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Un altro classico di Jon Jones
19 nov 2024
UFC 309 è stato l'ennesimo trionfo di Jones, che ha mandato in pensione Stipe Miocic.
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / Sports Press Photo
(copertina) IMAGO / Sports Press Photo
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Il Madison Square Garden ha ospitato una delle poche icone degli sport da combattimento che non aveva ancora avuto occasione di esibircisi: UFC 309 rimarrà soprattutto come l’evento del ritorno in scena di Jon Jones. Un’altra vittoria per stop tecnico per quello che, se non il più grande in assoluto, è di certo uno dei più grandi combattenti nella storia degli sport da combattimento.

Il match con Stipe Miocic certifica il livello di Jones anche nella divisione dei massimi, nonostante fosse solo al suo secondo match nella categoria. Dominatore dei massimi leggeri - la categoria immediatamente sotto - Jon Jones ha sconfitto il campione più decorato nella storia della divisione, anche se, va detto, Miocic non è apparso nel suo miglior stato di forma.

Stipe non metteva piede nell’ottagono da ben tre anni, cioè da quando aveva perso il titolo contro Francis Ngannou. Quando il camerunese ha lasciato la UFC, i rumor di una possibile ultima chance titolata per Miocic si erano fatti più forti. Dopo che Jones ha affrontato e annichilito Ciryl Gane, l’opzione più giusta per il neo-campione pareva proprio quella di chiudere un cerchio battendo ciò che di meglio rimaneva nella divisione, Stipe Miocic, appunto.

Nel frattempo, però, nei pesi massimi si stava sviluppando un’altra linea narrativa e anche sportiva in senso stretto: il carro armato inglese Tom Aspinall aveva vinto il titolo ad interim contro Sergei Pavlovich a UFC 295, un match che di fatto ha significato l’assegnazione di primo contendente assoluto al titolo dei pesi massimi. Il titolo ad interim infatti ha senso solo se il campione indiscusso è impossibilitato a difendere il titolo e se la federazione, o in questo caso la promotion, ritiene che la temporaneità dell’assenza sia in linea coi tempi di difesa che un campione deve rispettare.

Apsinall che fissa Jon Jones (fuori fuoco) sull’ottagono, forse la foto più significativa dell’evento.

Aspinall, invece, ha dovuto addirittura difendere la cintura ad interim contro Curtis Blaydes, un concetto che non dovrebbe nemmeno esistere visto che il match successivo di diritto, a seguito della vittoria della cintura ad interim, dovrebbe essere quello di unificazione delle cinture. Per questo, per qualcuno il match tra Jones e Miocic non aveva senso, ma ormai era in preparazione da anni - semmai è stata l’istituzione della cintura ad interim per Aspinall ad essere sbagliata, concettualmente.

Jones non entrava in gabbia da marzo 2023. La sua mobilità, quella a cui ci aveva abituato nei pesi massimi-leggeri, aveva lasciato il posto ad un piazzamento fisico diverso, più pesante sulle gambe, ma comunque scattante ed imprevedibile come in precedenza. I suoi headkick improvvisi dalla guardia mancina, il repertorio generale di colpi spettacolari e pericolosi, la sua precisione e il suo timing erano rimasti lì. Il suo ground and pound sarebbe risultato forse un po’ più lento, ma ancora più potente e inarrestabile. Insomma, se Jones negli ultimi match nei massimi-leggeri aveva forse mostrato un po’ di ruggine e segni del tempo, nei massimi è stato come se un nuovo Jones fosse nato.

Jon Jones un anno e mezzo fa, e adesso.

Miocic, dal canto suo, non calcava il pavimento dell’ottagono dall’ormai lontano UFC 260, nel marzo del 2021, quando aveva dovuto cedere il passo a Francis Ngannou. E per risalire a un suo incontro con qualcuno che non fosse Ngannou o Daniel Cormier (con cui ha dato vita a una bellissima trilogia, vincendo il secondo e il terzo incontro), per ricordarsi cioè di com’era Stipe Miocic contro un fighter diverso da quei due, bisogna risalire al 2017.

Considerato tra i più grandi massimi in circolazione, il più grande se parliamo di difese titolate - tre di fila, che è un record di categoria, quattro in totale se contiamo entrambi le volte in cui è stato campione - Miocic ha ottenuto ben 9 bonus performance of the night, un record nella divisione di peso più alta. Il dubbio comprensibile che attanagliava gli osservatori era dato dalla condizione atletica nella quale il 42enne pompiere di Cleveland si sarebbe presentato.

Il match è partito rapidamente, con Jones che ha cercato di mascherare un tentativo di takedown con un diretto, prontamente contenuti da Miocic, che a primo acchito pareva sveglio e focalizzato. Jones ha provato da subito, con un certo successo, a stabilire il range di combattimento. Ora, chi ha visto Miocic combattere sa bene che grazie a un footwork fluido e a un pugno di ferro, aveva l’abilità non comune di saper rompere l’imposizione avversaria delle distanze grazie a blitz fatti di uno-due in avanzamento ed in arretramento che erano capaci di disconnettere i suoi avversari - per informazioni chiedere a Fabricio Werdum.

Werdum insegue, Miocic gli legge la storia della buonanotte.

