Dopo la piuttosto convincente vittoria contro la Fiorentina, la Juventus ha ritrovato i fantasmi del suo momento negativo anche contro l’Hellas Verona di Juric. Nell’anticipo del Bentegodi i padroni di casa hanno costretto la squadra di Sarri a una partita di estrema sofferenza, giocando a ritmi altissimi e applicando alla perfezione i principi di gioco dell’allenatore.
Sin dalle prime giornate di questo campionato, è stato chiaro che il Verona avesse una delle migliori difese del campionato, sia in termini di reti subite che dal punto di vista tattico. Il trittico di partite contro Milan, Lazio e Juventus nell’arco di una settimana ha confermato che quella di Juric è una squadra scomoda per chiunque. Non è un caso se a questo punto della stagione il Verona si trovi in piena zona Europa League, dopo un filotto di partite senza sconfitta che dura dallo scorso 7 dicembre.
Juric è forte delle sue idee e per affrontare la capolista ha confermato buona parte della sua struttura di base: Rrahmani, Gunter e Kumbulla in difesa, Faraoni e Lazovic esterni di centrocampo e Miguel Veloso e Amrabat mediani. Ha rinunciato però all’utilizzo di una punta di ruolo, con un trio offensivo composto da Pessina dietro Borini e Zaccagni.
Dall’altra parte, Sarri ha cercato di dare continuità al 4-3-3 proposto con risultati convincenti contro Fiorentina e Roma in Coppa Italia: oltre a Costa in attacco con Higuain e Ronaldo, i più grossi cambiamenti sono arrivati a centrocampo, con Bentancur e Rabiot schierati contemporaneamente ai lati di Pjanic per la seconda volta in stagione. Dietro, come al solito, c’erano Cuadrado, de Ligt, Bonucci e Alex Sandro.
I sistemi di Hellas e Juventus chiari anche nelle posizioni medie delle nostre passmap. La preminenza della catena di destra della Juventus nello sviluppo della manovra e l’alternanza posizionale tra Pessina e Miguel Veloso.
Le marcature di Juric hanno soffocato la Juventus
I tre attaccanti scelti da Juric - Pessina, Borini e Zaccagni - hanno avuto un’importanza cardinale in entrambe le fasi, ma vale la pena di analizzare soprattutto la loro funzione nel primo pressing, il fattore che ha messo più in crisi la Juventus.
Innanzitutto, la posizione stretta dei tre aveva la priorità di tagliare ogni accesso verso i centrocampisti. Pjanic veniva controllato quasi a uomo da Pessina, mentre Zaccagni e Borini si orientavano sulle linee di passaggio, senza andare immediatamente in pressione su Bonucci e de Ligt (tranne nei classici casi di trigger, come i retropassaggi). La loro “ombra” disturbava quindi la ricezione anche di Rabiot e Bentancur, e con i giusti movimenti poteva influenzare l’accesso ai terzini (che però sono stati generalmente lasciati liberi per essere poi aggrediti dagli esterni, Lazovic e Faraoni).
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Tre esempi dell’atteggiamento del Verona sul primo pressing. Borini e Zaccagni sulle linee di passaggio, Pessina a uomo su Pjanic. Dietro di loro, si intravedono Amrabat e Veloso su Rabiot e Bentancur, ma anche una certa flessibilità nello scambio delle marcature e nelle coperture.
Amrabat e Veloso dovevano invece attaccarsi a Rabiot e Bentancur, anche quando cercavano di muoversi per trovare delle ricezioni, defilandosi o andando in profondità. La buona reattività delle scalate ha reso la Juventus timorosa di giocare il pallone per vie centrali, e quando ci riusciva aveva comunque difficoltà nel creare giocate sul terzo uomo per attaccare in campo aperto; i bianconeri sono finiti più volte a forzare la verticalizzazione immediata. Schierando Higuain - che Sarri sembra preferire a Dybala quando utilizza il tridente con Costa - probabilmente l’idea era quella di sfruttare i movimenti incontro per tirare fuori uno dei tre difensori centrali e ottenere un certo spazio in profondità, ma le sponde a muro del 9 della Juventus non sono state abbastanza rapide e precise, oltre che disturbate parecchio dall’aggressività del Verona.
I mediani di Juric hanno avuto però anche il delicato compito di uscire in ampiezza, sia per pressare che per coprire le uscite dei compagni. Soprattutto Amrabat è stato frequentemente impegnato in scalate verso la fascia, il tutto senza mai perdere di vista il compito principale di seguire Bentancur.
Qui Amrabat segue Bentancur fino a ridosso della sua stessa linea difensiva.
Nonostante il forte orientamento sull’uomo, la struttura dell’Hellas è però difficilmente manipolabile grazie alla fluidità delle scalate e negli scambi di marcatura. Per esempio, quando Douglas Costa e Cristiano Ronaldo andavano in ricezione, abbassandosi, su canali interni, qualche volta sono stati anche Amrabat e Veloso a prenderli in consegna, rimanendo comunque legati a delle responsabilità sulla loro zona di competenza.
Qui ad esempio Costa è seguito da Veloso.
