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UFC 259 ha mantenuto le promesse
08 mar 2021
Soprattutto: l’intelligenza di Blachowicz, il dominio di Amanda Nunes.
(articolo)
9 min
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L’intelligenza di Jan Blachowicz

Il main event di UFC 259 è stato uno dei match più attesi dalla sua programmazione e sarebbe superfluo sottolineare che ha mantenuto alla grande le promesse. Israel Adesanya, campione dei pesi medi (che si presentava con un record di 20 vittorie e 0 sconfitte nelle MMA) e fenomeno sia tecnico che mediatico, si impegnava a contendere il titolo dei Massimi-Leggeri a Jan Blachowicz, che ha trovato la propria forma migliore a 38 anni (qui avevamo raccontato la sua storia, poco dopo che aveva conquistato la cintura).

Sia i bookmaker che gli appassionati vedevano un netto vantaggio in favore del campione dei pesi Medi, l’incontro è stato presentato come una sorta di consacrazione quasi scontata per Adesanya, con qualcuno che già aveva previsto un futuro super match con Jon Jones. Ma Blachowicz è il ritratto della concretezza, la sua carriera è passata attraverso grandissime vittorie ma anche cocenti sconfitte, che hanno levigato le sue qualità e gli hanno permesso di conoscersi benissimo. Insomma, si scontravano uno dei fighter con più talento (e hype) dell’intero roster UFC, e uno dei più intelligenti e maturi.

Contro un fighter elusivo e sfuggente come Adesanya, sarebbe stato un suicidio caricare a testa come un technical brawler, nonostante il peso superiore con cui Blachowicz arrivava all’incontro. Il campione dei Massimi-Leggeri si è dimostrato un fine stratega, capace anzitutto di limitare del vastissimo arsenale di Israel Adesanya. Il primo round è stato fatto di studio profondo e accurato, e probabilmente è andato in favore di Adesanya sebbene abbia effettuato meno colpi significativi (13-18). In ogni ripresa, in realtà, è stato Blachowicz ad avere un volume di colpi più alto, costringe in certe occasioni Adesanya a prendere l’iniziativa.

Se da una parte Blachowicz doveva stare attento a non scoprirsi troppo e subire il counter-striking di Adesanya, dall’altra doveva comunque temere la sua precisione chirurgica e la creatività, nei momenti più propositivi. E forse per questo il match nella sua totalità è stato segnato da un’attenzione costante da parte di entrambi i fighter.

Era naturale che Blachowicz cercasse il colpo risolutore che può arrivare dal forcing improvviso (un’azione che ha tentato pochissime volte nel corso dell’incontro, anche per via delle qualità del suo avversario dalla distanza), e al tempo stesso che Adesanya fosse soprattutto attento a stabilire il proprio range. Grazie soprattutto al suo allungo di 208 cm, Adesanya è solito scavalcare il jab avversario col proprio overhand, arrivando comunque prima a bersaglio in virtù del proprio timing e della propria velocità. In questo match, però, Blachowicz glielo ha concesso davvero poche volte, anticipandolo con un jab duro.

Blachowicz ha accettato di lavorare dall’interno, sacrificandosi e incassando dei colpi alle volte pericolosi - come lo spinning back kick arrivato nelle battute finali dell'incontro - per ottenere un leggerissimo vantaggio in termini di distanze, che alla fine ha pagato. Si spiegano così i cartellini dei giudici (49-45, 49-46, 49-46) anche se non restituiscono l’andamento reale del match. Perché va detto che nei primi due round, e forse anche nel terzo, i colpi più puliti sono stati quelli di Adesanya; ma, come detto, jab ad interrompere il lavoro da parte di Blachowicz, l’attenzione con cui bloccava i leg kick, a cui seguiva un’immediata risposta, e la continuità generale della sua azione giustificano comunque la vittoria di quei round equilibrati.

