
Chiavari è una cittadina della provincia di Genova di ventisettemila abitanti, che affaccia sul mare del Golfo del Tigullio ed è delimitata su un lato dal fiume Entella, breve corso d’acqua lungo otto chilometri. È conosciuta per il suo centro storico formato dai tipici vicoletti e porticati, chiamati caruggi, per le chiese, i santuari e per il Castello che svetta sulla città. Imboccando la passeggiata sul mare ci si imbatte nello store della Virtus Entella, la squadra di calcio del posto, neopromossa in Serie B con tre giornate d’anticipo e undici punti di vantaggio sulla seconda, la Ternana, dopo una striscia di trenta risultati utili consecutivi, con la miglior difesa del campionato e una sola sconfitta in stagione.
Fondata nel 1914, l’Entella è tra le prime cento squadre in Italia per tradizione sportiva. Nel 2007 viene acquistata da Antonio Gozzi, imprenditore chiavarese, Presidente del Gruppo Duferco, colosso leader nel settore siderurgico. In sette anni Gozzi porta l’Entella dall’Eccellenza alla Serie B, nel 2014, categoria in cui sfiora i play-off per la Serie A nel 2016. Dopo un trienno in cadetteria, l’Entella retrocede in C, ma risale dopo un anno, mantenendo la categoria nel campionato successivo. Nel 2021 l’Entella torna in C, e negli anni che seguono ottiene due qualificazioni ai play-off (poi persi contro Palermo e Pescara) e una salvezza all'ultima giornata, arrivata ad aprile scorso.
A fine settembre 2023, in un momento in cui l’Entella aveva raccolto appena due punti in quattro partite, Gozzi ha chiamato in panchina Fabio Gallo, allenatore esperto che vanta un’ottima carriera da calciatore, con tante presenze in Serie A tra Brescia, Atalanta, Treviso e Torino. In panchina, Gallo ha vissuto i periodi più felici con lo Spezia in Serie B, e con Como, Potenza e Foggia. Quella attuale è la sua seconda stagione in Liguria, ed è culminata appunto con la promozione.
Quando lo raggiungo al telefono, chiedo al mister che Entella abbia trovato al suo arrivo a Chiavari, un anno e mezzo fa: «Una squadra scarica e un clima abbattuto» mi risponde. «Le aspettative di inizio stagione erano ben altre, e le prerogative per fare un campionato da protagonisti c’erano, perché la campagna acquisti era stata importante. Il campo, però, aveva dato risposte diverse. Ho lavorato per ridare fiducia ai giocatori, per innescare una svolta psicologica, cercando di trasmettergli dei concetti, di essere credibile, in modo che si affidassero a me, mi ascoltassero e seguissero. In situazioni simili, è fondamentale creare un clima di fiducia per farli esprimere, tirando fuori le loro qualità. Chiaro che, quando le stagioni cominciano così male, la strada si fa in salita, soprattutto per una squadra che aveva ben altre ambizioni».
Menziono Andrea Paroni, portiere e bandiera del club, arrivato all’Entella nel 2008. Chiedo a Gallo quanto sia importante avere in spogliatoio giocatori del genere in circostanze complicate. «Andrea è un riferimento per tutti, allenatore compreso», risponde. «Sa indirizzare i suoi compagni: se hanno bisogno di qualcosa, li aiuta ad ambientarsi, gli fa capire l’importanza della maglia che indossano e gli trasmette la filosofia della società».

Andrea Paroni esulta nella storica partita in cui l’Entella ha eliminato il Genoa ai rigori in Coppa Italia, a dicembre 2018. Credits: Virtus Entella.
Tornando alla sua prima stagione, Gallo prosegue: «Abbiamo evitato i play out all’ultima giornata, quindi quello dell’anno scorso è rimasto un campionato tribolato, che però ha lasciato il segno, e da cui abbiamo imparato lezioni importanti. Siamo ripartiti da questi spunti per programmare la stagione attuale».
