Il 29 ottobre, nella Desert Diamond Arena di Glendale, Arizona, gli spettatori hanno assistito a un nuovo controverso incontro dello Youtuber Jake Paul. Questi aveva davanti, ancora una volta, non un pugile, ma comunque un atleta leggendario, ovvero Anderson Silva, uno dei volti delle MMA moderne, un uomo la cui lista di successi e onorificenze fa perdere il fiato, uno dei picchiatori più forti della storia dell’ottagono. E Jake Paul l’ha sconfitto. Ai punti, dopo otto round serrati, in cui Silva ha incassato senza alcun problema colpi di grande potenza, ma l’ha sconfitto. L’ha buttato a terra infliggendogli un knockdown e l’ha fatto anche sanguinare.
Anche questa volta l’incontro è stato venduto come la minaccia più grande per tutta la breve carriera di Jake Paul nel pugilato. E, di contro, online sono arrivate le solite critiche, sia prima che dopo il risultato. Il loro è stato visto come un incontro fatto unicamente per soldi, in cui un Silva ormai in avanti con l’età ci sarebbe andato leggero per non distruggere l’avversario con la sua devastante potenza. Dopo gli ultimi poco gloriosi anni di carriera, contrassegnati da una serie di sconfitte, Silva sembra aver deciso di interessarsi solo al lato economico degli sport da combattimento, accettando di farsi battere da un influencer con i soldi, cosa che per i puristi rimarrà per sempre inconcepibile.
Paul ha vinto con un 47enne ormai da anni fuori forma e senza grosse motivazioni. Può essere considerato un successo? Cosa gli accadrebbe se, invece, si trovasse sul ring con un boxer giovane o nel pieno della carriera, come Canelo Alvarez? Tutto finirebbe in pochi secondi. Questa la critica principale, che però non considera un elemento fondamentale di questi incontri, e cioè la narrazione che portano avanti. Silva infatti è uno dei tantifighters storicamente in rotta con Dana White, il presidente della UFC, e partecipando a questo incontro aiuta Paul nella sua crociata contro chi detiene il controllo delle grosse cifre nello sports entertainment statunitense; lo Youtuber ha più volte messo in mezzo le controversie tra Dana e i suoi lottatori, soprattutto quelle monetarie (come in questo video), e ha fondato una propria boxing promotion, la MVP, per gestire e organizzare questi eventi in collaborazione con il network televisivo Showtime. E questo vantandosi delle grosse borse percepite dai suoi assistiti, soprattutto le donne, storicamente sottopagate (con alcune significative eccezioni come Ronda Rousey, molto corteggiata dagli sponsor, o Paige Vanzant, che arrotonda lo stipendio con un profilo OnlyFans). E, nel post match, ha sottolineato, ancora una volta, il suo voler creare un sindacato per tutti questi lottatori.
Insomma, questo incontro si innesta in un racconto più grande e l’importanza del suo esito, alla fine, è relativa. Non è un caso che già si parli di un futuro incontro tra Jake Paul e Nate Diaz. Quest’ultimo, tra l’altro, è stato prontamente menzionato da Jake nella sua intervista dopo la vittoria con Silva, con lo Youtuber che gli ha chiesto di farsi avanti una volta per tutte, piantando i semi, insomma, per il prossimo evento.
Si è già scritto su Jake Paul, su quello che i suoi incontri possono rappresentare all’occhio di chi non fa queste cose per la visibilità e i numeri sui social, ma per passione e per migliorare sé stesso. Si è scritto anche di quanto tutto ciò appaia come una bestemmia, come una moda passeggera che fa solo danni al mondo degli sport da combattimento, una bolla destinata a scoppiare ed essere abbandonata non appena i soldi smetteranno di girare. Al suo nucleo però l’influencer boxing – questa versione del pugilato dove a salire sul ring sono dei personaggi resi famosi da internet - mantiene interrogativi interessanti. Innanzitutto: perché è così odiato? E se la bolla, alla fine, non dovesse scoppiare, cosa rappresenterà questo per il futuro, sia della boxe che degli influencer?
Per cercare delle risposte bisogna partire dall’inizio. Perché questa è una storia lunga (come un documentario su Youtube suggerisce) che si dipana in archi narrativi che, in un modo o nell’altro, continuano tutt’oggi, paralleli e intersecati al tempo stesso.
