Al ventiseiesimo giro di cinquantatre, Lewis Hamilton va ai box per il suo cambio gomme. È il momento chiave di un Gran Premio che ha appena avuto una svolta improvvisamente favorevole alla Mercedes e al pilota sette volte campione del mondo. Max Verstappen ha avuto un problema ai box: invece dei venticinque secondi che avrebbe dovuto normalmente impiegare per fare la sosta, ce ne ha messi otto in più. Quasi contemporaneamente, un giro prima di fermarsi, Hamilton si è sbarazzato di Lando Norris e della sua McLaren. Norris gli stava davanti dall’inizio della gara, ma ha avuto un’indecisione nella lunga piega a destra che dalla prima variante conduce alla staccata della Roggia.
Hamilton arriva ai box, e sorprendentemente ha un problema a sua volta. Le mani dei meccanici della Mercedes, come quelli della Red Bull poco prima, mani di gente allenata a ripetere maniacalmente lo stesso gesto sempre uguale, tremano. Hamilton perde due secondi, due secondi fatali, perché all’uscita dei box lo attende Max Verstappen, che arriva lanciato dal rettilineo, con le gomme nuove più calde per aver fatto, rispetto a Hamilton, due giri in più.
I due rivali si affiancano, si prendono le misure, impacciati come ballerini che non hanno mai danzato prima insieme. Hamilton, all’interno rispetto alla curva, si avvicina a Verstappen, gli si accosta quasi, occupa la traiettoria, l’unica possibile in una curva così lenta e stretta, ma Verstappen gli è appena davanti. L’olandese non cede il passo, intende passare per la stessa linea. All’esterno della curva ci sono i dissuasori, i classici dossi gialloneri che costringono a rallentare, ma Verstappen, di rallentare, non ha nessuna intenzione, e stringe l’angolo di sterzo, solo non abbastanza. La sua Red Bull tocca un pezzo di cordolo, perde contatto dal terreno. L’auto di Verstappen, con le ruote staccate da terra, non ha più direzionalità e si dirige dritta verso la Mercedes.
Il contatto è inevitabile. La ruota posteriore destra di Verstappen incoccia la posteriore sinistra di Hamilton, e quando le ruote si toccano è inevitabile che una delle due auto decolli. La Red Bull dell’olandese si alza e atterra pesantemente in groppa alla Mercedes. L’halo, il sistema di protezione della testa del pilota introdotto nel 2018, salva Hamilton da conseguenze gravi, anche se sembrerebbe che una porzione dello pneumatico posteriore destro di Verstappen colpisca comunque il casco di Hamilton (ai microfoni di Sky Italia lamenterà dei dolori al collo).
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Hamilton e Verstappen vanno fuori entrambi dal Gran Premio d’Italia, il secondo cammina via dalla sua auto senza voltarsi per valutare le condizioni del primo, che comunque stava provando a tirarsi fuori nonostante tutto innestando la retromarcia. Dopo aver ascoltato la versione dei due piloti, e aver rivisto le immagini televisive, i commissari di gara hanno comminato a Verstappen una penalità di tre posizioni in griglia da scontare nel prossimo Gran Premio di Russia.
Cosa è successo prima
L’incidente è arrivato al culmine di un’altalena per la quale, nell’arco dell’intero fine settimana, il momentum della gara è passato ora nelle mani di Hamilton, ora in quelle di Verstappen. Un po’ come il pallino del gioco nei novanta minuti di una partita di calcio passa continuamente da una squadra all’altra. Mercedes arrivava a Monza con i favori del pronostico per la maggiore potenza dei propri propulsori; Red Bull aveva provato a limitare i danni portando in pista un’ala posteriore “a cucchiaio”, disegnata ad hoc per il Gran Premio d’Italia e necessaria per limitare il surriscaldamento e il consumo delle gomme posteriori.
Nelle qualifiche del venerdì, Mercedes ha piazzato entrambe le sue auto in prima fila, ma Valtteri Bottas ha preceduto Hamilton, che è stato costretto a partire dal lato sporco e se c’è un punto debole nella guida perfetta di Hamilton è proprio nella partenza da fermo. Al sabato, al via della Sprint Qualifying, il nuovo formato di gara breve da cento chilometri in sperimentazione, Hamilton ha fatto pattinare le gomme ed è rimasto al palo, mentre Verstappen lo superava. Il pilota della Red Bull ha guadagnato due punti e la partenza dalla pole position nella gara che conta di più, alla domenica, mentre Hamilton si sarebbe accomodato nella quarta piazza. La situazione si era completamente ribaltata rispetto alla vigilia: Verstappen, da che doveva contenere i danni, si è ritrovato favorito per la vittoria. Un vantaggio effimero, destinato a durare poco.
Il giorno della gara, allo spegnimento dei semafori, Hamilton è scattato meglio che poteva, conservando la quarta posizione. Davanti a lui, stavolta, è stato Verstappen a farsi sorprendere, con Daniel Ricciardo in McLaren che lo ha sfilato alla prima curva. La prima parte di gara si è mantenuta viva sui dualismi tra Ricciardo e Verstappen e tra Norris e Hamilton. Il campione del mondo era disperato perché sapeva che restare dietro a una McLaren lo avrebbe rallentato fino a fargli perdere la vittoria. In una corsa così cristallizzata, Verstappen ha riportato le fiches dal suo lato del tavolo.
