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Come per la Virtus Bologna è andato tutto a rotoli
10 dic 2024
Cronistoria di una stagione (forse) da dimenticare già a dicembre.
(articolo)
11 min
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Sergio Llull aveva deciso l’undicesima EuroLega della storia del Real Madrid in maniera spietata. Chi sa quante ne aveva tirate su così, di mandarinas. In allontanamento verso sinistra, con meno di dieci secondi per tirare, aveva attratto Moustapha Fall. Non certo una guardia dalle mani rapide, ma con una discreta velocità di piedi per i suoi 2 metri e 18 centimetri.

Si avvicina verso il pitturato spostandosi a destra, e all’altezza della lunetta l’aveva chiusa, spezzando migliaia di speranze per i tifosi dell’Olympiacos sugli spalti della Zalgirio Arena. Un tiro che aveva anche dato il via ad un domino incontrollato: Sasha Vezenkov avrebbe lasciato il Pireo, il Panathinaikos aveva fiutato l’opportunità di infilarsi nella lotta al titolo con un mercato stellare, e così via. Ma il Real Madrid sarebbe comunque rimasto dominante.

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Alla vigilia del 15° turno della scorsa stagione, i Blancos guardavano tutti dall’alto, incontrastati. Difficile portarsi a casa un inizio d’annata migliore del seguente: una sola sconfitta in quattordici partite - sulla sirena dell’overtime, con Yam Madar che aveva approfittato di una disattenzione avversaria per dare la vittoria al Fenerbahce -, miglior Offensive Rating (121.8, questa e tutte le statistiche che seguono sono prese da Hack a Stat), Defensive Rating (103.8) e produzione offensiva (89.1 punti).

Alle spalle dei campioni in carica, due squadre appaiate a 10-4: gli acerrimi rivali del Barcellona e la Virtus Bologna. I bianconeri avevano ridefinito il concetto di “outsider”: nessuno avrebbe immaginato che ad appena tre mesi dal cambio di allenatore più repentino della stagione - o meglio, della prestagione -, con Luca Banchi arrivato in extremis a sostituire Sergio Scariolo, le V Nere avrebbero inseguito quel sogno.

L’allenatore grossetano non aveva fatto in tempo a ritirare il bagaglio da stiva al ritorno da Riga, dov’era stato accolto come eroe nazionale dopo il quinto posto della spedizione lettone al Mondiale 2023, che il telefono aveva squillato. Il prefisso 051 non lasciava interpretazioni: si sarebbe seduto nuovamente su una panchina di EuroLega. Con merito, visti i risultati ottenuti in piazze meno esigenti come Strasburgo e Pesaro, tra le altre.

Chiamato a lavorare con un roster su cui non aveva ovviamente messo bocca in estate, aveva risposto con i fatti. A pochi giorni dal primo allenamento in Porelli, la nuova Virtus Bologna di Luca Banchi aveva vinto la Supercoppa Italiana, prologo ad una partenza da (quasi) pole position in Europa. La vittoria in terra basca contro il Baskonia di Dusko Ivanovic - il destino muove strani fili - a metà dicembre l’aveva confermato: la Virtus faceva sul serio.

UN ROSTER COSTRUITO A METÀ
Gli ottimi risultati (solamente quattro battute d’arresto, all’esordio contro lo Zalgiris Kaunas e nelle trasferte con Real Madrid, Panathinaikos e Bayern Monaco) erano comprovati dai numeri. I bianconeri, a quel punto della stagione, vantavano uno degli attacchi migliori della competizione - quarti per Offensive Rating (117.5) e punti a gara (84.6) -, con pericolosità dall’arco (39%) e un’eccezionale fluidità nel coinvolgere i compagni - secondi solamente all’Olympiacos per tiri assistiti (54.3%) e primi incontrastati per triple assistite (81.9%).