The Biggest Internet Event: KSI vs Logan Paul
Estate 2017. Tutto il mondo, almeno quello appassionato di sport da combattimento, è in attesa dello scontro “crossover” del secolo, in un certo senso potrebbe essere definito l’equivalente moderno dell’incontro tra Antonio Inoki e Muhammed Ali del 1976. Il 26 agosto infatti è previsto un incontro di pugilato tra il leggendario campione imbattuto, Floyd Mayweather Jr., e il fighter più famoso del mondo, l’unica personalità ritenuta in grado di tenere testa a ‘Money’ Floyd e ai suoi insulti nelle conferenze stampa, The Notorious Conor McGregor, all’apice del suo successo sia come lottatore di arti marziali miste che come trash-talker. Gli esperti non hanno dubbi: sarà Floyd a vincere. Il pugile statunitense ha la migliore difesa della storia della boxe, ha il mento intatto e può tranquillamente giocare con l’avversario fino all’ultimo round per portarla ai punti e vincere. Oppure aspettare che si stanchi per via della differenza di cardio tra Boxe ed MMA e finirlo negli ultimi round (come poi effettivamente avverrà).
Ma le discussioni tecniche non contano, il risultato stesso non conta: contano i soldi. Tutti sanno che questo evento incasserà come poche altri nella storia dello sport. Le borse per vincitore e sconfitto raggiungono gli otto zeri. Il titolo in palio è una fittizia “Money Belt”, che ben si adatta sia alla storica immagine di “Money” Mayweather che a quella del Notorious. McGregor punta tutta sullo showboating e su un ipotetico “E se?” che tiene tutti incollati alla poltrona e davanti allo schermo. E se riuscisse a mollare un colpo fortunato e battere uno dei migliori pugili della storia sul suo terreno? E se approfittasse di un momento di distrazione di Floyd? E se riuscisse davvero in quella che sembra (e che si dimostrerà essere) un’impresa improbabile, se non impossibile?
Se quello tra McGregor e Mayweather è la punta dell’iceberg di questa storia, il suo inizio va ricercato nel Regno Unito. Il primissimo incontro di “pugilato” tra influencer avviene quasi per gioco, quando lo Youtuber Joe Weller, famoso per video a tema WWE e FIFA, affronta il suo amico Theo Baker in un incontro amatoriale svoltosi in una piccola palestra. Tutto si risolve in un video comico, che di sicuro non farebbe presagire il fenomeno che noi conosciamo oggi. Quello che succede, però, è che lo Youtuber britannico KSI (acronimo per Knowledge Strenght Integrity, all’anagrafe Olajide Olatunji), dichiara su Instagram di voler affrontare il vincitore di quell’incontro. KSI è lo Youtuber col maggiore numero di iscritti nel Regno Unito, diventato virale per video comici a tema FIFA e GTA, caratterizzati da un umorismo molto estremo e una personalità coinvolgente ed energica. Con ogni probabilità è un commento ironico, come è tipico per Olatunji, eppure, dopo aver vinto con facilità, Weller lo prende sul serio.
Gli spettatori sono attratti da queste due personalità molto rumorose, orgogliose ed estreme. Dell’evento occupa l’Upload Group, che ha al suo interno un'agenzia di talent management ed eventi che gestisce l’immagine dello stesso KSI e di tutti i suoi amici e colleghi più famosi, la maggior parte dei quali riempie l’undercard dell’evento coi rispettivi incontri dilettanteschi, garantendo un evento ampio e vario e pieno di personaggi. Pugili che, pur avendo in ogni caso poco e nulla dell’atletismo e la tecnica necessaria per diventare campioni di boxe o garantire incontri anche solo apprezzabili da un appassionato della disciplina, possono garantire intrattenimento ed engagement tramite i social.
La preparazione all’evento si arricchisce con conferenze stampa al veleno, diss tracks, insulti e promo (in pieno stile wrestling) in cui si cerca di spezzare l’animo dell’avversario, diffamandolo e mettendogli contro i propri fan. Una macchina di promozione che si rivela essere un enorme successo, dato che alla fine più di venti milioni di persone su YouTube (tra il canale di KSI e quello di Weller) guardano il livestream dell’evento, che si chiude con la vittoria di KSI per TKO al terzo round. La Copper Box di Londra dove si tiene l’evento, il 3 febbraio 2018, è piena fino all’orlo, più di 8000 posti riempiti; tutto lo YouTube britannico che conta è presente. È un incredibile successo per il mondo degli Youtuber, un successo che sta per diventare ancora più grande nel momento in cui Olatunji fa i nomi di chi vorrebbe affrontare in futuro: “Jake Paul! Logan Paul! Any of the Pauls, I don’t care!”.
