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Marvin Vettori è fatto di acciaio, ma stavolta con Dolidze non è bastato
16 mar 2025
Dopo due anni di pausa, il fighter italiano è sembrato arrugginito
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Due anni. O quasi. È tornato in scena il fighter con lo status più alto nella storia della MMA italiane, e il fatto che non mettesse piede nell’ottagono da due anni, appunto, o quasi - un’eternità per un fighter che faceva della continua attività uno dei suoi punti di forza - ha evocato tante domande.

Ad esempio: come sta? Sarà ancora il fighter granitico di prima? Ma anche: quanto è mancato Marvin Vettori al pubblico italiano? Che poi significa: dopo due anni (nei quali non ci sono stati altri fighter italiani in UFC) come è cambiato il rapporto tra il nostro paese e le MMA, ci sarà lo stesso entusiasmo dei suoi incontri con Adesanya o Whittaker?

LE PROMESSE DI MARVIN
Vettori, ormai quasi dieci anni fa, ha promesso che sarebbe stato il primo campione italiano in UFC. Promessa che si sapeva sarebbe stata difficile da mantenere ma che resta in piedi: anche per i fighter che hanno superato abbondantemente i trent’anni è possibile, con la giusta combinazione di fattori, arrivare a traguardi inimmaginabili. Michael Bisping, ma anche Charles Oliveira, Glover Teixeira e tanti altri ce l'hanno fatta in età avanzata. Vettori di anni ne ha trentuno ed è nel pieno della sua maturità psicofisica.

Si è preso del tempo, i due anni sopracitati, per prendersi cura di una spalla che gli dava problemi. La spalla di Vettori era il suo segreto di Pulcinella: lui stesso ne aveva parlato senza farne troppo mistero e aspettava solo il momento giusto per accettare quello che sembrava un inevitabile intervento chirurgico. Lo stop è arrivato nel momento più difficile della sua carriera, dopo la sconfitta con Jared Cannonier, che da una parte ne aveva evidenziato la durezza psicofisica senza eguali, ma che dall'altra, insieme alla sconfitta precedente con Whittaker, aveva segnato il limite delle sue ambizioni. In molti lo avevano indicato più volte come «il mento più forte in UFC», ma la cintura era lontana.

Certo sono tutti d’accordo riguardo al valore dei suoi avversari. Così come non si possono negare i miglioramenti che Vettori ha mostrato incontro dopo incontro. Nei suoi primi match sembrava avere poco cardio, poca resistenza, fino a quando invece il cardio è diventato una delle sue armi più importanti. Poi si diceva che fosse limitato nello striking, che fosse solo un discreto grappler, ma anche in questo caso lui non si è curato delle critiche e ha risposto col lavoro, volendo dimostrare che la sua abilità nei colpi fosse pari a quella lottatoria.

A volte è andata bene, come contro Jack Hermansson o Paulo Costa, a volte è andata male, come contro Adesanya o Jared Cannonier. Fatto sta che Vettori è rimasto sempre in piedi contro i suoi avversari, sia sul piano sportivo che su quello metaforico o comunicativo, anche nella sconfitta. Alle parole ha sempre fatto seguire i fatti: non ha mai subito neanche un knockdown, persino nei match in cui ha preso molti colpi pesanti (contro di lui Cannonier ha segnato il record per la divisione dei pesi medi, per colpi messi a segno in un singolo match) e non ha mai smesso di sfidare i fighter più forti della categoria.

Nel frattempo il campione dei medi è diventato un fighter che sembra una versione ancora più sporca di Marvin Vettori, dal punto di vista stilistico: Dricus du Plessis. Lui però ha avuto quel qualcosa in più che a Marvin finora è mancato e non è sbagliato o troppo "da tifosi" dire che in questo sport è anche una questione di momenti e di fortuna.

LA SECONDA CHANCE DI ROMAN DOLIDZE
E così, il rientro di Vettori si accompagnava a un necessario rilancio delle sue ambizioni. Sabato notte a Las Vegas, nella struttura Apex di proprietà della UFC, Vettori ha affrontato per la seconda volta Roman Dolidze. Ne marzo del 2023 aveva vinto Marvin, ma Dolidze nel frattempo ha avuto un'evoluzione. Il georgiano non è mai stato uno che scherza: ha portato ai punti Nassourdine Imavov - oggi uno dei contender al titolo, forse "il" contender - cedendo solo per decisione maggioritaria, vincendo poi contro Anthony Smith e Kevin Holland. Gli ultimi tre match li ha combattuti tutti nel 2024.

Prima del match Vettori ha parlato pochissimo, la sola nota di "colore" è stata quella in cui ha detto di aveva firmato il contratto pensando di dover affrontare Kopylov (che di nome fa Roman come Dolidze), per il resto le sue conferenze stampa invece sono state molto sobrie e anche al momento del face-off ha mantenuto un profilo basso, letteralmente, evitando lo sguardo di Dolidze.

Il match non è andato come desiderava Marvin. È vero, il rientro da un intervento chirurgico e da un’assenza prolungata tende a portare con sé della ruggine, l’impressione però è stata di aver visto "poco Vettori". Nel senso che è sembrato a tratti combattere col freno a mano tirato. L'incontro è sembrato quasi una fotocopia della loro prima volta, solo che in questo caso i colpi migliori li ha messi Dolidze. Vettori ha rinunciato al suo ritmo e, ancora una volta, ha preferito non entrare nella fase lottatoria, scegliendo di scambiare in piedi.