La promozione conquistata da pochi giorni affonda quindi le radici in un periodo difficile, in cui, però, la società ha confermato Gallo nonostante i risultati altalenanti. «Mi hanno proposto il rinnovo a fine febbraio (2024 ndr) a stagione in corso. Credo abbiano apprezzato l’aspetto umano, l’etica del lavoro e il grande impegno mio e dello staff. Quello che rende l’Entella una società unica, nota nel calcio italiano, è la capacità di dialogare con l’allenatore sia nella sconfitta che nella vittoria, a prescindere dai risultati. Il Presidente Gozzi è un fenomeno di comunicazione, intelligenza e competenza, e le altre persone che lavorano nell’Entella rispecchiano queste qualità. C’è grande organizzazione, professionalità, serietà e rispetto dei ruoli, aspetto che sottolineo, perché quando c’è quello, sei a metà dell’opera».
A quel punto, Gallo si è seduto al tavolo con i dirigenti per programmare la nuova stagione. Da quali idee e principi sono partiti: «La conclusione dello scorso campionato ha sancito la fine di un periodo dell’Entella, per cominciare con una nuova fase, con obiettivi rinnovati. Quest’anno la promozione diretta non era nei programmi: siamo partiti per creare una squadra di calciatori che ritenessero l’Entella un punto di partenza, e non di arrivo».
«Quindi» continua Gallo, «ci siamo detti: niente giocatori affermati, ma piuttosto calciatori che si devono rilanciare, riscattarsi, oppure che vogliono confermarsi, che vengono per stupire, che siano affamati. Abbiamo preso delle rivelazioni della Serie D, altre pedine interessanti dalla Serie C, da squadre di metà o bassa classifica, e abbiamo pescato dagli svincolati. Volevamo giocatori di carattere, con grandi motivazioni, per creare un gruppo unito, che vendicasse la stagione precedente».

Gallo insieme a Luca Parodi, capitano dell’Entella. Credits: Virtus Entella
In un’intervista a Cronache di Spogliatoio, il mediano Iacopo Lipani (proveniente dal settore giovanile dell’Entella insieme ad altri quattro compagni) ha rivelato: «Il gruppo era affiatato, dopo tre giorni di ritiro qualcuno di noi ha detto: “Oh, secondo me vinciamo il campionato”». Chiedo a Gallo quale sia la ricetta per creare uno spogliatoio così compatto: «Una chimica del genere è speciale, non si può studiare a tavolino. Il nostro merito è stato quello di scegliere giocatori in una situazione mentale analoga, come ho spiegato. Per il resto, sono dinamiche imprevedibili, e c’è anche una componente di fortuna. I ragazzi si sono trovati, si sono scoperti anime affini, e ho cercato di assecondare questa predisposizione incoraggiandoli a trascorrere del tempo insieme».
Ha fatto notizia le decisione di Gallo, presa nella stagione passata, di bandire i telefoni dallo spogliatoio: «Quando entravo lì o nella sala medica, vedevo i ragazzi concentrati sullo schermo del telefono, e non sul compagno. Allora, quest'anno ho chiesto alla società [...] di far acquistare una sorta di bacheca con delle tasche, per lasciare il telefonino fuori dallo spogliatoio e di parlare un po', come si faceva quando giocavo io», ha detto il mister a TuttoMercatoWeb.
Aggiunge: «In qualsiasi lavoro si entra in ufficio, in fabbrica o altro, e si chiude il telefono nel cassetto, nell’armadietto, per riprenderlo in pausa o a fine giornata. Noi facciamo un altro mestiere, e per di più siamo impegnati per meno ore rispetto alla media, quindi in spogliatoio bisogna essere presenti, parlare con i compagni, confrontarsi. Il mio obiettivo era che i giocatori sapessero riconoscere a occhi chiusi - letteralmente - le voci dei compagni. E per arrivare a questo risultato, l’attenzione dev’essere rivolta a chi hai di fianco, non a uno schermo».
