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La supremazia di Sneijder a Euro 2008
09 giu 2021
Un centrocampista che portava ordine in un calcio più caotico.
(articolo)
10 min
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I grandi tornei tra nazionali portano con sé un patrimonio di esperienze condivise che appassionati e media fanno di tutto per tramandare di generazione in generazione ogni quattro anni. Anche stavolta, a ridosso dell’Europeo, riguarderemo con piacere i video dei rigori tra Italia e Olanda, del gol di Gascoigne alla Scozia e leggeremo articoli sulle splendide partite di Roberto Mancini nell’’88 o sulla Danimarca nel ‘92. Il calcio ha le sue tradizioni da onorare ed è nostra responsabilità trattare con cura questi ricordi. L’account ufficiale di Euro 2020 e alcuni video maker di YouTube e Twitter, però, stanno scendendo ancora più in profondità. In questi giorni è tutto un florilegio di highlights individuali dei migliori giocatori della storia recente degli Europei. Si va dai classici, come Zidane in ballerine e calzamaglia contro il Portogallo nel 2000, a episodi più ricercati: Rooney diciottenne che si abbatte su Euro 2004, Arshavin che demolisce l’Olanda nel 2008, Luís FigoZidane imberbi a Euro ’96. Le prestazioni più underground in assoluto, per la gloria effimera di quella Nazionale, sono però quelle di Wesley Sneijder nel girone di Euro 2008 contro Italia e Francia.

Il gruppo C dell’Europeo di Austria e Svizzera è il girone della morte. Sulla carta l’Olanda è il terzo incomodo, le favorite sono le due finaliste del mondiale del 2006, Italia e Francia. La Nazionale di Donadoni, dopo un inizio difficile, ha concluso bene il girone di qualificazione. Certo, manca Totti, ma l’attacco sembra anche più forte di quello campione del mondo. Toni ha vinto il titolo di capocannoniere in Bundesliga, Del Piero ha fatto lo stesso in Serie A; Di Natale è al picco, gioca ancora da ala sinistra e in Nazionale segna spesso; Cassano ha ritrovato la forma migliore alla Sampdoria e sente la fiducia del CT. La Francia, invece, è alla sua prima competizione internazionale senza Zidane. Ribery però è diventato stabilmente uno dei giocatori più forti del mondo, Henry è ancora un fuoriclasse, Malouda è un giocatore d’élite e tra i convocati, alle loro spalle, ci sono Nasri, Benzema e Ben Arfa. L’Olanda travolgerà entrambe, sarà la squadra migliore della fase a gironi, salvo sciogliersi agli ottavi contro la Russia di Arshavin.

Quella di Euro 2008 è stata l’ultima Nazionale olandese fedele alla propria tradizione, l’unica a concederci il piacere di schierare contemporaneamente due trequartisti puri come Sneijder e van der Vaart – né mezzali riadattate, né ali che entrano dentro il campo. È durata poco, ma la squadra di van Basten in quella fase a gironi è stata una delle espressioni più piacevoli della storia recente del calcio per Nazionali.

Euro 2008 è la competizione dei grandi centrocampisti, raramente c’è stata una concentrazione di registi, mezzali e trequartisti così forti e tecnici in un singolo torneo per nazionali: a livello estetico, l’Europeo più appagante di sempre per chi ama i centrocampisti di tocco. Sneijder era meno peculiare di altri: non aveva il talento mistico di Iniesta o del ventiduenne Modrić, non era un dittatore come Xavi, né aveva il gusto barocco del suo gemello van der Vaart. L’ex Inter era un giocatore più ortodosso, un manuale vivente di controlli orientati, protezione palla e balistica, la massima espressione del cruyffismo tra i giocatori lanciati dall’Ajax. Magari meno artistico degli altri, Sneijder era pura perfezione formale nel tocco, con un’intelligenza e una visione di gioco su qualsiasi distanza che lo hanno reso uno dei giocatori più forti della sua generazione, a prescindere da quanto breve sia stato il suo prime. Per van Basten non ci sono dubbi: «Secondo me è il centrocampista olandese migliore di sempre», dirà qualche anno dopo in un’intervista.

In quel momento Sneijder ha ventiquattro anni. Ha appena vinto da protagonista la Liga col Real Madrid di Schuster e ha ancora qualche ciocca di capelli con cui prova a nascondere la calvizie incipiente. L’anno dopo, un po’ per gli infortuni, un po’ per bilanciare gli acquisti di Kakà, Cristiano Ronaldo, Xabi Alonso e Benzema, Florentino lo avrebbe ceduto all’Inter.

Come si toglie la palla a Sneijder?

