Come ogni anno abbiamo scelto un po’ di fighter da cui ci aspettiamo una crescita in questo 2023 appena iniziato. Quindi, non i migliori o i più forti, ma piuttosto i più agguerriti, quelli che vogliono conquistarsi un posto al sole nella promotion più importante al mondo, l’UFC. Nel 2022 ci chiedevamo, se e quando, Kamaru Usman, Charles Oliveira e Alex Volkanovski sarebbero stati sconfitti. Molte cose sono cambiate in un anno: titoli sono passati di mano, nuovi volti sono arrivati, altri li abbiamo persi. In generale il 2022 è stato un anno florido per i nuovi talenti in questo sport, e il 2023 potrebbe essere quello dell’affermazione di alcuni al più alto livello. Ecco, insomma, quelli che vogliamo veder combattere nell’ottagono nei prossimi 12 mesi.
Raul Rosas jr.
Fuori dai ranking, peso gallo, messicano, con un record di 7-0
Il più giovane fighter del roster UFC è un peso gallo messicano imbattuto, con un record di 7 vittorie in altrettanti incontri da professionista, a cui aggiungere 6 vittorie su 6 a livello amatoriale. Ad appena 18 anni d’età, Raul Rosas jr., detto “El Niño Problema”, si è presentato con una vittoria alle Contender Series, convincendo Dana White a metterlo sotto contratto. Fisico asciutto, mezzi indubbiamente sopra alla media e viso da ritratto cubista, Rosas è un combattente molto talentuoso che si trova a proprio agio in qualsiasi fase del combattimento.
Fin da ragazzino è stato forgiato per combattere in gabbia e nel tempo libero partecipa anche a competizioni di grappling. Il 10 dicembre, durante UFC 282, ha sconfitto Jay Perrin con una rear-naked choke al primo round, confermando tutto l’hype che lo anticipava. I suoi cambi di livello e la sua assoluta determinazione nell’ottenere e sfruttare i takedown hanno sorpreso anche i più esperti cultori di questo sport, dove è raro vedere un talento del genere a questa età. Raul Rosas Jr. promette di essere uno dei fenomeni di questo sport, e non vediamo l’ora di rivederlo sull’ottagono.
Conor McGregor
Fuori dai ranking, peso leggero negli ultimi incontri, irlandese, con un record di 22-6
Il 2023 dovrebbe essere anche l’anno del rientro di Conor McGregor. Dell’irlandese volante si è detto (ma anche visto e sentito) di tutto. Solo per rimanere alle ultime: è entrato nella gabbia di Bellator per festeggiare un suo compagno, entrando in conflitto con Marc Goddard (che aveva ragione, visto che nessuno a parte i secondi può entrare in gabbia prima della proclamazione del vincitore), ha perso le staffe con il suo ormai ex amico Artem Lobov (che gli ha chiesto delle royalties per la vendita del Proper Twelve), ha rivangato ancora la sconfitta con Khabib, prima di insultarlo perché reo di non accettare il rematch. Inoltre, chi lo segue sui social, sa bene come nell’ultimo anno si sia trasformato a livello muscolare, diventando una specie di carro armato. Qualche maligno ha fatto notare come questo sia accaduto mentre era alle prese con il recupero da un brutto infortunio e quindi non era sottoposto ai controlli antidoping dell’USADA.
McGregor non vince dal gennaio 2020, tre lunghi anni in cui lo abbiamo visto solo discutere con tutti, insultare Poirier, Khabib, addirittura Hasbulla Magomedov (l’influencer affetto da un disturbo della crescita che ha fatto squadra con Khabib), Lobov. Per qualcuno McGregor è fuori controllo, tossico per questo sport. Che sia vero, o sia solo - come dice lui - business, quando combatte, piaccia o meno, tutto il mondo sta a guardare e anche noi.
