Come ogni anno scegliamo un po’ di fighter da cui ci aspettiamo un anno più significativo degli altri. Non sono per forza di cose i migliori, e ovviamente il destino ci riserva sempre sorprese, ma sono quelli che abbiamo più fretta di vedere in azione. Il roster UFC è ricco di talento e sono molti i fighter che abbiamo lasciato fuori: da gente come Kamaru Usman, Charles Oliveira e Alexander Volkanoski aspettiamo solo di capire “se” e “quando” perderanno, ma non c’è neanche bisogno di dirlo, così come sarà interessante vedere la prima difesa titolata di Glover Teixeira, o il re-match tra Petr Yan e Sterling… e poi non vediamo l’ora che torni a combattere Di Chirico o che, magari, chi lo sa, un altro italiano abbia la sua chance nella promotion più importante al mondo. Qui sotto ci sono i nostri colpi di fulmine, i fighter per cui sicuramente metteremo la sveglia nelle notti fredde e calde del prossimo anno.
Khamzat Chimaev
#11 dei Welter (combatte anche da Medio), svedese di origini cecene, con un record di 10-0
A marzo di un anno fa Chimaev, stremato dal Covid che non gli permetteva neanche di arrivare fino in palestra, aveva alluso a un possibile addio alle MMA. Forse per questo, quando è stato annunciato il suo ritorno nell’ottagono a ottobre (dopo che il dittatore ceceno Kadyrov lo aveva convinto, ehm, a non ritirarsi) qualcuno aveva pensato che, chissà, magari sarebbe stato un Chimaev diverso. Un fighter con meno energia di quello che tra luglio e settembre 2020 ha annientato i suoi primi tre avversari in UFC (i primi due, oltretutto, a distanza di due giorni l’uno dall’altro). Il suo avversario, Li Jingliang, si è accorto subito, invece, che Chimaev era tornato Chimaev: non solo lo ha sottomesso dopo tre minuti, ma si è preso anche il lusso, il piacere, di sollevarlo e trascinarlo dal lato dell’ottagono dove, a bordo ring, era seduto Dana White, per parlare col capo della UFC prima di sbatterlo a terra e finalizzarlo.
Al momento Chimaev ha un record di 10 vittorie e nessuna sconfitta, con qualche incontro nei Pesi Medi e la maggior parte nei Welter (forse con qualche difficoltà a tagliare peso), e secondo le statistiche più generose ha subito un solo colpo nei quattro match UFC disputati finora. Sembra un personaggio inventato da qualche sceneggiatore: la faccia da cattivo, le frasi da cattivo (“I KILL EVERYBODY”) e un’aggressività nell’ottagono che fa sembrare i suoi avversari dei passanti aggrediti all’improvviso. Per qualcuno, tuttavia, deve ancora affrontare un avversario che lo metta veramente alla prova, potrebbe essere solo hype, marketing, la furbizia di costruirsi un personaggio che ricordasse la spavalderia di Conor McGregor e la spietatezza di Khabib.
Fighter con un certo peso iniziano a fare il suo nome, tipo Belal Muhammad, che sta vivendo un grande momento e vorrebbe ridimensionarlo. La sola cosa certa è che - salvo imprevisti, tipo infortuni o altro - il 2022 sarà l’anno della verità per Chiamev, che dovrà per forza di cose farci vedere qualcosa di diverso contro i primi della classe.
Potremmo non aver visto ancora nulla di Chimaev, così come potrebbe darsi che quello che abbiamo visto è tutto quello che c’è da vedere di Chimaev. Come reagirà quando si troverà davanti un avversario in grado di resistere alla sua pressione, e magari di colpirlo? Certo, c’è anche la possibilità che anche contro i migliori Pesi Welter se la sbrighi in pochi minuti, facendoli sembrare bambole di pezza (proprio come faceva Khabib), e allora chissà che entro fine anno non intraveda quanto meno la possibilità di prendersi la cintura… al momento, per quanto sia giusto restare un minimo scettici, è difficile non sentire un brivido di paura ed eccitazione dietro la schiena pensando ai prossimi incontri di Khamzat Chimaev.
