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Un punto sui fighter italiani in UFC
11 set 2019
Nelle prossime settimane combatteranno tutti.
(articolo)
16 min
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Quasi tutti i fighter italiani in UFC torneranno in gabbia nelle prossime settimane: Vettori già il prossimo sabato (14 settembre), mentre Di Chirico, Amedovski e Belluardo sono tutti e tre nella card di Copenaghen del 28 settembre - la sola a non conoscere ancora la sua prossima avversaria è Mara Borella.

Quasi tutti i fighter italiani si trovano in un momento importante della propria carriera e nel pezzo che segue facciamo un punto, fighter per fighter, sulla loro evoluzione e sulle ambizioni, aspettando che l’ottagono sentenzi le sue verità incontrovertibili.

EDIT 12 settembre: L'incontro di Marvin Vettori è stato annullato per via di un'infezione all'occhio del suo avversario e rimandato al prossimo 12 ottobre.

Quanto è migliorato Marvin Vettori (13-4-1; in UFC 3-2-1)

Prossimo incontro: vs Andrew Sanchez (11-4-0; in UFC 4-2)

Quando: 12 ottobre, UFC Fight Night 161

Le MMA italiane hanno avuto grandi pionieri, tra cui l’apripista Alessio Sakara, ma nessuno, a mio parere, forte quanto e con le ambizioni di Marvin Vettori. Anzitutto, Vettori è stato un fighter precoce: arrivato molto presto al massimo livello, con l’esordio vincente contro Alberto Uda (il 20 Agosto 2016) che lo ha reso ad appena 22 anni il più giovane debuttante italiano nella storia dell’UFC.

L’età è un fattore da non sottovalutare mai quando si analizza la formazione di un combattente giovane, e arrivare troppo presto al massimo livello porta con sé anche qualche rischio, soprattutto quando si tratta di affrontare, quando ancora non si è sufficientemente maturi per farlo, una competizione che richiede elevati standard di completezza stilistica ma anche una forza mentale che spesso si raggiunge negli anni a venire. Il rischio di bruciarsi, insomma, c’è sempre.

Invece, la prima cosa che bisogna dire di Marvin Vettori è che tecnicamente, fisicamente, ma soprattutto psicologicamente, quel 20 Agosto del 2016 era già pronto. La mentalità di Vettori, palesata fin dai suoi primi incontri in UFC, è sempre stata quella di un fighter disposto ad ogni tipo di sacrificio pur di raggiungere i propri, ambiziosissimi obbiettivi. Certo, sono in molti, in uno sport dispendioso come questo, ad avere grande spirito di sacrificio, ma a distinguere Vettori dal resto c’erano le ambizioni altissime e la capacità di crederci anche quando non erano in tanti, a parte lui, a farlo.

Ma non è solo l’aspetto mentale a dare consistenza agli obiettivi di Vettori: dal punto di vista tecnico la sua prima qualità che emerge, quella dove eccelle in modo più netto, tanto da poter essere attualmente già considerato al livello dei migliori, è la capacità di imporre il proprio dominio dalla posizione dominante nelle fasi di grappling. Anche quando l’avversario possiede un BJJ fenomenale, sia attraverso le sottomissioni che tramite il suo feroce Ground and Pound.

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Uda era cintura nera di bjj, tra l’altro.

Fu proprio con una ghigliottina eseguita dalla top position che riuscì a sottomettere al suo esordio il brasiliano Alberto Uda, e da quel giorno il suo grappling non ha smesso di stupire, anche nella sconfitta, come quando perse ai punti di misura contro Antonio Carlos Jr. sfidandolo nel ground game, dominando quella fase con colpi pesanti. Oppure quando si accorse troppo tardi che il pur notevole Sambo di Akhmedov non avrebbe retto alla potenza del suo wrestling.

Un fighter con così spiccate doti nel grappling avrebbe potuto evolversi in modo monodimensionale, cercando di strutturare ogni qualvolta strategie atte a massimizzare le sue qualità in questa fase specifica; ma Vettori ha sempre cercato di essere (magari con una testardaggine che non sempre gli ha dato risultati immediati, come in alcune circostanze nelle quali ha avuto troppa fiducia nel suo striking) un fighter completo, duttile, capace di affrontare qualsiasi contendente in tutte le aree del combattimento.

