«Quanto è lontano l’aeroporto più vicino?». A pochi minuti dall’inizio del match di sua figlia Serena è questa la domanda che Oracene Price, la madre della tennista statunitense, rivolge a chi le sta accanto, senza ricevere risposta. Nessuno sa dove si trovano, quanto è distante Strada Bassa dei Folli 92 da Roma o da Milano. Nei giorni scorsi, Serena e Venus William hanno partecipato all’Emilia Romagna Open, un WTA 250, il gradino più basso delle competizioni del tour professionistico femminile. Dopo gli Internazionali d’Italia e prima del Roland Garros, il meglio della stagione sulla terra rossa, le due sorelle hanno accettato a sorpresa le due wild card concesse dall’organizzazione perché hanno bisogno di giocare, a entrambe servono partite vere, ufficiali, sono state ferme troppo a lungo, e gli allenamenti sono tutta un’altra storia.
E così eccole arrivare al Tennis Club Mariano con gran parte dello staff al seguito, compresi i due cani che ogni tanto si fanno sentire per uscire dalla gabbietta e vengono prontamente accontentati dal loro assistente personale. Fa uno strano effetto vederle camminare in questo meraviglioso circolo di provincia che per due settimane (prima gli uomini e poi le donne) accoglierà nei propri campi campionesse, aspiranti tali e normalissimi soci, in una commistione tra professionismo e tennis amatoriale che fa un po’ sorridere ma è perfettamente riuscita e forse è l’essenza dello sport. Il programma della prima giornata di lunedì alle 12.30 prevede infatti il debutto della testa di serie numero uno Serena Williams sul Centrale e, in contemporanea, sul campo numero 8 un doppio femminile tra dilettanti che prosegue da anni ed è un appuntamento fisso a cui nessuna delle quattro giocatrici vuole rinunciare. Altro che Ubi maior, da queste parti c’è spazio per Serena, Venus ma anche per tutti gli altri.
Lontano da Wimbledon e dalle cattedrali, lontano dagli stadi mastodontici a cui sono abituate le due sorelle, si scopre che il tennis rimane lo stesso anche quando gli viene tolta la cornice, o quando la cornice è ridotta al minimo indispensabile, un campo, un arbitro, qualche raccattapalle, una tribuna provvisoria che tra due settimane sparirà. E loro, veterane e superstar, pur servite e riverite, hanno fatto un passo indietro, sono scese sulla terra rossa e sui campi di provincia, adattandosi.
Mamma Oracene, per esempio mostra il pass al personale dello staff che glielo chiede e controlla che la sua faccia sia uguale a quella nella tessera, Patrick Mouratoglou beve caffè seduto nel dehors del circolo e ricambia il saluto di tutti quelli che passano, Alexis Ohanian si siede al tavolino in mezzo agli altri per lavorare in smart working. Il marito di Serena, durante le lunghe pause tra una sessione di allenamento e l’altra, si siede in un angolo a rispondere alle mail e se qualcuno gli si avvicina per chiedergli se si può sedere anche lui, lui risponde: “Of course”. Al Tc Mariano non servono fragole e champagne ma panini con prosciutto e mortadella tagliati al momento, al posto della famosa panna londinese si vendono cornetti e ghiaccioli, la merenda tipica delle estati in Italia, e il gadget del torneo è qualche pacco di pasta.
Strada Bassa dei Folli è una viuzza sperduta in mezzo ad altre viuzze dell’Emilia Romagna, distante quindici minuti dal centro di Parma. Per ospitare l’evento, la Mef Tennis, l’organizzazione a gestione familiare made in Todi che dal 2008 organizza tornei e challenger, ha installato una tribuna provvisoria, mentre quella vip è stata allestita con cuscini sulle gradinate in pietra e piante sempreverdi per demarcare quella che forse, dalle parti di Wimbledon, sarebbe chiamata Royal Box.
Lo staff delle Williams si siede mischiandosi con i comuni mortali e, spalla contro spalla, si scopre che Patrick Mouratoglou, il coach di Serena, è più simpatico di quanto appaia quando ci sono di mezzo televisioni internazionali e account social. L’allenatore delle Williams dice «Grazzzie» a tutti, non rifiuta mai un selfie, si spalma tra le mani l’Amuchina che gli viene offerta. «Che cos’è? Amucina. Grazzzie». Si scopre anche che i gesti che fanno i genitori sugli spalti sono davvero tutti uguali, occhi al cielo, manate sulle cosce, pugni chiusi nei momenti importanti, sia che si tratti della madre di una, anzi due, ex numero uno al mondo, sia che si tratti del padre di una giocatrice da tornei sociali. Si scopre soprattutto che chi sta in campo, a qualsiasi livello, ha bisogno di sentirsi dire bravo, e guai se non succede. Dopo ogni punto, vinto o perso, l’orecchio di Serena cerca sempre la voce di Mouratoglou, che prontamente arriva: «Great job, S». Solo così la giocatrice si convince di poter continuare a fare ciò che sta facendo, ed è così per tutte e c’è da scommettere che anche sul campo numero 8, le compagne di doppio abbiano bisogno l’una del sostegno dell’altra.