Jon Jones
Fuori dai ranking divisionali, #13 Pound for Pound, esordiente nei pesi massimi, statunitense, con un record di 26-1 (1 NC)
Non si è dovuto impegnare Jon Jones per diventare il più grande villain dell’UFC. Le sue disavventure, legali o sportive, neanche si contano più e da lui ci si può aspettare di tutto. Meno, invece, ci si poteva aspettare il suo ritorno nell’ottagono. Non si vede in gabbia dal 2020, quando ottenne una controversa vittoria per decisione ai danni di Dominick Reyes. Dopo quell’incontro Jones aveva deciso di lasciare vacante la cintura e mettere su massa per tentare l’assalto alla corona dei pesi massimi. Si era vociferato di un possibile incontro con Stipe Miocic per decretare chi avrebbe sfidato Francis Ngannou, ma poi non si fece nulla.
Nel frattempo Ngannou ha portato a casa grandi vittorie contro Miocic e Gane. Jones avrà la prestanza psicofisica per condividere il ring con lui? Se da una parte il camerunese appare difficilmente battibile, dall’altra davvero nulla è impossibile quando Jones combatte. Chi vincerebbe tra i due? Difficile dirlo, ma certo vorremmo scoprirlo. Speriamo il 2023 sia l’anno giusto per farlo.
Paddy Pimblett
Fuori dai ranking divisionali, peso leggero, inglese, con un record di 20-3
Paddy Pimblett, scouser di Liverpool, capace di crearsi un personaggio fuori dal ring e di vincere quattro incontri consecutivi in UFC (sei in totale, se si contano anche le due in Cage Warriors). Pimblett non è ancora nella top 15 dei pesi leggeri, ma nel 2023 dovrebbe avere le sue occasioni per scalare la classifica. Fare un percorso simile a quello di Sean O’Malley, che battuto Petr Yan, si trova ad un passo dalla chance titolata. Nella sua ultima uscita contro Jared Gordon, il 10 dicembre, è parso fare un passo indietro e la sua vittoria è arrivata per un pelo (con anche molte proteste). Ma questa è una ragione in più per volerlo rivedere nell’ottagono, magari stavolta contro un avversario nei ranking.
Jiří Procházka
Ha reso vacante il titolo dei massimi-leggeri a causa di un infortunio, #10 Pound for Pound, ceco, con un record di 29-3-1
Jiří Procházka avrebbe dovuto affrontare in un rematch Glover Teixeira a UFC 282, dopo averlo battuto a UFC 275, ma a causa di quello che Dana White ha definito «il peggior infortunio alla spalla mai visto in UFC» si è dovuto fermare. Lasciato vacante il titolo, questo doveva essere deciso dalla sfida tra Ankalaev e Blachowicz, che però si è conclusa in pareggio. Tra un mese proverà a prendersela Glover Teixeira contro Jamahal Hill, ma in ogni caso sembra una sfida a tempo. Chiunque avrà la cintura al momento del suo rientro, dovrà affrontare Procházka, che oggi sembra il fighter più pericoloso ed estroso dell’intera categoria. Al suo rientro, comunque, si scioglierà ogni dubbio.
Ryan Spann
#10 dei massimi-leggeri, statunitense, con un record di 21-7
Alla domanda di Joe Rogan che, dopo la vittoria inaspettata su Dominick Reyes, gli chiedeva cosa avesse fatto per migliorare così tanto, Ryan Spann - detto “Superman” - ha risposto semplicemente di essersi allenato, cosa che non aveva mai fatto prima. Chiunque conosca Spann non può non essere rimasto sorpreso: potente, rapido, con un pugno di ferro e una presenza fisica esagerata, incute timore alla sola vista.
Il modo in cui ha messo KO Reyes però dimostra in maniera oggettiva quanto sia migliorato rispetto alle sconfitte con Anthony Smith e Johnny Walker. Se deciderà di dedicarsi con assoluta devozione alle MMA, Spann sarà una minaccia per tutti. Il 25 febbraio tornerà nell’ottagono contro Nikita Krylov, un osso duro da affrontare. Sarà un trampolino di lancio definitivo o un altro brusco arresto?