«Oggi il calcio è uno sport diverso rispetto ai miei tempi: i giocatori sono più fragili perché ci sono tante interferenze esterne, tra cui i social media» spiega Gallo. «Appena finisce una partita, per prima cosa i calciatori guardano il telefono per controllare cosa scrivono di loro, o per sentirsi con il procuratore. Per me, il fattore umano è fondamentale. In alcune situazioni parlo alla squadra nel suo complesso, ma cerco sempre di coltivare un piano personale con ognuno dei ragazzi, che tenga conto del carattere del singolo giocatore e delle sue esigenze di comunicazione. D’altronde, l’allenatore fa tanto lavoro di campo, che è imprescindibile, ma è anche un gestore. Ogni calciatore è l’azienda di sé stesso, e poi c’è il resto dello staff da coinvolgere e con cui collaborare, dai magazzinieri al team della comunicazione. Bisogna parlare con tutti e far sì che ti stimino e ti ascoltino», chiarisce il mister.

Mister Gallo al lavoro. Credits: Virtus Entella
Quando il campionato è cominciato a settembre l’Entella ha avuto un breve periodo di flessione, in cui ha pareggiato quattro partite di fila, ma poi fino alla ventesima giornata ha risposto colpo su colpo alla Ternana (che a fine ottobre è stata penalizzata di due punti per una questione fiscale) e al Pescara.
Poi ha conquistato il primo posto, che non ha più lasciato. Gallo ha dichiarato di avere avuto delle buone sensazioni già da ottobre, con delle conferme importanti dopo la vittoria ad Ascoli, a inizio gennaio. Gli chiedo se c’è stato qualche altro momento rivelatore: «Dico Torres-Entella 0-1 di novembre, con gol all’88esimo di Claudio Santini, a Sassari. Di quella partita ricordo le corse di rientro di 70 metri, a una velocità pazzesca, da parte di sette o otto nostri giocatori, per ripiegare in difesa e non prendere gol. Sono le azioni di sacrificio che faccio vedere alla squadra nella videoanalisi dopo la partita, esaltandole. E poi, mi aveva colpito l’esultanza travolgente di tutti, compresi fisioterapisti e magazzinieri, a quel gol decisivo, a dimostrazione della coesione del gruppo».
«Un’altra rete importante è stata quella del pareggio contro la Lucchese di inizio marzo, al 95esimo, segnata da un difensore, Ivan Marconi. Da fuori, quel 2-2 sul campo di una squadra che lotta per salvarsi poteva sembrare un passo falso, invece è stato un gol di grande valore, che ha testimoniato la voglia dei ragazzi di restare in partita fino all’ultimo».
Una delle partite chiave della stagione biancoceleste.
Gallo ha usato spesso il 3-5-2, di cui si è innamorato quando lo ha interpretato da calciatore, nel Brescia di Mircea Lucescu: «Però a Spezia ho giocato a quattro in difesa, per due anni» precisa. «Se alleni in Serie C, devi trovare il vestito funzionale per i giocatori che hai a disposizione. Quindi si parte dalla rosa, dalle sue caratteristiche, per scegliere il sistema più adatto. Il 3-5-2 è un modulo che mi piace, ma l’anno scorso, ad esempio, non c’erano gli interpreti giusti. Per farlo con un senso, bisogna avere dei quinti che abbiano corsa (uno di loro, Bariti, ha messo a segno undici assist in stagione, ndr), che sappiano attaccare, ma anche ripiegare in difesa. Davanti devi avere un giocatore di riferimento, e un altro abile a muoversi tra le linee, mentre i centrocampisti devono essere bravi a inserirsi. Ed è quello che avete visto succedere in campo in questa stagione».