Il primo ricordo che abbiamo dell’olandese in Italia è il derby vinto 4-0 contro il Milan. Sneijder è sbarcato da poche ore ma è già padrone della squadra. Gennaro Gattuso prova sulla propria pelle cosa significhi giocare contro il miglior Sneijder e a metà primo tempo un intervento da dietro sul trequartista nerazzurro gli costa l’espulsione. È stato ingenuo Gattuso, non tanto per il fallo in sé, quanto perché già all’Europeo di due anni prima Sneijder lo aveva mandato al manicomio per tutti i novanta minuti.

Per farlo convivere con van der Vaart, van Basten schiera un 4-2-3-1 in cui l’ex Amburgo occupa il centro della trequarti, mentre il dieci si posiziona a sinistra. Un matrimonio perfetto, perché mentre van der Vaart da buon mancino orbita tra centro e centro destra, Sneijder si accentra nel mezzo spazio sinistro. L’Italia risponde con un 4-3-3 e Sneijder si incastra nel triangolo formato da Panucci, terzino destro, Barzagli, centrale e Gattuso, mezzala destra. Il centrocampista del Milan in quel momento è uno dei migliori incontristi al mondo: non riuscirà mai a contendere la palla a Sneijder e in un paio d’occasioni finirà anche a terra nel tentativo di contrastarlo. Si capisce tutto già dal primo minuto, in un’azione non registrata dal video dell’UEFA, un tentativo di pressing in cui Gattuso va a vuoto come un bambino che sul fondale prova a catturare un pesce con le mani.

Sneijder si abbassa in mediana, riceve un passaggio orizzontale da van Bronckhorst, orienta il controllo verso il centro del campo e Gattuso lo aggredisce alle spalle. L’olandese aspetta che gli arrivi addosso, Gattuso mette il piede come ha fatto mille volte in carriera e Sneijder come niente… puff… sparisce: mentre l’avversario affonda il tackle Sneijder copre la palla e senza spostarla di un millimetro le ruota attorno con l’esterno per poi sfuggire sul lato destro di Gattuso, che per inerzia continua la sua inutile corsa verso il centro del campo.

Oggi il calcio è diventato uno sport di controllo, senza ma soprattutto con la palla. Nel 2008, nonostante la vittoria della Spagna segni un cambio di paradigma, si gioca in maniera diversa. Poche settimane prima Liverpool e Chelsea hanno dato vita a una delle semifinali di Champions più belle di sempre, in un confronto che però è stato uno scambio di colpi continuo. Il senso di controllo del calcio di oggi è figlio della tattica ma anche del modo in cui tutti i giocatori, ad alto livello, sanno mantenere la palla sotto pressione. Con gli occhi del 2021, Sneijder in quell’Europeo esercita un fascino magnetico perché porta ordine in un calcio più caotico di quello dei nostri tempi.

L’Olanda contro l’Italia impone un ritmo che i nostri difensori e i nostri centrocampisti non sanno sostenere, forzando anche verticalizzazioni e recuperi delle seconde palle. Neanche centrocampisti e difensori olandesi sembrano fatti per giocare in modo così veloce, eppure dalla loro parte ci sono Sneijder e van der Vaart, che non si lasciano mai sopraffare dai ritmi, proteggono la palla e rendono la squadra padrona del contesto, mentre l’Italia può solo subirlo. Sneijder tocca e conduce in modo troppo fluido rispetto agli altri giocatori, che sembrano quasi muoversi a scatti in confronto a lui: ovunque ci sia uno spazio libero, l’olandese trova il modo per occuparlo palla al piede, perché con quel fisico tarchiato, quel dinamismo e quei piedi la palla può orientarla con qualsiasi angolatura, così da garantirsi un margine di manovra ingiocabile nello stretto, anche senza saltare direttamente l’avversario.

Prendiamo l’azione a 01:11 del video della UEFA. Riceve una palla in verticale da van Bronckhorst sul lato sinistro dell’area e si ritrova in uno contro uno frontale con Barzagli. Zambrotta sta rientrando per aiutare il compagno, all’inizio è fuori inquadratura. Sneijder però lo ha già visto, perché come tutti i migliori centrocampisti ragiona con la testa alta; sa che non può sgusciare in mezzo a due, non è un giocatore in grado di forzare il dribbling, deve manipolare la loro marcatura. Allora fa una veronica usando solo il destro, due tocchi di suola: col primo toglie il pallone dalla disponibilità di Barzagli, col secondo si gira spalle alla porta verso la linea laterale, per prevenire il tackle di Zambrotta. Un giocatore normale potrebbe ricavarci al massimo una rimessa, ma Sneijder aveva previsto tutto: la veronica è un invito alla pressione di Zambrotta, che così lascia scoperto uno spiraglio per condurre all’indietro. Sneijder fa uno scavetto per allontanare la palla dal terzino del Barcellona, si piega sul busto e lo salta, per poi tornare da van Bronckhorst, che può attaccare sulla trequarti a palla scoperta. La tecnica di Sneijder è carta moschicida per gli avversari, che si radunano intorno a lui, non riescono mai a togliergli la palla, e allo stesso tempo lasciano un avversario – van Bronckhorst in questo caso – liberissimo di ricevere.

