L’estate di Lazio e Juventus è stata molto complessa e anche per questo da entrambe le squadre ci si aspettavano dei cambiamenti radicali.
La squadra di Allegri veniva dai postumi della cessione di uno dei suoi giocatori più forti e rappresentativi, Leonardo Bonucci, e dalla brutta sconfitta di Londra col Tottenham. Nessuno di questi eventi ha però indotto Massimiliano Allegri a cambiamenti drastici dal punto di vista tattico. La Juventus è scesa ieri in campo col 4-2-3-1, con Cuadrado all’ala destra davanti a Barzagli schierato da terzino, e Benatia a far coppia con Chiellini al centro della difesa - praticamente la stessa squadra che ha sfiorato il “triplete” nella scorsa stagione.
Non meno complessa è stata la vigilia della Lazio, alle prese con il caso Keita e costretta a rinunciare anche all’infortunato Felipe Anderson. Nei quattro precedenti contro la Juve, Inzaghi aveva scelto due volte il 4-3-3 e due volte il 3-5-2, incassando in totale otto reti, senza segnarne alcuna. Costretto a fare a meno delle sue due ali, Inzaghi ha optato questa volta per il 3-4-2-1, con Milinkovic-Savic e Luis Alberto a sostegno di Immobile. Nonostante ciò, l’atteggiamento della Lazio ieri non è stato tanto differente da quello tenuto nei precedenti incontri con i bianconeri.
Il piano di Inzaghi
Gli uomini di Inzaghi si sono stretti in un blocco basso, allo scopo di coprire il centro del campo e creare spazi per le corse di Ciro Immobile alle spalle di Benatia e Chiellini. Immobile, Luis Alberto e Milinkovic-Savic erano di fatto i soli tre uomini spesi dalla Lazio per mettere pressione alla prima costruzione avversaria.
Nelle iniziali intenzioni di Inzaghi, i due trequartisti avrebbero dovuto marcare a uomo i due mediani avversari, mentre la punta avrebbe dovuto schermare le linee di passaggio del difensore centrale avversario verso il centro. Questa idea iniziale è stata però vanificata dalla salida lavolpiana di Pjanic tra i due centrali. Luis Alberto è stato sempre incerto se seguire o meno il bosniaco in marcatura, e la Juventus, in superiorità numerica nella zona bassa, ha così trovato in Khedira o in Dybala l’uomo da servire alle spalle della prima linea di pressione. Durante la prima mezz’ora di gioco, segnata dal possesso juventino, la Lazio non è riuscita a trovare le misure a questa mossa.
Inzaghi ha quindi chiesto ai suoi un atteggiamento differente in fase di non possesso: Milinkovic-Savic, Immobile e Luis Alberto hanno rinunciato ad ogni marcatura diretta e hanno formato una linea orizzontale, in modo da schermare i passaggi di Miralem Pjanic verso la trequarti biancoceleste. In questo modo, le opzioni per chi costruiva gioco dal basso si sono ristrette e sono diventate più rischiose da prendere.
L'errore di Benatia che costringerà Buffon al fallo da rigore su Immobile
Al trentesimo minuto c’è stato il primo turning point della partita. Lucas Leiva esce aggressivamente su Cuadrado, che sta ricevendo nel mezzospazio di destra, e lo anticipa servendo Milinkovic-Savic. La difesa della Juventus è esposta, con la squadra alta sul campo e i due centrali larghi per organizzare la fase di possesso. Il centrocampista serbo serve bene Immobile in profondità e Buffon è costretto al fallo in uscita bassa. Lo stesso attaccante napoletano trasforma poi il rigore.
Dopo l’1-0 la Lazio ha aumentato ulteriormente l’intensità fisica, alzando il proprio baricentro in fase di non possesso. Gli uomini di Inzaghi hanno scelto in maniera chirurgica i momenti in cui portare la pressione alta, limitandola alle sole rimesse dal fondo degli avversari e ai casi di riconquista immediata a seguito della perdita del possesso nella metà campo avversaria. Una strategia che ha messo in difficoltà la Juventus: a fine partita le ripartenze da palla rubata della Lazio saranno ben 7, con due palloni recuperati negli ultimi 30 metri di campo. Su una palla intercettata nella metà campo avversaria la Lazio ha costruito anche il gol del momentaneo 2-0.
Nelle poche occasioni in cui invece ha dovuto fare gioco (il possesso finale della squadra di Inzaghi sarà del 41%), la Lazio ha fatto leva interamente sulle qualità tecniche dei suoi trequartisti. Senza la velocità e la tecnica nell’uno contro uno di Keita e di Anderson, Inzaghi ha dovuto affidarsi più che altro all’associatività dei suoi calciatori.
Luis Alberto dirige i compagni agitando le braccia, poi quando questi hanno raggiunto la posizione li serve in profondità
In questo contesto sono emerse le qualità di Luis Alberto, capace di spostarsi orizzontalmente sulla trequarti per generare superiorità numerica alle spalle delle linee di pressione avversarie o con Milinkovic-Savic o con uno tra la mezzala e il laterale. Lo spagnolo è stato molto abile anche con il pallone ad alternare pause ed accelerazioni per stabilire il tempo di gioco e disordinare la difesa avversaria.