I fratelli Paul sono di sicuro tra gli influencer più controversi. La loro ascesa su YouTube, nel 2017, è stata sotto gli occhi di tutti, in pochi mesi sono diventati tra i più famosi sulla piattaforma con i loro vlog clickbait in cui mostrano la vita che vivono tra modelle e lusso. Nessuno sa far parlare di sé come loro. Jake attira sempre una buona dose di odio e rancore per via del suo comportamento sfacciatamente immaturo e del suo perenne vantarsi dei suoi soldi e del suo successo. Logan è tutto questo al quadrato, con ancora più carisma e presenza scenica rispetto al fratello minore. Il più famoso Youtuber britannico contro i più famosi Youtuber americani è obiettivamente una sfida che fa gola a quasi tutti.
I fratelli Paul, poi, sono interessati anche per motivi personali. A inizio 2018, però, uno scandalo, dopo aver postato sui social un video registrato ad Aokigahara, la foresta dei suicidi giapponese, ha costretto Logan ad abbandonare i social nell’attesa che la tempesta passasse. Dall’altra parte, Jake è da tempo lo Youtuber più odiato della piattaforma e ha bisogno di legitimacy anche per togliere un po’ di luce al fratello maggiore, da sempre più famoso e apprezzato. KSI offre loro tutto quello di cui hanno bisogno nella forma di un incontro di boxe, un grosso evento spettacolare col quale possono esprimersi senza filtri nelle conferenze stampa, mostrare il loro atletismo e fare molti soldi. La proposta, dopo un finto tira e molla per alzare l’interesse del pubblico (e dare ai fratelli Paul un minimo di tempo per allenarsi nei rudimenti della boxe) viene accettata da Logan. KSI e Logan Paul si scontreranno su un ring il 25 agosto 2018.
Anche Jake, comunque, si trova qualcosa da fare. Affronterà infatti il fratello di KSI, Deji (Oladeji Olatunji), anche lui Youtuber di successo, spesso però nell’ombra di Olajide. I suoi video contengono perlopiù scherzi, videogiochi, esperimenti sociali, sempre però con un occhio a quello che fa il fratello maggiore. Un incontro in un certo senso perfetto per entrambi i “fratelli minori”, l’uno l’equivalente dell’altro. La preparazione dell’evento si arricchisce con i soliti riti: conferenze stampa, diss tracks, insulti, promo. Qualcuno potrebbe obiettare che invece di usare questo tempo per canzoni, video e altre attività lo si potrebbe usare per allenarsi sul ring e garantire un incontro di qualità, piuttosto che una scazzottata poco coordinata e noiosa. Ma sono critiche che chiaramente mancano il punto. I numeri parleranno da soli: un milione e trecentomila pay per viewbuys fanno di KSI vs Logan Paul il più grande evento di pugilato amatoriale della storia.
Logan domina i primi round, è più grosso e ha un reach maggiore rispetto all’avversario, ma Olatunji getta il cuore oltre l’ostacolo e resiste ai colpi che gli vengono tirati contro. C’è addirittura un run in di Jake nel ring che porta quasi a una squalifica per il fratello. Riguardando l’incontro l’anno successivo, in preparazione al rematch, sia KSI che Logan ammetteranno senza troppi problemi di aver dimostrato delle “fallacie” nella propria tecnica. Logan finisce il fiato già al terzo round e a stento riesce a muovere le braccia, KSI si scopre troppo e tira heymakers che non riescono a connettere, in preda all’ansia di non riuscire a mettere ko l’avversario. Ma, come detto, tutto questo conta poco: conta di più il numero delle visualizzazioni del video in cui ammettono i propri limiti. Il pubblico vuole il sangue, vuole vedere uno dei due (preferibilmente Logan) andare ko. Dopo sei round, il più grosso incontro di pugilato amatoriale della storia di YouTube si conclude in majority draw, tra le proteste del pubblico. C’è chi urla al risultato falsato, concordato, perché tanto ci sarà un rematch nei mesi successivi (il contratto, di base, prevede due incontri). Inizialmente si pensa di farlo a febbraio 2019, ma a quel punto irrompe Eddie Hearn.
