
Se esiste davvero una maledizione dei 35 anni in UFC, specialmente nelle categorie di peso inferiori, be’, Alexander Volkanovski - che di anni ne ha appunto 36 - è stato capace di spezzare anche quella. «Le avversità sono un privilegio», ha detto al termine del match. «Queste sono le cose su cui si scrivono i film». Volkanovski ha percepito immediatamente la grandezza dell’impresa portata a termine nel main event di UFC 314, durante il quale ha riconquistato il titolo dei pesi piuma, perso contro Ilia Topuria poco più di un anno fa.
E lo ha fatto contro un fighter che nella percezione generale doveva essergli superiore. Diego Lopes - definito «a gun», una pistola, dallo stesso Volkanovski - ha dimostrato la propria durezza e l’appartenenza all’élite di categoria nei match difficilissimi degli ultimi due anni. Ha prima accettato all'ultimo un match con Movsar Evloev arrivando corto, seppur di poco. Poi ha collezionato scalpi importantissimi: Gavin Tucker, Pat Sabatini, Sodiq Yussuf, Dan Ige e infine Brian Ortega. Solo Ige e Ortega sono arrivati a sentire il suono dell’ultima sirena. Grazie a queste performance e all’uscita di scena di Ilia Topuria, Lopes si è guadagnato la title shot nel suo primo match da cinque riprese.
Contro Topuria, a UFC 298, Volkanovski aveva perso la cintura in un match equilibrato, almeno fino al KO arrivato nel corso del secondo round. Topuria poi ha deciso di salire di categoria (dopo aver difeso il titolo contro Max Holloway) lasciando il titolo vacante e una divisione orfana di quello che sembrava essere il nuovo dominatore. Dopo un primo match contro un fighter nel top 3, Topuria (ammesso che vinca) andrà a sfidare il campione della divisione dei pesi leggeri, che in questo momento risponde al nome di Islam Makhachev. E proprio da lì è ripartito Volkanovski: dopo due KO subiti era legittimo avere dei dubbi su di lui e, considerando che rientrava contro la next big thing della categoria, la sua missione era ancora più complicata. Ma sono proprio cose come queste che restituiscono a Volkanovski il senso del suo soprannome, “The Great”, che ormai è diventato definizione.
Il match, nel suo svolgimento, è andato esattamente come ci si aspettava: con Lopes a fare da toro e Volkanovski a fare da torero. La partenza è stata per certi versi inaspettata. A un paio di uscite furiose e a volte mal controllate da Lopes, Volkanovski ha risposto con rapidi counter che si sono spesso infranti sul volto del suo avversario, evidenziando un mento d’altri tempi. Lopes ha sempre cercato lo scambio selvaggio, accettando anche di incassare un alto numero di jab.
Il primo round ha visto Volkanovski mettere in atto un lavoro di in&out minuzioso e certosino, fatto di finte continue, movimenti illeggibili e multidirezionali, cambi di livello, cariche improvvise. Ha centrato Lopes anche con dei colpi da KO, ma come detto, il brasiliano non si è mai disconnesso, anzi, ha dimostrato una durezza senza precedenti. Dopo aver messo a segno dei colpi da knockdown, Volkanovski ha anche portato a termine un takedown grazie all’ausilio della parete e a un bellissimo outsider trip; questo è stato l’unico atterramento riuscito in tutto il match a fronte di dieci tentativi.
In questo senso, Lopes è cresciuto molto nel corso dei round, limitando il lavoro dell’australiano e costringendolo a trovare sempre nuovi metodi d’approccio. Volkanovski, però, non ha avuto particolari problemi - probabilmente è il fighter con l’arsenale più vasto ed equilibrato dell'intero roster UFC - e ha mostrato da subito anche una propensione sorprendente al wrestling in un’amalgama continua del lavoro nelle differenti fasi.
Anche il secondo round, sulla falsariga del primo, è stato controllato in lungo e in largo da Volkanovski, ma nelle battute finali, mentre l’australiano andava a marcia indietro per contenere l’esplosività di Lopes, è incappato in un uno-due pericoloso, anche se arrivato non a piena potenza. Volkanovski è andato giù, ma si è ravvivato immediatamente, mostrando rabbia e frustrazione all’angolo per aver perso l'inerzia che stava dettando in maniera perfetta. C’è da dire che, a fronte di un round quasi completamente dominato, un knockdown non nettissimo forse ha portato i giudici ad assegnargli anche il secondo round (almeno a due di loro).
Nel corso del terzo round, è arrivata una statistica interessante: in dieci incontri titolati, Volkanovski non ha mai perso il terzo round (con Topuria non c’è arrivato, ovviamente) e anche questa volta non ha fatto eccezione. Ripresa la bussola, il nuovo campione ha mostrato degli sprazzi del se stesso più giovane, o almeno così hanno detto Joe Rogan e altri commentatori. Ovviamente fisicamente Volkanovski non può essere lo stesso che ha strappato il titolo a Max Holloway, forse la sua versione migliore in assoluto, ma oggi può sopperire a certi cali atletico-fisici con un’esperienza impareggiabile, una lettura degli avversari che in pochi riescono ad avere e ad un dominio dell'inerzia che raramente si è visto dentro la gabbia.
