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Il wrestling sta tornando di moda
17 mar 2025
Dopo quasi 18 anni la WWE torna in Italia.
(articolo)
11 min
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Chi ha vissuto da ragazzino i primi anni Duemila alcuni nomi non li dimenticherà mai. John Cena, Rey Mysterio e Undertaker. Fra il 2002 e il 2007 l’Italia fu invasa dai contenuti e dai prodotti del wrestling americano firmato World Wrestling Entertainment, WWE. Questa forma spettacolare di lotta (o violenta di spettacolo) era già arrivata nel nostro Paese in precedenza. Molti ricordano ancora le gesta del baffo biondo di Hulk Hogan raccontate da coach Dan Peterson, ma quanto successo in quei 4-5 anni fu impensabile.

Dopo che Italia 1 iniziò a trasmettere SmackDown, lo show del venerdì sera negli Stati Uniti, arrivarono gli zaini, i biscotti, i cappelli, le maschere del wrestling. Oltre, ovviamente, ai videogiochi e le figurine; o meglio, le lamincards, carte di plastica rigida con le immagini stampate sopra. La più ricercata era quella del “Latino Heat” Eddie Guerrero, l’underdog messicano che con i suoi simpatici imbrogli, ma anche tanto sacrificio, arrivò fino al titolo mondiale.

I personaggi della WWE invasero il palinsesto Mediaset e in un caso molto particolare quello della RAI, quando l’allora campione John Cena si presentò al Festival di Sanremo del 2006 con la sua cintura rotante per essere intervistato da Giorgio Panariello.

Poi, a un tratto, il wrestling sparì dalle nostre vite. Come fosse stato solo un’allucinazione collettiva. Ma non fu così improvviso e non fu senza motivo. Incominciò con la morte di Eddie Guerrero, che venne trovato senza vita nella sua camera d’albergo a Minneapolis, stroncato da un arresto cardiaco. La stampa italiana parlò di un “cocktail letale di alcol e droga” ma in realtà l’unica sostanza trovata nel sangue del lottatore fu dell'aspirina.

La sua morte segnò l'inizio della parabola discendente, che comunque ci mise un po' ad esaurirsi. I primi tempi Sky trasmetteva Monday Night Raw con buoni ascolti e così la WWE decise di venire a registrare uno show a Milano, il 16 aprile 2007 in un Mediolanum Forum strapieno. Le luci della ribalta si spensero due mesi dopo, quando il canadese Chris Benoit uccise sua moglie Nancy e il figlio Daniel prima di suicidarsi. Fu la rottura definitiva con Mediaset (con tutti i produttori di merchandising che si portava dietro), che fece tornare il wrestling in una nicchia, almeno in Italia.

Ecco, quindi, la notizia. Il 21 marzo, cioè venerdì, 17 anni, 11 mesi e 5 giorni dopo il Raw registrato al Forum di Milano, la WWE tornerà a registrare uno dei suoi principali show settimanali in Italia. Dopo anni di passaggi con house show, spettacoli non trasmessi in televisione, Smackdown arriva alla Unipol Arena di Bologna con prezzi dei biglietti che, sui siti di bagarinaggio, arrivano anche a 1500 euro. Ma sarà tutta la compagnia a trasferirsi in Europa nella seconda metà di marzo, in avvicinamento al grande evento di Wrestlemania. Una nuova attenzione reciproca fra il wrestling e il "vecchio continente", come dimostrano anche i due Premium Live Events (eventi pay per view) tenuti a Parigi e Berlino nel 2024.

Sottotraccia la passione per il wrestling ha continuato a scavare. Sky ha continuato a trasmettere gli show fino al 2020, quando i diritti della WWE sono passati a Discovery. Anche Leo, cioè Leonardo Ungherini, classe 1997 e content-creator, si è appassionato allo sport-entertainment per eccellenza nel suo periodo d’oro italiano. «Avevo Sky da piccolo, quindi guardavo sempre anche Raw, oltre a Smackdown in chiaro su Italia 1. Mi ci sono avvicinato grazie a mio fratello». Oggi, insieme a Isu, è uno dei ragazzi di Main Event Club, progetto di content social sul wrestling in rapida crescita. Leo è di Roma, mentre "Isu" di Pavia; si sono conosciuti su Instagram, dove entrambi hanno iniziato postando su un’altra passione comune: il calcio. Leo è un romanista di ferro – con una strana devozione per Bryan Cristante – mentre Isu tifa Juventus. «È tutto merito di Dybala. Il giorno della notizia del trasferimento ho visto un suo video e gli ho scritto», spiega Isu, «poi ho visto che ogni tanto faceva anche cose sul wrestling e ho detto: “Ah, un altro come me”».

