Alla fine Jordan Veretout ha lasciato la Fiorentina. Era arrivato nell’estate del 2017 quasi nel silenzio. Alla conferenza di presentazione la leggenda Giancarlo Antognoni lo aveva presentato con toni vaghi e dimessi: «È un centrocampista a tutto campo con buona visione di gioco. Direi un centrocampista moderno». Lui, con i denti distanti e la faccia un po’ assente, era stato fin troppo umile: «Posso imparare tanto sia con Sanchez che con Benassi: sono centrali e mi piacciono tanto. Cercherò di imparare da loro».
Solo un paio d’anni prima il trasferimento di Jordan Veretout, dal Nantes all’Aston Villa, in Francia era diventato una specie di caso nazionale. All’epoca Veretout aveva ventidue anni ed era considerato ancora un giovane prodigio della scuola francese. Aveva debuttato col Nantes a 18 anni, raccogliendo idealmente l’eredità di Jeremy Toulalan, ne è diventato il titolare indiscusso a 19 e a 20 anni è diventato il campione del mondo U-20. Nella squadra c’erano, tra gli altri, Paul Pogba, Kurt Zouma e Lucas Digne. A vent’anni aveva messo le cose in chiaro: «Sono giovane e voglio crescere nel Nantes, non voglio fare l’errore di Loic Nego e Lionel Carole» ma a ventidue anni, dopo 7 gol in 40 partite in una stagione, Veretout era pronto ad andar via. Su di lui c’erano due squadre di Premier League: l’Aston Villa e il Leicester, una retrocederà e l’altra vincerà il campionato.
È stata una stagione complicatissima quella dell’Aston Villa. La squadra è retrocessa per la prima volta dal 1986/87, ha cambiato tre allenatori e perso 28 partite su 44. Veretout gioca una ventina di partite da titolare e a metà anno si lamenta del trattamento di Tim Sherwood: «Pensavo avesse fiducia in me, ma alla fine sono rimasto in panchina tutti i weekend. Non ho avuto nessuna spiegazione ed è difficile comunicare, anche per la barriera della lingua». Veretout è tornato in Francia, al Saint Etienne, per ricostruirsi una credibilità abbassando anche il proprio raggio d'azione rispetto a quando giocava al Nantes. Dopo una stagione è arrivato alla Fiorentina, per appena 7 milioni, come una specie di scarto dei talenti europei.
La completezza del repertorio di Veretout
In queste due stagioni in Italia Veretout è stato uno dei migliori centrocampisti della Serie A. Ha fatto parlare di sé soprattutto perché ha segnato tanto, 13 gol, il primo al Verona, con un calcio di punizione da 25 metri disegnato col compasso; l’ultimo su calcio di rigore contro l’Inter, uno dei più contestati della scorsa stagione di campionato. Dopo pochi mesi dal suo arrivo Stefano Pioli ha definito Veretout il giocatore che lo ha sorpreso di più: «Un centrocampista completo e che può ancora migliorare».
Veretout è uno di quei centrocampisti che sa fare tutto, in grado di rammendare i difetti nelle due fasi della sua squadra. Non fa parte di quella strettissima cerchia di centrocampisti in grado di stravolgere il livello di una squadra, né uno di quelli che riesce a rubare l’occhio con un talento naturale evidente. Veretout, però riesce a migliorare la squadra in cui gioca spesso in modo invisibile.
Uno dei motivi per cui Veretout non si è trovato a suo agio in Premier League è che non è un calciatore eccezionale a livello fisico. Eppure un equivoco di quando si parla di Veretout è considerarlo un semplice centrocampista difensivo, che basa il suo calcio sull’impatto fisico. È il fraintendimento tra un giocatore dinamico - quale è - e uno che riesce a vincere i duelli corpo a corpo con la maggior parte degli avversari - e Veretout non è quel tipo di giocatore.
In realtà negli ultimi anni il francese è stato fra i calciatori più creativi della Serie A. Nella stagione 2018/19 è stato il centrocampista con più passaggi chiave dopo Pjanic, ma ha fatto appena 1 assist. Un sintomo di un gioco poco appariscente ma efficace soprattutto quando si tratta di aprire le difese avversarie tagliando corridoi immaginari con dei passaggi filtranti.
Un gol segnato da Veretout alla sua prima stagione al Nantes, votato come il più bello della stagione in Ligue 2. Un gol che ci descrive una delle sue migliori qualità: il tiro da fuori.
