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Marco D'Ottavi

Il momento di Vinicius Junior è arrivato

Un giocatore diventato decisivo.

Vinicius Junior è sempre stato un predestinato: a 10 anni entra nelle giovanili del Flamengo, a 16 esordisce in prima squadra, due giorni dopo firma un contratto con una clausola di 45 milioni di euro, passa un’altra manciata di giorni e il Real Madrid comunica di aver trovato un accordo per il suo acquisto (si dice per oltre 60 milioni di euro). Lo prendono senza neanche vedere come sarebbe andata tra i grandi, tanto sono tutti sicuri sia un fenomeno generazionale. Un anno dopo, appena compie anni, l’età minima richiesta ai calciatori per lasciare il Brasile, viene presentato al Bernabeu. Pur essendo diretto verso la seconda squadra (ci rimarrà pochissimo) l’evento è in pompa magna. Vinicius indossa un elegante completo nero e degli orecchini a cerchio spessi, sorride come un bambino. Florentino Perez mentre lo guarda come guarderebbe una pietra preziosa gli dice «Sei destinato a diventare uno dei più grandi di tutti i tempi». Tutto sembra filare liscio.

 

Le critiche

Due anni e mezzo dopo una telecamera indiscreta nella pancia del Borussia Park pizzica Benzema a parlottare con Benjamin Mendy prima del rientro in campo dall’intervallo. Con la voce bassa gli dice, riferendosi a Vinicius Junior, «Zio non gliela passare. Te lo giuro su mia madre, gioca contro di noi». È un momento privato a cui assistiamo senza contesto, ma che sembra smontare l’immagine ideale del brasiliano come futuro del Real Madrid, erede di una delle squadre più fenomenali della storia. C’è una critica peggiore da un compagno di squadra? Cosa deve aver pensato in quel momento Vinicius? Ad appena 20 anni dover rispondere non solo alle critiche dei tifosi, ma anche a quelle del tuo compagno di squadra più iconico, di una leggenda del club.

 

Pur mostrando lampi di talento impossibili da ignorare, i primi tre anni di Vinicius Junior al Real Madrid avevano lasciato più di qualche dubbio sul suo sviluppo, su quanto l’inevitabile storia da predestinato fosse davvero così inevitabile. A pari aspettative erano arrivate pari difficoltà: Vinicius Junior non aveva sempre il giusto atteggiamento in campo, mostrava un gioco trascinante nel dribbling e nelle corse, ma spesso fine a se stesso, culminato in scelte discutibili (da qui, forse, la critica di Benzema). Ma soprattutto Vinicius non segnava. Senza aspettarsi da subito i 60-70 gol di Cristiano Ronaldo, di cui aveva preso il posto in un avvicendamento non necessariamente voluto, i numeri offensivi del brasiliano erano disastrosi: nelle prime 127 partite in maglia bianca aveva segnato appena 16 gol, un numero non certo sufficiente per essere l’attaccante sinistro del Real Madrid (60 milioni buttati nella spazzatura, titolava questo pezzo del gennaio del 2021). 

 

I tifosi del Real Madrid sono sempre esigenti e Vinicius era diventato il nuovo Robinho, un altro brasiliano che un giorno aveva iniziato a sbagliare gol in maniera tragica. Una delle più riuscite incarnazioni del concetto di “fumosità”, tutto finte e zero sostanza – in pratica il contrario di Cristiano Ronaldo al Madrid. Ci sono diversi motivi per cui un attaccante non riesce a segnare, e Vinicius a volte era semplicemente poco lucido sotto porta. Se n’erano accorti anche i difensori dell’Atalanta, quando nel doppio confronto li aveva fatti ammattire finendo però per sbagliare gol di questo tipo

 

 

Nel club tutti si dicevano soddisfatti, ma nel frattempo d’estate hanno fatto di tutto per comprare Kylian Mbappé. C’era davvero tutta questa fiducia allora? Il francese è un promesso sposo del Real Madrid, ma pagare 170 milioni per anticipare il suo arrivo è un modo piuttosto rumoroso per far capire l’insoddisfazione del club. Per fortuna di Vinicius, il PSG ha resistito. Lui, come punto nell’orgoglio, ha alzato il livello del proprio gioco nel giro di un estate. 