Belal Muhammad
#5 dei Welter, nato negli USA e di origine palestinese, con un record di 20-3 (e un No Contest)
Quale sorpresa più grande di Belal Muhammad quest’anno? Statunitense e figlio di genitori palestinesi, Muhammad è sempre stato un fighter capace di tenere le redini dei suoi incontri per arrivare ai punti con un buon vantaggio sui propri avversari, che controlla i match dallo stand-up ma non esita a sfoggiare le sue doti di grappler (sviluppate ai tempi delle superiori e maturate sempre più). Dopo il 2016, suo annus horribilis, ha ottenuto 10 vittorie, una sconfitta ed un no contest, tutte in UFC. Nel 2021 ha combattuto quattro match, affrontando senza paura Diego Lima, Leon Edwards, Demian Maia e Stephen Thompson.
Dopo il No Contest rimediato contro Edwards, a causa di un involontario eye poke subito nel corso della seconda ripresa che gli ha impedito di continuare, Muhammad è tornato a vincere contro Stephen Thompson, uno dei più grandi rebus della divisione dei welter. Muhammad ha dominato in fase di grappling Thompson, il primo fighter da molto tempo a costringerlo al suolo per quasi l’intera durata del match. Adesso l’obiettivo dichiarato di Muhammad, come quello dei più grandi sognatori, è il titolo. Prima però, con tutta probabilità, dovrà mettere a segno un’altra, importante vittoria. Oltre a Chimaev (vedi sopra) nelle ultime settimane ha provato a provocare anche Colby Covington: noi guarderemmo volentieri uno qualsiasi di questi due incontri.
Song Yadong
#14 dei Gallo, cinese, con un record di 18-5-1 (e un No Contest)
Classe 1997, il fighter cinese Song Yadong ha già preso parte a battaglie in tre diverse categorie di peso nel corso della sua carriera, mentre si è mosso tra i gallo e i piuma in UFC, ottenendo vittorie in tutte e tre le divisioni. In UFC cavalca già un impressionante record di 7 vittorie, un pareggio ed una sconfitta: il ventiquattrenne adottato dal team Alpha Male ha un futuro a dir poco radioso davanti a sé. Fighter abbastanza completo, ma che trova nella fase di stand up supportata da un livello altissimo di striking il suo pane e burro, Song è capace di gestire da veterano le distanze ed ha già ottenuto una vittoria contro un altro veterano in UFC, Marlon Vera, dimostrando tutto il suo valore marziale, nonostante in termini mediatici non sia stato accompagnato dall’hype che spinge, per dire, Sean O’Malley.
Ma come noto, l’hype non è tutto e può deragliare in qualunque momento, una cosa che pare difficilmente verificabile quando il talento è supportato da grande determinazione ed incredibile costanza, come nel caso di Song, incensato più volte dai suoi coach del team Alpha Male e da Urijah Faber in primis.
Sean O’Malley
#12 dei Gallo, statunitense, con un record di 15-1
Il mondo delle MMA si divide in cui vorrebbe che dietro allo swag di O’Malley, ai suoi capelli arcobaleno e ai tatuaggi da libro per bambini, ai vestiti hippy-gangster e alla posa scazzata, ci fosse un talento da campione, e chi invece non vede l’ora di vederlo tornare con i piedi per terra. Per lui vale un po’ lo stesso discorso fatto per Chimaev: potremmo aver visto abbastanza (un volume di colpi, una precisione, una creatività nella ricerca degli angoli e nel tipo di colpi fuori dal comune, con in più il colpo da KO che in una divisione di gente “piccola” non è scontato) e potremmo non aver visto ancora niente. Dana White non lo considera al livello di Chimaev, ha fatto proprio il paragone diretto tra i due per giustificare il fatto che non gli venissero dati ancora avversari tra i primi dieci nel ranking dei Pesi Gallo. Con tre vittorie consecutive nel 2021 (dopo la sola sconfitta in carriera arrivata nel 2020, per TKO successivo a un infortunio alla gamba), nel ‘22 arriverà probabilmente l’ora della verità per Sean O’Malley, la chance di elevarsi al livello dei migliori oppure un brusco ridimensionamento, e qualcun altro userà il suo hype come un trampolino per fare breccia nel cuore dei fans. In ogni caso O’Malley si è già dimostrato qualcosa di più di un semplice chiacchierone e noi lo seguiamo perché un insieme tale di stile e talento tecnico non è facile incontrarlo.