La versione moderna di Jones però è quella di un fighter solido, paziente, rapido nell’azione e nel pensiero, capace di mettere in pratica le sue contromisure. Chael Sonnen ha detto che lottare con lui è stato come mettere un camion contro una Volvo: intendeva dire che quando ci ha lottato a parete si è trovato contro un atleta dalla forza erculea con una pressione perfetta. Anthony Smith ha detto che è il “better coached fighter”, il fighter meglio allenato, con dei coach che sanno esattamente come spingerlo, come se lui fosse un cyborg che esegue perfettamente ed immediatamente i comandi.

Jones ha iniziato a stabilizzare il suo jab, che è andato quasi sempre a bersaglio; improvvisamente ha effettuato un avanzamento e messo a segno una sorta di “O soto gari” e preso il controllo laterale da terra. Da lì, il primo round è stato in discesa e ha visto Jones all’opera col suo ground and pound ed il continuo controllo, degli elementi che avrebbero potuto fargli guadagnare anche un 10-8. Stipe è sopravvissuto alla tempesta, ha subito parecchi pugni e delle pericolose gomitate, che lo hanno però tagliato solo allo scadere.

All’angolo, tra primo e secondo round, Miocic non sembrava al meglio ed era abbastanza chiaro che la punizione subita, pur non devastandolo totalmente, gli aveva risucchiato via un bel po’ di energie. Come avrebbe confermato Jon Jones successivamente, Stipe non sembra un fighter che subisce particolarmente i colpi alla testa, quindi la sua strategia era quella di colpire il corpo per limitare il cardio. Cambiando spesso di livello, successivamente si sono visti dei colpi interessanti, con Jones che ha provato a prendere le misure per dei colpi in girata e che è andato a segno con un pericoloso uno-due al volto che ha fatto barcollare Miocic.

Stipe ha provato a reagire imbastendo una controffensiva verticale che mirava ad entrare nella guardia di Jones con dei colpi dritti, ma Jones è corso subito ai ripari: ha cominciato a girare, allungando le braccia per riguadagnare le distanze giuste ed evitando ciò di cui generalmente viene accusato, gli eye poke, piazzando le mani perfettamente con le dita verso l’alto. Sono state rare le occasioni in cui Miocic è andato a segno, procurando comunque danni non ingenti a Jones.

Poco dopo l’inizio del terzo round, però, il motore di Stipe si è spento. Avendo subito alcuni colpi pesanti e continuando ad accusare calci dritti, side kick e ginocchiate alla zona addominale, diretti e colpi di rientro, il suo ritmo si è drasticamente abbassato. Jones ne ha approfittato, ha schiacciato il piede sull’acceleratore e dopo aver costretto, avanzando, il suo avversario a parete, lo ha centrato con uno spinning back kick devastante nella zona della milza, mettendolo in ginocchio. È stato bravo Herb Dean ad interrompere il match quasi immediatamente appena Jones ha provato ad attaccare in ground and pound, limitando dei danni che avrebbero potuto essere ben più ingenti.

Un video che può farvi provare dolore.

Jones ha ottenuto così la sua vittoria numero 11 per TKO o KO, la diciottesima per stop e la numero 28 in assoluto in carriera. Ai microfoni di Joe Rogan ha fatto i complimenti a Miocic, con il quale aveva avuto qualche screzio dopo il primo faccia a faccia, appianato poi la sera prima del match, durante la quale si sono stretti la mano. Poi ha ringraziato e lodato Gesù Cristo, Donald Trump (che era presente nell’arena accanto a Elon Musk e Kid Rock) a cui ha persino dedicato il balletto celebrativo.

Dopo l’incontro Stipe Miocic ha annunciato di voler appendere, come già aveva fatto intendere, i guantini al chiodo. Si tratta del ritiro di uno dei più grandi fighter degli ultimi anni, che verrà presto inserito nella Hall Of Fame e che gli spettatori difficilmente dimenticheranno. Per i suoi combattimenti ma anche per la pulizia fuori dall’ottagono, un’umanità che non è scontato trovare in chi si guadagna da vivere facendo del male agli altri - ma Stipe, appunto, si guadagna da vivere anche salvando e aiutando gli altri, come pompiere in Ohio, mestiere con non ha lasciato neanche dopo essere diventato il miglior peso massimo al mondo.

Jon Jones, beh, è un tipo umano del tutto diverso. Al microfono di Joe Rogan cerca Aspinall, salvo poi nella conferenza stampa successiva dire che il suo prossimo combattimento sarà con Pereira o sarà felice di godersi la pensione. Una mossa per trattare da un punto di forza? Chissà… Difficilmente farà qualcosa perché più “giusto” dal punto di vista sportivo, quando dice che per affrontare Aspinall vuole un’offerta irrinunciabile - “fuck you money” è la cifra che ha detto di volere - non fa niente per nascondere la difficoltà della cosa.

UFC 309 ha visto andare in scena un altro classico di Jon Jones, un’altra vittoria da dominatore. Lui non sembra volere altro, anche se forse, a questo punto, non ce ne sarebbe neanche bisogno. Se il punto è che Jon Jones è uno dei tre o quattro migliori fighter dell’era moderna, beh, siamo tutti d’accordo. Persino Aspinall.

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