Entrambi i fighter non hanno mai - a eccezione del quinto round - messo a segno delle combinazioni lunghe, prediligendo uno stile da colpo singolo risolutore o combinazioni di massimo due colpi. I miei cartellini hanno differito di poco rispetto a quelli dei giudici: tutti e tre hanno dato 49-46 in favore di Dolidze; per me invece era 48-47, sempre per il georgiano.

I round nei quali Vettori è parso più a suo agio, ai miei occhi, sono stati il primo e il terzo. Di solito Vettori, da quando ha fatto la scelta di impostare i suoi match sugli scambi a distanza, ha sempre optato per uno stile caotico ma ritmato, perpetuo, anche senza colpi da KO. Oltre al cardio, è stata quella la sua forza, la caratteristica positiva che lo ha portato alla vittoria. Nonostante abbia avuto grandi momenti e abbia segnato al volto in maniera netta Dolidze, sabato notte la sensazione è stata di aver assistito ad una piccola regressione.

Sarà il risultato di una serie di complicazioni dovute, appunto, al tempo fuori dalla gabbia, alla ripresa della sua spalla, al match-up stilistico, Vettori ha avuto pochi momenti di vera brillantezza. Nel terzo round ha raggiunto Dolidze con un overhand la zona temporale facendogli tramare le gambe, e poi ha doppiato con un diretto che lo ha messo faccia a terra. Dolidze ha provato prima un takedown e poi a raccogliere la gamba di Vettori per guadagnare un po’ di tempo, Marvin non è riuscito a cogliere il momento e lo ha fatto tornare in piedi. Non ha insistito a cacciare Dolidze, forse perché le sue riserve di energia erano calate, o magari perché pensava di poter gestire ciò che rimaneva del match. Ma così non è stato.

Inoltre, seppure si siano visti molti leg kick all’indirizzo di Dolidze (come aveva fatto nel primo incontro, con un lavoro chirurgico di taglio del footwork avversario) stavolta non ha ottenuto i risultati desiderati. Marvin, sostanzialmente, ha subìto Dolidze per tre riprese, vincendone ai miei occhi due, una di misura, la prima, ed una nettamente, la terza. Ma ha anche assorbito, dal quarto in poi, colpi importanti, come una gomitata in girata al collo (un colpo che Dolidze aveva già provato, ma che non era andato ancora a segno), una ginocchiata sullo zigomo e qualche high-kick che aveva testato la guardia di Marvin, oltre a buoni diretti d’incrocio.

Il lavoro di Vettori, del quale si possono vedere i risultati sul volto di Dolidze, è stato penalizzato dalla mancanza del colpo da KO, una dote che hanno in pochi, va detto, e che lo avrebbe aiutato in quel momento già descritto della terza ripresa. C’è anche da dire che Dolidze non è un avversario qualsiasi: ha combattuto alla pari con Nassourdine Imavov e non è mai stato finalizzato in 18 incontri, perdendo ai punti in sole tre occasioni - una delle quali, appunto, contro Marvin. Vettori cercava un rientro che gli desse la possibilità di rimanere rilevante ai piani alti, ma Dolidze era a tutti gli effetti uno degli avversari più duri e difficili che l'UFC potesse dargli.

Ora Marvin rimane a fluttuare in quel limbo che sono gli spot tra la quinta e la decima posizione del ranking e le chance di vederlo riavvicinarsi ad un’altra possibilità titolata si fanno più fumose. Sia chiaro: è rientrato bene fisicamente, è ancora chiaro che può reggere un autobus a cento all’ora sul mento, e potrà sicuramente dire la sua e smentire questa sensazione. Ma la sua impostazione stilistica, che snatura le sue qualità naturali e richiede un’applicazione totale (che lascia fuori la sua dote migliore, la lotta) potrebbe condannarlo a questo eterno terreno di mezzo. Che, comunque, è già un grandissimo risultato nella seconda parte di una carriera eccezionale sotto tutti i punti di vista - unica, nella storia dello sport italiano.

Vettori ha delle qualità psicofisiche notevoli e irripetibili: è forte fisicamente, ha un cardio davvero di livello assoluto e una fisicità che definire «importante» sarebbe un eufemismo; il suo stile è completo: sa scambiare e ha implementato anche i calci, la sua lotta è di livello elitario. Ha pagato un po' alcune scelte di strategia, a mio parere avrebbe dovuto sacrificarsi meno sui colpi, rinunciando magari a un po' di spettacolarità (l'UFC premia i fighter che il pubblico non percepisce come noiosi) in favore di più concretezza. Mi esprimo così perché penso di conoscere le qualità di Vettori e sono convinto che il suo posto sia in alto a giocarsela coi grandi e non a combattere per un posto nella parte bassa della top 10.

Per quel che può valere, io credo ancora che Vettori possa essere protagonista di un’altra ascesa titolata, specie in questo momento che, a parte il campione Dricus du Plessis e il fenomeno di categoria che ha cannibalizzato tutti Khamzat Chimaev, la categoria sembra essere in leggera flessione. Questo potrebbe essere un buon momento per Vettori per invertire la rotta e tornare ad essere grande, ma deve fare delle scelte.

Gli ultimi campioni dei pesi medi lo hanno dimostrato: per stare in cima bisogna fare i conti con certi umori del pubblico e metterli da parte. Con due vittorie e tre sconfitte nelle ultime cinque uscite c’è poco che la UFC possa fare per rimettere Vettori sulla strada per il titolo: adesso dipende tutto dalle sue qualità, che sono indubbie, ma anche da come deciderà di gestirsi e di affrontare i prossimi match. Nulla è perduto, una sconfitta di questo genere può essere superata da una grande vittoria. Ma deve arrivare al più presto, perché il tempo per mantenere le promesse diventa sempre più piccolo.


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