Partiamo dal febbraio 2019. Il Real Madrid sta perdendo in casa, 0-1, con il Barcellona. È la semifinale di ritorno di Copa del Rey (al Camp Nou è finita 1-1) e Vinicius Jr. si accende improvvisamente al 66esimo. Si muove tra le linee, nello spazio tra Semedo e Sergio Busquets, e riceve il passaggio rasoterra di Tony Kroos. Si gira senza particolare ansia e Busquets, provando a recuperarlo, inciampa e finisce in ginocchio dietro di lui. Piqué e Semedo sono stretti davanti a lui come il collo di un imbuto, Vinicius corre leggermente in diagonale davanti a Piqué come se volesse allargarsi la palla sul destro e calciare, poi sterza verso sinistra e manda in tilt Semedo, che dovrebbe girarsi di 180° e per poco non perde l’equilibrio. Con due passi e un solo altro tocco è dentro l’area di rigore, defilato a sinistra, con Piqué che arriva a tutta velocità e gli scivola davanti. Vinicius passa da cento a zero chilometri orari, piantandosi sul posto e facendosi passare la palla, con l’interno sinistro, dietro la caviglia destra. A quel punto decide di tirare, quasi da fermo, a giro sul secondo palo. Semedo, che gli è tornato davanti, allunga come può la gamba e sporca la traiettoria del tiro quanto basta per mandarla in angolo. «Il momento che sogno sarebbe tipo quello vissuto contro il Barcellona, quando ho lasciato tre giocatori per terra, anche se poi non sono riuscito a segnare», ha detto in un’intervista al Pais lo scorso marzo, parlando di questa azione. «(Sogno un gol) che entri nella storia. Contro il Barcellona. In Champions League».
Il Barcellona, alla fine, ha vinto quella partita 0-3, e circa un mese dopo Vinicius Jr. si è rotto i legamenti della caviglia. Il suo piccolo riscatto è arrivato la primavera successiva, quando a marzo 2020 ha segnato il primo dei due gol con cui il Madrid ha battuto il Barça (per la prima volta dal 2016) e in pratica vinto la Liga. Stavolta Vinicius non deve lasciare a terra nessun avversario: Benzema, decentratosi, attira fuori posizione Semedo, Kroos alza la mano per dirgli di scattare lungo linea e Braithwaite (entrato un minuto prima in campo, al 69esimo) se lo fa passare alle spalle sul filtrante seguente. Piqué temporeggia al centro dell’area, timoroso della presenza di Carvajal, copre il cross e lo lascia avvicinarsi al primo palo, solo quando capisce che sta tirando prova a contrastarlo. Vinicius Jr. forse aveva indirizzato il tiro sul secondo palo, Piqué in scivolata lo devia sul primo palo e gela Ter Stegen già inginocchiato. Tanto basta, l’importante anzi è che abbia tirato. A fine primo tempo Casemiro gli aveva detto di provarci di più, che troppo spesso cercava Benzema in situazioni in cui avrebbe potuto tirare. Vinicius Jr. a fine partita ha confessato che durante quell’azione nella sua testa c’era la voce di Casemiro: «Tira, tira!».
Fino a ieri sera, era stata quella la partita più importante per la storia di Vinicius con la maglia del Real. Lui ha esultato con una faccia di pietra, mostrando a tutti lo stemma della squadra in cui gioca, in cui ha detto di voler fare una lunga carriera come uno dei suoi mentori brasiliani, Marcelo.
Poi però c’è l’episodio dello scorso ottobre, quando Benzema viene ripreso, nel tunnel che porta al campo, mentre dice in francese a Mendy di non passare la palla a Vinicius Jr.: «Zio non gliela passare. Te lo giuro su mia madre, gioca contro di noi». Un episodio che stona totalmente con quanto aveva raccontato Vinicius Jr., giusto lo scorso aprile, al mensile inglese Four Four Two. Aveva nominato Benzema come il compagno che più lo aveva aiutato ad ambientarsi a Madrid, raccontando che, durante il derby con l’Atletico del febbraio 2019, dopo aver perso la palla che aveva portato al gol di Griezmann, Benzema gli aveva proposto di scambiarsi di posizione, così avrebbe toccato meno palloni nei minuti a seguire e sarebbe rientrato in partita senza troppa pressione. E aveva funzionato. Dopo che il video di Benzema e Mendy è diventato virale Vinicius si è chiuso a riccio, dicendo che lui e Benzema non sono solo compagni di squadra, ma anche dei professionisti, e i professionisti hanno dei “codici” che noi non possiamo capire. Benzema ha dato una risposta ancora più strana, su Instagram: «Mentre i cani abbaiano, il numero nove passa». Sarà. L’importante è che le cose tra i due, e tra Vinicius Jr. e il Real Madrid siano migliorate nel frattempo.