Yair Rodriguez
#3 dei Piuma, messicano, con un record di 13-3 (e un No Contest)
La resurrezione del Pantera Yair Rodriguez è passata attraverso una sconfitta che lo ha ridimensionato, ma in senso positivo. Il messicano è noto per lo stile spettacolare, coreografico ma incredibilmente concreto, che poi è anche il suo biglietto di presentazione. Dopo una lunga assenza durata ben due anni, Rodriguez è tornato a deliziare il pubblico con uno scontro intenso, che si potrebbe sportivamente definire all’ultimo sangue contro Max Holloway e che può essere candidato a match dell’anno. L’ultima sconfitta del messicano era arrivata nell’ormai lontano 2017 contro Frankie Edgar, che lo aveva dominato prima di ottenere un TKO. Rodriguez da allora ha collezionato solo vittorie, fermandosi appunto solo contro Max Holloway, in un match incredibilmente combattuto. È innegabile che il protégé del Valle Flow Striking sia cresciuto in termini tecnici e di mentalità e che abbia raggiunto un livello di prim’ordine. Per questo il suo 2022 potrebbe rappresentare la consacrazione di un combattente fenomenale che per un periodo prolungato ha dovuto rinunciare a deliziare i palati fini.
Jiri Prochazka
#2 dei Massimi Leggeri, ceco, con un record di 28-3 (e un pareggio)
L’estetica che offre Jiri Prochazka sia quando combatte, che quando è fuori dalla gabbia lo rende appetibile e godibile a chiunque, senza limiti d’età o estrazione; la sua capacità di mescolare aspetti moderni delle arti marziali con citazioni estetiche (il suo codino da samurai) di un altro tempo ed altrettanto affascinanti e lo ha aiutato a scovare aficionados in ogni parte del globo. Il samurai ceco ha poi certificato il suo valore conquistando il titolo Rizin e presentandosi in UFC con due spettacolari KO che lo hanno subito impresso nel cuore dei fan e nel contesto titolato dei massimi-leggeri. Con l’abbandono di Jones ed il passaggio di mano della cintura da Jan Blachowicz a Glover Teixeira, Prochazka è sicuramente il prossimo sfidante al titolo ed anche il primo indicato come prossimo conquistatore. D’altronde, sbaragliare la concorrenza mettendo KO l’ex primo contendente Dominick Reyes ha rappresentato la certificazione del fatto che Prochazka appartiene alla fascia più alta di qualità in UFC ed il sopracitato KO gli è valso i bonus Performance e Fight of the Night, candidandolo probabilmente anche a KO dell’anno.
Il 2022 di Prochazka ci dirà se il fighter ceco con l’incredibile record di 28 vittorie e 3 sconfitte (all’età di 29 anni) è già pronto per cingere l'oro alla propria vita.