Un compiaciuto Eddie Hearn in mezzo a KSI e Logan Paul.
Spregiudicato boxing promoter affiliato con DAZN, Hearn ha visto quanto grandi possono essere i guadagni dell’influencer boxing e ha deciso di metterci le mani sopra. Il suo arrivo alza subito il livello della sfida: il rematch tra KSI e Logan sarà un incontro di boxing professionistico, non amatoriale. Quindi niente headguards, indosseranno 10 ounce box gloves, e secondo Hearn «someone is getting knocked out». L’evento andrà in onda proprio su DAZN, facendo passare l’evento dalla dimensione dell’internet a quella mediatica totale. Il tutto viene così rinviato di mesi, in modo da curare meglio il rispettivo allenamento: KSI viene allenato dall’amico e collega YouTuber Viddal Riley, cruiserweight promettente e pupillo del Mayweather Camp. Logan Paul si allena per migliorare la sua caratteristica più importante, la potenza, con una macchina da KO come Shannon Briggs, l’ex campione del mondo che fu allenato proprio da Jeff Mayweather. La narrazione dell’incontro non coinvolge più solo i contendenti, ma anche i rispettivi allenatori.
Le conferenze stampa sono più grosse, i due contendenti più sicuri di sé. Il 9 novembre 2019 va in scena il secondo incontro tra KSI e Logan Paul. L’incontro è più teso ed entrambi mostrano una certa paura del ring, ora che è il momento di colpirsi per davvero: Logan lotta solo di counter, The Nightmare perde la pazienza e usa di nuovo heymakers selvaggi che lo lasciano scoperto. Il suo avversario, però, non capitalizza, forse timoroso di un KO improvviso. Logan subisce quasi un knockdown da parte di KSI, si fa prendere dal panico e nel quarto round prende l’avversario per la nuca, colpendolo con un pugno che quasi lo manda al tappeto. Questa scelta sarà però fatale per il Maverick: l’irregolarità gli costa una riduzione di due punti da parte di ogni giudice. Logan perde così un round fondamentale, e alla fine, quando si giunge di nuovo ai punti, la vittoria per split decision va a KSI, il quale userà la vittoria per lanciarsi definitivamente nel rap, con collaborazioni importanti (tra le tante, Rick Ross e Lil’ Wayne) che lo porteranno fino alla home page di Spotify.
Ci sono però degli errori nell’organizzazione, almeno rispetto agli incontri degli esordi. Per esempio, Hearn vieta la presenza di altri influencer negli incontri dell’undercard, usata invece per promuovere incontri “minori” tra professionisti. Al commento vengono messi giornalisti di DAZN, in modo da garantire la “professionalità” dell’evento. A Hearn sembra sfuggire lo stesso punto che sfugge ai critici più feroci: nessuno guarda questi incontri per vedere la miglior boxe possibile e a nessuno importa davvero della tecnica nel ring. I fan vogliono vedere due personaggi famosi picchiarsi, dare tutto quello che hanno sul ring. È il trionfo del tribalismo digitale, lo sport c’entra fino a un certo punto. Se una volta una vittoria o una sconfitta potevano distruggere una carriera, adesso basta cambiare la propria narrazione per poterne uscire bene.
Logan, per esempio, dalla sconfitta inizia un percorso che lo porta a smettere con i contenuti “estremi”: lancia un podcast, Impaulsive, e si focalizza su quello; si schiera dalla parte di Black Lives Matter e cerca una redenzione, che forse non arriverà mai davvero del tutto, agli occhi del pubblico generalista. Oggi i due sono amici, producono insieme un energy drink di successo, chiamato PRIME, e l’ascia di guerra sembra essere stata definitivamente seppellita. Logan inoltre ha ottenuto un grandissimo successo lottando nella World Wrestling Entertainment, conquistando anche i più scettici con il suo atletismo, la sua dedizione alla disciplina e le sue capacità interpretative. Logan Paul forse aveva davvero bisogno di questa sconfitta per maturare e diventare la versione migliore di sé. Suo fratello Jake, invece, è un’altra storia.
Bragging Rights: The Paul Family Story
Jake Paul trionfante su Ben Askren.