Però, come succede spesso in Formula 1, nell’arco di tre giri è cambiato tutto, improvvisamente. Al ventitreesimo giro Ricciardo si è fermato ai box, Verstappen lo ha imitato un giro dopo. Solo con un pit stop perfetto la Red Bull sarebbe uscita davanti alla McLaren, ma come ho già raccontato i meccanici sono degli esseri umani, e come tutti gli esseri umani messi sotto pressione, a volte sbagliano. Al venticinquesimo giro Hamilton ha approfittato delle incertezze di Norris ed è andato ai box a sua volta. L’uscita ritardata dai box ha creato dal nulla il testa a testa in fondo alla prima curva, e lo scontro che resterà nella storia della Formula 1, e che ha aggiunto un altro capitolo a una rivalità che ha tutti i crismi per diventare una delle più ingombranti mai viste sui circuiti.
Max vs Lewis
Quello di Monza non è stato il primo contatto tra Verstappen e Hamilton, e forse non sarà neanche l’ultimo. A Silverstone, poche settimane fa, Hamilton ha buttato fuori Verstappen alla Copse, una curva veloce con una percorrenza di 270 km/h. Verstappen era sulla linea ideale e ha chiuso la curva come se all’interno non ci fosse una Mercedes. Forse confidava nel fatto che Hamilton non avrebbe preso quel rischio, e che alla fine avrebbe alzato il piede. Ma un purosangue come Hamilton non alza il piede mai, a nessuna condizione. Hamilton ha preso Verstappen e lo ha spedito contro le barriere. L’urto è stato talmente violento da costringere l’olandese alle cure in ospedale, dove tutti gli esami hanno dato fortunatamente esito negativo. Verstappen a Monza ha avuto l’occasione di restituire lo sgarbo a Hamilton e l’ha colta.
Curiosamente, anche a Silverstone come a Monza, si sperimentava la Sprint Qualifying. È come se aggiungere al fine settimana un’ulteriore fase di gara accenda i piloti, contribuisca a iniettare nelle loro vene più adrenalina di quanto già ne possono sopportare.
D’altra parte, anche senza la Sprint Qualifying, in quasi tutte le gare di questa stagione c’è stato un contatto tra Verstappen e Hamilton. Una rivalità che si è accesa all’improvviso quest’anno, appena l’olandese ha avuto un'auto all’altezza per competere con la Mercedes. Hamilton, in passato, non ha mai davvero considerato Verstappen come un contendente, un pari degno dei suoi mind games. Il riferimento per Hamilton erano i quattro titoli mondiali di Sebastian Vettel, prima ancora dei sette titoli di Michael Schumacher. Ma le attenzioni di Hamilton verso Vettel erano solo finalizzate a innervosire l’avversario per ottenere un vantaggio competitivo: finita l’epoca dei loro duelli, Hamilton e Vettel hanno dimostrato di stimarsi sinceramente.
La rivalità tra Hamilton e Verstappen, invece, sembra avere un sapore diverso. Non ha le implicazioni personali che aveva lo scontro tra gli ex amici Hamilton e Nico Rosberg. Non arriverà mai al livello di conflittualità raggiunto da Alain Prost e Ayrton Senna alla fine degli anni Ottanta, una rivalità che stava per diventare più grande della Formula 1 stessa. Non raggiungerà quel livello anche perché, semplicemente, la differenza d’età tra i due è tale che Hamilton potrebbe smettere di correre presto, mentre Verstappen ha davanti a sé il meglio della sua carriera.
In fin dei conti Hamilton e Verstappen sono forse più simili di quanto sembri, più di quanto loro stessi siano disposti ad ammettere. Da sei mesi l’uno si specchia nell’altro: teme i propri stessi pregi; attacca i difetti che per sé prova a nascondere.
Entrambi hanno una sensibilità di guida superba, che permette loro di dominare auto con assetti estremi, difficili da guidare per chiunque altro. Verstappen preferisce un'auto sovrasterzante, con un anteriore più preciso del posteriore. Hamilton, nei momenti di difficoltà della sua carriera, ha chiesto di “scaricare” il posteriore, di renderlo meno preciso di proposito, perché ha fiducia del suo piede, più di quanto ne possa avere nei dati raccolti e nelle idee degli ingegneri.
Entrambi fanno una vita piuttosto appartata. Hamilton non ha amici nel Circus – anche se proprio a Monza ha dichiarato di giocare a uno sparatutto online con Pierre Gasly – e in passato ha fatto la guerra a Fernando Alonso e a Rosberg, ha litigato con Jenson Button e Felipe Massa. Anche Verstappen rimane un po’ in disparte rispetto al clan delle young guns formato da Charles Leclerc, George Russell, Norris e Alex Albon.
Da un certo punto di vista, Verstappen, con la sua velocità e la sua lingua lunga, è solo una versione giovane di Hamilton. Il ritratto di Lewis, la migliore versione di sé, che è sceso dalla soffitta per sfidarlo in pista.