Tai Tuivasa
#11 dei Massimi, australiano, con un record di 13-3
La carriera di Tai Tuivasa aveva preso una brutta piega quando, tra il 2018 ed il 2019, aveva inanellato tre sconfitte consecutive. Combattuto una sola volta nel 2020, il combattente australiano è tornato alla carica nell’anno appena concluso ed ha messo a segno quattro vittorie di fila, tutte arrivate per KO o TKO. Tra le sue vittime illustri, Greg Hardy e ultimo, ma non meno importante, Augusto Sakai. Nonostante la mole non indifferente, Tuivasa si muove rapidamente, specie con i colpi di braccia, ed ha dimostrato come, anche relativamente in giovane età (28 anni nella divisione dei massimi), ci si possa riprendere un posto di spicco dopo degli anni non proprio brillanti. Oggi numero 11 di categoria, il 2022 di Tuivasa ci dirà se è pronto per il grande palcoscenico o se quello dell’ultimo anno è stato il suo canto del cigno. Noi propendiamo per la prima opzione.
Jessica Andrade
#1 dei Mosca, #6 pound for pound femminile, con un record di 22-9
Nelle sue notti migliori, Jessica Andrade può essere una spina nel fianco per chiunque. Lo ricorda bene la campionessa dei pesi paglia Rose Namajunas, costretta ad una sconfitta prima (a UFC 237, nel match che valse alla Andrade il titolo, perso subito dopo contro Weili Zhang) e ad una battaglia estremamente ostica poi (a UFC 251).
Andrade ha poi cambiato categoria, tentando di strappare il titolo a Valentina Shevchenko nell’aprile 2021. Missione fallita, dopo un TKO subito nel corso del terzo round Andrade ha dovuto riconsiderare i propri propositi e nel settembre dell’anno appena concluso ha sconfitto Cynthia Calvillo, tenendo ben saldo il primo posto nel ranking divisionale. Sebbene il suo stile aggressivo e deleterio per le sue avversarie sia sempre un piacere per gli occhi (uno stile a dire il vero non molto aggraziato, ma eccitante come pochi), Andrade è ora in una sorta di limbo e la sua posizione è chiaramente da dentro o fuori; l’obiettivo è sempre quello titolato, ma la brasiliana avrà le carte in regola per superare, eventualmente in un rematch, la Shevchenko o si aggiungerà alla lunga lista delle avversarie della kirghisa che non sono riuscite nel loro intento?
Giga Chikadze
#8 dei Piuma, georgiano, con un record di 14-2
Giga Chikadze is the real deal. Il combattente georgiano si è preso di forza un posto nel contesto titolato della divisione pesi piuma UFC dopo aver superato una agguerrita concorrenza.
Dopo un passo falso durante la decima edizione delle Contender Series di Dana White, Chikadze tornò nella regionale Gladiator Challenge, prima di essere ricontattato da UFC per ottenere un contratto. Ad oggi, è a quota 7 vittorie e nessuna sconfitta nella promotion ed ha scalato i ranking fino a classificarsi ottavo nella divisione dei Pesi Piuma. La sua evoluzione è davanti agli occhi di tutti, le sue prestazioni in crescendo ed ha collezionato tre bonus negli ultimi tre incontri, abbattendo in ordine Jeremy Stephens, Cub Swanson ed Edson Barboza. Il suo calcio circolare sinistro mortifero che va al fegato come un fulmine è stato riesumato dopo aver mietuto vittime nell’organizzazione di kickboxing Glory ed è stato adattato al contesto MMA, mostrandosi altrettanto risolutore. Se Chikadze va a segno con quel colpo, l’avversario va giù, senza se né ma.
Il 2022 del georgiano avrà come obiettivo quello di entrare sicuramente nella top 5 per arrivare alla chance titolata.
