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Dal Mestalla solo buone notizie
20 set 2018
La Juventus ha vinto nettamente contro il Valencia nonostante l'uomo in meno.
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Tutti i dati di questa analisi sono stati forniti da Opta

C’era grande attesa per l’esordio di Cristiano Ronaldo in Champions League con la maglia della Juventus. Tra i tanti significati dell’arrivo di CR7 in maglia bianconera, quello legato al successo della competizione europea è indubbiamente uno dei più importanti. Lo stesso Allegri, nella conferenza stampa prima del match di Valencia aveva affermato che l’arrivo del fuoriclasse lusitano, oltre ai vantaggi tecnici, avrebbe potuto portare un incremento dell’autostima, in campo europeo, della squadra. Di certo, tra tutti i destini possibili, era davvero arduo prevedere che la prima europea di CR7 con la Juventus sarebbe si sarebbe conclusa dopo soli 30 minuti di gioco con il cartellino rosso sventolato in faccia all’esterefatto portoghese dall’arbitro tedesco Byrch. In 153 partite di Champions League Ronaldo non era mai stato espulso e l’ultimo cartellino rosso risaliva a più di tre anni e mezzo orsono, durante una partita di Liga a Cordoba. Tuttavia, nonostante l’imprevedibile e precoce epilogo del match del suo numero 7, la Juventus, in inferiorità numerica per due terzi del match, ha portato a casa i 3 punti, con una prova di grande solidità tecnica e mentale, che rafforza la convinzione che i bianconeri possono davvero essere considerati tra i più autorevoli candidati alla vittoria della Champions League.

I primi 30 minuti

Il tema tattico del match, dopo i primi minuti di assestamento, era piuttosto chiaro. Dopo avere iniziato ad alti ritmi e provato a recuperare palla con il pressing offensivo, il consueto 4-4-2 di Marcelino, complice la volontà della Juventus di raffreddare con il possesso la temperatura della partita, si assestava ad altezza media, con le linee di difesa e centrocampo vicine e strette. L’obiettivo di Marcelino era quello consueto: proteggere il centro, indirizzare la manovra avversaria sulle fasce e, scivolando in maniera decisa e con l’aiuto della linea laterale, chiudere gli sbocchi avanzati alla circolazione del pallone della Juventus. In fase di non possesso palla i due attaccanti, Batshuayi - al suo esordio dal primo minuto, e preferito a Gameiro e Santi Mina - e Rodrigo, si disponevano in orizzontale orientandosi sui due centrali della Juventus e offrendo, in tale maniera, una doppia possibilità di giocata in avanti per innescare le eventuali ripartenze dopo il recupero del pallone.

Lo stretto 4-4-2 del Valencia in fase difensiva. In zona arretrata, con l’aiuto di Pjanic, la Juve ha superiorità numerica contro i due attaccanti avversari disposti in orizzontale.

Allegri invece sceglieva il 4-3-3 con Bernardeschi che completava il trio d’attacco con Cristiano Ronaldo e Mario Mandzukic. Il piano tattico di Allegri era piuttosto semplice e definito. Piuttosto che tentare di disordinare la compatta struttura difensiva del Valencia provando a giocare negli spazi tra i giocatori di Marcelino, il tecnico bianconero cercava di volgere a proprio vantaggio la strategia del collega avversario. La Juve accettava di fare circolare il pallone verso l’esterno, dove gli avversari volontariamente indirizzavano il possesso palla bianconero, per poi sfruttare l’elevata densità sul lato forte creata dalla zona pura di Marcelino, attaccando il lato debole nel cuore dell’area avversaria, un possibile punto di fragilità del sistema difensivo del Valencia e, più in generale, di quel tipo di sistemi difensivi.

Oltretutto, la circolazione sicura verso le fasce garantiva ad Allegri, sia grazie alla minore probabilità di perdere il pallone con complessi passaggi taglia linee, che alla posizione esterna dell’eventuale recupero palla degli avversari, una buona prevenzione delle ripartenze verticali del Valencia. Fino all’espulsione di CR7, la Juventus teneva il pallone per il 65% del tempo con una percentuale di precisione di passaggio pari al 93%. Nel resto del primo tempo, pur abbassando al 52% il possesso palla, la precisione dei passaggi rimaneva invariata, a testimonianza della volontà della Juventus di controllare la partita con il pallone e tramite una circolazione prudente e orientata ad utilizzare a proprio vantaggio le tendenze difensive degli avversari.

La manovra della Juventus creava un lato forte – quello sinistro – dove sviluppare e rifinire le azioni e un lato debole – il destro – dedicato alla finalizzazione.