Jake Paul, a differenza del fratello, quel 25 agosto del 2018 ha vinto il proprio incontro: ha sconfitto Deji, il fratello di KSI, al quinto round, per ko tecnico, dimostrando un potenziale per il pugilato che stupisce tutti. Niente di eccezionale, ma di certo ben più solido della maggior parte dei suoi colleghi. Sconfitto Deji, Jake aspetta il risultato dell’incontro tra il fratello maggiore e KSI, presumibilmente per sfidare il vincitore. Dopotutto, i fratelli Paul non sono estranei al fake beef, cioè alla finta rivalità, e con KSI la storia si scriverebbe da sola. La nuova, acquisita professionalità del rematch tra KSI e Logan, però, lo costringe a modificare i propri piani: prima di passare per il vincitore gli servirà infatti almeno un incontro da professionista, così che anche lui possa presentarsi con un record di vittorie in positivo.
Ecco che entra allora in scena AnEsonGib (nome internet di Ali Loui Al-Fakhri), anche lui Youtuber, pugile dilettante e amico di KSI, noto per i suoi video a tema FIFA, grazie ai quali è riuscito a conoscersi con Olatunji anni prima. “Big Gibber” (così lo chiamano i suoi amici) è presentato come la stepping stone necessaria che Jake deve superare per affrontare Olatunji, giacché ha lottato nei primi due eventi di influencer boxing e ha dimostrato un’energia esplosiva, una potenza che per un non professionista non è per niente da sottovalutare. Al-Fakhri ha come coach personale di nuovo Viddal Riley. Jake, che ha litigato in video con Shannon Briggs, incolpandolo della sconfitta del fratello, sceglie di allenarsi con il pluricampione Shane Mosley, i cui figli sono suoi fan. Sebbene si tratti di un incontro “minore”, la fortissima presenza social di Jake permette la sponsorizzazione con DAZN, con incontri di professionisti nell’undercard. Il risultato, dopo un paio di mesi di preparazione, è addirittura un KO tecnico di Jake Paul, che annichilisce l’avversario al primo round.
KSI è fregato: Jake ha distrutto un suo amico e non ha nemmeno fatto troppa fatica. A questo punto deve affrontarlo per forza. KSI e Jake iniziano una battaglia post match al microfono, con Jake che reclama per sé il ruolo di A-side, di attrazione principale dell’incontro. L'arrivo della pandemia, però, mette nel congelatore qualsiasi piano per KSI e Jake Paul nell’immediato. KSI, quindi, sceglie di concentrarsi sul consolidare la propria carriera musicale (la sua vera passione e ambizione), abbandonando momentaneamente il pugilato. Jake, invece, continua, portando con fierezza il soprannome di “Problem Child” per via del suo comportamento nella vita di tutti i giorni. Affronta Nate Robinson nell’undercard dell’incontro tra Mike Tyson e Roy Jones Jr, e lo manda al tappeto KO al secondo round. Questa vittoria non viene vista come tale da molti: il suo avversario è un ex giocatore di basket, non certo un professionista.
Arriva allora il turno di Ben Askren, ex lottatore di arti marziali miste, il primo “legittimo” avversario di Jake, che viene anch’egli rapidamente distrutto da Paul al primo round del loro incontro. Immediatamente fioccano online le accuse verso Askren, che si sarebbe lasciato buttare al tappeto in cambio di un po’ di soldi in più. Questo KO però segna in retrospettiva un importantissimo spartiacque per l’entrata in scena di un individuo che fino a quel momento nessuno si sarebbe immaginato. Nell'incredulità generale viene annunciato un nuovo incontro di esibizione per Floyd Mayweather, contro Logan Paul.
Il faccia a faccia tra Logan e Floyd.
Forse l’aspetto più controverso di questo incontro è che sia Logan che Floyd sono odiati, seppur per motivi diversi. Non c’è qualcuno per cui fare il tifo, non c’è una narrazione di impegno e coraggio. Floyd Mayweather vuole semplicemente fare una montagna di soldi col carrozzone degli influencer, e prende un avversario facile, che per uno come lui non costituisce un pericolo. Logan è più grosso, più giovane, con un miglior fisico, ma Floyd è Floyd. Il migliore al mondo. Si corre davvero il rischio di un incontro troppo noioso. E la noia, nell’influencer boxing, è fuori legge.