Quando deve verticalizzare, Veretout ha un’ottima sensibilità con il piede destro. Sia quando deve cercare i passaggi rasoterra sulla media distanza, sia quando deve invece alzare la palla per cercare il cambio di gioco o andare direttamente oltre la linea difensiva avversaria. Veretout non è un centrocampista capace di manipolare i ritmi di gioco, il suo primo controllo a volte è difettoso, e il meglio delle sue qualità le esprime quando può giocare in verticale senza pensare troppo, sia con le corse che, soprattutto, con i passaggi. È difficile capire quanto questa sua attitudine sia stata condizionata dal sistema ultra-verticale della Fiorentina di Pioli, ma Veretout non ha una formazione da regista.
Come è cambiato negli anni
Bisogna tenere presente che Veretout ha cominciato la carriera da trequartista e anche nella Francia U-20 ha giocato a volte dietro le punte, con Kondogbia e Pogba a fare da centrocampisti box-to-box. Era insomma lui il giocatore da cui ci si attendeva il maggiore sforzo creativo, la capacità di rifinire verso i compagni o comunque di creare pericoli verso la porta avversaria. Tanto che sia col Nantes che con l’Aston Villa gli è capitato di giocare persino da esterno alto. Crescendo Veretout ha aggiustato il suo gioco cesellandolo attorno ai limiti del proprio talento.
Non ha più la reattività negli spazi stretti che aveva a vent’anni, e avendo messo su chili ha bisogno di più campo per esprimere la propria creatività. Dalla sua ultima stagione al Nantes alla scorsa - quindi in 4 anni - ha dimezzato il suo numero di dribbling per novanta minuti (da 2 a 1) ma ha aumentato quasi tutte le statistiche importanti per un centrocampista: i passaggi chiave, gli intercetti, i tackle. Veretout è diventato un giocatore meno determinante negli ultimi metri ma più influente nella partita e forse per esaltare questa centralità Pioli lo scorso anno lo ha spostato da mezzala a regista davanti la difesa. Per Pioli «In tutti i dati che possediamo, Jordan sta migliorando in tutto e per tutto rispetto alla stagione scorsa. A livello di passaggi, di soluzione e di precisione. Può fare bene in qualsiasi ruolo».
Il nuovo ruolo lo ha costretto a ragionare di più su come avere un’influenza sul gioco della sua squadra anche lontano dalla porta: «Ho imparato a vedere il calcio in maniera diversa giocando davanti la difesa. È un ruolo in cui occorre più riflessione» ha detto. Ma anche giocando davanti la difesa, in un sistema verticale come quello della Fiorentina, Veretout aveva sempre la verticalizzazione come prima opzione. Il francese è tra i migliori giocatori del campionato per la somma di corse e passaggi in avanti. Ha chiuso la stagione con poco più dell’80% di passaggi riusciti: una percentuale bassa per un mediano, indice però soprattutto dei rischi che si è assunto in fase di possesso.
Alla Roma, che lo ha acquistato per circa 20 milioni complessivi, Veretout giocherà probabilmente come mediano di un centrocampo a due: un ruolo che sembra cucito alla perfezione sulle sue caratteristiche attuali, e le sue qualità sembrano abbinarsi bene anche con gli altri profili di centrocampisti presenti in rosa. Sia Nzonzi che Diawara sono giocatori attenti soprattutto all’equilibrio e alla solidità delle loro giocate, alla circolazione sicura del pallone e poco inclini al rischio. Per descrivere il gioco di Diawara forse basterebbe questa statistica.
Veretout sarà quindi il centrocampista che dovrà assumersi più rischi e assecondare di più la sua vena creativa. Alla Roma mancava forse dalla cessione di Nainggolan un giocatore completo con un grande volume di giocate nelle partite, che non si fa problemi anche a sbagliare o a essere impreciso, ma che è generoso in ogni fase del gioco. Dovrà anche abituarsi al gioco di una squadra che vuole dominare il campo con il possesso palla, che gli chiederà di essere meno frenetico; dovrà ovviamente scendere a compromessi con un ambiente ostile, in cui negli ultimi anni anche un centrocampista campione del mondo come Nzonzi ha faticato ad affermarsi e dove davvero nessuno può sentirsi sicuro di non fallire.
Del resto Veretout, come ha dichiarato in conferenza stampa, ha ambizioni importanti. Vuole esordire in Champions League e in Nazionale: i due palcoscenici che oggi certificano la realizzazione di un calciatore. A 26 anni per lui potrebbe essere l’ultimo momento utile per provare a dare alla sua carriera una dimensione diversa.