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Kamaru Usman chiede rispetto
16 feb 2021
Con quella di UFC 258, Usman è arrivato a 13 vittorie consecutive.
(articolo)
9 min
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UFC 258 si presentava come la prova definitiva per Kamaru Usman. Non solo come un’occasione per dimostrare, ancora una volta, di essere il miglior peso welter in circolazione e di meritare la cintura, ma anche per guadagnarsi il rispetto di quegli addetti ai lavori e semplici spettatori che non amano il suo stile, ritenendolo noioso.

Per carità, ogni stile che può sedurre per alcuni osservatori e annoiarne altri; e Kamaru Usman “paga”, se così si può dire, il suo modo di combattere asfissiante, prepotente. Cerca di essere privo di difetti, impostando gli incontri a partire dalla sua qualità nella lotta, costringendo gli avversari a parete per poi dominarli in fase di grappling e clinch. Perché Kamuru Usman non è un lottatore come gli altri, è “Il lottatore”.

Usman però ha saputo anche dimostrare, e non soltanto in quest’ultimo caso, di avere una potenza fuori dal comune, e di saperla sfruttare a proprio vantaggio anche quando pare vivere un momento di difficoltà. Gli era successo già una volta contro Colby Covington. È successo ancora una volta, mostrando la sua determinazione e la capacità di superare i momenti difficili, per giunta contro il suo amico ed ex compagno di team Gilbert Burns.

Quello di Burns era l’ultimo di una serie di nomi più che credibili nella divisione al limite delle 170 libbre, formata da parecchi campioni senza corona, ognuno con uno stile distintivo e caratteristiche peculiari. La divisione dei Welter è probabilmente quella più eterogenea e stratificata - insieme ai Pesi Gallo - nell’intero roster UFC. Il che aggiunge valore all’impresa di Usman, che ha conquistato la cintura con lo scopo di tenerla il più a lungo possibile. Spesso Usman si fotografa insieme ad Israel Adesanya, campione dei pesi medi UFC e prossimo sfidante al titolo dei massimi-leggeri, e Francis Ngannou, sfidante al titolo dei pesi massimi. I tre sono accomunati, oltre che dalle origini africane, anche dal concetto di “Broken Native” (il tatuaggio che copre da spalla a spalla il corpo di Adesanya): quello di un individuo costretto a lasciare la propria terra d’origine con l’obiettivo di compiere grandi imprese. E una volta compiute, queste imprese, vanno anche rispettate. Kamaru Usman lo ha chiesto e preteso in passato, ed è un rispetto che si deve ad un campione del suo calibro.

Come si diceva, mediaticamente è stato penalizzato da uno stile poco spettacolare, seppur demolitore. Nelle interviste pre-match, Usman ha detto che davanti a sé, nell’ottagono, non avrebbe visto Gilbert Burns, un amico, ma solo un’altra faccia, un altro uomo che avrebbe provato a portare via il cibo dalla tavola di sua figlia. Burns si è presentato sorridente sul ring, ma ha cambiato immediatamente espressione dopo aver visto lo sguardo assassino di Usman. E poi, mentre l’arbitro dava le sue le istruzioni, quando Burns ha allungato il pugno in segno di sportività, il campione non ha corrisposto.

Usman ha iniziato il match con una certa difficoltà, Burns ha cominciato avanzando in verticale, costringendolo a indietreggiare, una rarità nei match del campione. Burns ha la tendenza a colpire con il calcio circolare destro al corpo per far abbassare l’avversario che attutisce il colpo, con l’obiettivo di incrociarlo successivamente con un gancio violento (come quello con cui ha steso Maia): il suo game plan mira a sfruttare il counterstriking, una costante sottolineata anche da Usman nel post match. Ma la difesa di Usman è diventata granitica mano a mano che il match andava avanti, avvantaggiato forse anche dal fatto che conosceva bene il fighter che stava affrontando.