L’Entella non ha avuto un capocannoniere di riferimento ma tante reti le hanno segnate i centrocampisti (Franzoni ha realizzato nove gol, Bariti, Corbari, Di Mario e Di Noia cinque a testa). Se lo aspettava? «Sapevo che non avevamo il bomber da 25 reti stagionali, però diversi giocatori sono arrivati reduci da un campionato con otto, dieci, tredici gol realizzati» dice Gallo. «E, dopo aver preso le tipologia di calciatori a cui puntavo per il mio sistema di gioco, mi aspettavo che pure i centrocampisti trovassero il gol, dato che mi è già successo in passato. E così è stato, in più hanno segnato anche i difensori (Tiritiello e Marconi, con cinque gol in due, nda). Fa capire quanto siano stati bravi i ragazzi nell’interpretare le direttive e a metterle in pratica, è un gruppo intelligente che capisce al volo e applica quello che gli proponi».

Un momento di esultanza della squadra. Credits: Virtus Entella.
L’Entella si è distinto soprattutto per le capacità difensive, domando a Gallo come le abbia affinate: «In difesa si marca. Nel calcio attuale si tende a farlo di meno, e a lavorare più in funzione della palla. Ma la palla, da sola, non va in porta, ce la manda un giocatore che, se viene marcato, fa più fatica a mettercela».
Riassumendo, quali sono state le caratteristiche principali della squadra a livello tattico? «Direi la capacità di aggredire gli avversari quando si perde palla, la spinta offensiva dei quinti, la libertà delle mezzali e una reattività combattiva fino al novantesimo, e oltre. La solidità mentale ha fatto il resto, e ci ha reso costanti», mi dice Gallo.
Chiedo al mister cosa rimane, a mente più fredda, dell’impresa compiuta: «Resta la consapevolezza di aver fatto qualcosa di straordinario, con tre giornate di anticipo, in un campionato così complicato, contro avversarie forti e blasonate» risponde. «Chiavari ti fa vivere tranquillo anche nei festeggiamenti, esci di casa senza trovare il delirio in strada o la folla scatenata. Ma quando vado al campo per l’allenamento e vedo i miei giocatori, realizzo che abbiamo fatto l’impresa. E ha un sapore unico».
Come si fa a mantenere alta la tensione in una piazza così tranquilla (e che nella stagione attuale ha una media spettatori di 1.300 persone)? «Con il fuoco dentro, con le motivazioni personali, con il peso della responsabilità per la società che rappresenti», dice Gallo. «Chiavari è una città in cui si vive molto bene, in serenità. Quando passeggio, chi mi riconosce mi saluta, e niente di più. A volte, gli anziani mi fermano per consigliarmi la formazione da schierare. Il mio piatto ligure preferito? Facile… Le trofie al pesto».
Concludiamo con gli obiettivi rimasti da qui alla fine del campionato, e a quello che il mister si aspetta dalla Serie B: «Ho chiesto ai ragazzi di rimanere la miglior difesa, diventando magari anche il miglior attacco, e di aumentare la straordinaria striscia positiva di risultati utili consecutivi. Il livello della Serie B è cresciuto tanto, sotto tutti gli aspetti: corsa, tecnica, fisicità, c’è stata una grande evoluzione. Dovremo farci trovare pronti, mantenendo la nostra filosofia, con in più giocatori che conoscano la categoria, e che possano farci fare un salto di qualità per affrontarla al meglio. Cercheremo di prendere calciatori con uno spirito simile al gruppo che abbiamo creato, in modo che ci sia affinità e una visione comune già in partenza».

Gallo portato in trionfo dai tifosi dopo la promozione. Credits: Virtus Entella
Anni fa, dopo essere stato costretto dagli ultrà alle dimissioni da vice-allenatore del Brescia per il suo passato all’Atalanta, Fabio Gallo decide di chiudere con il calcio per dedicarsi alla finanza. Finchè parte per il Cammino di Santiago, alla ricerca di sé stesso. Durante il pellegrinaggio, arriva la chiamata dello Spezia, e il mister torna in panchina. La passione per le camminate è rimasta, e oggi Gallo passeggia per i caruggi di Chiavari «pensando alla squadra, a studiare gli avversari, a “rubare” qualcosa da altri campionati» con una promozione da record in bacheca. Nata nelle difficoltà, conquistata con empatia e lungimiranza, da godersi come rivincita.