A pochi centimetri di distanza, i grandi appaiono fragili, con nervi sottilissimi, tutto il superfluo di cui si circondano e che li allontana dal pubblico, forse altro non è che un escamotage per non farsi vedere per quello che sono davvero, deboli, impauriti. «Gran servizio S». Solo dopo aver sentito quella frase Serena prende consapevolezza di poter fare un altro gran servizio. Non sono extraterrestri, i campioni sono umani. Ed è umana la reazione di Serena che dopo aver perso avvisa l’organizzazione di volere ritornare immediatamente in hotel, è umana Petra Martic che prima della sua partita si allena nel parcheggio del club, scherzando con la sua allenatrice Francesca Schiavone, è umana Sara Errani che se ne sta seduta a guardare i match della Williams aspettando il proprio turno per entrare in campo, è umana Caroline Garcia che gioca a carte nella mensa del circolo, la mamma di Coco Gauff che con un vassoio si improvvisa cameriera per portare i caffè a tutto lo staff e dice «sorry» per farsi spazio.
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È umana Oracene Price, sempre lei, che assiste al match di Venus seduta nella sedia riservata ai coach e le parla in continuazione. «Prenditi il tuo tempo, V», le suggerisce e poi guarda i fan dell’avversaria di giornata, Anna Schmiedlova, esultare a ogni punto perso della figlia e quasi per ripicca decide di applaudire anche lei, e subito dopo la sconfitta della figlia cerca di entrare nello spazio riservato alle giocatrici e aspetta che qualcuno dello staff le permetta di accedere. La provincia aiuta a vivere con i piedi per terra, per alcuni signori in coda per il caffè Serena non è la Williams ma una che frequenta il circolo e quando Camila Giorgi scende in campo per giocare la sua partita, gli spalti si svuotano, l’area ristorante si riempie e vengono serviti gli aperitivi, birra, spritz e patatine prima del tramonto.
Le giocatrici trascorrono le loro giornate al Tc Mariano e ciò di cui si rende conto davanti al tennis nudo e crudo, senza fronzoli e con pochi sponsor, è che il professionismo ad altissimi livelli è una noia mortale. Quindici minuti a provare le risposte al servizio e poi ore su ore di niente, in giro tra i campi a vedere chi c’è, stretching in mezzo ai prati davanti ai raccattapalle che, finito il loro turno, mangiano qualcosa dalla pista di plastica che contiene il loro baracchino. E poi pomeriggi infiniti tra una sedia e l’altra a giocare con il cellulare per cercare di non prendere sonno, prima che arrivi il proprio turno per scendere in campo. E la vita di Serena, se non fosse per l’onnipresente Mouratoglou che a Parma è ovunque grazie ai cappellini dei membri del suo numerosissimo staff e una guardia del corpo che la tiene d’occhio con discrezione, non è poi tanto diversa da quella della numero 200 al mondo.
Il motivo per cui Venus e Serena Williams, attualmente numero 102 e 8 del ranking, ma con un passato che ha sempre impedito a entrambe di giocare questo tipo di tornei, si trovano in Emilia Romagna è legato a ragioni pratiche; non aveva senso, da Roma, tornare negli Stati Uniti per poi ritornare un’altra volta in Europa, a Parigi. «Non c’è bisogno che io ripeta quanto ami l’Italia», ha detto Serena in conferenza stampa, ricordando che lei e suo marito si sono conosciuti proprio qui. L’Open di Parma è capitato al posto giusto nel momento giusto, una parentesi che avrebbe dovuto essere defatigante in mezzo a una stagione piena di stress e di avversarie top 10. Certo, vederle inserite in un tabellone di esordienti e giocatrici che stanno cercando di accaparrarsi qualche punto WTA, le fa apparire perfettamente fuori luogo, almeno cinque passi indietro rispetto al passato da cui vengono.
I WTA 250 dovrebbero essere l’occasione delle esordienti, di chi cerca ancora un’opportunità, un trampolino verso qualcosa che sta più in alto, non l’inizio della fine. La vincitrice dell’Open conquista un assegno da 13mila euro, Serena in carriera ha conquistato 93 milioni di euro solo in montepremi, Venus 13. Che cosa ci fanno, allora, le due sorelle a Parma? Non è forse più adatto alla circostanza il comportamento di Lisa Pigato, che dopo aver perso contro la minore delle sorelle le si avvicina emozionata per chiederle un selfie? Oppure il permesso che Fanny ha chiesto a scuola per poter fare la raccattapalle del match di Venus: «Sono uscita due ore prima, ma ne valeva la pena. Quando mi ricapita di vederle dal vivo?», ha detto la ragazzina che domenica giocherà i campionati regionali under-14 e potrà dire alle sue avversarie di aver raccolto la pallina dell’ex numero uno al mondo.
Forse non è inutile cercare qualche spiegazione più romantica per queste wild card accolte con il sorriso. «Adoro la pasta cacio e pepe»: un grand tour nella provincia italiana per vedere posti e paesini che o adesso o mai più? La voglia di tornare al tennis delle origini e del semianonimato dove le esordienti cercano punti vitali e loro provano a rimandare l’addio? Il desiderio di essere, per una volta, davvero come tutte le altre? Effettivamente la città ha accolto le due campionesse con una loro foto in prima pagina sulla Gazzetta di Parma e poco di più, i cittadini sono contenti e distaccati, in provincia le dive non incantano, e forse era proprio ciò di cui avevano bisogno Venus e Serena Williams. La sensazione è che dopo una settimana di televisioni, giornali, spalti e tifosi a tempo determinato, il circus del tennis scomparirà, Venus e Serena Williams saranno state presenze giganti e di passaggio, effimere rispetto a un circolo di provincia e ai suoi ostinati dilettanti con le ore fisse prenotate.