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Storia dei vocali Whatsapp nel calcio italiano
16 feb 2023
Dalla lite Gomez-Gasperini ai problemi di droga di Maignan.
(di)
(articolo)
18 min
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La tecnologia cambia la vita delle persone, ma anche il modo in cui va avanti il giornalismo. Se un tempo erano zelanti cronisti a scovare notizie e retroscena oggi è il tasto inoltra a farci scoprire quello che succede. E più assurda e spettacolare è la storia, più è probabile che verremo a scoprirla dentro una chat di Whatsapp. Sarà anche vera? Chissà: non è davvero importante, l’importante è inoltrarla a qualcun altro, al massimo ci si fa due risate.

Negli ultimi anni siamo stati inondati da “audio” o “vocali” che raccontavano storie, spiegavano complotti, riformulano la realtà. Audio in cui si spiegava cosa si trova nei vaccini, come difendersi dal Covid, fino ad arrivare ai tre giorni in cui in Italia si è discusso quasi solo di una cena andata male a Gubbio. Il calcio, ovviamente, non è esente da questa deriva dell’informazione, anzi si può dire sia stato un traino nel settore. Possiamo dividere questi vocali in due tipi:

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- la voce di un calciatore (o comunque di una persona dell’ambiente) racconta un retroscena o parla male di qualcuno. Sono vocali “privati” mandati a qualche conoscente che però decide di condividerli con il mondo (o con un amico e poi quello al mondo, insomma oggi inoltrare a una persona è potenzialmente inoltrare a 60 milioni e più);

- una voce sconosciuta racconta un fatto sconvolgente che riguarda una squadra e che ha saputo da qualcuno di ben informato (che spesso, a sua volta, lo ha saputo da qualcun altro ancora).

La loro forma ibrida - tra verità e intrattenimento - li legittima. Non sono articoli di giornale firmati, che devono comunque rispondere a degli standard, ma diventano giornalismo in un mondo dove ormai il concetto tra notizia vera e notizia falsa è sempre più sfumato. L’ultimo ad aver circolato massicciamente riguarda il Milan e non è un caso che questi vocali vadano sempre a toccare squadre in crisi, dove è facile immaginare possa esserci qualcosa dietro. Partendo proprio da questo, abbiamo provato a recuperare i più importanti vocali diventati virali che riguardano il calcio italiano.

Crisi Milan

https://twitter.com/alexsreborn8339/status/1623990018069913601

Realismo: 4/10

Cura del racconto: 5/10

Successo: 8/10

Accento: 3/10

Questo audio è perfetto nella sua capacità di mischiare sesso, droga e Serie A. Ovviamente per fare centro - arrivare cioè nelle chat di tutti - questi vocali devono sparare in alto ma avere una loro forma di credibilità. Presumere una dipendenza dalla cocaina di Kvaratskhelia, per fare un nome a caso, sarebbe stato solo assurdo e macchiettistico, farlo con Mike Maignan, il cui infortunio è diventato un mistero in assenza di comunicazioni ufficiali del Milan, va invece a stuzzicare la fantasia di chi ascolta, per la legge che “magari non è vero, però…”.

Chi parla dice di avere «la certezza» che Maignan sia un cocainomane (qui, se fosse stato più furbo, avrebbe detto di aver visto le analisi, di aver parlato con un medico o un infermiere). Il francese sarebbe proprio «messo male» («ma male, male, male») e il Milan, invece di provare a risolvere un problema che sarebbe prima di tutto di ordine psicologico, starebbe cercando in ogni modo di far uscire le tracce di cocaina delle sue urine, per non far risultare il consumo in un eventuale test antidoping. Questo, quindi, sarebbe il motivo per cui non gioca. Nei vocali il complottismo più fantasioso diventa un mezzo per trovare risposte a una realtà misteriosa.

