UFC 281 ha tutti i crismi della migliore card dell’anno, con due passaggi di mano per due titoli, e un match sanguinoso e bellissimo che è già considerato incontro dell’anno. Insomma, una serata che difficilmente verrà dimenticata.
Il main event era la risoluzione del conflitto infinito tra l’ormai ex campione Israel Adesanya, una leggenda degli sport da combattimento, e Alex Pereira, sua nemesi che vantava già due vittorie nella kickboxing contro di lui. Ci sono stati fiumi di parole, provocazioni, testa a testa infuriati. Il brasiliano pareva mantenere la calma, e anche l’ovvio vantaggio psicologico dato da due vittorie in un altro sport, esaltato dalla presentazione al weigh-in e contrastato dalla convinzione di Adesanya di poter fare meglio in un nuovo sport nel quale aveva conquistato tutto col sangue e col sudore.
Adesanya aveva superato indenne praticamente l’intera top 5 e "Poatan" era stato chiamato dalla promotion quasi come ancora di salvataggio contro un avversario che sembrava imbattibile.
I fan erano contenti del nuovo match. Adesanya aveva ampi margini di successo, ma in molti davano a Pereira alte chance di vittoria. Adesanya ha avuto una lunga carriera nelle MMA e quindi una grande esperienza, mentre Pereira era solo al suo ottavo incontro di arti marziali miste, e poi in termini di talento puro il fighter nigeriano non aveva nulla da invidiare al brasiliano. Ciò su cui Pereira poteva senz’altro contare erano le sue mani pesantissime e la sua prepotenza fisica. Dopo il taglio del peso Pereira, alla bilancia 184.5 libbre, aveva la capacità, a detta del suo coach, ma anche sua, di presentarsi al match con un peso superiore alle 210 libbre, quindi ai 96 chili. In sostanza un massimo mascherato da medio. Come se non bastasse, il taglio non pareva influire troppo su di lui e sebbene il dubbio sulla sua resistenza alle cinque riprese era forte, nei fatti Pereira ha dimostrato che i dubbi su di lui, almeno nel confronto diretto con Adesanya, potevano essere fugati.
In una prima ripresa fatta di controllo, distanze e pesanti leg kick, il brasiliano ha tentato di accorciare poiché, nonostante avesse la stessa altezza del suo avversario, pagava un minimo in allungo. I leg kick dello sfidante si sono fatti sentire, ma Adesanya ha tenuto fede alle sue parole: in termini di distanze e di esperienza era lui quello che poteva dettare il ritmo dell’incontro. Già da principio, Pereira ha cercato il suo colpo preferito, il gancio sinistro, per abbattere Adesanya, trovando inizialmente poca fortuna data la costante mobilità del combattente nigeriano. Adesanya ha fatto sfoggio dei suoi movimenti di busto e di testa e, a parte subire qualche jab - anche pesante a volte - è riuscito a controllare la prima stanza e addirittura a mettere due colpi pesantissimi di braccia sul suono della prima sirena.
Era difficile presagire un ritorno furioso di Pereira visto che i colpi subiti erano stati davvero pesanti, e invece il fighter brasiliano ha costretto Adesanya a un incontro difficile, come nessuno prima di lui era riuscito a fare. Pressando e avanzando verticalmente, non abboccando alle finte di Izzy, Pereira è riuscito a costruirsi uno spazio d’azione che apriva la strada ai suoi jab e ai low kick, tenendo sempre la distanza ideale. Adesanya però, che di distanze è maestro, ha capito la tendenza e ha costruito un uno-due fatto di jab e overhand che vedeva il suo diretto attendere un tempo in più prima di essere sganciato. In questa maniera, Pereira si aspettava il colpo diretto un attimo prima, mentre arrivava al suo indirizzo in un secondo momento, mettendolo in difficoltà. C’è da dire che anche il brasiliano si è subito riadattato e, grazie al suo footwork e al suo mento granitico, è riuscito a contenere i danni e a rispondere. Da segnalare anche uno splendido headkick che si è infranto sul collo di Adesanya.
Nella seconda parte del secondo round si sono visti clinch (dal quale è stato forse Pereira a mettere i colpi migliori) e un tentativo vano di Adesanya di takedown, prima di riprendere le distanze. Agli sgoccioli del secondo è stato Pereira a mettere a segno invece con successo un takedown, una mossa che gli ha fatto guadagnare sui cartellini l’unico round vinto nel match.