Un discorso totalmente diverso va fatto per quarto e quinto round, nei quali Blachowicz ha trovato il tempo per attaccare col gancio, sbilanciare Adesanya ed ottenere il takedown. Da terra ha superato i 7 minuti totali di controllo. Mostruoso, se si pensa che parliamo dello stesso fighter che anni fa non ha saputo rispondere ai takedown di Alexander Gustafsson.

Il lavoro tecnico da terra che Blachowicz ha condotto negli anni ha dato i suoi frutti; poi, che Adesanya sia uno dei combattenti più difficili da tenere a terra è un dato di fatto: nella divisione inferiore (i “suoi” Pesi Medi), però, solo Marvin Vettori è riuscito a costringerlo a terra per un periodo prolungato. Anche Blachowicz ha tentato solo 5 takedown, di cui 3 sono andati a segno. Il che significa che il grappling difensivo di Adesanya è davvero élitario. Nei primi tre round, ad esempio, quando Blachowicz lo ha costretto a parete, Adesanya si è mosso benissimo, pungendo e creando spazio, ed è riuscito sempre a divincolarsi.

Quando però Blachowicz ha ottenuto il takedown, non gli è stato difficile passare in mezza monta, mettere i ganci e tenere Israel a terra, passando dal controllo laterale alla mezza monta senza troppi problemi di sorta. Nell’ultimo round, Blachowicz (anche se meno attento nel lavoro di “check” dei leg kick) ha azzeccato di nuovo il tempismo per ottenere il takedown, fintando ancora un gancio e cambiando il livello.

«Credevo - ha detto poi Blachowicz - che (Adesanya) colpisse più velocemente, ma in maniera meno forte, invece mi ha colpito più duramente di quanto mi aspettassi, anche se con meno rapidità. Sapevo di essere superiore nel ground game, ma ho dovuto aspettare che si stancasse». Ha anche aggiunto che Glover Teixeira è il prossimo contendente, e di volerlo affrontare mentre il brasiliano è in un buono stato di forma.

La vittoria finale di Jan Blachowicz, dopo una bellissima battaglia tecnica durata 25 minuti, è il riassunto di un’intera carriera passata a far deragliare gli “hype train” che gli vengono messi davanti (come aveva già fatto con Dominick Reyes). «Credo di meritare rispetto adesso. Ho dimostrato di essere un campione». Ma Jan Blachowicz aveva già dimostrato di essere un campione. Con la sua ultima prestazione lo ha soltanto ribadito.


La fighter più forte mai esistita, semplicemente

Dalla foto scattata durante la cerimonia del peso, con una gigantesca Megan Anderson davanti ad Amanda Nunes che la guardava dal basso verso l’alto, sono nati parecchi meme. Uno di questi rappresentava la Anderson come una Avatar di James Cameron, con una figura che finiva oltre il limite alto dello schermo. Prima dell’incontro Anderson aveva detto che pensava di essere la prima “vera” Peso Piuma che incontrava Nunes, riferendosi appunto alla sua stazza. E sembrava potesse metterla davvero in difficoltà, invece Amanda Nunes ha offerto una delle prestazioni migliori della propria carriera.

Anderson è una fighter complicata, capace di imbastire grandi battaglie. Nunes l’ha fatta sembrare una cosa semplice. Ha aperto il match con un leg kick con cui voleva “assaggiare” la resistenza della sua avversaria, ma non ha perso tempo puntando subito la testa di Megan Anderson con jab ed overhand. La sua avversaria non ha mai creato pericoli concreti, è riuscita a mettere a segno appena due colpi significativi prima di essere letteralmente abbattuta e trascinata a terra.