Non è la prima volta che una lunga assenza viene giustificata con problemi di droga (sempre la cocaina). Di solito però queste dicerie correvano di messaggio in messaggio sui forum dei tifosi, in contesti più nascosti e meno virali. La più conosciuta è forse quella legata alla immaginata dipendenza di El Shaarawy, usata per giustificare i molti infortuni avuti quando stava al Milan - sono spesso calciatori che stanno a Milano, dove i depuratori d'acqua sarebbero pieni di cocaina per il massiccio consumo che se ne fa in città.

L’autore dell’audio però non si ferma qui, perché manca l’altro topos dei vocali: la rissa. In questo caso è Theo Hernandez «ad aver tirato un pugno a Calabria» («lo ha steso per terra nello spogliatoio» dice, per metterci dentro la parola “spogliatoio” necessaria a dare un senso di gravità alle sue parole. Lo spogliatoio è sempre un luogo sacro, là dove si regolano i conti, che possono profanare quello spazio sacro). Il motivo sarebbe che tornato dal Mondiale il terzino sinistro del Milan ha scoperto che il terzino destro del Milan avrebbe avuto un rapporto sessuale con la ragazza di Pobega, un gesto che rompe il patto di fiducia tra uomini e che deve essere punito con la violenza. Perché non sia stato lo stesso Pobega a reagire, rimane un mistero, ma un mistero interessante che forse ci dice qualcosa sulla percezione di Theo come maschio alfa.

Ci sono ovviamente due topos comunissimi nel più basso discorso calcistico, e quindi nei vocali: il sesso come dimensione della perdizione della moralità tutta maschile del gioco; la donna come medievale richiamo alla perdizione. Del resto il calcio nasce in Inghilterra come surrogato della masturbazione, e quindi del sesso.

Dopo la vittoria con il Torino, nelle storie Instagram di Theo è comparsa una foto in cui lo si vede tenere una posizione da pugilato con Calabria, in primo piano delle emoji che si sbellicano dalle risate, un chiaro riferimento al vocale in questione.

https://twitter.com/AntoVitiello/status/1624168627418062855

Qualche giorno dopo il Milan ha vinto anche con il Tottenham, una vittoria importante che allontana la crisi. Se questo audio abbia avuto qualche influenza sui giocatori e la loro reazione è difficile dirlo. È più facile dire che il contenuto sia del tutto inventato. Da chi? Perché? E se fosse stato un lavoro dall’interno? Pensateci e ascolterete questo minuto scarso con tutte altre orecchie.




Luigi Di Biagio su Zaniolo

Realismo: 10/10

Cura del racconto: 2/10

Successo: 3/10

Accento: 8/10

“Zaniolo” è un tema perfetto per gli audio Whatsapp, che hanno sempre qualcosa del gossip. E Zaniolo è il re del gossip pallonaro perché ha tutte le caratteristiche: è bello, famoso e ha precedenti scottanti sulle dimensioni che citavamo prima (donne, sesso). In questo vocale (un presunto) Di Biagio risponde a un certo Maurizio, che deve avergli fatto una domanda sul calciatore del Galatasaray, e gli ricorda come lui, quando era tecnico dell’Under 21, a Zaniolo «lo aveva sfondato», sperando - a detta sua - di prenderlo in tempo. Dal linguaggio usato da Di Biagio si capisce la natura assolutamente privata del messaggio e la gravità del gesto di chi lo ha condiviso. Di Biagio chiama Zaniolo "cerebroleso", un termine da condannare ma che nel contesto in cui è stato pronunciato assume un valore diverso rispetto a quello che poi diventa quando l'audio diventa pubblico. La sua fortuna è che - trattandosi di Zaniolo - non c’è niente di davvero tremendo che possa dire da scandalizzare l’opinione pubblica, visto che gli hanno già detto di tutto. Il suo audio quindi è finito per essere usato come esempio positivo da quella parte dei tifosi che voleva confermare i propri pregiudizi su Zaniolo.