Renato Carneiro
#13 dei leggeri, brasiliano, con un record di 17-5-1
Se l’ultima vittoria di Renato Carneiro contro Brad Riddell non vi ha convinto, forse l’ha fatto il suo discorso successivo. "Il Moicano" ha ringraziato Joe Rogan, si è complimentato con lui per come svolge il suo lavoro, poi ha preso il microfono e ha incendiato l’arena con la sua esuberanza, dicendosi disposto a combattere con chiunque a patto che sia classificato nei ranking. E, d’altronde, cosa aspettarsi da un fighter che è passato dai piuma ai leggeri incontrando fighter del calibro di Rafael Fiziev, Jose Aldo, il "Korean Zombie", Cub Swanson, Calvin Kattar, Rafael Dos Anjos e Alexander Hernandez?
Carneiro è un fighter dallo stile aggressivo e senza mezze misure, che sembra quasi preferire perdere che finire un incontro ai punti. Un atleta che dà sempre tutto nell’ottagono, che incendia la folla col suo modo di combattere, uno che - vinca o perda - resta uno spettacolo da guardare.
Muhammad Mokaev
#14 dei mosca, inglese, con un record di 9-0 (1 NC)
Fighter inglese nato in Russia, a soli 22 anni Muhammad Mokaev ha un perfetto record di 9 vittorie e nessuna sconfitta tra i professionisti, e questo dovrebbe già bastare per capire di che talento stiamo parlando. A questi numeri però aggiunge un record amatoriale di 23-0 che spiega perché sia considerato un vero fenomeno. Non più un giovane prospetto, ma un fighter pronto a tutto. In UFC ha già messo insieme tre vittorie, due delle quali per finalizzazione, e non sembra volersi fermare.
Finora Mokaev ha dimostrato una superiorità esagerata davanti ai suoi avversari e il 2023 deve essere l’anno della conferma. Wrestler straordinario, è capace di imporre il proprio volere grazie a un grande controllo dell’ottagono, un’ottima stabilità e un sesto senso per la sottomissione. Non ha ancora un match in programma, ma è sicuro arriverà presto e che per il suo avversario non sarà facile.
Umar Nurmagomedov
#12 dei gallo, russo, con un record di 15-0
Stesso cognome, look simile: l’intuito non vi inganna, Umar Nurmagomedov è il cugino di Khabib (e il fratello maggiore di Usman Nurmagomedov, campione dei pesi leggeri Bellator). Praticamente una famiglia in missione. Campione ai Mondiali di Combat Sambo nella divisione al limite dei 62 chili, la transizione di Umar nelle MMA è stata naturale. Dopo aver preso parte a competizioni in promotion minori, ha sfruttato la parentela con Khabib per arrivare in UFC e dimostrare il suo valore. Tre vittorie, di cui due per sottomissione, Umar a breve dovrebbe affrontare Raoni Barcelos, contro il quale partirà coi favori del pronostico. È surreale affermare che Umar sia una versione più piccola di Khabib? Forse. Umar non sembra avere particolari problemi nel combattimento dalla distanza, seppure anche lui preferisca legare e dominare i suoi avversari grazie all'enorme qualità del suo Sambo. Se il buon sangue non mente, il 2023 dovrebbe essere l’anno in cui Umar Nurmagomedov mostrerà le sue qualità ai piani alti della divisione pesi gallo.
Alexander Volkanovski vs Islam Makhachev
Campione dei pesi piuma, #1 Pound for Pound, australiano, con un record di 25-1
Campione dei pesi leggeri, #2 Pound for Pound, russo, con un record di 23-1
Sì, dovremmo parlare dei singoli fighter, ma è impossibile non mettere in questa lista l’incontro tra Alexander Volkanovski e Islam Makhachev che si terrà l’11 febbraio a Perth, patria del primo. Un’attesa nata da UFC 280, quando Makhachev ha demolito l’ex campione Charles Oliveira nella più grande serata della sua vita, sfidando poi Volkanovski che non si è tirato indietro e che avrà la possibilità storica di diventare double champion.
Il progetto di Khabib con questo incontro punta a diventare il numero uno pound for pound. Per diventarlo deve passare obbligatoriamente da Volkanovski, visto il suo dominio nella categoria dei piuma. Il divario fisico tra i due è evidente, specie dal punto di vista delle misure, ma il più piccolo Volkanovski è abituato ai colpi di gente più pesante, basti pensare che prima di intraprendere la carriera nelle MMA, giocava a rugby e pesava circa 95 chili. L’australiano non si è fatto pregare e, non si accontenterà certo della borsa, ma farà il massimo per vincere. Con la possibilità di diventare campione di un’altra categoria davanti alla sua gente in palio, Volkanovski avrà la possibilità di fare la storia a febbraio.
