale (partendo dal centro) bisogna percorrere Via Fratelli Cervi, svoltare in Via Carlo Marx, poi percorrere tutta la strada principale Via Giacomo Matteotti, infine prendere Via Caduti del Lavoro ed eccoci pronti per giocare a pallone. Poi sono andato su Wikipedia e ho potuto notare che le amministrazioni che si sono succedute alla guida del comune toscano, negli ultimi 30 anni, sono state esclusivamente di sinistra e centro-sinistra.
Nell'inverno del 2009, dopo le dimissioni date alla Roma, Spalletti si trova nella condizione di andare in un qualsiasi grande club europeo, dopo l'esperienza romana che lo ha definitivamente consacrato. E dove va? In Russia. Non so voi ma io comincio ad unire i puntini.
In Russia, Spalletti deve aver consolidato le sue convinzioni sul calcio socialista, fatto di un collettivo invisibile, uno sciame di api in grado di muoversi perfettamente, un meccanismo sincronizzato che esalta la moltitudine a dispetto dei singoli. La sua rottura con Hulk, giocatore simbolo dell'individualismo irrazionale capitalista, durante Milan – Zenit, era già un chiarissimo indizio sul percorso tattico ideologico dell'allenatore.
Tutto il suo percorso professionale è stato una coerente ricerca di questo meccanismo armonioso, dal primo Empoli, alla Samp, al Venezia, all'Udinese, fino alla Roma, dove il suo lavoro ha raggiunto l'apice e la massima gratificazione, se non fosse stato per un piccolo dettaglio: Francesco Totti. Totti è stata la magnifica eccezione che è riuscita a contraddire tutta l'opera di Spalletti. Il singolo, il genio, la magia, colui che camminava tranquillo al di sopra del complesso meccanismo cervellotico di tagli, diagonali, inserimenti, movimenti.
E la beffa è che faceva funzionare tutto meglio, prendendosi naturalmente tutti i meriti. Spalletti non sarebbe stato nessuno senza il Capitano, questo si diceva e si dice. Questa cosa lo ha lacerato e lo ha fatto tornare nella madre Russia, a studiare e a riflettere su una soluzione.

Si dice che ai tempi dello Zenit punisse i giocatori più lavativi dandoli in pasto ai suoi maiali domestici.
Ora è tornato a Roma con l'idea di instaurare una vera dittatura, un piano quinquennale di allenamenti intensivi, un’atletitazzione forzata per creare finalmente il suo Stato-squadra e sopratutto, come fece l'Unione Sovietica, porsi l'obiettivo ideologico di eliminare la religione e sostituirla con l'ateismo universale. Il problema è che il culto di Totti è radicato e profondo ma sopratutto, quando l'Unione Sovietica tentava di eliminare la religione, Dio non andava al Tg1 a prenderla a male parole.
Communication Breakdown
Avete mai visto Totti e Spalletti parlarsi direttamente? No. La questione è che non si capiscono, non parlano la stessa lingua. Troppo forte l’accento toscano dell’uno, troppo quello romano dell’altro. Questo ha naturalmente portato a una catena infinita di incomprensioni che stanno per sfociare in tragedia: mancato rinnovo, linciaggio pubblico dell’allenatore, etc.
"Sono tuo padre"
Spalletti non è pelato, Spalletti si rasa. Se non si rasasse i suoi capelli sarebbero leggermente mossi e color biondo cenere, come quelli di Totti. Spalletti è in realtà il padre di Totti ma ha sempre tenuto nascosta la cosa al mondo del calcio, e a Totti stesso, confuso di fronte agli atteggiamenti del mister come solo i figli di fronte alla severità dei padri.

GUARDATE! HANNO LO STESSO NASO!
Di fronte alle telecamere lo tratta come uno qualunque, anche a costo di venire meno alle basilari regole della comunicazione della Roma. Mentre in allenamento pretende il massimo e non ha pietà, come un padre di fronte a un figlio con un grande talento.