La lite Gasperini - Papu Gomez

Realismo: 7/10

Cura del racconto: 8/10

Successo: 10/10

Accento: 8/10

Forse il più famoso audio Whatsapp a tema calcio. La sua circolazione fu particolarmente massiccia, un po’ perché eravamo nel pieno di un’ondata Covid e non avevamo molto altro da fare, un po’ per la sua perfetta costruzione. L’autore dell’audio ha quel leggero accento bergamasco che ispira credibilità riguardo ai fatti dell’Atalanta e nel messaggio si rivolge a una cerchia di tifosi, forse proprio della curva («Ué bandidos» è il saluto iniziale). In apertura cita anche un «messaggio di Toloi», prima di raccontare la criticità della situazione all’interno dello spogliatoio dell’Atalanta: a fine primo tempo della partita con il Midtjylland «il Gomez ha alzato le mani col mister» scatenando un putiferio che aveva coinvolto anche Ilicic, intervenuto a favore del Papu e quindi punito anche lui. A fine partita Gasperini aveva presentato le sue dimissioni, respinte, «come raccontato da Raimondi» (Cristian, collaboratore tecnico dell’Atalanta) «da lui è arrivata la notizia». Nel resto dell’audio si raccontava del malumore di molti giocatori (gli olandesi, i colombiani) per i metodi dell’allenatore, chiudendo con un perentorio «con lui Gomez e Ilicic non giocano più». Come nei dipinti di Bosh, è l'assoluta cura dei dettagli, la folla di personaggi, la minuzia delle sfumature, a produrre un effetto di realtà in questo vocale.

Gli audio furono più d'uno (si parla di cinque) e gettarono una luce inquietante su una squadra che sembrava inscalfibile, che veniva da un quarto di Champions League perso all’ultimo minuto col PSG e che giocava un calcio spettacolare e coinvolgente. Se neanche nell’Atalanta le cose vanno bene, allora dove? Certo, con il passare dei giorni la loro credibilità venne in parte ridimensionata. In uno, addirittura, si diceva che Gasperini avesse fatto delle avance alla moglie del Papu Gomez (l’angolo rosa deve esserci sempre). Ci furono anche degli audio in cui si ritrattava la storia.

Cosa è successo alla fine del primo tempo con il Midtjylland non lo sapremo mai forse, ma qualcosa è successo. Gasperini e Gomez litigarono anche in campo (l’allenatore voleva che si spostasse a destra, Gomez si rifiutò), poi il diverbio continuò negli spogliatoi. Il calciatore - tempo dopo - raccontò la sua verità, ribaltando il contenuto del vocale e dicendo di essere stato lui a essere aggredito dall’allenatore; Gasperini rispose dicendo che no, era stato lui a essere aggredito. Una paradossale conferma indiretta che qualcosina, in questo vocale, era vero.

Quale sia la verità, rimane un affare dello spogliatoio dell’Atalanta. In ogni caso tra i due diventò un “o io o lui”. A gennaio il Papu fu ceduto al Siviglia dopo una malinconica mezz’oretta in campo contro la Juventus in cui aveva cambiato la partita come saluto finale. La sua partenza da Bergamo fu un momento triste, la consapevolezza che anche le storie migliori possono finire con un cazzotto e un vocale Whatsapp.


Joe Barone e Amrabat

Realismo: 0/10

Cura del racconto: 1/10

Successo: 9/10

Accento: 10/10

Se quello sull’Atalanta è l’audio più conosciuto, questo è sicuramente il più leggendario, diventato una base per meme che resiste ancora oggi. Un vocale che contiene tutta una dimensione omofobica molto presente nel calcio. Secondo l’autore - accento toscano inconfondibile - Pradè avrebbe trovato il direttore generale Joe Barone e Sofyan Amrabat chiusi in bagno in atteggiamenti promiscui (quale bagno? Dividono un solo bagno alla Fiorentina?). Sconvolto, Pradè avrebbe raccontato l'accaduto a Cesare Prandelli, l’allenatore della Fiorentina in quel momento, che successivamente sarebbe andato dal suo centrocampista a dirgli che quelle cose non si fanno (?) e ne sarebbe scaturito un brutto diverbio. Questo, quindi, sarebbe il vero motivo dietro le improvvise e non motivate dimissioni di Prandelli. La fonte della voce sarebbe lo stesso allenatore: «Cesare, tu lo sai, passa e fa colazione al bar per cui le cose me le dice» è il suo attestato di credibilità.

