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Il West Ham è la sorpresa della Premier League
01 mar 2021
Contro ogni aspettativa, la squadra di Moyes sogna un'incredibile qualificazione in Champions.
(articolo)
14 min
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Forse a inizio stagione nessuno si aspettava che a questo punto, dopo 26 giornate, il West Ham si sarebbe trovato così in alto in classifica, a lottare per un posto nella prossima Champions League. Un risultato decisamente inaspettato e oltre ogni più rosea aspettativa, considerato l’andamento delle ultime stagioni, ma che la squadra di David Moyes sta cavalcando sull’onda dell’entusiasmo e della continuità nelle prestazioni.

Nemmeno l'ultima sconfitta contro il Manchester City ridimensiona il momento magico e le ambizioni degli "Hammers". La squadra di Guardiola scoppia di salute e ha vinto le ultime venti partite giocate, e il West Ham l'ha affrontata senza tre titolari come Fabianski, Ogbonna e Bowen. Eppure gli "Hammers" sono stati gli avversari che più hanno messo in difficoltà il City nelle ultime settimane, hanno concesso soltanto 7 tiri (di cui 3 in porta) pur avendo un possesso palla del 38%, hanno rimontato il primo svantaggio e nel finale hanno anche avuto un’altra grande occasione per pareggiare.

Il gol del momentaneo 1-1 segnato contro il Manchester City. La palla viene girata da un lato all’altro del campo con pochi tocchi e tre passaggi. Il cross trova Lingard in area, il cui tiro svirgolato si trasforma in un assist per Antonio, che anticipa la difesa.

La nuova era degli “Hammers” doveva iniziare nell’estate del 2018, con le dichiarate ambizioni europee della proprietà che si erano concretizzate in un mercato da oltre 100 milioni spesi su 10 giocatori diversi e sull’ingaggio come allenatore di una figura di alto profilo, Manuel Pellegrini. L’ingegnere cileno aveva preso il posto di David Moyes, che aveva condotto il West Ham alla salvezza soltanto qualche mese prima dopo essere arrivato a stagione in corso. Il manager ex Manchester City non è però mai riuscito a imporre la giusta mentalità ed è stato esonerato a fine 2019, con la squadra impantanata in fondo alla classifica e nel pieno di una crisi che sembrava irreversibile. A rimettere in piedi le cose ci ha pensato di nuovo Moyes, che pur senza strafare ha comunque chiuso la stagione cinque punti sopra il terzultimo posto.

Se si pensa a come era messo male il West Ham quando è arrivato Moyes, l’attuale posizione in classifica è ancora più sorprendente. Uno dei motivi di una stagione così positiva va forse ricercato nella poca pressione e nelle basse aspettative che circondavano la squadra. La prima persona a cui non veniva dato credito era proprio l’allenatore scozzese, la cui “macchia” dei dieci mesi fallimentari al Manchester United come erede di Sir Alex Ferguson ne ha probabilmente intaccato per sempre il giudizio nell’immaginario comune, facendo dimenticare quanto di buono aveva fatto nella lunga militanza all’Everton.

Moyes ha puntato da subito sul suo modulo preferito, il 4-2-3-1, anche se durante questa stagione si è adattato per un periodo al 5-4-1, prima a causa dell’infortunio di Noble e poi perché aveva dato buoni risultati. Il 4-2-3-1 ha dato alla squadra certezze tattiche e un’identità che sotto Pellegrini erano fortemente mancate. Una volta liberatosi degli acquisti fallimentari della gestione precedente (i vari Wilshere, Carlos Sanchez, Zabaleta, Fredericks, Haller, Carroll, Felipe Anderson), Moyes si è concentrato sul rafforzare i punti deboli (sono arrivati due giocatori dallo Slavia Praga, Soucek e Coufal, Bowen dall'Hull City, il difensore Dawson in prestito dal Watford e l’attaccante Benrahma, riscattato dal Brentford) e sul valorizzare i suoi uomini chiave (su tutti Rice, Antonio e Cresswell).

Il West Ham tende a iniziare l’azione senza lanciare lungo ma partendo dalla difesa, in genere sfruttando il piede di Ogbonna. Oltre il 75% delle loro azioni si sviluppa sulle corsie esterne. In questo esempio nella sfida contro il Leicester, Balbuena entra in possesso e verticalizza sulla linea del fallo laterale per Antonio. L’attaccante, dopo aver guadagnato una punizione, fa un cambio di campo per Cresswell, che crossa poi in area per lo stesso Antonio, che segna. Tre passaggi e un gol, Moyesball.