Burns però ha sorpreso commentatori e pubblico quando, poco più di trenta secondi dopo l’inizio dell’incontro, ha affondato un overhand destro che ha fatto barcollare il suo avversario. Usman si è ricomposto immediatamente e apparentemente senza danni ingenti - a fine match ha detto di aver sentito il colpo, e che qualunque altro peso Welter al posto suo sarebbe andato al tappeto. Da quel momento, Usman non ha più lasciato spazio per manovre offensive troppo pericolose al suo ex compagno d’allenamento.

Dopo l’immediata risposta a suon di montanti, ha cercato la distanza ottimale. Nonostante Burns abbia provato a riprodurre il colpo che nella sua mente poteva essere risolutore, Usman ha allungato le braccia, si è mosso rapidamente ed ha riacquisito la sua classica guardia chiusa e minacciosa. Burns ha tentato un headkick per mettere fine al confronto ma Usman lo ha assorbito bene, facendolo scivolare a terra: Burns lo ha aspettato con la schiena al tappeto ma Usman lo ha colpito alle gambe con low kick così potenti che dopo pochissimo tempo gli ha fatto cambiare idea. L’ultimo dei pensieri di Usman era quello di andare a terra con Burns volontariamente: il brasiliano è in possesso di un grappling élitario, fra i migliori di categoria, oltre ad avere un submission game letale.

Non appena Burns si è rimesso in piedi, Usman ha scoperto le proprie carte, mettendo in scena la propria strategia fatta di jab, spesso in anticipo sui colpi più caricati di Burns. Abbiamo visto molti fighter costruire le proprie fortune sul jab - da Georges St. Pierre a Gegard Mousasi - e quello di Usman è forse il più violento e duro. Non il più preciso, non il più costante. Ma il più potente.

Negli ultimi due minuti del primo round, dalla distanza, i due hanno scambiato a ritmo basso ma centrandosi reciprocamente, spesso con leg kick, jab e middle kick. Burns ha tentato il parry più volte (un colpo che intercetta il jab con il braccio dallo stesso lato, deviandolo) non riuscendoci praticamente mai. Negli ultimi dieci secondi, i colpi migliori li ha messi Burns, strappando un sorriso al termine del round ad Usman, che finalmente ha battuto il suo pugno in segno di rispetto.

La tendenza, se ci concediamo una parentesi per analizzare l’andamento della carriera di Usman, pare abbastanza chiara: se i suoi avversari non rischiano e non lo costringono a scambiare, lui si impone a ritmo basso, mettendo a segno pochi colpi, precisi e potenti. E se i suoi avversari non sono adeguatamente preparati a contenere il suo strapotere fisico, il loro destino è quello di subire Usman con le spalle a parete, o eventualmente a terra. Burns e Covington hanno delle basi molto forti nel grappling e Usman li ha affrontati sul piano dello striking avendo la meglio; Masvidal e Emil Meek sono ottimi striker e Usman ha preferito costringerli fra parete e suolo, avendo sempre la meglio. Lo stile di Usman è adattabile a tutti i casi possibili, perché il suo livello generale può sopperire alle pochissime lacune, superando così anche gli specialisti di uno o dell’altro fondamentale.

Il secondo round con Burns ha raccontato una storia totalmente diversa rispetto al primo. Ripresosi dai danni subiti e voglioso di dimostrare la propria superiorità, Usman ha iniziato da subito ad assillare Burns col jab. Il brasiliano, dal canto suo, ha provato a diversificare i colpi, ma si è trovato a fare i conti anche col jab destro di Usman, che ha invertito la guardia più volte per sorprenderlo sempre col jab, limitando notevolmente non solo il suo volume di colpi ma anche le sue sicurezze. Abbinati ad un movimento di testa e corpo precisi, i jab di Usman hanno cominciato a stordire Burns, che pareva più preoccupato a centrarlo con dei colpi potenti, senza rendersi conto che la sua lucidità stava man mano scomparendo.