Trovare altri appassionati in Italia dopo il 2007 e dopo una certa età non è facile. Esiste ancora una sorta di stigma sociale che porta a etichettare questa disciplina come un’americanata “per bambini” o una moda ormai passata. Un pregiudizio che ha avvertito anche Leo: «Come ti dicevo l’ho sempre guardato, ma mi vergognavo a dirlo. Poi da due annetti ho pensato: “Ma che me frega”». Eppure, al wrestling sono legati ricordi per lui importanti: «Mi ricordo come fosse ieri il terremoto dell’Aquila perché ero sveglio con mio fratello a guardare in diretta Wrestlemania 25. C’era Shawn Michaels contro The Undertaker quando ho sentito tremare tutto».

Avere una passione e sentirsi di non poterla condividere può essere pesante. È la stessa cosa che ha provato Luca, in arte Aluke_99: «Ricorderò per sempre la vittoria di Daniel Bryan a Wrestlemania 30, ma mi è mancato non poterne parlare con altri». Così come Leo e Isu, anche lui trova nei social e nello streaming la possibilità di esprimere se stesso e trovare altri in cui riconoscersi. Su spinta di qualche amico, inizia con una live reaction di Raw, «senza telecamera e niente, però mi diverto e qualcuno si collega». Dopo poco più di un anno di lavoro adesso ha un buon seguito e, soprattutto, continua a divertirsi.

Anche Main Event Club nasce da questo bisogno di parlare della propria passione e di condividerla. Innanzitutto, fra di loro. «Abbiamo visto insieme Wrestlemania 39, ma giusto per stare in compagnia. Poi siamo andati a letto distrutti perché Cody Rhodes aveva perso». Il primo esperimento pubblico arriva solo un anno dopo, per l’edizione successiva del Grandaddy of them all.

Il canale, però, nasce a partire da un’altra componente fondamentale della cultura della WWE: i videogiochi. Video di gameplay sono fra i più apprezzati del canale, che vive anche di pronostici, giochi e ospiti. Per le occasioni speciali si riuniscono nello studio di Milano messo a disposizione dall’agenzia che segue Isu per i suoi contenuti a tema calcio

Lo streaming su piattaforme come Twitch, ma anche il formato reel di Instagram e TikTok, sembrano essere un media particolarmente azzeccato per il contenuto del wrestling. La spettacolarità dell’azione in ring o delle storyline in pillole può avere un effetto ipnotico, ma è soprattutto la possibilità di parlarne nei modi che si preferiscono e, perché no, anche una sorta di “effetto nostalgia”: «Da poco è tornato The Rock e magari uno che vede una clip su Instagram, si ricorda e la manda ad un suo amico e così via», aggiunge Aluke.

D’altronde il rapporto fra WWE e social negli Stati Uniti sta diventando simbiotico. Una presenza sempre più frequente e attiva nei grandi eventi della compagnia è lo youtuber da 36 milioni di iscritti IShowSpeed, che dopo aver partecipato all’ultima Wrestlemania da bordo ring – ed essersi preso una RKO, la mossa finale di Randy Orton, in faccia – il primo febbraio è entrato come partecipante all’iconico Royal Rumble match – prendendosi botte da orbi anche lì.

Questo feeling speciale, però, è letteralmente incarnato dalla figura di Logan Paul, fra le più grandi celebrità dei social media al mondo, ma anche imprenditore. Se il fratello Jake si è dedicato completamente alla boxe, sfidando e battendo un discutibile Mike Tyson, Logan si è dedicato al wrestling. Ha iniziato da ospite, creando un legame fra i suoi canali, il mondo WWE, ma anche i suoi prodotti come la bevanda Prime. Poi è passato al ring, dove, senza gavetta e in pochi match è arrivato ai livelli più alti della compagnia.

Con il capello biondo, i milioni di follower e il suo fare spaccone, ha subito attirato su di sé l’odio dei fan e, come sa chi segue il wrestling, questa non è una cosa di poco conto. In occasione del suo primo match a Wrestlemania 38, si è presentato sul ring con al collo una carta Pokèmon rarissima dal valore di 3,8 milioni di dollari.