Anche i rapporti sessuali all’interno di uno spogliatoio sono un tema piuttosto ricorrente nel “sentito dire” intorno al mondo del calcio. La credibilità di questa storia, nello specifico, è sotto lo zero, ma non importa davvero. A renderlo tanto virale è stato il suo linguaggio: «una storia brutta di p******i tra omini», «si racconta che Cesare è depresso, la fava l’è depresso» sono frasi diventate storiche, che difficilmente usciranno fuori dalla testa di chi le ha ascoltate.


La lite Pavoletti - Birsa (o forse Cigarini)

Realismo: 5/10

Cura del racconto: 3/10

Successo: 7/10

Accento: 7/10

Nella stagione 2018/19 Pavoletti è un’ira di Dio, l’oro di Cagliari. Segna 18 gol, 10 di testa, e praticamente salva la squadra da solo. Alla prima giornata della stagione successiva, però, si rompe il crociato: tragedia. Il 10 febbraio 2020, in piena riabilitazione, esce fuori la notizia che Pavoletti si sarebbe di nuovo infortunato allo stesso crociato. Come è possibile? Le voci che escono parlano di società “infuriata” con Pavoletti che si sarebbe infortunato non durante un allenamento ma altrove, in altro modo. E in ogni buco di sceneggiatura che si rispetti, arriva un audio a colmarlo.

Pavoletti si sarebbe infortunato durante una lite con Valter Birsa avvenuta dentro o fuori un noto locale di Cagliari. Nei vari audio che si sono rimbalzati nell’etere non è solo l’entità della rissa a variare - da “due destri di Birsa” a “un cazzotto alla spalla e poi l’ha massacrato” a semplici spintoni che avrebbero fatto “scivolare” l’attaccante provocandogli il nuovo infortunio - ma anche uno dei due contendenti, visto che in un altro audio si parla di Cigarini come colpevole.

Ma non è finita qui, che sarebbe già grave: qualche giorno dopo, durante una trasferta a Genova, Birsa avrebbe «sputtanato tutto a Maran» (che poi: non solo il verbo sputtanare non è proprio corretto, se Birsa è il colpevole perché avrebbe dovuto vuotare il sacco?). La conseguenza di questo gesto sarebbe stata piuttosto intricata: Maran ha messo in panchina Oliva (che se l’era presa con Birsa) e poi, scoperto “lo sputtanamento”, Nainggolan, che era tra quelli che avevano agito per insabbiare il vero motivo dell’infortunio di Pavoletti, avrebbe appeso al muro Birsa. Risultato finale: una fronda contro Maran guidata dal Belga e una fronda pro Maran, il tutto per un episodio che non riguarda assolutamente Maran (che venne esonerato qualche settimana dopo).

Gli interessati si sono affrettati a smentire attraverso le loro storie Instagram. Pavoletti ha messo una foto in cui si abbraccia con Birsa (ma una foto di campo, vecchia) con la scritta “Ma quale lite?” e delle faccine sorridenti (ci sono sempre nelle smentite), mentre Nainggolan ha scritto di “storie assurde”, “tastiere bollenti” e “buonanotte a tutti quelli che vogliono andarci contro”. Il Cagliari, in ogni caso, si è sentito in dovere di chiarire tutto con una conferenza stampa. In un contesto ufficiale, all’interno della comunicazione gestita dalla società, Pavoletti ha raccontato come mentre era fuori da un locale “scherzando” con Cigarini a spingersi, era stato chiamato dai compagni e girandosi aveva sentito “una torsione del ginocchio” ed era caduto scoprendo poi di essersi di nuovo infortunato. Una versione - se ci pensate - molto più strana di quelle uscite negli audio.