Il volto di una Virtus in formissima era quello di Marco Belinelli, ritrovatosi elemento chiave nei meccanismi di Banchi a 37 anni, martoriando le difese avversarie con movimenti off the ball e uscite dai blocchi da manuale. Proprio in quella vittoria esterna contro il Baskonia, aveva ritoccato il suo massimo in carriera in EuroLega con 27 punti; viaggiava a 15.0 punti (53% da due, 46% da tre) di media, con un clamoroso True Shooting del 69.1%.

Una squadra che veniva presa sulle spalle per carisma dal suo capitano, ma che vantava anche un Tornike Shengelia in formato MVP, un Daniel Hackett ancora capace di incidere, il solito mastino Alessandro Pajola, un Iffe Lundberg rispolverato e fattore nel clutch, l’esperienza di Bryant Dunston e l’all-around e la fisicità di Awudu Abass. Un anno dopo, non è cambiato tanto. Nella Virtus Bologna è cambiato sostanzialmente tutto.

Spostando le lancette dell’orologio in avanti di un anno, l’entusiasmo per una stagione che avrebbe potuto regalare fasti d’antica gloria si è tragicamente trasformato in apatia, immobilismo e speranze svanite in un amen. Nel dicembre 2023, il caldo tifo bianconero aveva dato vita ad un nuovo coro che si concludeva così: “Per l’Italia, per l’Europa e per il Mondo canteremo con un sogno: torna ad essere Campion”. Ad oggi, non può che essere utopia: la Virtus Bologna è fanalino di coda dell'EuroLega con un record di 2-12.

Una prima avvisaglia sulle difficoltà che avrebbe affrontato il gruppo bianconero era arrivata dalla costruzione del roster. Mentre gli occhi del mondo sportivo erano sui primi giorni di gare ai Giochi Olimpici di Parigi, a fine luglio la Virtus Bologna annunciava da zero a cento l’intera squadra per la stagione. Con tanti - troppi? - cambi nell’organico.

Dal 2023-24, venivano confermati Marco Belinelli, Isaia Cordinier, Devontae Cacok, Daniel Hackett, Alessandro Pajola, Achille Polonara, Tornike Shengelia e Ante Zizic. La rivoluzione coincideva con l’arrivo di Will Clyburn - MVP della Final Four 2019 ma reduce da annate a singhiozzo all’Anadolu Efes -, Nicola Akele, Momo Diouf, Riccardo Visconti, Andrejs Grazulis, Matt Morgan e Rayjon Tucker.

Rayjon Tucker l’anno scorso volava. Quest’anno…

Fin dalle prime non rassicuranti uscite stagionali, era parso necessario ritornare sul mercato per colmare il gap dalla mancanza di Devontae Cacok, ancora indisponibile dopo il grave infortunio al crociato rimediato nella trasferta con il Partizan Belgrado di fine 2023, il cui contratto era stato risolto a metà novembre. Ante Zizic, elemento estraneo per caratteristiche al gioco di Luca Banchi, continuava a non dare garanzie.

Il sorprendente rendimento di Momo Diouf, partito alla grande nella sua esperienza da rookie in EuroLega, non poteva essere l’unica ancora di salvezza. Tant’è che non lo è stato, nonostante alcune promettenti prestazioni del centro classe 2001. Tra i nuovi italiani, l’ex Reggio Emilia è stato l’unico capace di guadagnare un discreto minutaggio - Riccardo Visconti non ha mai debuttato, Nicola Akele ha totalizzato 1:53 minuti su tre partite.

Matt Morgan, arrivato in Italia dopo una solida stagione in EuroCup da 16.5 punti con il 61.4% da due con i London Lions, non si sta dimostrando né uno scorer né un creator affidabile a livello EuroLega, specialmente considerato il tracollo fisico-atletico che stanno (anche comprensibilmente, vista l’età) attraversando Marco Belinelli e Daniel Hackett.

Il capitano bianconero ha perso per strada tutta l’infallibilità dal perimetro: oggi tira con il 29% da tre e il 50.0% di True Shooting, -19.1% rispetto all’anno scorso. La sua unicità in campo, tanto cara alla Virtus di Banchi nel primo settore del 2023-24, si è trasformata in un annoso problema privo di soluzioni. Anche lui, importantissimo per carisma e leadership, sembra il fantasma di se stesso in EuroLega.