Stipe Miocic
#2 dei massimi, statunitense, con un record di 20-4
Assente dall’ottagono dal marzo 2021, Stipe Miocic ha chiesto alla promotion un’altra chance titolata. Anche dopo aver subito un chiaro KO dall’attuale campione Francis Ngannou, non sarebbe scandaloso dare una seconda possibilità al fighter che detiene il record per il maggior numero di difese titolate in UFC (record ottenuto contro lo stesso Ngannou, nel loro primo scontro) e che forse ha ancora qualcosa da dare.
Il pompiere di Cleveland è stato in aria di supermatch più d'una volta, prima contro Jon Jones (match mai arrivato a compimento, si dice, per le esagerate richieste di borsa dei due fighter), poi contro Francis Ngannou per la chiusura della trilogia, ma è stato anticipato da Ciryl Gane. Per Miocic, comunque, non si intravedono troppe possibilità: è in quel limbo nel quale vincere un match significherebbe essere catapultati, forse per l’ultima volta visti i 40 anni compiuti ad agosto, in un match titolato; perdere invece, lo relegherebbe a un finale di carriera nelle retrovie. La storia di Miocic nelle MMA non si discute, ma questo 2023 ci dirà quale sarà il finale: tornare in cima per lui, prima del ritiro, non sarà per niente facile.
Maycee Barber
#12 dei mosca, statunitense, con un record di 11-2
Dopo aver convinto alle Contenders Series e nei tre successivi match in UFC, tutti vinti per finalizzazione, tra il 2020 e il 2021 Maycee Barber subì due pesanti sconfitte contro Roxanne Modafferi e Alexa Grasso. Da quel momento Barber ha rimesso insieme i pezzi, sostituito la versione furiosa di sé nell’ottagono con una più strategica e inanellato tre vittorie consecutive.
Con ottime soluzioni sia dalla distanza che nel grappling, Barber a soli 24 anni si presenta come una seria contendente alla cima della divisione pesi mosca. Certo, non la vedremo già domani sfidare Valentina Shevchenko, ma il match in programma a marzo contro Andrea Lee scioglierà molti interrogativi, e ci farà capire se “The Future” è pronta al salto di qualità e a quello in braccio a Michael Bisping o Joe Rogan, come da - ormai - iconica esultanza.
Tracy Cortez
#13 dei mosca, statunitense, con un record di 10-1
Dana White, o chi per lui, ci aveva visto giusto quando chiamò Tracy Cortez per le Contender Series. Cortez vinse brillantemente il suo match di prova e ottenne un contratto; da lì in poi solo successi: 4 vittorie, tutte ottenute per decisione. Se questi risultati possono far pensare che Cortez non sia una fighter che punta alla finalizzazione, dimostrano la sua intelligenza nell’ottagono, la capacità di portare i giudici dalla sua parte con le sue prestazioni. Una sola posizione sotto Maycee Barber, la ventottenne di Phoenix è una di quelle fighter che ci sono parse più interessanti nella divisione storicamente dominata da Valentina Shevchenko.
Taila Santos
#2 dei mosca, #12 Pound for Pound femminile, con un record di 19-2
La grande sorpresa del 2022 si chiama Taila Santos. Già, perché la ventinovenne brasiliana ha dimostrato di essere probabilmente l’unica fighter capace di offrire una sfida degna di questo nome a Valentina Shevchenko. Quando le due si sono affrontate, Santos sembrava dovesse essere l’ennesima avversaria distrutta dall’atleta kirghisa, ma - al contrario di ogni aspettativa - ha combattuto un match davvero eccellente, perdendo per decisione non unanime (un giudice le diede la vittoria). Nelle battute finali di quell’incontro Santos rimase ferita in uno scontro accidentale tra teste, non riuscendo a incidere e magari girare l’esito del match. Era UFC 275 e anche Daniel Cormier disse che - probabilmente - quel colpo salvò la campionessa dalla sconfitta. Se c’è un rematch che abbiamo davvero bisogno di vedere, è quello tra Taila Santos e Valentina Shevchenko.