Questo non significa certo che l’approccio di Kumbulla, Gunter e Rrahmani sia stato passivo, anzi. Li abbiamo visti, come al solito, molto aggressivi anche fin dentro la metà campo bianconera e a proprio agio nella gestione dello spazio in profondità alle loro spalle. Kumbulla ha seguito diverse volte Douglas Costa anche molto in profondità, mettendolo abbastanza in difficoltà per i suoi canoni, mentre Rrahmani ha dovuto agire un po’ più defilato per controllare Ronaldo. Gunter, fra i tre, è stato quello meno determinato negli anticipi, e infatti Higuain finché è stato in campo ha giocato diversi palloni, pur senza profitto.
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La grande aggressività di Kumbulla e Rrahmani su Costa e CR7.
Come ha attaccato il Verona
Il piano gara offensivo del Verona si è focalizzato su tre principi: lo sfruttamento dell’ampiezza, l’uomo tra le linee e la ricerca delle seconde palle.
Pur essendo una squadra dalle connotazioni difensive e senza grandi capacità realizzative, l’Hellas ha comunque pregi evidenti quando attacca. Innanzitutto, va sottolineato che tutti accompagnano l’azione, persino i difensori. Il portiere, Silvestri, non viene impiegato più di tanto sulla circolazione bassa, e la maggior parte dei palloni giocati contro la Juventus sono stati infatti lunghi; in compenso, i tre centrali hanno assunto un atteggiamento propositivo, coprendo l’intera ampiezza della propria metà campo, mentre Amrabat e Veloso rimanevano generalmente di fronte a loro, su linee sfalsate, con il primo pronto ad abbassarsi al bisogno.
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Come molte squadre che affrontano la Juventus, e col beneficio di avere un sistema che prevede gli esterni di centrocampo, il Verona ha potuto sfruttare l’ampiezza anche nell’ultimo terzo di campo per mettere in difficoltà la squadra di Sarri. La posizione di Borini e Zaccagni, spesso a ridosso tra terzino e centrale sul lato debole, creava spazio per le avanzate di Lazovic e Faraoni, ma il Verona ha avuto una fluidità posizionale non banale.
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L’utilizzo delle catene laterali per la risalita è stato molto frequente, accompagnato spesso da una ricerca veloce dell’uomo tra le linee.
Lazovic riceve un lungolinea e cerca il trequartista.
Silvestri ha usato spesso rinvii lunghi, dato che il Verona ha una certa dimestichezza con l’aggressione alle seconde palle. Il Verona non spicca nel gioco aereo, ma sorprende la prontezza con cui si muove in appoggio. La reattività sulle seconde palle è però chiara anche quando la palla è degli avversari.
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La Juve ha sprazzi, ma dura poco
Il 4-3-3 della Juve, nonostante le difficoltà, è emerso nell’ultima parte del primo tempo, con trame elaborate, anche a causa di un calo dell’intensità del pressing del Verona. Gli spazi più interessanti per la Juventus erano quelli che si venivano a creare alle spalle dei difensori in uscita aggressiva. In diverse zone e con diverse modalità, fatta eccezione per la traversa su contropiede di Costa, tutte le migliori occasioni dei bianconeri sono nate così, grazie anche a scambi posizionali tra le ali e le mezzali.
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Ma la Juventus è riuscita a creare situazioni interessanti anche in area, grazie a una occupazione dell’ampiezza che solitamente con il rombo trova molte più difficoltà.
Lo stesso gol del vantaggio è arrivato su una ripartenza che ha visto Dybala controllare palla a ridosso della sua area, attaccato proprio da Gunter, e successivamente una triangolazione lunga tra Ronaldo e Bentancur.
Qui invece un interessante 2 contro 2 in area, grazie all’influenza di Costa su Kumbulla.
Insomma, il problema della Juventus è stato che questa reazione ordinata è durata troppo poco, oltre al fatto di non aver saputo governare in maniera concentrata il vantaggio, concedendo il primo gol al Verona a causa di un disimpegno approssimativo di Bentancur e Pjanic. Nel piano ideale di Sarri, il pressing dell’avversario non è un ostacolo ma una risorsa: le poche azioni che la Juventus è riuscita a produrre manipolando le caratteristiche del Verona ne sono una testimonianza.
Tuttavia, senza ritrovare costanza nella ricerca dell’uomo libero nello spazio, attraverso movimenti e trasmissioni perfette, ogni avversario capace di trasmettere una certa intensità al proprio pressing potrà mettere in grossi guai la Juventus.
A questo punto, per Sarri saranno gare decisive per ricostruire le certezze crepate del suo possesso palla, ma anche per cercare di riprendere il filo della compattezza in fase di pressing. La Champions League è alle porte, e lì, pur essendoci generalmente un pressing più sulle linee di passaggio che sull’uomo (o almeno, non ai livelli di orientamento sull’uomo che si possono ritrovare in Verona o Atalanta), i ritmi saranno sicuramente sempre elevatissimi.
Per quanto riguarda il Verona, invece, la qualificazione all’Europa League è a portata di mano, qualcosa che nessuno avrebbe immaginato a inizio stagione. Juric però dovrà provare a migliorare la fase offensiva della squadra. Il Verona è comunque già così una delle squadre più difficili da affrontare nel campionato italiano, sabato ne è stata l’ennesima dimostrazione.