Dopo degli iniziali colpi molto brutali in ground and pound, Nunes ha messo i presupposti per una sottomissione e ha chiuso il match con una meravigliosa armbar da posizione di triangolo posteriore, una vera e propria delizia per i feticisti del grappling. Ancora campionessa, ancora con una prestazione dominante, e ormai non ci sono dubbi sul fatto che Amanda Nunes sia la fighter più forte di sempre e quella che ha regalato più imprese in carriera. A 32 anni ha già difeso 7 volte le sue 2 cinture, non perde da quando aveva 26 anni e, nonostante alcune voci su un suo possibile ritiro, non sembra volersi fermare.

Joe Rogan ci ha scherzato sopra a fine incontro: «È tutta colpa tua, adesso rappresenti un problema così grande da non trovare nessuno che possa tenerti testa». «Sai una cosa Joe?», ha risposto lei. «Una leonessa è sempre pericolosa, ma quando ha un bambino da proteggere, nulla può fermarla!». Nunes è diventata da poco madre, insieme alla compagna Nina Ansaroff. Ed è inutile aggiungere quanto sia importante avere un simbolo come lei in cima alla piramide alimentare di uno sport maschilista e conservatore come le MMA.




L’occasione persa di Petr Yan

Il match fra Petr Yan ed Aljamain Sterling è partito in maniera splendida ed è terminato disastrosamente. Era stato un match di grande intensità, prima che Yan colpisse con una ginocchiata illegale al volto Sterling, e ha fatto capire ancora una volta quanto alto sia il livello nella divisione dei Pesi Gallo.

Così la cintura è cambiata di mano nella maniera più bizzarra possibile, e con due giudici su tre fino a quel momento stavano dando la vittoria a Yan. Dopo tre round e mezzo di difesa arcigna e risposta pronta, Yan ha probabilmente mal compreso un ordine dall’angolo e ha colpito con quella ginocchiata Sterling mentre era ancora inginocchiato. Joe Rogan ha spiegato che Yan aveva mal recepito l’ordine d’attacco che, forse, indicava al corpo, o più semplicemente l’angolo ha sbagliato il comando. In ogni caso, Sterling non si è più ripreso e, non potendo continuare, è stato dichiarato campione per squalifica.

I tre round combattuti ci hanno detto molte cose interessanti: intanto Yan è il solito fighter duro come la roccia, capace di subire offensive prolungate e di assorbire bene i colpi prima di restituirli con gli interessi. Ma anche che Sterling è un combattente capace di tenere un ritmo altissimo per cinque round, nonostante il suo stile sia uno dei più dispendiosi. Nel suo footwork ogni passo è diverso dal precedente, i cambi di direzione repentini non danno riferimento all’avversario, che quindi è costretto spesso ad improvvisare. Non è stato il caso di Yan che, dopo un primo round nel quale aveva largamente subito, ha affondato un overhand destro sulla mandibola di Sterling, che è andato al tappeto ma si è rialzato praticamente subito. Al termine del primo round però Yan è riuscito a riportarlo a terra con un takedown.

Nei round successivi, al contrario di quanto ci si aspettava, Yan è riuscito a portare più volte il suo avversario a terra. Sterling ha concesso più volte la schiena, incurante del pericolo, ma Yan lo ha punito più volte con degli ottimi trip mutuati dal judo e con dei violenti leg kick quando Sterling si ritrovava al tappeto.

Peccato per quella ginocchiata nel quarto round. L’arbitro, Mark Smith, ha prima convocato il medico e poi deciso di interrompere il match e di assegnare vittoria e titolo a Sterling, che in lacrime ha dichiarato di aver visualizzato un finale totalmente diverso. La scorrettezza di Yan è stata netta e non c’è niente da dire sul giudizio dell’arbitro, ma resta di difficile comprensione dato che il russo stava vincendo il match. Per questo, nonostante il recente annuncio di Henry Cejudo di voler rientrare al più presto in corsa per il titolo che gli è stato tolto, e l’annunciato ritorno di TJ Dillashaw, il desiderio di tutti i fan è di vedere di nuovo Yan e Sterling nell’ottagono.


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