Anche il calciomercato estivo del 2019 si è concluso e anche stavolta il campionato italiano ha superato il miliardo complessivo di spese. La Serie A è il terzo campionato ad aver speso di più, dopo Premier League e Liga, e il secondo ad aver incassato maggiormente dalle cessioni, dopo quello spagnolo.
In questo articolo proveremo a tirare un bilancio delle sette squadre principali della Serie A. E cercheremo di capire come si sono mosse in questa sessione estiva, cercando di valutarne le strategie anche in relazione alle nostre previsioni di inizio mercato.
Inter (deficit acquisti/cessioni: -110,9 milioni)
Il superamento del Settlement Agreement ha, come previsto, ampliato le possibilità sul mercato dell’Inter. I nerazzurri sono la squadra ad aver speso di più come differenziale nel costo dei cartellini fra acquisti e cessioni. L’unico obiettivo stringente era quello di incamerare circa 30 milioni di plusvalenze nel mese di giugno ed è stato centrato (ne sono state incassate 27).
Successivamente Marotta era chiamato a fare un mercato che mantenesse in equilibrio il costo a bilancio dei nuovi acquisti rispetto alle cessioni tramite plusvalenze o risparmi di ingaggio, e anche questo obiettivo è stato raggiunto. L’Inter è stata accorta: ha acquistato Sensi e Barella in prestito e non a titolo definitivo; poi ha rinunciato a Dzeko in favore del più economico Sanchez. Ha risparmiato sul costo del personale facendo uscire in prestito di Perisic, Nainggolan e Icardi. Infine ha ottenuto 40 milioni di plusvalenze arrivati soprattutto grazie alla cessione dei giovani Vanhesuden e Puscas. A quel punto l’Inter ha acquistato Romelu Lukaku senza neanche dover cedere Icardi a titolo definitivo, come si poteva immaginare invece negli scenari di giugno.
Milan (deficit acquisti/cessioni: -78,6 milioni)
Foto LaPresse/Spada.
A giugno era davvero difficile prevedere cosa avrebbe potuto fare il Milan sul mercato. Non era infatti ancora finita la diatriba con la UEFA legata al mancato rispetto del Fair Play Finanziario. La scelta dei rossoneri di accordarsi per un’esclusione dall’Europa League per “condonare” le passate infrazioni da una parte ha portato un danno sportivo, ma dall’altra ha dato un po’ di fiato al mercato dei rossoneri.
Grazie a questo accordo il bilancio del Milan tornerà sotto controllo della UEFA solo a seguito della prossima qualificazione dei rossoneri alle coppe, allungando le tempistiche per il risanamento dei conti. Per questo motivo i rossoneri hanno potuto effettivamente investire gli 80 milioni che Elliott aveva stanziato per il mercato e non hanno più avuto necessità di incamerare fin da questa estate elevate plusvalenze che saranno senz’altro più utili in futuro. Nonostante questo, il Milan ha comunque avviato il percorso di risanamento investendo come da piani societari solo su giocatori giovani e con margini di miglioramento futuri, che possano aumentare il loro valore negli anni a differenza degli acquisti poco lungimiranti delle scorse stagioni. Il calciomercato dei rossoneri lascia quindi dei dubbi sulla capacità di una squadra così giovane di esprimersi subito su grandi livelli ma va senz’altro nella direzione giusta rispetto all’obiettivo di un risanamento economico nel medio termine.
Juventus (deficit acquisti/cessioni: -39 milioni)
La campagna estiva della Juventus si è fermata sul più bello. Una volta raggiunti i principali obiettivi in tempi rapidi, dopo la chiusura dell’affare de Ligt l’obiettivo societario era necessariamente quello di vendere per sfoltire la rosa extralarge, diminuire il rosso di bilancio e mettere fieno in cascina per un ultimo colpo in attacco. Niente di tutto questo però è successo.
La chiave di volta in negativo (quantomeno dal punto di vista economico) del mercato bianconero è stata la missione inglese dei primi di agosto, che ha consentito di ottenere buone plusvalenze con lo scambio Cancelo-Danilo e l’uscita di Kean ma ha fallito nel tentativo di vendere Dybala, la cui cessione quasi da sola avrebbe sistemato i conti e permesso ai bianconeri di avere un “numero 9” (Lukaku o Icardi a seconda degli scenari di mercato) che invece rimarrà per il secondo anno consecutivo non assegnato.
La mancata chiusura dell’affare con il Manchester United ha comportato anche la permanenza di Mandzukic, altro “esubero” che sarebbe stato utile vendere per fare cassa. Con il passare delle settimane, inoltre, Khedira e Matuidi hanno scalato velocemente le gerarchie di Sarri diventando titolari. Una scelta che ha trasformato in “esubero” a centrocampo Emre Can, che però non è stato possibile vendere. È arrivato poi l’infortunio di Chiellini, che ha impedito anche di incassare qualche denaro dalla cessione last minute di Rugani probabilmente allo Zenit San Pietroburgo.
In virtù di tutto questo, e del fatto che il bilancio 2019/20 da stime Exor dovrebbe risultare in passivo di 39,3 milioni contro i poco più di 30 previsti, in mancanza di aumenti di altri ricavi o di una Champions League che vada oltre i quarti di finale, la Juventus fra gennaio e giugno dovrà incamerare circa 130 milioni di plusvalenze per evitare un aumento di capitale che a Torino non si vede dal 2011 per volontà di Exor. Meno problematico il quadro relativamente al Fair Play Finanziario, perché anche in caso di elevato passivo i bianconeri potranno sfruttare il punto del regolamento che prevede di poter coprire lo sforamento del triennio con eventuali attivi incassati nei due anni precedenti (stagioni 2015/16 e 2016/17), attivi che al netto dei costi virtuosi hanno toccato quota 100 milioni.