Cyril Gane
#1 dei Massimi, #15 pound for pound, francese, con un record di 10-0
Francis Ngannou
Campione dei Massimi, #4 pound for pound, camerunense, con un record di 16-3
Difficile tirare una linea che separi la paranoia di Francis Ngannou, che si sente sempre sminuito dall’UFC, dalle reali mancanze di Dana White nei suoi confronti. Fatto sta che il campione dei Pesi Massimi non combatte da quasi un anno (marzo) e il possibile match con Jon Jones, che forse avrebbe fatto sintonizzare spettatori anche da Marte, sembra ormai sfumato. Non che quello con Cyril Gane, francese, che con Ngannou si è allenato - e nelle ultime settimane hanno circolato target="_blank" rel="noopener">video dei loro sparring che secondo Ngannou servono a metterlo in cattiva luce - sia un incontro poco interessante. Anzi l’interesse per lo scontro di stili va molto al di là di una possibilità (oppure montata un po’ ad arte) rivalità tra due ex-amici, la potenza impareggiabile di Ngannou contro la tecnica e l’allungo di Gane, il Peso Massimo che sembra incarnare l’ideale della categoria, cioè quello di un fighter a cui basta un pugno per separare il corpo dell’avversario dalla propria coscienza, contro un Peso Massimo veloce, agile, con un grande gioco di gambe e un’intelligenza sopra la media.
Per rendere l’idea del dinamismo di Cyril Gane basta citare il fatto che, nel 2021, ha avuto il secondo maggior numero di colpi significativi in un singolo match (335 al pari di Sean O’Malley e dietro solo alla mitragliatrice di Max Holloway, 675). Per fortuna dobbiamo aspettare ancora poco: il prossimo 22 gennaio Ngannou e Gane saliranno nell’ottagono e solo uno dei due ne uscirà con la cintura alla vita. Se dovesse vincere Ngannou, sarebbe l’ennesima tappa del suo viaggio mitologico lontano da casa, mentre se dovesse invece vincere Gane sarà l’inizio di una nuova eraper un campione potenzialmente ancora più dominante: a trentun anni è ancora imbattuto, viene da 10 vittorie e nessuna sconfitta nelle MMA (di cui 3 nel 2021) precedute da 13 vittorie, e sempre nessuna sconfitta, nella muay-thai. L’ideale sarebbe avere un bell’incontro, uno di quelli che appena finiscono ti fanno venire voglia di chiedere un immediato re-match, ma Ngannou e Gane ha portato un po’ di quel movimento che, nella categoria più pesante di tutte, di solito manca.
Marvin Vettori
#2 dei Medi, italiano, con un record di 18-5-1
Le quotazioni di Marvin Vettori sono volate tra lo scorso dicembre e l’inizio del 2021: con la vittoria dominante contro Hermansson in cinque round (per lui la prima volta, sfoggiando un cardio sfavillante) e quella altrettanto dominante ma più cinica contro Kevin Holland gli hanno aperto la strada per un re-match con Adesanya, stavolta valido per la cintura. Vettori ha perso e Adesanya sembra essere le sue Colonne d’Ercole, il limite invalicabile. Nel terzo incontro dell’anno Vettori ha affrontato e battuto Paulo Costa nella divisione dei massimi-leggeri, in quel momento numero due di categoria nei medi, tornando subito dietro Robert Whittaker e, appunto, Adesanya, nei ranking UFC. Insomma si è ripreso il suo posto e proprio pochi giorni fa l’ex-campione Michael Bisping, oggi uno tra i commentatori più preparati e amati, ha detto che senza Adesanya il campione sarebbe Marvin Vettori. Questo però è quanto successo fino ad oggi, senza tenere conto dei possibili ulteriori miglioramenti che Vettori può apportare al suo stile. Perché è vero che un terzo incontro con Adesanya al momento sembra difficile da immaginare, ma non dobbiamo dimenticare quanto Vettori è stato capace di cambiare in questi anni, altrimenti correremmo il rischio di sottovalutarlo (cosa alcuni tifosi italiani hanno già fatto). Vettori è soprattutto la sua voglia di arrivare in alto e la sua etica del lavoro. Certo il corpo ha i suoi limiti, ma non sarebbe così strano se nel 2022 non solo riuscisse a conservare o migliorare la posizione in cima al ranking, ma, oltretutto, riuscisse a mettere a segno quel KO che gli manca per poter far immaginare uno scenario diverso contro il campione. Se Whittaker, dovesse perdere di nuovo anche lui con Adesanya, e Vettori nel frattempo avesse portato a casa un’altra vittoria, sarebbe un match da sogno anche senza cintura in palio.