La prima conferenza stampa, poi, è un disastro: tra problemi di audio e un Floyd spaesato, Logan prova a provocarlo sui suoi punti deboli (come le accuse di violenza domestica) e Floyd la butta sul razzismo. Logan sa che nessuno gli dà una chance, ma prova ancora una volta la narrazione del colpo fortunato, come fatto da McGregor. Il pubblico, a questo giro, ci crede ancora di meno. Nessuno dei due sembra voler davvero stare lì se non per i soldi. Deve pensarci un’altra volta Jake a dare un po’ di spettacolo, rubando il cappello a Floyd Mayweather ed esponendo il nuovo trapianto di capelli dell’imbattuto, che lo insegue furioso per questa improvvisa umiliazione. Niente di troppo eccitante, comunque: il giorno dell’incontro, Floyd vince ai punti contro il Maverick, dandogli un po’ di offensiva nell’ultimo round per non fargli fare troppo brutta figura. Floyd ha fatto, ancora una volta, una barca di soldi. Ironicamente sarà proprio Logan a non trarre alcun vantaggio da questa nuova avventura nel mondo della boxe, visto che a quanto pare Floyd non l’ha pagato.
Ed è qui, nel momento in cui il fenomeno mostra i suoi limiti, che si scopre quello che gli intenditori di boxe sanno già. E cioè che l’influencer boxing non è nulla di nuovo nella storia dello sport. George Foreman che affronta cinque persone in una sera, odiato dal pubblico; il gioco sporco di Don King, che ha controllato e rovinato i giri di affari dei suoi pugili; i problemi causati dai Tyson, che siano essi Mike o Fury; i “personaggi” e le storie che li attraversano sono la cosa che il pubblico generalista tende di più a ricordare della boxe, e quasi mai sono memorie positive, e la percezione viene distorta tanto che al pugilato si associa sempre l’etichetta o di sport brutale che rovina più vite di quante ne faccia grandi o di carrozzone che non vale la pena seguire. E se celebrità dilettanti attirano su di sé tutta l’attenzione, i pugili veri e propri fanno più fatica a crescere e farsi notare.
Ma è davvero così? La boxe moderna non ha star, e ha bisogno non solo di Youtuber per tornare a far parlare di sé, ma anche di esterni come Silva, Tito Oritz, Vitor Belfort, ma soprattutto dei “grandi vecchi” fuori forma come Holyfield e Tyson, o persino lo stesso Mayweather, che “rovinano” la loro legacy con incontri spettacolo in cui fanno vedere quanto il loro tempo sia oramai passato. L’influencer boxing, per quanto odiata, è il tentativo disperato della boxe di restare rilevante nel mondo del costante flusso di informazioni: ceduto il suo spot di “sport per uomini veri” alle MMA, il pugilato non può fare altro che imitare la metodologia di Dana White di grandi lottatori, grandi personalità e grandi controversie, presa direttamente dal wrestling. Certo, rimangono ancora delle eccezioni che confermano la regola generale per cui il pubblico vuole vedere due fighter pestarsi a vicenda spinti dall’odio (Jones vs Cormier insegna), ma insomma, il rischio è che la boxe, per rimanere rilevante, si snaturi del tutto.
Holyfield vs Belfort, nel 2021, con l’ovvio risultato.
Non che sia un argomento che davvero interessi a qualcuno, e questo è uno dei motivi per cui l’odio è così rampante: questa è la nuova normalità. Floyd Mayweather tornerà ad affrontare uno Youtuber a metà novembre, e il suo avversario sarà proprio il fratello di KSI, quel Deji Olatunji che di recente ha acquisito la sua prima vittoria. La vittoria di Oladeji è arrivata dopo una serie di sconfitte che avevano fatto perdere la fiducia in lui ai suoi fan e alla sua stessa famiglia, e ora che finalmente l’ha ottenuta sembra che “Money” Floyd abbia una nuova “preda facile” su cui capitalizzare per il massimo del guadagno col minimo dello sforzo. Quella vittoria di Deji era arrivata, tra l’altro, in un evento in cui suo fratello KSI ha affrontato due persone nella stessa sera (un rapper suo conoscente e un professionista sconosciuto), in quello che può apparire come un involontario omaggio a Foreman.
