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Amanda Nunes è tornata
02 ago 2022
UFC 277 ci ha regalato emozioni forti.
(articolo)
10 min
(copertina)
Carmen Mandato/Getty Images
(copertina) Carmen Mandato/Getty Images
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UFC 277 era un evento ricco di match interessanti, ma il traino era rappresentato dal main event, un rematch pieno di aspettativa ma che forse, nel suo svolgimento, ha persino superato ogni previsione. Quando, lo scorso dicembre, in occasione di UFC 269, Julianna Peña aveva battuto Amanda Nunes, forse la campionessa più dominante della storia delle MMA femminili, dopo averla fatta sfiancare e aver imposto la propria aggressività verticale, non furono in pochi a dire che i tempi stavano cambiando. Che era finita l’era di Nunes e stava cominciando quella di Peña. L’evento di sabato notte avrebbe dato una risposta definitiva in un senso o in un altro, ma spesso sono proprio gli incontri più carichi di attesa che - per i mille accidenti che rendono fragile questo sport incredibile - finiscono per deludere. Non è stato questo il caso.

Amanda Nunes, comunque trentaquattrenne, con una famiglia e una figlia a cui pensare, aveva promesso un rematch nel quale avrebbe dato tutto quello che aveva ancora nel serbatoio e, possiamo dirlo subito, ha messo in scena un vero e proprio capolavoro di tattica. La sua vittoria è un piccolo manuale di come ci si redime dopo una sconfitta in cui si è sembrati svogliati, svuotati, senza più motivazioni. Ma andiamo con ordine.

Uno dei punti focali, forse il più importante, è stato il cambio di stance. Sin dal primo round, per ottenere un range ideale e per anticipare col proprio gancio forte, il destro, ogni scarica verticale di Julianna Peña e combattere in perfetto counterstriking, Amanda Nunes ha combattuto quasi sempre in guardia southpaw, mancina, con la mano destra più avanzata. Lasciando l’iniziativa a Peña e permettendole di caricare, Nunes ha preferito impostare il suo game plan colpendo in arretramento. Nell’intervista post-match, ha detto di rimpiangere di non aver usato questa strategia già nel precedente incontro e la cottura a fuoco lento dell'avversaria, per tutti e tre i giudici ha vinto tutti e cinque i round (i cartellini parlando di 50-45, 50-44 e 50-43), sottolinea la lucidità della nuova campionessa.

È stato sorprendente il modo in cui Nunes è rimasta nel match e lo ha gestito contro un’avversaria che l’aveva sfiancata solo pochi mesi fa. Sin dal primo round, la fighter brasiliana ha preferito colpire dall’esterno, pur provando a tenere il centro dell’ottagono. Ogni sfuriata di Peña è stata resa innocua dal preciso gancio destro di Nunes in arretramento, che ha centrato l’ex campionessa alla tempia, dietro l’orecchio ed in certi casi anche dietro la testa (in delle azioni che vengono considerate regolari poiché le fighter sono in movimento ed il colpo sferrato non può essere considerato intenzionale). Dal canto suo Peña ha dimostrato una durezza senza precedenti e ha tenuto botta fino al suono dell’ultima sirena, pur subendo danni consistenti.

Si può addirittura dire che l’ex campionessa sia stata, stilisticamente, ma anche fisicamente, la fighter ad aver incassato meglio i colpi della campionessa brasiliana.

Un’immagine che potrebbe riassumere l’andamento del match: Peña prova ad attaccare verticalmente, Nunes si sposta e la accoglie con un pesante gancio col braccio avanzato.

Il secondo round è stato tutto per Amanda Nunes. Sulle statistiche ufficiali, Peña ha addirittura messo più colpi rispetto a Nunes, quanto ad efficacia però la differenza è stata abissale. Questo perché un’altra delle chiavi per la vittoria da parte della brasiliana è stata la pazienza: a parte in qualche rarissima occasione, non ha mai accettato lo scambio a viso aperto con Peña, che invece l’ultima volta l’aveva costretta ad un back & forth fatale.

Nunes ha invece fatto qualche passo indietro, preso il tempo e scatenato il destro ogni qualvolta le si presentava un’apertura, una falla, nell’offensiva furiosa dell’ex campionessa, mandandola knockdown per ben tre volte.

Peña insegue Nunes con colpi dritti, Nunes indietreggia, prende il tempo ed appena la sua avversaria si apre, affonda il diretto.