Raramente ho visto fighter evolversi con la sua efficacia e in così breve periodo. Ricordo, ad esempio, che le prime critiche che venivano mosse a Marvin Vettori all’inizio della sua esperienza UFC riguardavano il calo della tenuta atletica nella terza ripresa. Ed era vero, ma negli ultimi tre match, proprio nelle ultime riprese, Vettori ha ottenuto un 10-8 contro Akhmedov (che gli ha consentito di evitare la sconfitta), ha strappato un round a Israel Adesanya (soltanto Gastelum riuscirà tre incontri dopo a fare altrettanto) e, infine, ha letteralmente dominato contro Cezar Ferreira, andando davvero vicino alla finalizzazione.

Le migliorie di Vettori sono state molteplici. Un’altra cosa che Vettori è riuscito ad evolvere in modo piuttosto evidente è la sua guardia: troppo perforabile contro uno striker peraltro non eccelso come Akhmedov (che lo aveva messo in grande difficoltà con i suoi ganci, in particolare nella prima ripresa); e già maggiorata solo cinque mesi più tardi, nel match contro Israel Adesanya, dove Vettori ha concesso pochissimo ad uno dei migliori striker della divisione.

Se in quei quattro mesi Vettori è riuscito a fare aggiustamenti notevoli per rendersi più elusivo in un test così probante, ciò che ha fatto stando per più di un anno lontano all’ottagono (per ragioni che ha spiegato bene in un’intervista di qualche tempo fa) è stato ancora più impressionante. Lo striking che abbiamo ammirato contro Cezar Ferreira è stato molto più fluido, rapido e preciso di quello visto nella sua apparizione precedente.

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L’ultimo Vettori è quasi sempre il miglior Vettori.

Oggi Vettori, oltre a possedere una fisicità molto importante, che ha da sempre rappresentato un suo grande punto di forza, ha confermato di avere anche una mascella granitica in grado di incassare colpi pesantissimi senza accusarli, almeno apparentemente . Dal punto di vista tecnico ha mostrato progressi quasi insperati per la loro rapidità e consistenza nelle fasi di stand up, e più precisamente si è evoluto a livello pugilistico, rendendosi da una parte più elusivo e dall’altra più efficace quando attacca. Mentre per quanto riguarda il grappling non fa che alimentarlo costantemente dandogli ancora più solidità e forza distruttiva.

Il suo prossimo avversario sarà Andrew Sanchez, che però si è ritirato pochi giorni prima per un'infezione ad un occhio.

In ogni caso, forse Vettori sperava di incontrare un top 15. L’incontro che lo attende non eleverà eccessivamente la sua posizione in caso di vittoria, ma sarà in grado di consolidarla, garantendogli un avversario più importante nel match successivo. Vettori ha solo 25 anni e ha già superato test importanti, dimostrando una crescita sbalorditiva in molti aspetti: come non aver grande fiducia nel suo futuro?


La maturità di Alessio Di Chirico (12-3; in UFC 3-3)

Prossimo incontro: vs Peter Sobotta (17-6-1; in UFC 4-2)

Quando: 28 settembre, UFC Fight Night 160

EDIT: dopo il ritiro di Sobotta, Di Chirico avrà come avversario Makhmud Muradov (22-6, all'esordio in UFC), il cui agente è Floyd Mayweather.

L’esperienza in UFC di Alessio Di Chirico è stata costellata da una buona dose di sfortuna, soprattutto riguardo ai verdetti che lo hanno penalizzato anche quando non lo avrebbe meritato, com’è accaduto in particolare nella sua ultima apparizione contro Kevin Holland.

Di Chirico si è sempre dimostrato più forte, mentalmente, della pressione che gravava su di lui e dei torti che avrebbero potuto scoraggiarlo. Il momento forse più emblematico di tale situazione è stato il KO nettissimo inflitto a Bamgbose, con Di Chirico che guarda la telecamera con la faccia cattiva e dice: “Avete capito chi cazzo siamo!”. Un gesto cha va interpretato, in una persona fondamentalmente schiva come Alessio, come una liberazione.

Il percorso di Di Chirico in UFC è iniziato in salita perché il suo primo avversario è stato subito un fighter molto ostico come Bojan Velickovic (come peraltro lo era stato il match che lo aveva preceduto, ovvero quello contro Andrzej Grzebyk, che dopo la sconfitta contro Di Chirico ha soltanto vinto): un match intenso e molto combattuto che si concluse con una decisione dei giudici (che, per completezza di informazione, ma senza voler alludere a nessuna disonestà, erano croati) piuttosto discussa, ma unanime, in favore del serbo.