Il calcio di Moyes non è di certo spettacolare e forse non è adatto a una grande squadra, ma è efficace e riesce a dare stabilità. Il suo stile si può riassumere prendendo in esame quattro valori statistici: il West Ham è una delle peggiori squadre del campionato per valori medi di possesso palla (non raggiunge il 44%) e precisione nei passaggi (77%), ma anche secondi per duelli aerei (quasi 21 a partita) e primi per gol realizzati da palla inattiva (12).

Sulle palle inattive la qualità di Cresswell si coniuga perfettamente con la presenza e il tempismo dei saltatori in area. Nel gol segnato da Diop contro lo Sheffield, per esempio, ben cinque saltatori attaccano l’area piccola con aggressività e decisione.

Ogbonna si è imposto finalmente come leader difensivo. La sua qualità palla al piede, unita alla prestanza fisica e soprattutto alle capacità di lettura delle situazioni, ne hanno fatto il perno del reparto arretrato. Durante l’esperienza con tre difensori è stato affiancato da un marcatore come Balbuena (e più raramente da Diop, che ha perso posizioni nelle gerarchie) e da Cresswell, a cui veniva spesso lasciato spazio per assecondare le proprie caratteristiche di terzino di spinta sfruttandone la qualità al cross. Col ritorno alla linea a quattro si sta però imponendo sempre più come secondo centrale Dawson, difensore molto solido e con il vizio del gol (nell’Ovest di Londra lo chiamano già “Virgil van Dawson”). Nel ruolo di terzino destro Coufal ha apportato fisicità ed energia (guida i suoi con 2,5 contrasti a partita), bilanciando con un atteggiamento più difensivo la spinta che invece si ha sul lato sinistro, prima occupato da Masuaku e ora tornato di competenza di Cresswell. Il numero 3 ha un eccellente piede nel servire palloni lunghi e nei cross, e ha già collezionato 6 assist (di cui due in una singola partita, la vittoria per 3-0 in casa del Leicester) che ne fanno il quinto assist-man della Premier.

L’assenza di Ogbonna si è fatta sentire contro il Manchester City. In occasione del primo gol, Dias prende il tempo a Diop attaccando lo spazio alle sue spalle e segnando di testa sul perfetto cross di De Bruyne. Sul secondo gol, i due difensori centrali restano nell'area piccola e nessuno esce a prendere Stones al centro dell’area, che calcia quindi senza disturbo.

La stella degli “Hammers” è comunque Declan Rice, che nonostante i soli 22 anni vanta già 137 presenze in prima squadra, la fascia di vice-capitano e un titolo di giocatore dell’anno. Nonostante una carriera giovanile da difensore centrale, è stato Pellegrini a vedere in lui un futuro da mediano e a buttarlo nel grande calcio dandogli piena fiducia, che l’irlandese naturalizzato inglese ha ripagato a pieno fin da subito. La sua presenza in mezzo al campo è magnetica, con una quantità impressionante di contrasti vinti, palloni intercettati e recuperati. Allo stesso tempo Rice è pulito tecnicamente, grazie ad agilità, tempismo e capacità nelle letture, a cui si aggiungono intelligenza tattica e leadership. Non è un caso che il Chelsea lo volesse fortemente e che Moyes abbia risposto che per averlo erano necessari “i soldi della Banca d’Inghilterra”. Dallo scorso gennaio, la partnership a centrocampo – posto che il minutaggio del capitano Noble si è ridotto a causa dell’età che avanza e dei primi acciacchi fisici – si compone con Tomas Soucek, probabilmente il giocatore che più ha contribuito al recente cambio di passo: i suoi 192 centimetri per 86 kg ne fanno un colosso insuperabile nelle palle alte (vince sei duelli aerei a partita di media) e granitico nei contrasti (è il giocatore che ha commesso più falli in campionato), utile quindi sia difensivamente che sulle palle inattive, con il nazionale ceco che ha già segnato 8 reti. Le sue caratteristiche da giocatore box-to-box lo rendono uno dei profili preferiti dal suo allenatore, e non è azzardato paragonarlo al Fellaini dei tempi dell’Everton.

L’azione del secondo gol segnato contro il Wolverhampton a settembre parte con un recupero palla in zona difensiva, propiziato dalla densità di uomini e dal lavoro di Declan Rice, servendo poi Antonio in profondità.