Nella terza ripresa, Adesanya ha ripreso a cambiare guardia, preferendo alla fine quella ortodossa e muovendosi sempre per evitare i pesanti colpi di Pereira. L’uno-due di Adesanya ha continuato a essere preciso e con un tempo di mezzo; Pereira, dal canto suo, ha variato i colpi tra testa e corpo. Quando i due hanno legato, un errore di Pereira che ha cercato un improbabile squilibrio dal clinch ha permesso ad Adesanya di ottenere il suo primo takedown in UFC e di controllare e colpire in maniera pesante in ground and pound per più di tre minuti. Pereira non è riuscito a rimettersi in piedi e la sua unica difesa è stata colpire Adesanya coi talloni ad altezza reni. Un calcio ad ascia di Adesanya ha chiuso il round. Pereira aveva subito un intero round ed era sfiancato. Glover Teixeira, all’angolo di Pereira continuava a ripetergli di non mollare, che era in guerra; il suo coach invece è andato più sul tecnico suggerendogli di chiudersi meglio quando difendeva.
L’apertura del quarto round suggeriva che Adesanya fosse in netto vantaggio e che stesse controllando. Pereira, nonostante avesse subito praticamente per tutto il round precedente, si è fatto subito avanti e ha cercato lo scambio, con particolare predilezione per il suo gancio sinistro, che però non ha trovato la strada per il mento di Adesanya. Il nigeriano invece ha continuato ad andare a segno con il diretto e, messosi spalle a parete, ha invitato lo sfidante a colpirlo. Compresa la pericolosità, però, ha preferito tornare verso il centro.
Cormier ha più volte ripetuto come il grappling di Adesanya abbia sfiancato Pereira: «È esausto», ha detto Cormier, appoggiato da Joe Rogan. Rientrato in clinch però Pereira ha raccolto le energie e cominciato a fiaccare Adesanya con colpi al corpo pesanti e precisi, prima di tornare ancora agli scambi dalla distanza. Il brasiliano ha cercato ancora il gancio sinistro, senza successo, ma fisicamente ha anche imposto un clinch pesante ad Adesanya, continuando a colpire con ganci e ginocchiate al corpo.
Al termine del round, i secondi di Pereira gli hanno chiesto di ricominciare ad offrire combinazioni e di mettere KO Adesanya se avesse voluto diventare campione. Il forcing, quindi, era praticamente obbligatorio.
Pereira è ripartito carico col jab cercando di far indietreggiare Adesanya e variando i colpi anche al corpo. Quando Adesanya ha tentato il clinch, la maggiore fisicità di Pereira si è fatta sentire e poco dopo è caduto su un check su un leg kick riuscendo quanto possibile a mascherare il dolore. Adesanya ha proseguito con jab e diretti, ma Pereira con movimenti minimi è riuscito a evitarlo e a rientrare con pesantissimi colpi di braccia guidati, ovviamente, dal suo gancio sinistro. Adesanya ha provato a schivare i colpi, ma ha accusato molto i danni, muovendo la testa ma non tenendo gli occhi sull’avversario. Questo ha convinto Marc Goddard a fermare l’incontro per TKO. La storia si ripete, Adesanya ha ceduto alla sua nemesi, in un altro sport, in una maniera diversa ma comunque simile, risvegliandosi in un incubo.
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La sequenza che ha affondato Adesanya.
Probabilmente Adesanya otterrà un rematch. Se non dovesse essere immediato (cosa che comunque, promotion permettendo, sarebbe assolutamente legittima), magari con un match di mezzo. Uno dei più grandi campioni della storia UFC è caduto e il rumore è stato davvero fragoroso, considerando la portata e la storyline dei due fighter.
Pereira ha ringraziato tutti, anche Joe Rogan, e in cuor suo sa quanto Israel Adesanya è pesato nel bilancio della sua carriera. E sa anche che, probabilmente, dovrà incontrarlo di nuovo, magari in una versione con ancora meno da perdere e con l’indubbia voglia di riprendersi ciò che è stato suo.
Weili Zhang è durissima
Il ritorno in scena della fighter cinese Weili Zhang, forgiata da durissime battaglie, è durato appena due round contro l’ormai ex campionessa Carla Esparza, che aveva riottenuto il titolo in una delle battaglie più noiose mai viste contro Rose Namajunas.
Zhang si è presentata subito in maniera aggressiva, mentre Esparza, conscia della qualità della combattente cinese, ha adottato un approccio più guardingo, cercando il contenimento ed eventualmente il takedown. Esparza ha un alto livello di grappling, ciò che però probabilmente non si aspettava è che anche Zhang dopo essere stata controllata al suolo da Namajunas, aveva fatto i compiti e li aveva fatti davvero bene. Esparza, inizialmente, è riuscita ad ottenere una posizione di vantaggio da terra, sempre comunque ben contenuta da Zhang, ma non è mai riuscita ad imporsi in piedi, timorosa delle risorse della sua avversaria, rapida, decisa, potente.