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Un bel momento contro Velickovic, che mostra le qualità di Di Chirico nei take down e nel GnP.

Di Chirico reagì subito con veemenza facendo un gran match, soprattutto per temperamento, contro il fighter sudafricano Garreth McLellan. Un match dominato ma che uno dei tre giudici attribuì per qualche ragione al suo sfidante, negandogli una sacrosanta unanimità nel verdetto.

Poi è arrivato un momento particolare e difficile, perchè Di Chirico aveva appena cambiato team quando si è trovato di fronte Eric Spicely, e in quell’occasione, probabilmente a causa del fatto che il fighter romano stava attraversando un momento particolarmente destabilizzante, apparve un po’ disorientato e non sicuro e concentrato come al solito, permettendo così ad un fighter che era ampiamente alla sua portata di sorprenderlo con un triangolo di gambe e costringerlo alla sottomissione già al primo round.

È stato soprattutto in questo momento che abbiamo visto emergere in modo inequivocabile lo spessore morale di Di Chirico e la sicurezza nei propri mezzi. Il match successivo, quello contro Oluwale Bamgbose rappresentava un dentro o fuori per lui: una sconfitta avrebbe coinciso con un taglio quasi certo dal roster UFC e il suo avversario, dinamico, potente, iper-esplosivo non era certo dei più accomodanti.

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Nella ginocchiata al volto, eseguita con un timing perfetto, che mandò KO un Bamgbose che nel ring si è rivelato fin troppo timido c’è stato qualcosa di fatidico, uno di quei momenti che cambiano in modo ineluttabile la storia di uno sportivo, che una volta superati rendono più forti.

Da lì in avanti Di Chirico ha avuto meno pressione e più fiducia, e lo ha dimostrato in modo inequivocabile sconfiggendo Julian Marquez in un catchweight a 190 libbre: per decisione non unanime anche questa volta, ma anche questa volta meritatamente.

Poi, dopo un anno di assenza (anche in questo caso c’è un’intervista in cui sono descritte le ragioni dell’assenza di Di Chirico), arriva il match contro Kevin Holland. Una sconfitta ingiusta, un verdetto contestatissimo e in antitesi con l’opinione della stragrande maggioranza dei siti d’informazione.

Se è vero che c’è stato molto da rammaricarsi in quella sconfitta, che Di Chirico avrebbe potuto fare di più soprattutto dopo l’infortunio a un braccio di Holland, non possiamo neanche dimenticare tutte le note positive che sono emerse in quella circostanza. Intanto, la prima cosa da apprezzare, è che Di Chirico ha combattuto alla pari, per non dire che si è mostrato superiore ad un fighter forte, molto fisico ed esperto come Kevin Holland.

Inoltre, Di Chirico lo ha fatto palesando delle evoluzioni importanti al suo stile: prima fra tutte la fase di clinch, mai tanto efficace. Di Chirico oggi fa ancora della forza fisica, del lavoro a parete e del wrestling, le sue armi migliori; ma a queste qualità endemiche ne ha aggiunte altre, affinando come detto il clinch, ma anche migliorando complessivamente la sua fase di stand up, che è sempre stata sostenuta da un buon ritmo ma nella quale è cresciuto per precisione e incisività nei colpi.

Di Chirico è sempre stato un fighter molto completo e lucido nell’ottagono e perciò difficile da affrontare, e non è un caso (se si eccettua la distrazione pagata a caro prezzo contro Spicely) che le sue sconfitte siano sempre arrivate ai punti e per giunta per decisioni molto discutibili.

È un fighter intelligente, in grado di trovare prontamente le contromisure alle azioni avversarie, ma anche capace di applicare il proprio gameplan con arguzia e lucidità anche nei momenti più concitati del match e tutto ciò lo rende un combattente solido. Il suo pugilato non è particolarmente estroso, ma è molto pulito dal punto di vista tecnico ed è chiaro dalle sue ultime apparizioni come si sia ulteriormente affinato, ad esempio nell’utilizzo più costante ed efficace del jab.