Il West Ham tende a difendersi con un blocco basso e compatto, chiuso in un 4-5-1 che lascia pochi spazi centralmente (per dare un’idea di quanto stiano bassi, sono ultimi in Premier League non solo nei contrasti tentati nella trequarti avversaria ma anche in quelli nella metà campo avversaria) e fa molto affidamento sulle qualità dei suoi uomini chiave. L’organizzazione difensiva consente di subire pochi tiri in porta (95), un aspetto che unito alla solita affidabilità di Fabianski tra i pali ha permesso alla squadra di concedere soltanto 31 reti (a fronte di 29 xGA) e di essere quindi la settima miglior difesa, tenendo per ben 9 volte la porta inviolata.

Un esempio del blocco difensivo ultra-basso e compatto nella partita contro il Tottenham, con otto giocatori dietro la linea della palla.

Per quanto riguarda la struttura offensiva, il West Ham si affida a una linea di trequartisti che supportano una prima punta. Considerato del tutto fallito l’esperimento Sébastien Haller (arrivato due estati fa per la cifra astronomica di 50 milioni dall’Eintracht Francoforte e venduto a gennaio all’Ajax per meno della metà), che comunque ha contributo con 14 reti in 53 presenze, la mossa decisiva, per cui vanno riconosciuti ampiamente i meriti a Moyes, è stata quella di aver spostato Antonio in posizione di numero 9. Il giamaicano nelle nove partite del “Project Restart” della scorsa estate ha segnato otto gol, di cui quattro in una singola gara, mentre quest’anno è a quota sette ma con diverse partite saltate per un infortunio muscolare. Il 30enne è un giocatore esplosivo e veloce nel dribbling, ma grazie al fisico imponente sa farsi valere anche nel gioco spalle alla porta e, soprattutto, porta al reparto quella mobilità che permette di aprire spazi ai compagni e di allargare le difese.

Qui un video del 2019 in cui Antonio parla delle sue migliori esultanze.

La trequarti è ricca di giocatori tecnici e di qualità, che stanno contribuendo in maniera più che fondamentale alla causa con gol e assist. Fornals, arrivato lo scorso anno dal Villarreal per 28 milioni dopo essersi messo in mostra con la Nazionale U21, sta finalmente esprimendo al meglio il suo potenziale sul lato sinistro di campo, dove si combina alla perfezione con i movimenti del terzino. Bowen, sulla destra, si è adattato a fare l’ala e sta segnando con continuità (5 gol e 3 assist quest’anno) dopo essere andato in doppia cifra realizzativa per tre stagioni consecutive all’Hull City. C’è poi Lanzini, recuperato ormai del tutto dal brutto infortunio al legamento di due stagioni fa, diventato un’ottima risorsa soprattutto a partita in corso. Discorso a parte meritano invece Benrahma e Jesse Lingard.

La capacità di Michail Antonio di proteggere palla sfruttando la fisicità è fondamentale per permettere ai trequartisti di attaccare lo spazio in velocità. Contro l’Aston Villa, l’attaccante n. 30 controlla e scarica dietro per Fornals, accentratosi dal mezzo spazio di sinistra, che serve subito la corsa di Soucek in area.

Said Benrahma è stato riscattato dal Brentford dopo l’iniziale prestito. L’algerino, che nelle due stagioni giocate con il Brentford ha contributo a un totale di 50 reti e ha rappresentato una costante minaccia per le difese avversarie, è da molti considerato il talento più puro visto al London Stadium dai tempi di Payet. Nonostante il grande hype che lo circondava, il suo inizio al West Ham non è stato però esaltante. Moyes lo ha infatti utilizzato col contagocce (ha sì 17 presenze, ma soltanto otto volte ha giocato più di 60 minuti), schierandolo sia sulla sinistra che in posizione centrale. Non ha ancora segnato con la nuova maglia, anche se è riuscito a servire quattro assist (di cui uno contro il Fulham in 18 minuti di gioco, uno contro l’Aston Villa in 45’ e uno contro lo Sheffield United addirittura in 8’).

L’attacco dell’Aston Villa è pigro nel controllo di palla, favorendo il recupero di Soucek. Segue una verticalizzazione immediata per Antonio, che avanza mentre al suo fianco Lingard è prontissimo nel leggere la situazione e allargarsi verso destra, ricevendo e segnando poi il suo secondo gol di giornata.