Radja Nainggolan contro l’Inter

Realismo: 10/10

Cura del racconto: 2/10

Successo: 7/10

Accento: 9/10

È Natale (anno 2018) e sotto l’albero iniziano a circolare diversi brevi audio con la voce inconfondibile di Radja Nainggolan che si lamenta dell’Inter e dice di voler tornare alla Roma. Gli audio non sono collocabili nel tempo (ma si capisce che parla di Inter e della situazione di quei giorni), né è possibile sapere a chi si rivolge (probabilmente a un amico, ma non così amico). «Boh, per quanto sono amico di Totti, magari spingerà lui… » lo si sente dire all'interlocutore in un audio parlando del suo possibile ritorno a Roma; mentre in un altro dice «Mamma mia, sto facendo un macello qua, voglio tornà» facendo capire che si sta muovendo attivamente perché questo accada. In un altro ancora se la prende con chi lo sta dando per finito, «alcuni interisti», specificando che lui ogni volta che è finito nel mirino delle critiche a sempre «risposto sul campo».

Nainggolan sarebbe rimasto all’Inter per l’intera stagione, nonostante un rapporto con i tifosi incrinato da quegli audio e da prestazioni non proprio eccezionali. In estate, dopo l’arrivo di Conte, sarebbe stato accontentato, non tornando a Roma però, ma tornando al Cagliari. Molti anni dopo ammetterà di essere lui quello degli audio (non che ci fossero molti dubbi): «L’avevo mandato a un amico, ma sai Roma com'è, no? In un attimo lo avevano tutti. Dovevo saperlo, non sono stato molto intelligente, ma pazienza».


L'ammutinamento del Napoli

Realismo: 7/10

Cura del racconto: 8/10

Successo: 8/10

Accento: 7/10

Sembra una vita fa, e forse lo è. È ancora il Napoli di Insigne, Mertens e Callejon, allena Ancelotti. La squadra è in crisi e il presidente De Laurentiis decide di mandare tutti in ritiro, nonostante il parere contrario dell’allenatore. Al termine della partita successiva, un 1-1 in casa contro il Salisburgo nei gironi di Champions, si consuma la rottura. Ancelotti scappa addirittura dallo stadio, saltando la conferenza stampa. Si capisce che è successo qualcosa, ma cosa?

Il giorno dopo, immancabile, esce fuori l’audio che spiega tutto. La fonte sarebbe un caro amico della voce (femminile) che a sua volta conoscerebbe Raffaele Carlino, presidente di Carpisa e del Napoli femminile (ma non specifica se è lui la fonte, parla di “un braccio destro”, ma anche di un commercialista). Insomma, la storia è questa: “quel cazzone di Edo” (Edoardo De Laurentiis, figlio di Aurelio) sarebbe sceso negli spogliatoi e avrebbe scritto grosso su una lavagna “SIETE DELLE CHIAVICHE” mettendosi accanto con le braccia conserte ad aspettare i giocatori. Al loro ritorno negli spogliatoi il figlio del presidente avrebbe confermato il suo parere a voce, invitando i giocatori, con fare non proprio elegante, a tornare in ritiro ma ricevendo come risposta “nu pacchero” (credo uno schiaffo) da Allan, prima del provvidenziale intervento di Milik e Llorente a calmare le acque (credibile come scelta, un duo che probabilmente riuscirebbe a dividere anche due lottatori di MMA).

Dopo il parapiglia Insigne, il capitano, sarebbe intervenuto dicendo «dì a tuo padre che noi ce ne andiamo a casa e che se ne parla domani a Castel Volturno perché noi con te non ci parliamo», quello che poi è stato definito “ammutinamento” ma che è piuttosto un mancato riconoscimento del potere dei figli rispetto a quello dei padri (praticamente un trattato psicologico). Quella sera del 5 novembre ebbe strascichi lunghi e pesanti. Uscirono altri retroscena, ci furono cause legali, si ruppe il rapporto di fiducia tra squadra e società e non fu più ricucito. Si potrebbe dire, addirittura, che forse da quella notte nasce il Napoli di oggi, una notte che abbiamo ricostruito con dei vocali su Whatsapp.