 

Vinicius ha imparato a segnare

In questa stagione, fin qui, ha già segnato 12 gol, quasi raddoppiando il suo bottino in bianco. Dal punto di vista statistico, i numeri dimostrano come nei tre anni a Madrid Vinicius Junior sia molto migliorato nella selezione di tiro, passando dai 0.07 xG per tiro del primo anno, ai 0.16 della scorsa (0.15 in questa fin qui). Vinicius però è diventato bravo soprattutto a crearsi e convertire le occasioni da gol. Se l’anno scorso aveva chiuso con 6 gol da 9.4 xG, in questa stagione è a 12 da 8.8 xG con la metà delle partite giocate, ribaltando completamente il rapporto tra gol previsti e gol fatti (da -3.4 a +3.2).

 

 

 

Il confronto tra la prima stagione e questa. 

 

Come si spiega un miglioramento del genere? Il campione non è ancora del tutto significativo, ma a vederlo in campo sembra essere scattato qualcosa nel suo gioco. «Ha imparato a segnare in una settimana» è stata la reazione stupita di Valdano dopo la doppietta al Levante, lui che un anno fa l’aveva definito «un grande magazzino pieno di dribbling ma senza gol». Erano stati due reti incredibili: nella prima, partendo dall’esterno, aveva tagliato in mezzo ai due centrali avversari per ricevere il passaggio in profondità di Casemiro. Lo aveva fatto con un cambio di passo insostenibile per gli avversari, senza più voltarsi indietro, prima di finalizzare in maniera brillante con un diagonale di sinistro – il piede debole – più furbo che forte; la seconda rete, poi, era stata un’invenzione, una specie di pallonetto/tiro a giro che a prima vista poteva sembrare casuale, ma che al replay mostra una sensibilità nel tocco che non gli riconoscevamo. 

 

 

Una settimana prima aveva segnato di testa, andando a chiudere sul primo palo, da attaccante, un’azione avviata da lui. In quei giorni, i giornalisti vicini alla squadra, avevano raccontato come Ancelotti avesse lavorato sulla finalizzazione di Vinicius, chiedendogli di toccare meno il pallone in area di rigore e di tirare prima. A chi aveva ipotizzato fosse suo il merito, però, l’allenatore italiano ha risposto «Non sono un mago», sposando quella mistica che spesso accompagna il giudizio sugli attaccanti quando iniziano a segnare come fosse la cosa più normale del mondo. 

 

Carlo magia

Eppure, forse, se tra qualche anno Vinicius dovesse diventare uno dei migliori giocatori al mondo, qualcuno racconterà l’incontro con Ancelotti come quello della svolta, un racconto simile all’incontro tra Ibrahimovic e Capello, magari con meno bastone e più carota. A essere cambiata rispetto alla scorsa stagione è soprattutto la fiducia dell’allenatore in Vinicius. Con Zidane non è mai stato considerato un insostituibile, il primo a essere sostituito quando le cose non andavano bene, oppure faceva comodo lasciarlo lì come probabile capro espiratorio.

 

Quest’anno è partito dalla panchina nelle prime due partite, quando Ancelotti preso da un’allucinazione ha pensato di essere nel 2014 e ha schierato insieme Hazard, Benzema e Bale. Dopodiché Vinicius è sempre partito titolare, in alto a sinistra, e quasi sempre lasciato in campo per 90’. Forse è da qui che Vinicius ha costruito il suo grande inizio di stagione. Perché ci vuole fiducia per fare giocate come quella che ha sparigliato nel finale la sfida con il Siviglia, una partita che ha indirizzato la Liga verso Madrid. Vinicius ha usato il primo controllo di petto – una parte del corpo su cui è molto sensibile – per saltare la chiusura di Ocampos, poi si è accentrato mulinando passettini con la potenza della sua corsa e dopo un ulteriore tocco con l’esterno per trovare lo spazio ha lasciato partire un tiro violento all’incrocio, calciando non a giro, ma quasi di taglio. Poi si è indicato lo stemma del Real come a dire “ci penso io a voi”. «Mi lascia libertà come quando ero in Brasile» ha detto Vinicius parlando del suo allenatore; «per il modo in cui gioca è il calciatore più destabilizzante, non ci sono molti giocatori che fanno quello che fa lui in questo momento» ha detto Ancelotti parlando del suo calciatore. 

 

 

Quando Ancelotti è arrivato sulla panchina del Real più di qualcuno aveva storto il naso. Dopo le esperienze con Napoli ed Everton sembrava aver perso l’energia necessaria a guidare i migliori club al mondo. Invece, pur senza costruire una squadra davvero dominante, il suo Real Madrid sta mettendo in mostra alcune dinamiche offensive molto moderne. Nel gol al Siviglia, per esempio, è la posizione di Mendy, che funge praticamente da attaccante, a liberare lo spazio per la giocata di Vinicius. In altre situazioni un’ala si avvicina all’altra per sovraccaricare un lato, dall’altro c’è sempre un terzino che crea ampiezza molto alto sul campo. 

