«Ci tengo a ringraziare tutti quelli che pensavano che non fossi abbastanza. Non che sia nulla di nuovo per me. È tutta la vita che ne traggo ispirazione».
Damian Lillard
Con ogni probabilità, il mestiere con il più alto livello di competizione al mondo in questo momento è quello della point guard nella Western Conference. Stephen Curry sta letteralmente riscrivendo il gioco, e va bene. A Russell Westbrook, poi, che gli vuoi dire? Almeno 24 punti, 10 assist e più di 7 rimbalzi garantiti ad ogni allacciata di scarpe. Chris Paul guida ancora il miglior pick and roll del mondo. Rajon Rondo è pur sempre Rajon Rondo. Perfino Marcelinho Huertas sembra essersi ambientato. E Damian Lillard?
Damian Lillard è in cerca di vendetta.
Antefatto
Quando il 28 gennaio vengono annunciate le riserve dell'All-Star Game, il nome di Damian Lillard non c'è. Dopo essere arrivato solo decimo nelle votazioni da casa per il backcourt dell'ovest, neanche le scelte degli allenatori lo premiano: non gli basta la migliore stagione realizzativa in carriera, non gli basta essere in zona playoff con una squadra data per perdente a inizio anno, non gli basta essere uno dei tre soli giocatori della lega tra i primi 10 per punti segnati e assist.
Per fare un paragone, ma soprattutto per far capire quanto il livello di competizione sia alto in questo momento, le cifre della prima parte di stagione di Damian Lillard sono quasi identiche a quelle della stagione 2010/11 di Derrick Rose, quella che gli valse il titolo di MVP.
Lillard: 24.3 punti, 7.3 assist, 4.4 rimbalzi, 1.0 rubate, 3.3 perse, 42% dal campo, 36% da 3 punti, 86% ai liberi in 36.1 minuti di utilizzo.
Rose: 25 punti, 7.7 assist, 4.1 rimbalzi, 1.0 rubate, 3.4 perse, 45% dal campo, 33% da 3 punti, 86% ai liberi in 36.1 minuti di utilizzo.
Se la convocazione per l'All-Star Game 2015 non l'aveva reso certo felice, visto che era arrivata solo per l’assenza di Blake Griffin, l'esclusione del 2016 deve averlo fatto proprio incazzare.
(Re)tweet muto.
Così, mentre noi eravamo impegnati a immaginarci quante triple avrebbe segnato Curry, quanti abbracci ricevuto Kobe e scoprivamo che la gara delle schiacciate era viva e vegeta, Damian Lillard vestiva i panni di Dame D.O.L.L.A ed entrava in sala di registrazione.
https://twitter.com/Dame_Lillard/status/693487748502544384
Qui è quando inizia a prenderla con filosofia.
Chi è Dame D.O.L.L.A
A Portland sono previsti circa 250 giorni di pioggia ogni anno e per chi ci vive è fortemente consigliato trovarsi un hobby da svolgere al chiuso. Damian Lillard, che ama comporre rime fin dai tempi del liceo, in Oregon ha avuto modo di sviluppare questa sua passione: dopo anni passati a pubblicare brevi barre rap di 15 secondi su Instagram, quest'estate Dame D.O.L.L.A (il suo nome da rapper) ha iniziato a pubblicare vere e proprie tracce sul suo profilo Soundcloud. Lillard non è di certo il primo ad affiancare all'attività di giocatore NBA quella di rapper, ma a differenza di molti suoi colleghi, il suo lavoro ha ricevuto diverse recensioni positive sia da parte della critica che dal pubblico, ricevendo addirittura i complimenti di un mostro sacro del genere come Ice Cube.
Il professor Dame D.O.L.L.A ci spiega come droppare rime indossano una canottiera bianca e un cappello di paglia e rimanendo comunque incredibilmente cool.
Il 18 febbraio, pochi giorni dopo l'ASG, Dame D.O.L.L.A rilascia la traccia They Sleep, registrata con la collaborazione di Brookfield Duece.