A metà del terzo round, che era partito in maniera equilibrata, Nunes ha sfruttato il suo grappling. Una scelta sensata, ma anche curiosa: quando aveva ottenuto i knockdown, infatti, la brasiliana non aveva seguito al tappeto Peña, ma l’aveva fatta rialzare; adesso invece, col calo del ritmo, si è rifugiata sul takedown forse anche per rifiatare.

Peña ha provato ad attaccare Nunes schiena a terra, preparando triangoli ed arrivando vicina alla omoplata in qualche occasione. L’ovvia mancanza di grip le ha reso il compito complicato e Nunes, anche nei round successivi, è sempre riuscita a divincolarsi, punendo la sua avversaria in maniera spietata, specie nelle ultime battute del quarto e quinto round, quando il ground and pound si è fatto feroce ed ha aperto un taglio sulla fronte di Peña.

Mentre Nunes recuperava le energie a terra, c’è da dire che Peña non si è mai arresa, tentando di trovare una soluzione al rebus. C’è riuscita nel quarto round, quando ha isolato il braccio della brasiliana e ha tentato un’armbar praticamente chiusa, alla quale Nunes non ha ceduto, liberandosi poco dopo.

L'armbar praticamente chiusa da parte di Peña.

Nel quinto round, la brasiliana ha ritrovato ritmo, takedown e ground and pound ed ha anche tentato una rear-naked choke, brillantemente difesa dalla sua avversaria, alla quale tutto si può dire, ma non che non abbia la stoffa e la resistenza delle campionesse.

Certo, per difendere la cintura non è bastato. Amanda Nunes ha dimostrato, ancora una volta, di essere in cima alla catena alimentare ed è diventata la prima atleta in UFC che, da doppia campionessa, ha perso un titolo per poi riprenderselo, scrivendo un’altra pagina di storia di questo sport, attraverso una prestazione indimenticabile.

Anche Brandon Moreno ha avuto una bella serata

È stato un match meravigliosamente brutale, ma altrettanto tecnico, quello che ha consegnato il titolo ad interim dei pesi mosca tra Kai Kara-France e Brandon Moreno. A causa di un recupero travagliato da diversi infortuni (entrambe le mani ed un ginocchio) Deiveson Figueiredo non è stato in grado di difendere la sua cintura dallo scorso gennaio e, come spesso capita in questi casi, l’UFC ha pensato di aggiungere un po’ di appeal a un incontro già di per sé interessante mettendo in gioco una cintura ad interim.

L’ideale sarebbe stato vedere il quarto incontro tra Moreno e Figueiredo (che con una vittoria per uno ed un pareggio hanno reso necessario un nuovo match fondamentale per capire chi sia il re nella divisione al limite delle 125 libbre) ma anche Kai Kara-France, forte di una grande vittoria ai danni di Cody Garbrandt a UFC 269, rappresentava una sfida di alto livello per Moreno.

Come i suoi connazionali nel pugilato, capitanati da Canelo Alvarez, Brandon Moreno ha mostrato un carattere stoico, una grande abilità nella boxe applicata alle MMA e la capacità di tornare alla carica dopo aver subito un danno non indifferente. Ultima, ma non meno importante nella sua vittoria - che ha avuto anche una conclusione spettacolare - è stata la sua capacità di avanzare con moto perpetuo, senza cadere nella trappola di un fighter che fa del counterstriking il suo pane e burro.

Nel primo round Kara-France, chiuso bene in guardia e molto attento, ha cercato di appropriarsi del centro dell’ottagono, un compito non semplice contro un fighter dai movimenti imprevedibili come Moreno. Il messicano muove in maniera eccellente testa e busto, così come muove le braccia, ma invece di puntare sulle sue ottime combinazioni, Moreno inizialmente ha provato a prendersi il centro col colpo singolo, rientrando sulle iniziative di Kara-France, fintando col corpo ed affondando solo quando il colpo era sicuro.

Ha raggiunto così con ganci, diretti e soprattutto con un jab composto e misurato spesso a bersaglio sul corpo del fighter neozelandese. Tagliando bene l’ottagono, Moreno ha inseguito Kara-France, che però si è spesso fatto trovare pronto con i colpi di rimessa.

Nel secondo round l’azione non è diminuita, anzi. Moreno ha continuato a tenere alto il ritmo, a girare in maniera continua lateralmente ed a rientrare, centrando spesso Kara-France, che in più di un’occasione è parso spaesato, ma che non ha mancato nella reazione, più di coraggio che di lucidità. Anche il suo timing però si è fatto notare quando ha intercettato un headkick del messicano con un leg kick, facendolo cadere.