Money Talks: The Emancipation Of Jake Paul
Il Problem Child, intanto, continua il suo strano percorso. Dopo aver fondato la MVP, nella sua storia entra in scena un altro personaggio, Tyron Woodley, che era all’angolo dello sconfitto Ben Askren, suo amico (una semplice coincidenza?). Woodley vuole vendicare il collega caduto, e Jake non si fa pregare, affronta e sconfigge per split decision Woodley, con un risultato che fa gridare ancora allo scandalo. Ma Jake sembra inarrestabile: il prossimo avversario sembra essere Tommy Fury, fratello del campionissimo Tyson, una vittoria che per Jake sarebbe importantissima, ma i continui problemi della famiglia Fury impediscono lo svolgimento dell’incontro non una, ma ben due volte. Rientra in scena allora Woodley, che vuole un risultato netto e si offre di lottare al posto di Fury. E quel risultato arriva: Jake Paul manda ko al sesto round l’avversario, “addormentandolo” con un destro che gli vale il premio di Knockout of the year sia da DAZN che da ESPN.
La profezia di Jake Paul si è avverata: è lui l’A-side e KSI quello che deve ripartire da capo per poterlo affrontare e chiudere il cerchio con un incontro che riporti il fenomeno nella dimensione internet in cui è nato. Intanto però l'americano continua ad alzare l’asticella, come dimostra l’incontro con Anderson Silva. Sono eventi in cui lo Youtuber vince a prescindere, perché anche solo l'opportunità per uno come lui di dividere il ring con un campione, e di farlo alla pari, è un riconoscimento del suo lavoro. Neanche per Silva stesso l'eventualità di una sconfitta è mai sembrata essere un problema. Le conferenze stampa, anzi, sono state cortesi e pieni di complimenti da ambo le parti.
Questa, per Jake Paul, è una vittoria gigantesca su tutti i fronti, sia dal punto di vista monetario che agonistico. Mentre le critiche piovono, lui continua a rimanere imbattuto e vincere. Come la mette lui stesso, nel corso dell’intervista post-match, “se camminassi sull’acqua mi direbbero che non so nuotare”. E, anche se un giorno perdesse, non gli si potrà non riconoscere l’aver avuto il coraggio di salire sul ring con lottatori molto più esperti e navigati di lui, senza protezioni e senza paura alcuna. E, in ogni caso, Jake può sempre dirottare il tutto nuovamente su KSI, e ripartire a fare affari da lì.
L’estetica del Problem Child si avvicina sempre di più a quella del Notorious.
Ma il vero obiettivo di Jake Paul, scelto sia per giungere al culmine sia della sua “crociata” contro Dana White sia per legittimare tutta la categoria di influencers che fanno boxe, è proprio Conor McGregor. Più volte insultato, deriso o called out da Paul per coinvolgerlo in un incontro, sinora l’irlandese più famoso e controverso del mondo non ha mai accettato, rispondendo agli insulti e dichiarando che Jake Paul non è al suo livello. Un'affermazione certamente vera, ma se Paul dovesse battere anche Diaz (colui che sconvolse il mondo infliggendo a un McGregor sul tetto del mondo e all’apice del successo la sua prima sconfitta in UFC), allora il cerchio intorno al Notorious si stringerebbe sempre di più, “costringendolo” magari ad accettare per salvare il buon nome degli MMA Fighters in questi eventi di pugilato. E qualunque sia il risultato, sarebbero comunque garantiti guadagni milionari per tutte le persone coinvolte, dai promoters a chi lotterà nell’undercard.
E, dopotutto, quale main event migliore per la storia dell’influencer boxing che uno con protagonista Conor McGregor, che ha – inavvertitamente – creato tutto questo fenomeno proprio dimostrando quanto possa vendere un improbabile evento crossover grazie al suo incontro con “Money” Floyd? Anche allora nessuno pensava che avrebbe mai vinto, ma anche solo la possibilità di poter mettere a segno il colpo fortunato da KO che avrebbe “shockato il mondo” ha spinto milioni di persone a vedere cosa sarebbe successo (e la stessa narrazione viene usata ancora una volta da Logan Paul in vista del suo incontro di wrestling in Arabia Saudita contro il campione indiscusso della WWE, Roman Reigns: just one lucky shot). E al di là del risultato agonistico o della qualità dell’incontro, questo è il vero successo, soprattutto nell’era social: far sì che si parli di te, essere sulla bocca di tutti in ogni momento. Conor McGregor è riuscito a fare ciò, nel bene e nel male, e ora tutti gli altri lo stanno seguendo, fino al momento in cui, forse, dovrà tornare sul ring in prima persona per combattere contro ciò che egli stesso ha contribuito a generare. Un terzo atto che nemmeno Sylvester Stallone sarebbe stato in grado di concepire.