Il suo prossimo match sarà contro Peter Sobotta, un fighter ampiamente alla portata, e anche in questo caso, come per Marvin Vettori, si tratta di un incontro che non gli permetterà grandi balzi in avanti, ma che in caso di vittoria (con tre vittorie negli ultimi quattro match, cioè) potrà consolidare la sua posizione nel roster UFC, creando tutti i presupposti perché a 30 anni inizi la parte di carriera più importante.


Alen Amedovski (8-1-0; in UFC 0-1)

Prossimo incontro: vs John Phillips (21-9-0; in UFC 0-3)

Quando: 28 settembre, UFC Fight Night 160

Nonostante l’esordio in UFC non positivo dello scorso aprile, contro un fighter di grande valore ed esperienza come Krzysztof Jotko, che si è dimostrato uno scoglio troppo grande per un esordiente UFC, la mia idea è che le qualità di Amedovski restino non solo importanti, ma adatte per confrontarsi al massimo livello nel quale è oggi. E che in ottica futura gli permetteranno di legittimare ambizioni importanti.

Amedovski ha palesato di dover perfezionare la sua difesa agli atterramenti, messa a dura prova da un ottimo wrestler come Jotko, ma il suo striking può essere già devastante anche per la UFC. Bastano i numeri a confermarlo: si è presentato in UFC con un record di 8 vittorie e nessuna sconfitta, tutte ottenute prima del limite, fra le quali sei alla prima ripresa e due al secondo round.

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Amedovski manda giù Ibrahim Mané, in Bellator.

Amedovski è un fighter molto aggressivo, dotato di mani veloci, con combinazioni pugilistiche devastanti e una potenza da KO rara, testata anche ad alto livello, come nei due match combattuti in Bellator che hanno preceduto la sua firma con l’UFC.

Una delle peculiarità che contraddistingue lo stile di Amedovski e che lo differenzia dagli altri fighter UFC sta proprio nella sua spettacolarità, nella capacità di spegnere i propri avversari con l’impatto devastante dei propri colpi: sappiamo quanto una promotion come UFC tenga in alta considerazione tali requisiti. E se dovesse confermare queste qualità non sarebbe sorprendente vederlo scalare i ranking in tempi brevi.

Anche in momenti di grande difficoltà, nei quali si è trovato talvolta nel match con Jotko, Amedovski ha dimostrato di essere un fighter coriaceo, duro mentalmente e fisicamente, in grado di resistere anche quando la pressione è notevole e i colpi si fanno sentire.

Se riuscirà ad affinare il suo grappling difensivo, sia per quanto riguarda la difesa dai takedown che la gestione schiena a terra, e riuscirà ad imporre lo striking come campo da gioco, la violenza straripante dei suoi colpi potrà davvero fare la differenza e darci la misura del suo valore.

Il suo prossimo sfidante sarà il gallese John Phillips, sostanzialmente un brawler, potente e a sua volta aggressivo. Un match che per caratteristiche tecniche dei due fighter, che amano scambiare a viso aperto, promette scintille e spettacolo, ma che a mio parere vede favorito proprio Amedovski: più tecnico, meno prevedibile e più lucido dentro l’ottagono.

Sarà un match davvero importante per la sua carriera e avrà addosso molta pressione, come del resto l’avrà il suo avversario, reduce da tre sconfitte consecutive. Ma Amedovski ha la giusta determinazione per superare questo test e iniziare un percorso vincente fra i migliori combattenti al mondo.


Danilo Belluardo (12-4; in UFC 0-1)

Prossimo incontro: vs Mark O. Madsen (8-0; esordiente in UFC)

Quando: 28 settembre, UFC Fight Night 160

Danilo Belluardo è entrato in UFC a fari spenti, nel senso che pochi avrebbero immaginato la sua firma in quel momento, ma quando si arriva a combattere con i migliori al mondo è ovvio che la scelta degli addetti ai lavori non possa essere stata casuale e, magari, lo speriamo, si rivelerà anche lungimirante.

Danilo intanto ha dalla sua il vantaggio di essersi presentato in UFC a soli 25 anni, ma già con un buon percorso da professionista e sei vittorie consecutive che gli sono valse la firma del contratto. Wrestling e ground and pound, potente asfissiante, ma anche un takedown fulmineo e dotato di grande tempismo sono le sue doti migliori, supportate da una grande forza fisica: da qui il suo soprannome, “Caterpiller”, a sottolineare la sua forza fisica e la sua veemenza.