Negli scambi a metà ripresa Usman ha affondato un overhand che pare la fotocopia di quello da lui subito all’inizio dell’incontro, cambiando l’inerzia. Si sono rifatti vivi i fantasmi dell’ultimo KO subito da Burns - che poi è stato il primo di due totali, quest’ultimo compreso, subiti in carriera - per mano di Dan Hooker (nella categoria inferiore). Le mani di Burns a quel punto cercavano di mantenere la parvenza di una guardia, ma il suo corpo era quasi piegato in due. Negli ultimi due minuti del secondo round, Burns si è mantenuto in modalità sopravvivenza, cercando distanze e spazi per rifiatare ed elaborare un contrattacco, ma Usman non gli ha mai dato vere chance.

Quando Burns partiva, Usman lo anticipava sistematicamente col jab, colpendolo sul mento e aprendo spazi a colpi più potenti, che Burns è riuscito ad assorbire con crescente difficoltà. A poco più di un minuto dalla fine, l’ennesimo jab ha steso il brasiliano: Usman lo ha fatto rialzare, l’inerzia ormai era dal suo lato e il match pare agli sgoccioli. La fine del secondo round si è presa le ultime energie e lo spirito combattivo di Burns, che sembrava dover crollare da un momento all’altro.

Il terzo round ha offerto poche azioni conclusive. E ha sottolineato che Usman, quando prende le misure, può far danni da entrambe le guardie. In guardia mancina, sempre con un jab, ha steso nuovamente il suo avversario. Stavolta però ha deciso di chiudere il match, con un ground and pound breve e preciso, costringendo l’arbitro Herb Dean a sospendere l’incontro.

Bruce Buffer (che festeggiava i 25 anni da presentatore) ha gridato il suo: «And still», Kamaru Usman si è confermato ancora campione. E lo ha ripetuto anche lui, dopo: And still. Ma, ancora una volta, ha anche chiesto rispetto.

Georges St. Pierre è considerato il miglior peso Welter di sempre, forse il miglior combattente in assoluto, almeno della sua generazione. Ma il miglior peso Welter di questa generazione è sicuramente Kamaru Usman: se per un periodo non cortissimo lo è stato Tyron Woodley, oggi è lui il più dominante della categoria. GSP ha fatto scuola contribuendo in maniera significativa all’evoluzione dello sport: il suo stile è stato fondamentale per la nascita delle MMA 2.0: footwork estremamente dinamico a corredo di una stance a volte laterale, comunque molto mobile; un jab chirurgico, capace di colpire al mento con grande precisione per determinare la sua distanza preferita e tenerla nel corso del match; atterramenti che erano la quintessenza del timing, immediatamente successivi al colpo a vuoto dell’avversario.

Usman è un fighter diverso. Non ha la grazia di GSP e nemmeno la sua precisione negli scambi o il suo timing. Ha improntato i suoi primi match quasi esclusivamente sulla lotta ma è arrivato a definire un jab (o stiff jab, jab secco) potente, durissimo, utilizzabile oltretutto con entrambe le guardie. E i danni che ha fatto col jab nel corso dei suoi ultimi incontri sono stati visibili prima sul volto di Covington - mandibola rotta, non solo per i jab, ma questi hanno avuto un ruolo fondamentale - che su quello di Burns.

E a proposito di GSP: con la vittoria di sabato notte Usman ha superato la leggenda canadese nel totale di vittorie consecutive nella divisione in UFC, 13, eguagliando anche Khabib Nurmagomedov, Max Holloway e Demetrious Johnson. Ovviamente l’obiettivo è raggiungere quello ancora più in alto: superare Anderson Silva a quota 16 vittorie consecutive in UFC, un record assoluto. L’impresa è ardua, ma se Usman continua ad evolversi come ha fatto vedere nelle sue ultime prestazioni, tutt’altro che impossibile.

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