Low kick dal timing perfetto da parte di Kara-France.

Ad inizio terzo round, Kara-France è riuscito a squilibrare Moreno, che ha risposto tentando di isolare il braccio. Nello scramble che ne è seguito, Kai Kara-France ha colpito il suo avversario, al quale si è aperta una vistosa ferita sotto l’occhio destro (che si sarebbe portato dietro anche nelle interviste in giacca e cravatta successive all’incontro, costretto a pulirsi con un fazzoletto davanti alle telecamere). Schivando da terra, muovendo la testa, alcuni colpi che avrebbero potuto essere risolutivi, Moreno si è rimesso in piedi ed è tornato all’assalto come aveva fatto nel corso delle riprese precedenti.

Mentre i commentatori americani discutevano della mancanza di lucidità di Moreno, a causa probabilmente del taglio e dell’inerzia che pareva esser cambiata, il messicano aggiustava le falle nel suo gioco ristabilendo il range ottimale e rendendosi conto di quanto il suo jab fosse utile in queste occasioni per rimettersi alla sua distanza ideale. Dopo meno di un minuto e qualche altro colpo subìto, era di nuovo lui ad avere il match in mano.

Mentre Kara-France tentava di rientrare col colpo singolo o con le combinazioni da due colpi, Moreno mangiava le distanze e si faceva strada col jab. Il suo circolare sinistro al fegato aveva mancato il bersaglio più volte, ma l’ex campione non ha mai smesso di provarlo, una scelta che alla fine pagherà i dividendi. Con poco più di 30 secondi sul cronometro prima che finisse l’incontro, Moreno ha finalmente centrato il suo avversario con un calcio circolare al fegato che lo ha letteralmente seccato, asciugandolo di ogni forza e facendolo cadere a terra con il volto contorto dal dolore.

Il ground and pound successivo è stato quasi superfluo, ma non per questo meno furioso: l’arbitro è stato costretto a fermare la contesa, dichiarando Moreno vincitore e nuovo campione ad interim.

La storia, quindi, si ripeterà per la quarta volta: l’unificazione del titolo dei pesi mosca, una categoria bistrattata, malvista e congelata per diverso tempo, ma redenta ed oggi considerata una delle più interessanti della promotion, passerà per le mani di Moreno e del suo acerrimo rivale, il campione Deiveson Figueiredo. I fan sanno per certo che non potevano chiedere di meglio.

Il resto della main card non ha deluso

In apertura di main card, Magomed Ankalaev ha superato con un TKO nel corso del secondo round Anthony Smith, veterano al numero 5 della divisione dei massimi-leggeri, appena una posizione sotto Ankalaev. Inizialmente Smith pareva poter gestire, quando però il russo ha bloccato un suo tentativo di takedown, costringendolo prima in guardia seduta nel tentativo di completare un single-leg takedown e poi schiena a terra, Ankalaev si è scatenato in ground and pound dopo aver preso la schiena ed ha colpito ferocemente Smith finché l’arbitro non ha interrotto il match.

A quota nove vittorie consecutive, si parla da un pezzo della possibilità per Ankalaev di tentare l’assalto titolato, ma davanti a lui ci sono sia Jan Blachowicz che Glover Teixeira, alle ultime battute.

Fenomenale anche la prestazione di Alexandre Pantoja che in appena un minuto e mezzo è riuscito ad aggredire e prendere la schiena di Alex Perez, finalizzandolo con una rear-naked choke in piedi. Da numero 4 di categoria nei pesi mosca, Pantoja adesso otterrà quasi sicuramente una title eliminator.

Stop prematuro da parte dell’arbitro Dan Miragliotta, che ha interrotto l’incontro tra Derrick Lewis e Sergei Pavlovich dopo appena 55 secondi: Lewis aveva subito l’offensiva di Pavlovich, aggressivo e prorompente, ma stava rimettendosi in piedi quando Miragliotta si è messo in mezzo per decretare il TKO. Non ci è ancora dato sapere se ci sarà un rematch o meno, ma l’incontro non ha espresso ciò che doveva e visto anche l’esito, non è da escludere la possibilità di riorganizzare il tutto.

In ultima analisi, UFC 277 è stata una card ricchissima di match straordinari, che ha regalato soprattutto conferme, oltre alla straordinaria redenzione di Amanda Nunes, tornata in possesso della cintura dei pesi gallo. È presto per tirare le somme, ma quando ci sarà da scegliere la migliore card dell’anno, cerchiamo di non dimenticarci delle emozioni che abbiamo provato sabato notte.

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