Merab Dvalishvili
#6 dei Gallo, georgiano, con un record di 14-4
Ancora Georgia nella nostra classifica, ancora pesi gallo, stavolta per sottolineare il magnifico 2021 di Merab Dvalishvili, incoronato con uno dei migliori comeback dell’anno. Dopo aver battuto, a maggio, Cody Stamann, Dvalishvili si era avvicinato alla tanta agognata chance titolata, passo dopo passo. L’arcigno grappler georgiano dopo aver perso i primi due match in UFC tra il 2017 ed il 2018, ha iniziato una scalata incredibile che lo ha condotto alla sopracitata battaglia che lo ha visto realizzare un comeback più unico che raro. Dopo aver subito colpi importanti dall’ex sfidante al titolo Marlon Moraes nel corso della prima ripresa, Dvalishvili è riuscito a sciogliere il bandolo della matassa, tornando furioso nel corso del secondo round, costringendo al suolo il suo avversario e finendolo con una grandinata di pugni. Moraes non è riuscito a rimettersi in piedi che per un istante, prima di essere riportato giù e finito in ground and pound.
Ora Dvalishvili è più vicino che mai al contesto titolato, i suoi sacrifici, i quali metaforicamente si avvicinano al suo stile da grinder che lo contraddistingue - uno stile che richiede un dispendio di energie quasi disumano - sono stati ripagati e la cima è ora ad un passo.
Jamahal Hill
#12 dei Massimi Leggeri, statunitense, con un record di 9-1-1 (e un No Contest)
La reinvenzione di Jamahal Hill dell’anno che sta per finire è passata attraverso una cocente e dura sconfitta per mano di Paul Craig. Hill, considerato a ragione una delle next big things di categoria, aveva condotto un 2020 esemplare dal punto di vista professionale, con un peccato di gola che gli era costato un match vinto: trovato positivo infatti alla marijuana, la sua vittoria su Klidson Abreu era stata trasformata in No Contest. Ripartito col botto con una vittoria su Ovince Saint Preux, aveva dovuto - come detto - cedere il passo nella bagarre contro Craig. La ripartenza ha però avuto un gusto dolcissimo, una vittoria convincente per KO contro il giovane fenomeno Jimmy Crute, in un match tutt’altro che scontato. Hill è un concentrato di potenza ed esplosività che fa gola ai fan e che non deve sforzarsi di trovare un convincimento che alla folla arriva senza sforzo. Hill è un combattente eccitante e piacevole da vedere, dotato di talento e mezzi. Ad oggi, è solo dodicesimo nella classifica dei Massimi-Leggeri, ma il suo résumé fa pensare che il 2022 lo vedrà ben più in alto.
Paddy Pimblett
Momentaneamente fuori dai ranking divisionali, inglese, con un record di 17-3
Nell’anno appena trascorso, finalmente, l’ex campione dei pesi piuma Cage Warriors Paddy Pimblett è approdato in UFC. In un match non semplicissimo contro il brasiliano Luigi Vendramini, Pimblett è lentamente risorto da dei momenti nei quali sembrava essere intorpidito, terminando il match con una brillante vittoria per TKO a seguito di una scarica di cazzotti quasi da technical brawler.
Militante oggi nella divisione dei pesi leggeri, Pimblett sta migliorando molto in fase di striking, pur probabilmente continuando a prediligere le fasi in grappling, nelle quali ha dimostrato di potersi imporre in maniera più agevole. A soli 26 anni, Pimblett ha già destato parecchio interesse tra gli osservatori e dopo un esordio come il suo in UFC, in molti attendono già di scoprire come sarà il 2022 e dove può arrivare il fighter di Liverpool.