La giocata con cui ricorderemo Wesley Sneijder

Alla Francia tocca la stessa sorte, con l’aggravante della presenza di Robben, assente contro l’Italia: una mattanza, un 4-1 da annoverare tra le partite più belle della storia degli Europei, in cui Henry risponde ai fuoriclasse olandesi con un gol di una delicatezza vergognosa, un piatto al volo in cui il tocco è quasi impercettibile. Il copione per Sneijder è lo stesso: si piazza alle spalle del centrocampo, sul centrosinistra, e da quella posizione fa quello che vuole. La Francia, come l’Italia, si allunga e Sneijder mette su un clinic su come si gioca alle spalle del centrocampo.

L’olandese offre registri di gioco che appartengono a un calcio più evoluto rispetto a quello di Italia e Francia. Nessun tocco è casuale, il piede è direttamente collegato al cervello, non c’è sproporzione tra testa e talento. Lui è conscio della sua superiorità e fa di tutto per ricevere in zone sensibili, tra centrocampo e difesa, dove gli spazi si restringono ma è più facile portare un uomo fuori posizione. Si noti la differenza, in Italia-Olanda, con un altro fuoriclasse come Pirlo. L’italiano cerca di sfilarsi dal caos, si abbassa per farsi dare la palla senza marcatura e mettere chiarezza alla manovra azzurra. Sneijder invece si prende la responsabilità di ricevere laddove la pressione è più aggressiva e non c’è spazio già sul primo controllo.

I canali intermedi nelle analisi e negli articoli dell’epoca non erano rilevanti come oggi. Sneijder però vinceva le partite proprio da quelle aree di campo. Ogni sua ricezione dietro il centrocampo, nel corridoio a metà tra centro e fascia, era una crepa nella struttura difensiva avversaria, a cui pochi avversari sapevano mettere mano.

Sarebbe stato bello vederlo al top ora, in un calcio così vincolato all’occupazione dei mezzi spazi tra le linee. Nessuno dominava quella zona meglio di lui e anche oggi che esistono sempre più specialisti delle ricezioni tra le linee, nessuno raggiunge l’eccellenza di Sneijder: quale centrocampista riceve spalle alla porta per poi ruotare frontalmente con la sua precisione e la sua rapidità? La postura perfetta, che dettava in maniera naturale il passaggio al mediano, il controllo orientato con il piede più lontano, che manda all’indietro il pallone e sorprende il marcatore alle spalle, il secondo tocchettino con cui si gira per rifinire o calciare. C’è tutto questo nel gol a 1:24 del video del canale degli Europei, con la Francia lunghissima e la ricezione alle spalle di Toulalan, che fatica a stare dietro alle scodate del suo bacino. Quei tocchi minuscoli si traducono in una conclusione a giro che tocca la traversa ed entra in rete.

Il tiro lo scocca col destro, ma non dimentichiamoci che avrebbe potuto fare tutto ciò anche col mancino, visto che Sneijder rappresentava uno dei rari casi di ambidestria perfetta. A volte, poi, non aveva neanche bisogno di usare i piedi. La sua conoscenza del gioco tra le linee era tale da potersi permettere di aspettare l’uscita del difensore, coprire la palla sulla verticalizzazione del centrocampista e lasciarla sfilare senza mai toccarla, saltando il marcatore in uscita con un semplice movimento dei fianchi.

Due minuti e venti di video sono comunque pochi per un campione la cui carriera non ha reso giustizia al suo talento, al netto dei titoli vinti. Contro Italia e Francia ci sono altre giocate che dalla UEFA non hanno registrato: un tacco per van Bonckhorst che passa attraverso Panucci dopo due minuti, una protezione palla su Gattuso dopo uno stop di petto al 33’ e la connessione con van der Vaart. Perdere una partita d’esordio agli Europei non è mai un piacere, ma a tredici anni di distanza il ricordo di Sneijder che ruota sulla palla in mezzo ai nostri centrocampisti genera la stessa nostalgia che avrebbe suscitato una vittoria. Non c’è niente di meglio di una grande prestazione individuale sui palcoscenici più importanti.

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