Lo Stadio Alfredo Di Stéfano, nel centro di allenamento di Valdebebas, è forse il più bello in cui giocare in tempo di Covid. È abbastanza piccolo da non amplificare l’assenza dei tifosi, dietro le tribune basse si scorge un paesaggio, a inizio partita spesso c’è un cielo viola, rosato, e quando cala il buio si vedono le luci di abitazioni lontane. Un teatro intimo, quasi privato, che non toglie nulla dell’importanza del momento. L’andata dei quarti contro il Liverpool, che il Madrid ha vinto 3-1 grazie anche a due gol di Vinicius Jr., è una di quelle partite che possono cambiare la dimensione di un giocatore. Il modo in cui vengono percepiti, ma anche quello in cui percepiscono se stessi.
Perché per quanto talento abbia, evidente, manifesto, esuberante, Vinicius Jr. – da questa stagione ribrandizzato Vini Jr. – fino a ieri era un giocatore ancora incompleto, non risolto. «È un giocatore tanto esaltante quanto esasperante», ha scritto un anno fa Sid Lowe sul Guardian, «spesso nella stessa azione». Jorge Valdano lo aveva definito «un grande magazzino pieno di dribbling ma senza gol». Che quello fosse il suo limite, d’altra parte, lo sapeva lo stesso Vini. «Dribblare è più facile che segnare», ha detto al Pais. O anche, in un’intervista sui canali del Real Madrid due anni fa: «Devo migliorare la fase di finalizzazione. Ci lavoro molto e mi viene l’ansia quando la palla non entra».
È paradossale per un giocatore con la sua tecnica, con la sua capacità di liberarsi del marcatore, essere accompagnato da quella frustrante sensazione di impotenza sotto porta. Sembrava, semplicemente, che Vinicius Jr. fosse quel tipo di giocatore, che non ci fosse da aspettarsi niente di più da lui. Cinque, sei gol a stagione. E invece, nella serata che più contava, Vini ha segnato la sua prima doppietta con la maglia del Real Madrid, dando un’impressione completamente opposta.
Fin dall’inizio è stato chiaro che Vini Jr. aveva un’importanza anche tattica. Per come aggrediva Trent Alexander Arnold quando aveva palla, costringendolo a giocarla velocemente e non verso le punte, e per come minacciava lo spazio alle sue spalle. I suoi compagni lo hanno cercato spesso con palle lunghe e profonde, lui ha tenuto lo scontro sia atleticamente che tecnicamente. All’undicesimo del primo tempo lo cerca direttamente Courtois con un lancio di sinistro, che Vini controlla di punta, a seguire, inseguito da Nathaniel Phillips (con Trent Alexander Arnold attratto da Benzema qualche metro più avanti). Arrivato alla fine del campo si ferma, temporeggia minacciando il dribbling e poi si sposta la palla sul destro, aprendo un corridoio che portava a Modric al limite dell’area. Anziché provare a calciare, Modric va a terra quando da dietro arriva Wijnaldum ma l’arbitro non gli fischia il fallo e l’azione sfuma nel nulla.
Qualche minuto dopo il Real Madrid recupera palla vicino alla propria area di rigore e gliel’affida. Vini controlla nella propria metà campo e taglia dall’esterno verso il centro, saltando Fabinho e incrociando la corsa con Benzema, a cui poi scarica correndo nello spazio. Benzema chiude il triangolo con una palla in profondità che è leggermente troppo lunga, Vini ci arriva insieme al difensore turco Kabak, che peserà una decina di chili in più di lui e lo sposta lasciando scorrere la palla sul fondo.
Passa ancora qualche minuto e arriva il gol, grazie a uno splendido lancio di Kross, di quelli che possono fare lui e forse un altro paio di giocatori al mondo. Dopo la partita Fabio Capello, nello studio di Sky, nota un gesto della mano sinistra di Kroos, un dito che indica a Vinicius di correre; ma a differenza del Clasico di un anno fa, in cui la mano sinistra era alta sopra la testa e il movimento di polso ben visibile anche dai raccattapalle, si direbbe che stavolta Kroos non abbia avuto il tempo necessario a segnalargli la corsa, che non ce n’è stato bisogno o che, magari, l’abbia fatto come una specie di tic: mentre lui muove quel dito, a cinquanta metri di distanza Vinicius Jr. ha già cominciato a correre. La palla di Kroos è la cosa più simile al lancio di un quarterback che si possa vedere su un campo da calcio, Vini deve correre con lo sguardo alto per tenerla d’occhio e proprio come un running back deve riceverla al momento opportuno, giusto un passo oltre Phillips e con Trent Alexander Arnold in netto ritardo, alzando la spalletta sinistra per tagliare verso destra. Alisson aveva accennato all’uscita ma dopo il controllo di torna indietro di un paio di passi e il tocco successivo di Vini è il diagonale destro con cui porta in vantaggio il Madrid.