Lingard, al contrario, è arrivato a fine gennaio tra lo scetticismo generale. L’opinione comune sul 28enne era quella di un talento ormai perso, finito ai margini delle rotazioni al Manchester United (l’anno scorso ha segnato un solo gol in campionato, all’ultima giornata, giocando meno di 1000 minuti) e ormai irrecuperabile, anche a causa di alcuni problemi a livello personale e familiare. Lingard però, valorizzato dal nuovo ambiente e dall’immediata fiducia di Moyes, che lo ha schierato titolare quattro volte, dopo la doppietta all’esordio ha segnato anche con il Tottenham e servito un assist contro lo Sheffield, oltre a propiziare con il suo tiro impreciso il gol di Antonio contro il Manchester City.

La ritrovata vena di Lingard la si nota praticamente in ogni azione offensiva del West Ham, dove è già diventato uno dei punti di riferimento per i compagni. Il suo movimento non si limita soltanto al tagliare internamente partendo da sinistra cercando continuamente la palla per essere coinvolto negli scambi brevi, ma si arricchisce anche delle accelerazioni palla al piede e della qualità nel dribbling.

Il West Ham è l'ottavo attacco del campionato con 40 reti segnate. Di queste, ben 12 sono arrivate da calcio piazzato, fondamentale nel quale la squadra eccelle grazie alla presenza fisica e all’ottima capacità di crossare. I gol su azione manovrata sono però soltanto 22, una cifra inferiore rispetto alle squadre vicine in classifica, e alla lunga la cosa si potrebbe rivelare un problema. La mancanza di alternative ad Antonio come prima punta (curiosità statistica: tutti i suoi 43 gol segnati sono arrivati da dentro l’area di rigore) è una questione conosciuta ma sulla quale si è deciso di non intervenire a gennaio. Con Yarmolenko out per un problema ai legamenti, l’unica opzione sarebbe quella di avanzare uno tra Lingard e Benrahma, ma la poca voglia di Moyes di sperimentare nuove soluzioni gli si potrebbe ritorcere contro.

Finora gli “Hammers” hanno raccolto sette sconfitte in campionato, di cui sei contro delle “Big Six”. Un motivo molto banale potrebbe essere che la scelta di concedere molto possesso agli avversari e tenere un atteggiamento passivo contro le squadre più forti e organizzate finora non ha pagato. Per il modo in cui gioca il West Ham riesce spesso a difendere il risultato se segna per primo, al contrario se passa in svantaggio fa molta fatica a rimontare. Un’eccezione è stata la partita di andata contro il Tottenham, finita 3-3 con tre gol segnati negli ultimi dieci minuti dopo essere andati in svantaggio per 3-0.

Quando la palla circola nella zona centrale di campo solitamente è con tocchi rapidi e progressivi. Contro il Leicester, non appena Rice vince il possesso gioca velocemente su Fornals, che lancia subito per la corsa del terzo uomo Bowen in profondità.

È interessante notare come le migliori vittorie in stagione siano arrivate in incontri in cui la squadra di Moyes ha tenuto molto poco la palla – un misero 31% di possesso nella vittoria per 3-0 in casa del Leicester, un 38% nella goleada 4-0 contro il Wolverhampton e un 36% nella vittoria per 2-1 a Leeds – a testimonianza di quanto il West Ham cerchi di sfruttare transizioni veloci e verticalità rispetto a una manovra ragionata, scelta che tutto sommato sta pagando.

Forse il più grosso rammarico della stagione è la sfida in FA Cup contro il Manchester United. Portata ai supplementari grazie a tanto lavoro difensivo e a due grandi parate di Fabianski, la partita è poi finita 1-0 per lo United grazie a un gol di McTominay al termine di una ripartenza. Una sconfitta che ha lasciato l’amaro in bocca e che neanche le vittorie nei derby con Crystal Palace, Fulham e Tottenham sono probabilmente riuscite a cancellare.

Rice sbaglia a controllare palla in zona offensiva e favorisce il recupero di Shaw. Martial guida la ripartenza allargando poi sulla sinistra per il cross. Sulla seconda palla si avventa il centrocampista scozzese dei Red Devils che calcia forte di prima intenzione.

Il calendario da qui alla fine della stagione appare in salita, e un primo assaggio si è avuto nell’ultima sconfitta per 2-1 in casa del Manchester City. Il West Ham è arrivato in alto contro ogni aspettativa, ma dovrà alzare ancora il livello e vincere qualche partita con le squadre vicine in classifica (deve ancora giocare contro il Manchester United, il Leicester, il Chelsea e l’Everton) per continuare a sognare un’incredibile qualificazione in Champions League. Comunque vada, solo il fatto di aver trasformato in scontri diretti le partite contro le squadre migliori di questa Premier League dà la misura del grande lavoro svolto finora da Moyes.

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