Paolo Di Canio contro José Mourinho

Realismo: 10/10

Cura del racconto: 7/10

Successo: 6/10

Accento: 9/10

Caso di audio che, però, non dice nulla di particolarmente nuovo. Il rant di Di Canio contro Mourinho, appena diventato il nuovo allenatore della Roma, non si discosta poi molto da quella che sarà la sua posizione ufficiale, più volte espressa durante il suo lavoro di opinionista su Sky. Certo, il tono è diverso - «Cra, avete preso il peggio che c’è in questo momento, poverino» dice a un certo punto aggiungendo altre considerazioni non piacevoli sul portoghese - e usarlo contro Di Canio è sbagliato. Lui stesso dirà senza problemi di essere stato l’autore ma che «non devo chiedere scusa a nessuno. Premetto che nelle conversazioni private faccio come mi pare». Dirà anche che quel singolo audio si inserisce in una serie di vocali molto più lunghi in cui dice anche cose positive su Mourinho (sarebbe interessante sapere quali) e che però non sono state inoltrate da chi li ha ricevuti. Sarà vero?

Intanto Di Canio diventa una base meme per i romanisti dopo la vittoria della Conference League.




L’addio di De Rossi

Realismo: 9/10

Cura del racconto: 7/10

Successo: 9/10

Accento: 9/10

La notizia del mancato rinnovo di Daniele De Rossi arriva su Roma e sulla Roma come un fulmine a ciel sereno. I retroscena si inseguono: cosa è successo? Di chi è la colpa? Perché, di nuovo, una brutta rottura con un simbolo della squadra e della città? In un mare di notizie più o meno inventate spuntano degli audio dello stesso giocatore che ricostruiscono la trattativa.

De Rossi racconta come dopo un anno di silenzio la società gli avrebbe comunicato la volontà di non rinnovare il contratto, per poi cambiare idea quaranta minuti dopo («n’anno che non se parlamo, nessuno me offre niente… Dopo due ore e mezza de colloquio pe’ dimme che non mi rinnovavano il contratto, dopo quaranta minuti arrivo a casa e me dicono: “no vabbè allora se vuoi fare il contratto, fattelo”»). Cosa è successo durante il colloquio? De Rossi avrebbe proposto un “contratto a gettone” - «Ho detto: voi dite che sto male? Allora datemi centomila a presenza. Se faccio dieci gare è un milione, con 30 tre milioni, con zero gioco gratis. Che problema c’è?» - che a quanto pare sarebbe stata anche l’idea di Baldissoni, sempre secondo l'audio di De Rossi.

Perché allora il rinnovo non è andato in porto in questa modalità? Nell’audio De Rossi non lo spiega. I giornali parleranno di dignità e orgoglio che lo portarono a rifiutare. La società fece trapelare una storia diversa, ma non è davvero importante. Ad esserlo è come anche la separazione tra un club e una sua bandiera sia stata inquinata da un audio, ancora di più condiviso da qualcuno vicino a De Rossi.

Forse non è un caso che molti di questi audio vengano da Roma o Napoli (sul club campano ce ne sono anche altri, meno virali, legati a questioni più o meno piccole riferite alla società e ai giocatori). Nelle due città esiste infatti tutta una filiera di radio e giornalisti che mandano avanti un mostro a sette teste della comunicazione parallelo a quello Nazionale. L'"ambiente romano" è un'entità difficile da definire, ma chi lo vive sa bene di cosa si tratta. Gli audio Whatsapp sembrano un’evoluzione di questa bolla comunicativa, addirittura un suo peggioramento.

Se la crisi dell'informazione (sportiva e non) è ormai irreversibile, questa deriva forse non ce la meritavamo. Magari siamo ancora in tempo per prenderli per quello che sono: forme d'arte del presente. Non belle, non brutte, ma virali. Non sono un linguaggio nuovo e codificato come i meme, e non hanno neppure il fascino distruttivo dei thread su Reddit. È comunicazione orale, la prima forma di passaggio delle informazioni tra uomini: l'Odissea, si dice, nasce dal passaggio di una storia di bocca in bocca. Oggi al posto della voce abbiamo gli smartphone, e al posto dell'Odissea le dipendenze di Maignan. Dobbiamo solo abituarci.




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