Prima del gol aveva avuto un’occasione di testa dal cuore dell’area, qualche minuto dopo il gol avrebbe potuto raddoppiare dopo una bella azione in cui i tre attaccanti del Madrid si erano scambiati la posizione, con Asensio finito a sinistra e Benzema a destra, servito brillantemente al volo di esterno da Lucas Vazquez il francese appoggia all’indietro per Vinicius Jr. che però incrocia troppo il diagonale. Le sue corse palla al piede e il suo controllo anche negli spazi brevi hanno fatto la differenza contro un Liverpool che in molti momenti è sembrato troppo inferiore dal punto di vista tecnico rispetto al Real. Poi è arrivato il secondo gol, dopo che il Liverpool era tornato in partita con il gol di Salah. Vinicius si è mosso in area come un attaccante vero e proprio, in orizzontale incontro a Modric che aveva raccolto il lavoro di rifinitura di Benzema sulla riga di fondo, calciando di prima intenzione, rasoterra sul palo più vicino, magari non benissimo, ma sufficientemente bene e veloce perché la palla sia entrata in porta con la complicità di Alisson che scende a terra in tempo ma la devia in rete.
Ma la cosa più sorprendente, è che i due gol sono arrivati in modo assolutamente naturale. Vinicius Jr. è sembrato un giocatore pericoloso ogni volta che ha avuto la palla, il suo talento si è sviluppato nell’arco della partita con calma e intensità, non ha mai mostrato fretta, ma non ha neanche esitato a cogliere le sue occasioni. Stamattina Marca ha scritto che contro il Liverpool ha dimostrato «chi è, e soprattutto chi può diventare. Un calciatore ingovernabile, unico, come ce ne sono pochi». Adrian Blanco, invece, su Marcadorint ha scritto che adesso «Vinicius prende le decisioni molto meglio. Entra ed esce dalle azioni in modo più calmo».
Vinicius compierà ventun anni quest’estate ma sembra già passata una vita da quando, ancora minorenne, il Real Madrid ha annunciato di averlo acquistato dal Flamengo per una cifra (46 milioni di euro) che nella storia del calcio brasiliano è inferiore solo a quella a cui il Barcellona aveva speso per Neymar. Ed è arrivato proprio con la fama di “nuovo Neymar”, dovendo al tempo stesso rimpiazzare Cristiano Ronaldo sull’esterno sinistro. Lui ha detto di vivere bene le pressioni, ma è anche normale che gli ci sia voluto tempo per adattarsi, e che abbia bisogno ancora di altro tempo per crescere e raggiungere il proprio potenziale. Ma partite come quella con il Liverpool potenzialmente segnano un prima e un dopo nella carriera di un calciatore giovane e complicato come Vinicius.
Quando un intervistatore gli ha chiesto quale era il suo miglior pregio lui ha risposto: «la personalità». Ha detto anche che non è mai triste, perché sta con le persone che ama e gioca per il miglior club del mondo da quando ha diciotto anni: «Al massimo sono frustrato, a volte un po’ preoccupato, ma mai triste». Sta bene a Madrid, dove sente che le persone gli vogliono bene e nei momenti più difficili diceva: «Lascio parlare gli altri, io continuo a lavorare». Il suo carattere sembra diverso da quello di Neymar, non è il tipo di brasiliano a cui piace fare festa, non ha l’aria di uno che vuole dimostrare a tutti di essere il migliore al mondo, ogni volta che tocca palla (non che ci sia niente di male, sia chiaro). Viene dal calcio di strada, dribblare è un riflesso incondizionato, ma non è detto che debba restare per sempre il giocatore che era quando il Madrid lo ha acquistato. Vini sembra solo un ragazzo serio e con una grande fiducia in sé e nei propri mezzi. E adesso è arrivato il momento di iniziare a raccogliere il frutto del lavoro e dell’esperienza di questi anni, di iniziare a farci vedere, e di scoprire lui stesso, chi è veramente Vinicius Jr.