La squadra di Allegri sovraccaricava il lato sinistro (da cui hanno avuto origine il 62% degli attacchi della Juventus) avanzando Alex Sandro, allargando Matuidi e tenendo Ronaldo prevalentemente largo sul lato destro della difesa avversaria. A soffrire era la coppia esterno basso-esterno alto del Valencia e in particolare il terzino destro Ruben Vezo, spesso saltato in dribbling o messo in inferiorità numerica dalla strategia bianconera e, in generale, poco coraggioso nell’accorciare preventivamente sul suo diretto avversario.

Il 40% del gioco della Juventus si è sviluppato sulla fascia sinistra, il 14% della fascia destra.

Tutte le chiarissime occasioni da gol avute dalla Juventus nel primo tempo nascevano da cross dalla fascia sinistra verso un’area avversaria ben occupata e attaccando con decisione il lato debole. Le prime due - quella conclusa con la doppia conclusione di Ronaldo e Mandzukic, e quella finalizzata dall’assist di Bernardeschi per Khedira - hanno avuto origine dai dribbling di Bernardeschi e CR7 isolati contro Ruben Vezo.

Ronaldo punta il terzino destro Ruben Vezo e crossa verso l’area di rigore avversaria presidiata dal solo terzino sinistro Gaya. Bernardeschi raccoglie sul lato debole e serve centralmente Khedira. La Juve utilizza a proprio vantaggio la densità verso la palla della zona avversaria.

L’occasione avuta al ventesimo minuto, con la parata di Neto e il successivo salvataggio sulla linea di Murillo sui tiri ravvicinati di Bernardeschi e Matuidi, veniva invece esplicitamente generata dai vantaggi posizionali che la strategia juventina è riuscita ad ottenere contro la difesa valenciana. I bianconeri riuscivano a sempre a creare superiorità numerica in zona arretrata contro i due attaccanti avversari. Spesso era Pjanic a supportare i due centrali abbassandosi tra loro o ricevendo alle spalle di Rodrigo e Batshuayi, approfittando della riluttanza dei due interni di centrocampo a spezzare la linea e ad accorciare sul bosniaco. Talvolta, la struttura posizionale della Juventus mutava, utilizzando i tagli interni di Bernardeschi per mutare forma, generare un tre contro due in zona arretrata e sovraccaricare la zona sinistra del campo. Sul movimento interno di Bernardeschi, Cancelo si alzava a prendere l’ampiezza e Khedira si abbassava sul fianco destro di Bonucci creando una linea arretrata e 3 che, partendo dalla superiorità numerica, poteva prendere vantaggi posizionali sulla struttura difensiva avversaria.

I movimenti di Bernardeschi, si rivelavano fondamentali anche in occasione dell’azione che portava alla traversa di Cancelo e al fallo da rigore commesso sullo stesso portoghese. In superiorità numerica, il Valencia provava ad alzare il pressing e staccava Dani Parejo su Pjanic sulla costruzione dal basso bianconera. Bernardeschi si smarcava alle spalle della pressione di Parejo e dopo avere ricevuto, dribblava Waas e gettava le basi dell’azione juventina.

La partita dopo l’espulsione di Ronaldo

Dopo l’espulsione di CR7, la Juventus si è disposta con un 4-4-1 difensivo che non variava di molto lo schieramento in fase di non possesso adottato anche in 11. Infatti, se in fase offensiva la disposizione dei bianconeri era assimilabile a un 4-3-3 molto fluido, la squadra di Allegri difendeva chiaramente con il 4-4-2, togliendo a CR7 l'incombenza di abbassarsi sulla linea dei centrocampisti e allargando a sinistra Blaise Matuidi.

Il 4-4-2 in fase di non possesso della Juventus.

L’uomo in meno ha reso più difficoltoso il dominio del pallone messo in mostra nella prima mezz’ora e comunque mantenuto fino al gol del vantaggio. Nella ripresa il Valencia ha provato ad alzare la linea del proprio pressing e a schiacciare la Juventus, ma i piani di Marcelino sono stati complicati dal precoce gol del doppio svantaggio subito. L’azione è nata nei pressi dell’area di rigore della Juventus con Cancelo che ha fermato un tentativo di dribbling di Gonzalo Guedes e in conduzione ha portato la palla fino all’area di rigore avversaria guadagnando il calcio d’angolo da cui ha avuto origine il fallo di Murillo su Bonucci.

In svantaggio di due reti i padroni di casa hanno dominato il possesso (68%) e hanno occupato la metà campo avversaria con la Juve molto bassa e concentrata a difendere la propria trincea.