Nel reparto esterni bianconeri, oltre all’attesa produzione offensiva (ma troppo spesso passiva ed impalpabile) di Will Clyburn, che viaggia a 13.4 punti di media ma tirando con il 32%, è da applausi la crescita di Isaia Cordinier, decisamente migliorato in playmaking, letture difensive e capacità di attaccare il canestro. Spesso, il francese è stato cuore ed anima di questa squadra. L’unico, insieme a Tornike Shengelia e Momo Diouf, a poter raccogliere un buon voto nella pagella di questa Virtus Bologna di inizio 2024-25.

Rayjon Tucker, giunto a Bologna con entusiasmo dopo l’ottima passata stagione con la Reyer, ha un passo e mezzo fuori dal gruppo. Alla vigilia tra i candidati al Rookie dell’Anno, ha finora giocato solamente 8.3 minuti di media in EuroLega, mettendo a referto 3.0 punti con il 22.0% da tre. La Virtus soffre un -19.7 in NET Rating con lui in campo e, come se non bastasse, il 22.9% dei suoi possessi si concludono con una palla persa.

I NUMERI DI UN TRACOLLO, ANCHE CASALINGO
Le dimissioni di Luca Banchi sono giunte dopo l’ennesima sconfitta casalinga, questa volta contro l’ALBA Berlino, per diversi anni trattata dal resto della competizione alla stregua di una squadra cuscinetto. Nel ritorno alla Segafredo Arena dopo aver iniziato la stagione alla Unipol Arena, le Vu Nere non erano state graziate dall’ex fortitudino Gabriel Procida (20 punti), da Matteo Spagnolo (10 punti, 8 rimbalzi e 5 assist), e dall’ex Milano David McCormack (16 punti e 14 rimbalzi).

L'ultima partita di Banchi a Bologna.

I bianconeri, che dopo la sconfitta inaugurale per mano dello Zalgiris avevano infilato 11 vittorie consecutive tra le mura amiche di PalaDozza e Segafredo Arena, quest’anno hanno sempre perso in casa a eccezione dell’84-77 contro un Maccabi Tel Aviv molto ridimensionato dalla passata stagione e condizionato da una tormentata gestione delle risorse. Mentre sono arrivate sconfitte contro Efes, Zalgiris, Bayern, Panathinakos, Fenerbahce, ALBA e infine Stella Rossa.

Ancora una volta, i numeri non mentono. La Virtus ha perso verve offensiva - 14° per punti segnati (80.8) e 16° per Offensive Rating (110.8) - e solidità difensiva - quartultima per Defensive Rating (118.5). In più, il karma sta restituendo con gli interessi tutte le partite vinte con alcuni possessi cruciali nella passata stagione: le sconfitte con ASVEL (87-85), Bayern Monaco (84-87), Panathinaikos (77-82), Fenerbahce (82-86), Parigi (81-78) ed ALBA (88-90) si sono verificate subendo canestri decisivi nel finale.

Contro la squadra serba, in panchina si è seduto Nenad Jakovljevic, portato a Bologna nel dicembre 2023 da Luca Banchi. Precedentemente, aveva lavorato con Dusko Ivanovic proprio alla Stella Rossa, fino all’esonero del primo dopo la sconfitta con… la Virtus Bologna. Il destino aveva fatto jackpot ancora una volta, mettendo sulla panchina felsinea proprio Dusko Ivanovic. Indovinate contro chi gioca la Virtus questa settimana? Il Baskonia.

Nenad Jakovljevic aveva dedicato un saluto all’ormai ex tecnico bianconero. «Provo un’immensa gratitudine nei confronti del signor Luca Banchi, Signore con la S maiuscola. Aver lavorato con lui un anno mi ha reso una persona migliore, mi ha inculcato dei valori sportivi e di vita che significano tanto», aveva detto di Luca Banchi.