Già dal primo atterramento, Zhang aveva dimostrato che non avrebbe concesso facilmente delle posizioni da terra, riportandosi in piedi e continuando a stanare Esparza. La fighter cinese aveva dato prova di poter incastrare Esparza ed aveva tentato una posizione di crucifix già all’inizio, senza successo. Si è però ripetuta all’inizio del secondo round, imprigionando Esparza e controllando anche il braccio sinistro prima di chiudere uno strangolamento proprio da quella posizione, mettendo in mostra il proprio costante miglioramento contro una delle più ostiche avversarie in termini strategici nella divisione dei pesi paglia.
Zhang si è così ripresa il titolo, ringraziando i fan e dichiarando di aver sentito l’affetto come nella sua Cina e confermando di sentirsi ora una cittadina del mondo.
Adesso il pensiero non può non andare a Rose Namajunas, l’unica fighter a detenere un record di due vittorie e nessuna sconfitta contro di lei.
Fuoco e fiamme tra Poirier e Chandler
Il match che comprensibilmente prometteva più fuochi d’artificio era quello tra Dustin Poirier e Michael Chandler. Come promesso, il match è partito in quinta, con un’aggressione a senso unico da parte di Chandler, che ha attaccato verticalmente Poirier, costringendolo più volte spalle a parete a subire un’offensiva davvero tremenda fatta di colpi di braccia al volto ed al corpo. Poirier ha la fama d’essere un grande incassatore ed ancora una volta ha tenuto alta la sua bandiera. Costretto spalle a parete, ha limitato le offensive del suo avversario richiamando una buona guardia e non appena Chandler ha calato di poco il ritmo, ha fatto seguire alle parole, i fatti.
Poirier aveva detto che in effetti Chandler non aveva timing e ritmo per stargli dietro. Sul ritmo all’inizio qualche dubbio c’è stato, ma sul timing in effetti Poirier ha dettato legge. Sono bastati gli ultimi 35 secondi del primo round a Poirier per ridurre Chandler ad una maschera di sangue grazie al suo pugilato rapido e secco e probabilmente gli hanno anche fatto vincere il round.
Nel secondo, il momentum di Poirier è andato perso già dall’inizio, quando Chandler ha ottenuto il takedown ed ha controllato praticamente per l’intera durata della ripresa. L’inattività di Poirier poteva far pensare ad un 10-8 in favore di Chandler, ma i danni messi a segno da Iron Michael probabilmente non sono stati sufficienti per l’assegnazione, cosa comunque che non ha avuto alcun peso nel finale.
Da segnalare anche un fish hooking da parte di Chandler, non ravvisato da Miragliotta e anche qualche colpo a martello dietro la testa, questi invece visti e richiamati.
Nel round decisivo Chandler si è mostrato esausto e provato e non è riuscito a raccogliere le energie per tenere botta ad un fighter del livello di Poirier. Sia chiaro, sia per i fan, che probabilmente per la promotion, che Chandler vinca o perda conta davvero poco. L’eccitamento che Michael offre può benissimo essere barattato col risultato ed il detto “Kill or be killed” con lui diventa praticamente sempre realtà. Dopo aver subito un takedown con sollevamento dall’estetica incredibile, Poirier è riuscito a prendere la schiena e mettere un triangolo di corpo prima di mettere i presupposti per la sua rear-naked choke e chiudere un fantastico e sanguinoso incontro. Adesso, fatto salvo Beneil Dariush, Poirier è probabilmente il fighter con più credenziali per tornare all’assalto della cintura, considerando che Charles Oliveira ha chiesto un po’ di tempo alla promotion per recuperare.
Il match è diventato subito un classico, ha vinto il bonus Fight of the Night, un po’ come quasi tutti quelli che coinvolgono Poirier o Chandler, e senz’altro sarà in lizza come match dell’anno.
UFC 281 ha rispettato le attese e fatto nascere altri interrogativi: quanto durerà il regno di Alex Pereira? Sarà ancora Adesanya ad affrontarlo? E Zhang se la vedrà di nuovo con Namajunas? Cosa attende Poirier, ancora una chance titolata, forse l’ultima? Per delle risposte dovremo attendere. Nel frattempo UFC 281 ci ha ricordato davvero cos’è l’hype.