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Il suo esordio in UFC contro Joel Alvarez non è stato fortunato: dopo essersi aggiudicato il primo round, grazie ad un double leg takedown davvero ottimo per timing ed esecuzione, si è fatto sorprendere nella seconda ripresa. Ha pagato, a mio parere, l’eccessiva foga di trovare immediatamente la monta una volta ottenuto l’atterramento, cercando di finalizzare al più presto il proprio sfidante ma finendo, direi a causa della sua impazienza, per subire prima lo scramble e poi il ground and pound.

L’esordio in UFC non è mai semplice e anche se forse Belluardo non ha le attenuanti di Amedovski, che si è trovato davanti un fighter d’élite, può consolarsi con il fatto che si era aggiudicato il primo round, pensando che con un po’ di esperienza in più avrebbe potuto gestire la posizione dominante in modo più efficace.

Il suo prossimo avversario nel match che si svolgerà in Danimarca il prossimo 28 settembre, sarà Mark Madsen, che ha un ottimo background per quanto riguarda la lotta greco-romana: ha vinto la medaglia d'argento nella categoria 75 kg ai Giochi di Rio de Janeiro 2016, e a questo si deve un record di pochi incontri di MMA nonostante i 34 anni di età.

All’inizio del 2018 Madsen all’attivo soltanto due match da professionista e questo ci fa sperare che, nonostante il record privo di sconfitte, non si sia mai confrontato con un avversario a un livello alto come quello a cui lo costringerà Belluardo. Il problema, però, è che le sue prestazioni al Cage Warrior sono state davvero molto convincenti.

Madsen ha palesato un wrestling di alto livello e un ground and pound davvero temibile, Belluardo dovrà riuscire a contrastare innanzitutto fisicamente un avversario che da questo punto di vista sarà veramente complesso.

Per Danilo Belluardo sarà un match fondamentale, probabilmente il test più complesso che attende un nostro connazionale, dovrà essere bravo a gestire il match dal punto di vista psicologico. Una vittoria contro un fighter con queste credenziali comporterebbe un’iniezione di fiducia importante, e gli spalancherebbe le porte per un futuro di alto livello in UFC.


Mara Borella (12-6; in UFC: 2-2)

Prossimo incontro: ancora da decidere

Mara Borella è stata la prima donna italiana a debuttare in UFC, e lo ha fatto con poco preavviso, sorprendendo tutti con un match straordinariamente intelligente, in cui ha opposto allo striking di alto livello della sua avversaria non soltanto la caratura tecnica del suo grappling, ma anche un gameplan ben studiato. Ha avuto pazienza nello stabilizzare da posizione dominante e attendere il momento più propizio per la sottomissione, che è arrivata tempestiva ed è stata eseguita alla perfezione.

In quella vittoria c’è davvero tanto di Mara Borella, la sua serenità nell'affrontare una prova così difficile, l’intelligenza del suo modo di stare nell’ottagono, il valore del suo grappling. Nei successivi incontri Borella ha fatto vedere di poter scambiare senza problemi, grazie ad uno striking se vogliamo scolastico, ma solido, attento, guardingo.

Non è riuscita a superare Chookagian, costringendola però ad un match arduo, ma è riuscita ad imporsi su Taila Santos in un incontro molto combattuto ed è stata piegata dal ground and pound di Lauren Murphy.

Quest’ultima sconfitta non mina assolutamente la permanenza di Borella in UFC, che attualmente vanta un record di due vittorie e altrettante sconfitte, anche perché è certo che saprà affrontare quest’ultima battuta d’arresto con la serenità che la caratterizza.

Se vuole emergere, però, Mara Borella dovrà necessariamente applicare alcune migliorie tecniche al suo stile di combattimento, in particolare a mio parere riuscire a trovare con maggiore facilità l’atterramento, per valere poi le sue ottime doti dalla top position e aggiungere qualcosa in termini di imprevedibilità al suo striking.

A donare ottimismo ai suoi fan è senz’altro il suo atteggiamento sempre positivo: Borella è una ragazza che è rimasta limpida e umile anche attraverso il successo, forse grazie alle difficoltà che ha affrontato in passato, e di cui sentiremo parlare ancora per molto tempo, si spera.


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