«Voglio concentrarmi su quello che c’è da fare perché la strada è dura e lunga. Tutti i componenti di questa squadra e di questo staff daranno il 600 per cento per rendere questa piazza orgogliosa e tornare a rendere fiera questa divisa, questi colori e questo club», aveva poi aggiunto il 36enne, al suo esordio da head coach (temporaneo) in EuroLega. Il primo passo di una strada «dura e lunga» è stato fatto nel weekend.

COSA PUÒ CAMBIARE CON DUSKO IVANOVIC?
La vittoria esterna contro l’Olimpia Milano, ancora senza Dusko Ivanovic ufficialmente in panchina, è significativa per diversi motivi. Prima di tutto perché vincere un derby è sempre importante nella crescita delle consapevolezze di un gruppo, qualsiasi esso sia; poi perché Milano sta vivendo uno dei periodi migliori della gestione Messina, ed era arrivata al terzo confronto stagionale vincendo sei delle ultime sette partite tra EuroLega e campionato.

Soprattutto però a pesare sono state alcune scelte dell’esperto tecnico montenegrino. Tornike Shengelia, già allenato insieme ad Achille Polonara da Dusko Ivanovic al Baskonia nel 2019-20 - vincendo l’ACB nella bolla di Valencia - pare essere destinato ad intraprendere questa nuova fase come centro titolare, con al fianco discrete opportunità di riscatto per Andrejs Grazulis.

Il lettone ex Trento, ideale nell’aprire il campo ma al contempo dare fisicità nel reparto lunghi bianconero, aveva totalizzato appena 22 minuti di impiego in EuroLega finora in stagione. Gli stessi che ha speso sul campo dell’Unipol Forum contro i biancorossi, limitando molto un fenomeno come Nikola Mirotic. Le sue responsabilità sono destinate a crescere anche in campo europeo, così come quelle di Ante Zizic e Matt Morgan, sceso in quintetto.

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La Virtus Bologna riparte da quell’iconico cappellino.

Al contrario, le speranzose prestazioni con cui ha intrapreso la sua prima stagione in EuroLega potrebbero essere un lontano ricordo per Momo Diouf, che dopo i 7:45 minuti in campo contro Stella Rossa non è uscito dalla panchina nella vittoria di Milano, con cui i bianconeri hanno confermato il secondo posto in classifica al pari di Brescia e Trapani ad 8-2, alle spalle della sola ed imbattuta Trento.

«Qualcosa è già scattato al Forum contro l’Olimpia. Si sono viste piccole differenze dal punto di vista tattico sia in attacco che in difesa, che ci hanno permesso di portare a casa la vittoria. Dobbiamo diventare squadra non solo fuori ma anche in campo. Dobbiamo credere in noi, lottare e creare un gruppo unito, queste sono le tre cose da cui ripartire su cui ha puntato Ivanovic», ha detto capitan Belinelli nel corso di un evento a Casalecchio di Reno lunedì.

Proprio dall’ex San Antonio Spurs e da Daniel Hackett sono arrivate risposte importanti in termini di personalità e leadership, prendendosi tiri pesanti dall’arco e mostrando la faccia giusta contro un ex di giornata come Nico Mannion e compagni. Nell’accompagnare una transizione che non sarà leggera, visto il passato di Dusko Ivanovic, saranno fondamentali.

Il 67enne non è nuovo nel dare un boost immediato alle sue nuove squadre. L’anno scorso, subentrando a Joan Peñarroya a Vitoria, aveva iniziato con quattro vittorie consecutive in EuroLega; nella stagione 2022-23, subentrando a Vladimir Jovanovic sulla panchina della Stella Rossa, aveva fatto persino meglio, con sei successi di fila.

Se Dusko Ivanovic riuscirà a ripetersi in tal senso anche alla Virtus Bologna, si potrebbe ridare vita ad una stagione europea finora straziante. L’anno scorso il trend positivo d’inizio anno si era capovolto tra inverno e primavera, portando però comunque i bianconeri a qualche canestro di distanza dai Playoff di EuroLega. Quest’anno, a carte invertite, la speranza delle Vu Nere è che il destino agisca con raziocinio.

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