Lazio (deficit/acquisti cessioni: -4,8 milioni)
Foto di Quality Sport Images / Getty.
Lotito aveva due possibilità: fare un mercato oculato mantenendo in rosa i titolari della scorsa stagione oppure passare all’incasso realizzando un’elevatissima plusvalenza (in particolare cedendo Milinkovic-Savic) e reinvestire parte del ricavato su colpi di più alto profilo. Ha scelto la prima strada, forse perché non è arrivata l’offerta adeguata per il serbo. Del resto il presidente della Lazio era anche favorito dalle plusvalenze maggiori del previsto incassate con le uscite di Bruno Jordao e Pedro Neto, venduti al Wolverhampton con intercessione di Jorge Mendes per un totale di 27,5 milioni dei quali 14,5 di plusvalenza.
Questi introiti hanno permesso di investire su giocatori non costosissimi ma funzionali per l’organico come Lazzari e Vavro permettendo al club di mantenere un invidiabile equilibrio nei conti economici.
Atalanta (deficit/acquisti cessioni: +4 milioni)
Nonostante la qualificazione in Champions League, l’Atalanta ha deciso di perseguire la via della sostenibilità, per evitare di trovarsi sbilanciata se in futuro dovessero tornare a mancare gli introiti delle competizioni europee. Come previsto, non ha avuto alcuna necessità di vendere i suoi pezzi pregiati, anche grazie alle plusvalenze incassate per le cessioni a titolo definitivo di giocatori già precedentemente ceduti in prestito - Kessié e Petagna - che hanno permesso di investire quasi 30 milioni sull’accoppiata Muriel-Malinovskyi.
L’unica partenza di peso è stata quella di Mancini, anche questa in prestito con obbligo di riscatto a determinate condizioni, la cui uscita è dipesa più dalla volontà del giocatore di misurarsi in una piazza più prestigiosa che da motivazioni economiche ed è stata colmata con l’arrivo di un giocatore di esperienza. Inizialmente la società si era indirizzata verso Skrtel ma a fine mercato, data la rescissione anticipata del contratto con l’ex Liverpool, la scelta è ricaduta su Kjaer.
Roma (deficit/acquisti cessioni: +20,8 milioni)
Dopo gli errori gestionali della scorsa stagione, culminati con la mancata qualificazione in Champions League, non è semplice il percorso della Roma alla ricerca delle stabilità finanziaria richiesta dalla UEFA. Il calciomercato estivo è stato certamente virtuoso, portando nelle casse societarie un totale di 86 milioni di plusvalenze: molte ma meno della metà dei 185 milioni che servirebbero fra i 45 che sono stati utili a chiudere il bilancio 2018/19 (obiettivo centrato) e i 140 ulteriori da trovare fra plusvalenze e aumenti dei ricavi prima del 30 giugno 2020.
A conti fatti mancano ancora un centinaio di milioni ai giallorossi, che saranno verosimilmente chiamati a una campagna cessioni particolarmente corposa anche nel prossimo mese di giugno. L’obiettivo sarà quindi di far crescere il valore dei giocatori di proprietà in rosa nel corso di questa stagione, cercando di ottenere buoni risultati con un organico che è stato comunque mantenuto su un livello di competitività adeguato. Il rovescio della medaglia sono i tanti giocatori arrivati solo in prestito, e che non potranno perciò essere sfruttati per fare plusvalenze future.
Napoli (deficit acquisti/cessioni: -48,1 milioni)
A prima vista il calciomercato del Napoli è stato uno dei più dispendiosi dell’era De Laurentiis. 104,3 i milioni spesi (contro i 56,2 milioni incassati) e un impatto a bilancio che lascerebbe presagire per i partenopei un passivo di bilancio a fine stagione di 60 milioni, accettabile per il Fair Play Finanziario vista la gestione virtuosa degli anni precedenti ma lontano dall’equilibrio di bilancio sempre caro al patron degli azzurri.
In realtà, a guardar meglio, anche quest’anno De Laurentiis ha fatto molto bene i suoi conti ed è riuscito a rinforzare la squadra con acquisti di peso come Manolas e Lozano disegnando uno scenario che gli permetterà di rientrare delle spese sostenute entro il prossimo 30 giugno. Sono stati ceduti Inglese, Verdi e Rog in prestito con obbligo di riscatto nel giugno del 2020 per una cifra complessiva di 51 milioni (41,1 dei quali iscrivibili a bilancio 2019/20 come plusvalenza). Inoltre il Napoli potrebbe incassare altri soldi dagli eventuali riscatti dei giocatori in prestito con diritto di riscatto o obbligo condizionato, quali Ounas (costo del riscatto 25 milioni, eventuale plusvalenze 23,2 milioni), Chiriches (costo del riscatto 10 milioni, eventuale plusvalenza 8,8 milioni), Grassi (costo del riscatto 6 milioni, eventuale plusvalenza 5,6 milioni) e Sepe (costo del riscatto 4,5 milioni, tutta plusvalenza).