Il riferimento a chi siano i loro del titolo appare abbastanza chiaro in un successivo tweet:
https://twitter.com/Dame_Lillard/status/702609513883373568
Il garante del complottismo ha deciso che questo “they” non è complottismo, ma l'atto di togliersi sassolini dalle scarpe.
All'interno del testo è facile trovare diversi riferimenti alla mancata chiamata di Dame per l’All-Star Game 2016 come ad esempio quando, con una rima particolarmente azzeccata, ci ricorda che l'ultima volta in cui era stato snobbato dalle convocazioni, qualche mese dopo era accaduto questo.
Ouch!
Il giorno dopo l'uscita di They Sleep, i Portland Trail Blazers ospitano i Golden State Warriors alla prima apparizione dopo la pausa per l'All Star weekend. Contro la miglior squadra della Lega (e forse di sempre), Dame D.O.L.L.A gioca la miglior partita della sua vita.
Quasi si sentisse obbligato a dar seguito al verso “Everybody grab ya shades cause ya boy that bright”, Lillard straripa: nei 31 minuti in campo segna 51 punti (massimo in carriera), tira 20 su 28 dal campo, 9 su 12 da tre (record di triple segnate della franchigia) a cui aggiunge 7 assist, 0 perse e 6 rubate (primo giocatore con 50/7/6 dal 1973/74). La gara contro Golden State risulterà anche essere la 4a miglior prestazione di sempre per un Trail Blazers (l'ultimo a segnare almeno 50 punti con la casacca di Portland era stato il Professore Andre Miller nel 2010). Contro Curry, come evidenziato dallo stesso Steve Kerr, Damian Lillard gioca una partita à la Curry.
Questi sono i primi due punti della serata per Lillard. Se fossimo in un fumetto Marvel, Dame sarebbe Peter Parker e Steph Curry il ragno.
In missione
Da quel momento in poi l'abilità di fare canestro di Dame, se possibile, decolla. I numeri delle successive 10 uscite sembrano veramente quelli di un uomo in missione: 30 contro Utah, 34 ai Nets, 23 nella sconfitta contro Houston, 31 a casa dei Bulls, 33 ai Pacers, 30 al Madison Square Garden, 20 contro Boston, 50 ai Raptors, 26 contro Detroit e 41 qualche giorno fa contro i malcapitati Washington Wizards. In particolare sembra avere un conto in sospeso con le point guard convocate per l'All-Star Game, e per Tracy McGrady this is all personal.
“I turn into Forrest Gump if you send me to Vietnam”.
Il mese di febbraio da poco terminato è stato il migliore della sua carriera all'interno della miglior stagione della sua carriera (26 punti e 7 assist di media) e marzo sembra essere iniziato ancora meglio: con i 41 punti contro Washington, Lillard ha fatto registrare la 15esima partita consecutiva con almeno 20 punti a referto, la seconda striscia più lunga dopo quella di Kevin Durant (48 partite consecutive con almeno 20 punti: reazione wow di Facebook:). Ma non solo: è appena diventato il terzo giocatore di sempre della NBA con almeno 1500 punti e 400 assist nelle prime quattro stagioni della carriera (gli altri due sono Oscar Robertson e LeBron James).
Eppure in questa stagione non ha vinto nessun premio di giocatore della settimana, nessun premio di giocatore del mese, ne tanto meno vincerà il titolo di MVP. Dategli almeno il premio SWAG del mese, per favore.
Intermezzo à la Curry
In questo momento siamo probabilmente tutti troppo drogati di video di Stephen Curry per accorgerci che sul Pacific Crest trail c'è una guardia che gli somiglia o che quanto meno ha un impatto offensivo sulla propria squadra paragonabile (l'Offensive Rating dei TrailBlazers con lui in campo è 110.3, senza di lui scende a 103.1).
Questi sono i punti 40 e 41 con cui ha deciso la gara contro Washington: 9 punti sui 12 di squadra nell'overtime.
Contro Toronto è diventato il secondo giocatore a segnare per due volte 50 punti in questa stagione (indovinate chi è l'altro?) e in più ha aggiunto un buzzer dalla zona Steph.
Non amo insistere, però dai, ci sono delle somiglianze tra i due.