Yan Xiaonan
#4 dei Paglia, cinese, con un record di 13-2 (e un No Contest)
Yan Xionan è stata la prima combattente donna proveniente dalla Cina ad essere messa sotto contratto da UFC ed è presto divenuta uno spauracchio della divisione dei Pesi Paglia per via delle mani pesanti, della sua rapidità e della capacità gestionale dei suoi incontri. Dopo sei vittorie consecutive in UFC, quest’anno è stata fermata da una sempreverde Carla Esparza, ma questa sconfitta non deve far pensare che Yan sia finita, tutt’altro. A 32 anni, Yan è quarta fra i pesi paglia ed ha i mezzi per dimostrare di essere in grado di scalare ancora una volta la divisione. Il 2022 ci dirà se la combattente cinese sarà in grado di risalire la china per presentarsi alla corte di Rose Namajunas.
Aspen Ladd
#4 dei Gallo, statunitense, con un record di 9-2
Aspen Ladd è tornata dopo due anni d’assenza nell’ottagono ed ha rimediato una sconfitta contro Norma Dumont nel suo debutto nei Pesi Piuma. Ladd aveva sostituito Holly Holm, che aveva subito un infortunio.
La ventiseienne californiana combatteva prima nella divisione dei Pesi Gallo, ma i suoi noti problemi con la bilancia l’hanno costretta al cambio di categoria. Il 2022 sarà un crocevia per la carriera di Ladd che da promessa fenomenale nelle divisioni femminili si è ritrovata in un limbo dal quale è difficile uscire. Le qualità ci sono, ma sarà la mentalità a fare la differenza nell’anno che verrà.
Rafael Fiziev
#11 dei Leggeri, kirghizo, con un record di 11-1
Il 2021 di Rafael Fiziev è stato stellare. Il coach della Tiger Muay Thai di Phuket ha impressionato, battendo Bobby Green e Brad Riddell, continuando l’opera iniziata l’anno precedente, arrivando ad inanellare ben 5 vittorie consecutive in UFC e prendendosi di forza il posto numero 11 nel ranking dei leggeri. E siamo solo all’inizio: Fiziev ha soltanto 28 anni ed è dotato di un livello di striking stellare, fatto di finte, middle kick mortiferi ed una rapida e bruciante boxe applicata alle MMA. Dopo aver fallito all’esordio in UFC, il fighter proveniente dal Kirghizistan ha dimostrato di appartenere al livello più alto del combattimento. Capace di difendere bene gli atterramenti e di tenere il match in piedi, Fiziev è uno striker straordinario che ha migliorato, match dopo match, la sua capacità di portare e tenere l’incontro nella sua area preferita ed in pochi sembrano capaci di tenergli testa.
Amanda Ribas
#9 dei Paglia, brasiliana, con un record di 11-2
Amanda Ribas è stata per me uno dei più grandi fenomeni nelle MMA femminili che si siano visti negli ultimi tempi, soprattutto in termini di talento puro. E se è vero che l’ossessione batte il talento nella maggior parte dei casi, bisogna ammettere che forse un anno di transizione con successi alterni per la fighter brasiliana, come lo è stato il 2021, non rappresenta un disastro. Protagonista di vittorie, fra il 2019 ed il 2020 contro fighter del calibro di Mackenzie Dern, Randa Markos e Paige VanZant, Ribas ha perso il suo primo match del 2021 contro Marina Rodriguez a UFC 257, per rifarsi dieci eventi dopo contro Virna Jandiroba. Ribas è una grappler davvero straordinaria, forse un po’ compassata nelle fasi in stand-up, ma in piena evoluzione e dotata di grande classe negli scramble e nelle bagarre fatte di scambi feroci. Racconta che il padre Marcelo Ribas, coach di jiu-jitsu, judo e Muay Thai, quando per un periodo lei abbandonò il grappling per darsi alla danza, volesse suicidarsi.