L’attacco del Valencia era però troppo monocorde per potere impensierire l’efficientissima difesa posizionale della Juventus. La squadra di Marcelino attaccava secondo le sue consuete direttrici, schierandosi con una sorta di 4-2-4 e cercando l’imbucata verso una delle due punte (Rodrigo, il migliore degli attaccanti, ha ricevuto il pallone, spalle alla porta, da Dani Parejo per ben 11 volte) per innescare la combinazione con il compagno di reparto o la sponda dietro per poi aprire sugli esterni.

Il tipico schieramento posizionale del Valencia in fase d’attacco, con i due esterni alti sulla linea delle punte per allargare la linea difensiva avversaria ed isolare gli attaccanti contro i centrali.

La coppia Bonucci-Chiellini è riuscita, però, a vanificare le combinazioni strette tra gli attaccanti del Valencia e ha costretto la squadra di Marcelino a rifinire dall’esterno. Dopo le sole 4 volte del primo tempo, gli spagnoli hanno crossato per ben 23 volte nella ripresa, con esiti piuttosto modesti. La Juventus ha messo in campo tutte le sue capacità di difesa del cuore dell’area di rigore (ben 52 interventi positivi in area), con Chiellini che ha terminato la partita con ben 10 spazzate.

Le sostituzioni di Marcelino hanno provato ad aumentare la qualità, con lo spostamento di Soler in mezzo e di Wass in posizione di terzino destro, e l’incisività della squadra con gli inserimenti di Cheryshev e Gameiro, ma non hanno cambiato in maniera significativa gli indirizzi della partita, che vedeva prevalere la difesa bassa della Juventus contro l’impotente attacco del Valencia.

La difesa bassa della Juventus con la linea difensiva in area e quella di centrocampo al limite. Bernardeschi, sul lato debole, è pronto a coprire le spalle di Cancelo.

Cosa ci dice della Juventus la sfida del Mestalla

Dopo avere vinto le prime 4 partite di campionato, la Juventus era attesa al primo vero esame della stagione, all’esordio in Champions League, in un campo difficile come quello del Valencia. La partita del Mestalla ha messo in mostra tutte le grandi qualità della Juventus di questa stagione. Fino all’espulsione di Cristiano Ronaldo i bianconeri hanno gestito la partita utilizzando la tecnica per la circolazione del pallone, e la strategia pensata da Allegri per rendersi pericolosa e colpire l’imperfetta difesa avversaria. In inferiorità numerica e dopo lo shock provocato dall’espulsione di Ronaldo, la Juve ha fatto sfoggio della sua solidità mentale e, adattandosi al nuovo contesto, ha sfruttato la sua difesa posizionale e la capacità di tenere alta l’attenzione per potere giocare a ridosso della propria area di rigore.

Alla fine i bianconeri hanno concesso 25 tiri al Valencia (escluso il rigore all’ultimo minuto), di cui solo 5 sono giunti tra i pali di Szczesny, ben 10 sono stati intercettati e 16 sono stati scoccati da fuori area. La difesa juventina ha concesso solo conclusioni di scarsa qualità agli avversari con una media bassissima di 0.05 xG per tiro.

Con solo 8 tiri la Juve ha ottenuto più xG del Valencia che ha tirato 3 volte di più dei bianconeri. Tantissimi i tiri da lontano: Soler ha calciato 7 volte, sempre da fuori area. Per la Juventus, invece, quasi solo tiri dal cuore dell’area avversaria.

In una partita divisa in due dall’espulsione di CR7, la Juventus ha evidenziato la sua duplice natura: una squadra dalle enormi doti tecniche - plasticamente rappresentate dalla prestazione di Cancelo, decisivo per entrambe le reti e per sfuggire al pressing avversario, anche a costo di perdere 11 palloni per i tanti rischi corsi in possesso palla - ma capace di utilizzare anche armi profondamente diverse, come la difesa bassa del cuore dell’area di rigore, per giungere alla vittoria in un ambiente tattico mutato.

La partita di Federico Bernardeschi può essere in qualche maniera assurta a simbolo della partita dell’intera squadra. Il numero 33 bianconero ha giocato il pallone con estrema qualità tecnica e sensibilità tattica, dribblando 5 volte gli avversari, più di ogni altro giocatore nella partita. e creando due occasioni da rete. Al contempo, è stato infaticabile in fase difensiva, coprendo con attenzione il lato debole, contrastando con estrema efficacia la catena di sinistra dell’attacco del Valencia e recuperando ben 6 palloni, il record per la sua squadra nella partita.

La difesa poco precisa e l’attacco troppo piatto del Valencia di Marcelino non sono riusciti ad essere un ostacolo capace di fermare la Juventus priva di CR7 e in dieci uomini per più di sessanta minuti. Buone notizie dal Mestalla per Massimiliano Allegri e i tifosi juventini.

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