La confidenza di Lillard con il canestro in questo momento è semplicemente irreale: contro i Celtics aveva segnato dal logo di centrocampo senza alcuna apparente sensazione di sforzo (canestro poi non convalidato).
Generale Lillard
Se la sensazione di essere costantemente sottostimato è stata un motore per Damian Lillard fin dal college, giustificare solo con la rabbia per la mancata chiamata alla partita delle stelle le recenti prestazioni vorrebbe dire fargli un torto. Dal ritorno dopo la pausa per l'All-Star weekend, i Portland Trail Blazers hanno collezionato 7 vittorie e 4 sconfitte (di cui 3 consecutive in trasferta contro squadre di medio-alto livello dell’Est) tenendo una media che li accompagnerebbe tranquillamente ai playoff. In queste 11 partite il contributo offensivo di Damian Lillard è notevolmente cresciuto, come dimostrano le sue statistiche pre e post All-Star Game.
https://twitter.com/espn/status/704909491339395072
Il significativo aumento nella statistica dei punti segnati e le 10 partite oltre i 30 punti nelle ultime 13 possono essere lette sì come una superomistica voglia di Lillard di dimostrare qualcosa a loro, ma anche come la necessità di alzare il proprio gioco per spingere la squadra a un livello superiore. Dalla pausa per l'All-Star Game, Lillard ha migliorato tutte le statistiche di tiro: dal 41.8% dal campo è passato al 48%, dal 36.3% da 3 al 41.9%, addirittura una statistica solitamente stabile come quella dei tiri liberi è passata dall'86.1% al 92.7%.
E tutto questo proprio nel momento i cui le squadre che inseguono i playoff devono premere sull’acceleratore per conquistare il miglior record possibile in vista della post-season. Per capire quanto sia importante Lillard all'interno di Portland basti pensare che nelle vittorie tira con il 47.1%, mentre nelle sconfitte questa percentuale scende quasi di 10 punti percentuali (38.8). Con le sue prestazioni, Dame è riuscito a farci passare un doppio messaggio: sono un All-Star e sono il leader di una squadra vincente che difenderà i playoff con i denti, perché “They don’t want to see us win. Nah. So guess what we gon’ do? We gon’ win. That’s a major key, yeah I’m in the Major Leagues”.
Recentemente Paul Flannery ha scritto su SB Nation della crescita di Lillard come leader all'interno della squadra. La rivoluzione estiva di Portland lo ha portato a essere il solo elemento di spicco in una franchigia in piena ricostruzione dopo gli addii a Aldridge, Batum, Matthews e Lopez, ma questa responsabilità è stata vissuta da Dame nella maniera più positiva possibile: in estate ha organizzato un viaggio per i suoi compagni a San Diego il cui scopo, come detto da Lillard a Neil Olshey GM dei Trail Blazers, «non era di conoscerci gli uni e gli altri come giocatori di basket, ma come persone». Da quel viaggio Lillard ne è uscito leader maximo di gruppo giovanissimo (24,7 anni di media), con un monte salari bassissimo (solo 62 milioni) che si sta togliendo enormi soddisfazioni contro ogni pronostico.
Sempre Neil Olshey a settembre lo aveva paragonato a Chauncey Billups, non tanto per come gioca, ma per il particolare tipo di carisma silenzioso e la capacità naturale di coinvolgere gli altri. Questa sua inclinazione si nota anche in campo, ad esempio nell'affinità che ha trovato con CJ McCollum.
Il fatto che Lillard stia dimostrando questa facilità nel salire di livello quando necessario, dovrebbe iniziare a far paura alle altre squadre della Lega. Se c'è un giocatore ad ovest in grado di avvicinare in un prossimo futuro Steph Curry e Kawhi Leonard, sia come singolarità che come miglioratore della propria franchigia, quello è proprio Damian Lillard.
In attesa che Portland diventi realmente competitiva, le basi ci sono: il vendetta tour di Dame D.O.L.L.A continua e stanotte fa tappa nella sua città natale, Oakland, dove affronterà i Warriors di Curry a cui ne ha fatti 51 neanche un mese fa.
Solo che adesso non dorme più nessuno.