Classe 1993, il 2022 sarà l’anno che deciderà se Ribas è materiale da piani altissimi o no.
Jon Jones
Momentaneamente fuori dalle classifiche divisionali, #6 pound for pound, statunitense, con un record di 26-1 (e un No Contest)
Vi ricordate ancora di quello che era considerato, a ragione prima d’essere pizzicato da USADA, il fighter più forte e talentuoso della nostra generazione?
Come dimenticarsi di Jon Jones, anche volendo? Se non per le sue qualità nel fighting, il fenomeno di Endicott sale alla ribalta periodicamente per le sue disavventure con la giustizia. Nel settembre 2021, dopo essere stato introdotto nella Hall of Fame da UFC, Jones è stato arrestato per aver picchiato la sua fidanzata Jessie Moses.
Fuori dall’ottagono ormai da quasi un anno (è datata febbraio 2020 la sua controversa vittoria su Dominick Reyes), Jones sta mettendo su massa e muscoli per esordire nella divisione dei pesi massimi.
Sarebbe superfluo ribadire quanto - sia da parte dei suoi fan che dei suoi hater - sia atteso il suo ritorno in gabbia. Ciò che sappiamo con certezza è che Jones sembra il solito bad boy impossibile da tenere fuori dai guai e che l’ottagono, forse, è uno dei pochi modi di tenerlo impegnato in un’attività costruttiva. Nel frattempo, però, la Jackson-Wink MMA ha fatto sapere di aver troncato i rapporti professionali con lui fino a che non avrà cambiato atteggiamento. Per ora Jones si è accasato da Nick Urso, ex allievo proprio di Jackson e Winkeljohn; la palestra è associata a Greg Jackson, ma non ha legami con Winkeljohn. Il 2022 sarà l’anno della verità per Jon Jones.
Amanda Nunes
Campionessa dei Piuma e #1 dei Gallo, brasiliana, con un record 21-5
La più grossa sorpresa del 2021 - nonché uno dei più grandi upset della storia delle MMA - è stata la sconfitta subita da Amanda Nunes con Juliana Pena, che veniva data come grande sfavorita. Nunes sembrava una campionessa di quelle in grado di durare per sempre, senza vere rivali dopo essersi sbarazzata di Cris Cyborg e (pur con qualche polemica) dopo aver vinto due volte con Valentina Shevchenko. Ha difeso i propri titoli 7 volte per cadere, in una serata in cui, semplicemente, non sembrava lei. Nel 2022 non solo ci aspettiamo di vederla nuovamente motivata perché sarebbe triste vederla svanire così, senza una reale spiegazione, ma anche perché i suoi incontri sono tra gli spettacoli più violenti e eccitanti che questo sport potesse offrire. Non ci stiamo al pensiero che il suo regno possa essere dopo solo poco più di tre anni, che sia davvero finita. Torna presto Amanda, questa casa aspetta a te.
Tom Aspinall
#10 dei Massimi, inglese, con un record di 13-2
Tom Aspinall cavalca ormai una striscia positiva di quattro vittorie in UFC, tutte arrivate prima del limite. Centonovantasei centimetri d’altezza, centonovantotto di allungo, solo 28 anni d’età.
La next big thing dei pesi massimi pare essere il ragazzo di Manchester, che si è già fatto beffe nel 2021 di fighter quali Andrei Arlovski e Sergei Spivak. Colossale concentrato di potenza, aggressività ed intelligenza tattica, Aspinall, nei suoi 4 match in UFC, ha già ottenuto 3 bonus Performance of the Night ed ha riscosso successo tra gli osservatori. Delle sue due sconfitte in carriera, una è arrivata per squalifica.
Raggiunto il numero 10 dei ranking divisionali, sarà interessante vedere cosa gli riserverà il 2022; magari una chance per entrare in top 5 e vedersela coi grandi di categoria. Il talento, d’altronde, c’è tutto.