Sergei Pavlovich
#3 dei massimi, russo, con un record di 17-1
Sconfitto all’esordio in UFC dal veterano Alastair Overeem, Sergei Pavlovich non ha faticato a rimettere insieme i pezzi e tornare all’arrembaggio. È ormai da qualche anno che quando si parla di massimi, i nomi sono sempre gli stessi: Ngannou, Gane, il probabile esordio di Jon Jones, Miocic. Ma Pavlovich sta arrivando. Collezionate teste importanti, tra tutte quella di Derrick Lewis, Sergei Pavlovich è ormai numero 3 dei ranking divisionali e la più logica conseguenza sarebbe quella di porlo davanti ad uno dei nomi di cui sopra o, al massimo, un rientro contro Curtis Blaydes o Tom Aspinall.
Marlon Vera
#4 dei gallo, ecuadoriano, con un record di 20-7-1
Ecco, adesso un rematch tra Marlon “Chito” Vera e Sean O’Malley avrebbe perfettamente senso. L’ecuadoriano è l’unico fighter a vantare una vittoria su “Sugar” Sean, una vittoria che, in linea col personaggio, per O’Malley non esiste. Nelle sole ultime due uscite, Vera vanta una vittoria per decisione su Rob Font e un incredibile KO ai danni del leggendario Dominick Cruz tramite headkick. A quota quattro vittorie consecutive, la crescita di Vera è stata innegabile e costante e oggi “Chito” è a un passo dalla chance titolata. Ecco, quel passo potrebbe essere rappresentato da un’altra, più convincente, vittoria su Sean O’Malley, un fighter che è cresciuto altrettanto bene, certificando il proprio livello con una vittoria sull’ex campione Petr Yan. Vera è uno dei combattenti più forti e duri della divisione, ha 30 anni ed è in UFC dal 2014. Non ha mai perso per finalizzazione o KO, sempre per decisione dei giudici.
Ilia Topuria
#9 dei piuma, spagnolo, con un record di 13-0
Il fenomeno spagnolo Ilia Topuria si è presentato in UFC in maniera massiccia e minacciosa, ma nelle ultime tre uscite ha fatto veramente paura: prima, a UFC 264, nel luglio 2021, ha messo KO nientemeno che “The Wizard” Ryan Hall, poi, a UFC Fight Night 204, a marzo 2022, ha messo KO anche Jai Herbert. Ma la vera impresa di Topuria, è arrivata il 10 dicembre quando, dopo un dominio serrato sia nello stand-up che nella lotta a terra, ha dominato nientemeno che Bryce Mitchell, ex numero 9 di categoria, prima di sottometterlo con una arm-triangle choke.
Mento d’acciaio, mani pesantissime e competenza in ogni area del combattimento rendono Topuria un combattente feroce ed imprevedibile, un uomo in missione il cui obiettivo non pare altro che il titolo. Il “Matador” spagnolo adesso è universalmente riconosciuto come vera e propria minaccia ai piani alti e noi non vediamo l’ora di vedere se il 2023 potrà essere il suo anno.
Julianna Peña
#1 dei gallo, #4 Pound for Pound femminili, statunitense, con un record di 11-5
Julianna Peña ha sorpreso il mondo delle MMA quando, a UFC 269, ha sottomesso Amanda Nunes, dopo averle dato una bella lezione anche negli scambi. Nunes però è tornata più forte di prima e si è ripresa il titolo a UFC 277. Una risoluzione finale con un terzo match sembra inevitabile, specie perché, pur venendo dominata nell’ultimo scontro, Peña non ha mai indietreggiato, subendo una vera e propria punizione, ma rifiutando categoricamente di arrendersi. “The Venezuelan Vixen” avrà quasi sicuramente un’altra possibilità, forse l’ultima, di affrontare la più grande fighter di MMA mai esistita. Sebbene per Julianna non sarà un’occasione per sostituire nella storia Amanda Nunes, la conquista del titolo e rimanere nella memoria storica come “la fighter che ha battuto la più grande” non sarebbero certo premi di consolazione.