 

L’obiettivo è quello di massimizzare le qualità di Vinicius Junior e Benzema, e sta funzionando. Se il francese attira le attenzioni maggiori, quello che sta facendo il brasiliano è, anche nei numeri, abbastanza incredibile. Vinicius è primo il Liga per tiri in porta, azioni che hanno portato a un tiro in porta, giocatori dribblati, numero di metri guadagnati in progressione, palloni giocati nella trequarti avversaria e in area di rigore. Tutti parametri che dimostrano come, al momento, non c’è nessuno più pericolosp di lui con il pallone tra i piedi, più in grado di ricevere e trasformare un’azione qualsiasi in un’azione pericolosa. Anche Ancelotti lo sa, e gli chiede meno aiuto in fase difensiva, ma di essere un riferimento quando il Real recupera palla basso sul campo. La sua capacità di far risalire il pallone con la sola forza del suo talento è fondamentale per una squadra che non sempre mette in mostra una costruzione dal basso limpida.  

 

Poi ci sono anche cose così. 

 

Questa capacità di far succedere le cose, di essere caos, era evidente anche prima di questa stagione. Vinicius Junior è uno di quei calciatori che ha bisogno di provare cose difficili spesso, di riuscire alcune volte e di fallire altre. In questa stagione prova 7 dribbling ogni 90’ e gliene riescono esattamente la metà; perde più di due palloni a partita, ma ha velocità e determinazione, la forza mentale per riprovare quando non riesce. Alla sua età non è scontato. Ma se gli errori continuano – e continueranno sempre – in questa stagione Vinicius Junior ha fatto un netto salto di qualità per quanto riguarda la capacità di prendere la decisione giusta con e senza il pallone tra i piedi. Lo ha detto anche lui, pochi giorni fa: «Sto facendo le cose con più calma e anche con più qualità». 

 

Nella vittoria per 2-0 contro l’Atletico Madrid è stato autore dei due assist, un aspetto del gioco in cui non aveva mai brillato (in stagione è a quota 7, sgretolato il suo record di 3). Non erano assist particolarmente creativi – non sarà mai quel tipo di giocatore – ma sono due giocate anticipate da letture e movimenti giusti. Nel primo, su una ripartenza veloce del Real, è andato a tagliare in diagonale dalla sua fascia a quella di Isco per dare un passaggio in avanti al compagno; una volta ricevuto ha avuto la lucidità di fare una piccola pausa e mettere il pallone al centro dove stava arrivando Benzema (senza neanche doverlo vedere), poi certo la qualità del francese ha fatto il resto. Nel secondo, dopo aver ricevuto sull’esterno, ha tagliato verso l’interno ma invece di tirare ha visto Isco solo all’altezza del secondo palo, servendolo con un passaggio in diagonale non difficile, ma fatto col tempo e i giri giusti

 

 

Quando Ancelotti lo ha sostituito, a due minuti dalla fine col risultato al sicuro, tutto il Bernabeu si è alzato in piedi ad applaudirlo, scandendo in modo chiaro cori per lui. Vinicius ha fatto l’occhiolino a Kroos, abbracciato Casemiro, restituito l’applauso al pubblico. Non è apparso stupito o felice, è sembrato piuttosto al suo posto, come se fosse questo momento fosse inevitabile, che era solo questione di tempo prima di diventare quel giocatore lì, che decide le partite con le sue giocate, che segna e fa segnare, che dribbla, corre e rende inermi gli avversari. Decisivo in una squadra sulla giusta strada per vincere la Liga e essere competitiva in Champions League.

 

Vinicius ci sta riuscendo a 21 anni, la stessa età di Vlahovic e Haaland, due di cui si parla molto nonostante non siano ancora in una realtà stressante quanto il Real Madrid. La cessione improvvisa di Ronaldo e il fallimento di Hazard lo hanno in qualche modo costretto ad accelerare il percorso, non solo di crescita, ma anche il carico delle responsabilità. In mezzo c’è stato un Real Madrid disfunzionale, a metà tra rinnovamento e conservazione, ma anche una pandemia, gli stadi chiusi, la vita cambiata. Forse tutto questo ha rallentato il processo o forse Vinicius aveva solo bisogno di tempo e fiducia. In ogni caso il suo momento è arrivato e fermarlo non sarà più facile per nessuno.

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.