I problemi della Juventus
All’organizzazione della Lazio, la Juventus ha contrapposto una circolazione palla molto lenta, che non riusciva a trovare respiro nemmeno con il cambio di gioco, una soluzione a cui di solito Allegri fa molto affidamento.
La difesa a cinque della Lazio, infatti, copriva bene l’ampiezza e negava l’uno contro uno ad un esterno abile nel dribbling come Cuadrado. La Juventus avrebbe potuto alzare il pallone per la testa di Mandzukic, che comunque se la sarebbe dovuta vedere non con un terzino, ma con un centrale molto fisico come Wallace.
Ma questa opzione non è stata comunque mai tentata: Barzagli, già spostato a destra, non ha un’efficacia nel calcio tale da tagliare il campo diagonalmente; mentre Pjanic, che è invece dotato di una gittata lunga e precisa, non si è mai mosso lateralmente, ma ha sempre preferito scendere centralmente tra i difensori. L’assenza di un regista basso come Bonucci, insomma, si è fatta sentire.
L’unica soluzione che la Juventus ha trovato per risalire il campo verticalmente è stata quella di passare per i piedi di Paulo Dybala. Le discese di Dybala a cavallo della linea di centrocampo avversaria e la sua capacità di girarsi anche sotto pressione e puntare l’avversario hanno creato problemi alla Lazio, soprattutto dal lato di Lucas Leiva, preso in mezzo dall’argentino e da Khedira, con Lulic bloccato da Cuadrado. In questo modo Dybala attirava a sé gli avversari disordinando una difesa bassa e concentrata come quella della Lazio.
La risposta di Allegri
La Juventus è riuscita a mettere a posto la sua costruzione bassa solo tra il primo e il secondo tempo. Alla ripresa del gioco, Pjanic è rimasto sulla trequarti difensiva, lasciando la primissima impostazione ai due centrali.
I due terzini, inoltre, hanno evitato di alzarsi ad inizio azione, come accadeva nel primo tempo, quando Alex Sandro si affiancava fin da subito ai quattro attaccanti esponendo la Juventus a gravi rischi in fase di transizione negativa. All’inizio del secondo tempo, invece, il brasiliano rimaneva più basso e aiutava la risalita del pallone anche attraverso la sua conduzione palla al piede, e saliva sulla linea degli attaccanti solo quando il pallone entrava nell’ultimo terzo di campo.
L’ingresso di Douglas Costa, al 57esimo del secondo tempo, ha inoltre aumentato il tasso creativo sulla trequarti offensiva. Il brasiliano è stato particolarmente efficace quando, schierato sulla destra, è potuto entrare dentro al campo con il suo sinistro, associandosi con Dybala e Higuain. I movimenti incontro alla palla dell'ala ex-Bayern costringeva i laziali a uscire dalle loro posizioni, creando spazio davanti alla difesa per le ricezioni dei compagni.
La Juventus è così riuscita a tenere il pallone nella metà campo avversaria con più continuità e meno rischi, mettendo inoltre più giocatori creativi tra le linee della Lazio. Il forcing finale dei bianconeri, che ha fruttato i due gol del momentaneo pareggio, deriva però anche dal declino fisico della Lazio nell’ultima parte di gara, constatazione che rafforza l’ipotesi per la quale la Juventus ha potuto realmente competere con gli avversari solo quando hanno avuto la parità dal punto di vista atletico (cosa che, per certi versi, può essere una buona notizia per i tifosi bianconeri, visto che la Juventus salirà inevitabilmente di condizione con le partite giocate).
Nonostante ciò, la determinazione della squadra di Inzaghi è comunque riuscita a portare a Formello la Supercoppa italiana, grazie a un gol all’ultimo respiro. L'azione che porta al 3-2 finale è confezionata da Lukaku e Murgia, due giocatori subentrati dalla panchina: il primo vince il duello individuale con De Sciglio, bruciandolo con uno scatto in profondità; il secondo riesce a farsi trovare bene in area, libero dall’inizio alla fine dell’azione.
La Lazio ha fatto di necessità virtù, traendo il meglio dagli uomini che aveva a disposizione, in un sistema tattico coerente nei presupposti e nell’applicazione. Inzaghi ha quindi confermato le buone impressioni lasciate del campionato scorso, mettendo in campo una squadra fisica, ordinata e tremendamente efficace.
La Juventus deve invece fare i conti con le partenze lente a cui Massimiliano Allegri ci ha abituati all’inizio di ogni stagione. Da quando è alla Juventus il tecnico livornese ha sempre preferito inserire i nuovi acquisti lentamente, sperimentando le soluzioni tattiche anche a stagione inoltrata. Lo scorso anno, ad esempio, il passaggio al 4-2-3-1, decisivo nel cammino successivo, arrivò addirittura alla ventunesima giornata, proprio contro la Lazio.
Quest’anno, però, la Juventus sembra leggermente in ritardo rispetto alle scorse stagioni. I prossimi giorni dovranno essere impiegati dai giocatori per recuperare brillantezza atletica in vista dell’esordio in Serie A, e dalla dirigenza per completare una rosa che sembra ancora lacunosa in diversi ruoli. Al resto ci penserà nuovamente Allegri, con il suo solito percorso di tentativi e aggiustamenti. Il campionato è una maratona, si dice spesso, e in una maratona il tempo non manca.