Il terzo round è stato un round di controllo e, nonostante non sia riuscito a mettere a segno alcun takedown, ha iniziato a stabilire ed imporre il suo range grazie a un jab incredibilmente a tempo e a movimenti che gli hanno permesso di ritagliarsi lo spazio necessario. Lopes, dal canto suo, ha accettato di iniziare a subire il jab pur di arrivare a misura ma, nonostante un leggero vantaggio nell’allungo, non è riuscito ad imporre né una risposta colpo su colpo né una propria combinazione serrata di colpi data da un’aggressione verticale. Alla fine, calcolando la pesantezza dei pugni di Lopes, gliene sarebbe bastato uno per cambiare l'inerzia dell'incontro.
Il momento più duro per Volkanovski è stato durante il quarto round, l’unico che personalmente credo abbia perso. Dopo essere partito molto bene, Volkanovski è sembrato impigrirsi nei movimenti. Forse l’intenzione era quella di abbassare il ritmo per controllare meglio il colpo singolo di Lopes, con il quale il brasiliano ha provato a rispondere più volte. A seguito del primo colpo a segno, Lopes ha sempre cercato di raddoppiare, ma Volkanovski, che ha un vero e proprio senso di ragno, è quasi sempre riuscito a contenere il primo e schivare il secondo.
Dicevo però che c'è stato un momento nel quarto round - un momento prolungato, diciamo così - dal quale se ne può uscire solo con qualità eccezionali, come quelle che ha sfoggiato Volkanovski. Come ho detto, Lopes ha sempre provato ad aggredire e eventualmente incrociare Volkanovski con una doppietta di colpi pesanti. Lopes carica molto il colpo, ma è rapido, potente e letale, e anche i suoi colpi caricati arrivano a bersaglio ad altissima velocità. Nel quarto, è andato a segno con una combinazione diretto-montante che ha impaurito sia Volkanovski che i suoi fan per dei secondi che sono sembrati minuti. Il guantino di Lopes ha infatti abraso l’occhio di Volkanovski, e questo ha cominciato a pedalare all’indietro sperando di andare a segno con colpi di rientro, “percependo” più che vedendo davvero il suo avversario. Lopes all’inizio ha caricato cercando il KO, ma dopo ha atteso per provare a mettere a segno l’ennesimo colpo singolo, invano. Al termine del round dal quale era uscito non benissimo, Volkanovski ha detto al suo angolo che stava lentamente recuperando la vista.
A questo punto è arrivato il capolavoro tecnico-tattico di Volkanovski. Lopes aveva già speso molto sia dal punto di vista fisico che mentale: ha aggredito Volkanovski, ha difeso quasi tutti i tentativi di takedown, ha cercato ripetutamente di ingabbiarlo con l’aiuto della parete, ma il footwork del suo avversario è sembrato veramente d’altri tempi. Probabilmente Lopes voleva attendere le ultime battute per sfidare Volkanovski al centro della gabbia, à la Max Holloway. Volk ha accettato, ma non stupidamente. Si è rimesso al centro dell’ottagono, ha fatto esporre Lopes, è rientrato ed è uscito ancora dal range, riassestandosi e mantenendo il proprio ritmo. Lopes lo ha inseguito, ha urlato, ha cercato di provocarlo, ma un fighter intelligente come Volkanovski non poteva ormai perdere la bussola.
Alla fine, i giudici hanno scritto 49-46 e 48-47, un risultato giusto, che ha incoronato per la seconda volta Alexander Volkanovski re dei pesi piuma, rimandando Diego Lopes, ma confermandone le grandissime abilità in gabbia. Lopes ha dimostrato di essere un fighter che appartiene all’élite del combattimento. Ha già trent’anni, ma pare avere dei margini di miglioramento non indifferenti e sicuramente nel suo prossimo match vorrà confermare la sua presenza nella top 3. Potrebbe essere interessante vedere un rematch contro Movsar Evloev, in questo senso.
Per Volkanovski invece è stato un salto in paradiso: ha ricordato Adesanya nel match vinto contro Pereira, ha detto che è per momenti come questo che si vive e che non sapeva descrivere quanto fosse contento e soddisfatto. Ovviamente non siamo più di fronte al Volkanovski che riuscì a battere Chad Mendes, Jose Aldo e tre volte Max Holloway, ma le sue abilità sono ancora sufficienti a tenere in scacco la divisione per lungo tempo. E ne parliamo come se Alexander “The Great” avesse ancora qualcosa da dimostrare, ma cos’altro dovrebbe dimostrare un fighter che in UFC si ritrova ad oggi a una sola lunghezza dal numero di match titolati di Jose Aldo?
Volkanovski è ormai nel gotha dei migliori, ha riscosso complimenti e confermato il suo status di leggenda, sia da parte dei fan che da parte dei colleghi (è ormai famosa l’intervista con Jon Jones che lo riempie di complimenti). Alexander Volkanovski non ha più nulla da dover provare, nella sua carriera nelle MMA, eppure continua a regalarci serate come questa, e noi non possiamo che ringraziarlo.