«Amo Logan Paul e soprattutto amo vedere le persone che non accettano questo tipo di interazioni nel mondo del wrestling impazzire quando lo vedono», dice Aluke in controtendenza «penso abbia fatto solo bene alla WWE e avvicinato o riavvicinato tanti fan». Nonostante l’avversità degli appassionati più puristi, Paul ha raccolto anche i complimenti della figura più autorevole nel giornalismo specializzato, Dave Meltzer del Wrestling Observer Newsletter, che ne ha lodato le capacità nel ring e al microfono, e il carisma. Magari è una coincidenza - anche perché nel mondo della WWE sono successe tantissime cose sia a livello creativo che societario - ma dal debutto in poi le percentuali di share di Raw sono iniziate a risalire dopo anni di declino.

La realtà parallela, ma non meno reale, dei social ha permesso a Leo, Isu, Luca e tanti altri di trovare una comunità. Per questo, le collaborazioni fra di loro non sono solo un momento di lavoro. «Quando ci colleghiamo insieme siamo come un gruppo di amici al bar», aggiunge Isu. Si ritroveranno tutti insieme anche a Bologna, dove esaudiranno un sogno che si portano dietro da anni.

Ci saranno degli assenti, però. Oltre ad Aluke, che ha rinunciato per assistere dal vivo a Wrestlemania a Las Vegas, non ci sarà neanche John Cena. Il sedici volte campione del mondo ha annunciato il ritiro e quest’anno sarà per lui una lunghissima passerella d’addio. In Europa sarà presente solo nel Regno Unito, cosa che ha deluso non pochi fan. Anche perché per la prima volta da 22 anni, a Elimination Chamber del primo marzo, Cena è “turnato heel”. Ha assunto il ruolo del cattivo, cioè, attaccando il campione WWE Cody Rhodes e alleandosi con la leggenda e membro del board della compagnia The Rock. «Una cosa che tutti i fan del wrestling volevano, ma che non volevano veramente al 100%», commenta Aluke, che si lancia anche in una previsione: «Secondo me tornerà face (buono) proprio a Wrestlemania e lì inizierà il vero farewell tour».

Sul ring di Elimination Chamber c’era anche il rapper Travis Scott, che ha preso parte al tradimento di Cena, e che secondo alcune voci sarebbe pronto a lottare. Stessa cosa fatta dal collega del reggaeton Bad Bunny, che ha già preso parte a tre match, conquistato una cintura e non vede l’ora di rifarlo: «Voglio tornare a combattere. Voglio mettere la mia vita a rischio sul ring. Ho sentito di non aver rischiato abbastanza sul ring. Voglio spaventare mia madre», ha dichiarato in un’intervista a Rolling Stone.

Le apparizioni di celebrità fuori dal mondo del wrestling sono sempre state una parte importante della sua cultura: da Muhammad Ali ad Arnold Schwarzenegger, passando per Dennis Rodman e Mike Tyson fino all’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che d'altra parte col wrestling ha un rapporto speciale. Erano anni, però, che non si vedevano personalità di questo calibro a bordo o addirittura dentro il ring.

Tornando a Bologna, «c’è la possibilità che sia uno show deludente», commenta un po’ rammaricato Leo. I giorni seguenti alla nostra chiacchierata, però, sono di grandi annunci. Ci sarà Rhodes, ci sarà Roman Reigns, il lottatore più vincente degli ultimi dieci anni, e ci sarà anche CM Punk, per anni controparte di Cena e da poco tornato nella compagnia dopo nove anni fra MMA e la principale rivale della WWE negli Stati Uniti, la All Elite Wrestling.

Negli ultimi tre anni la società ha attraversato grandi cambiamenti. Nell’aprile 2023 si è unita con la UFC nel gruppo TKO, sotto il controllo della holding Endeavor. Il timone del controllo creativo, invece, è passato da Vince McMahon - coinvolto in varie indagini per molestie e violenze sessuali – al genero Paul Levesque, cioè "Triple H". Una nuova guida basata su principi molto distanti da quelli che muovevano gli show del periodo 2002-2007. Storyline basate sul realismo, su rapporti che le superstar hanno fra di loro e che vanno oltre il contesto lavorativo. «La cosa che mi piace di più della gestione di Triple H», aggiunge Aluke, «è il long term storytelling. Mi piace che per arrivare al gran finale le storie ti fanno prima soffrire, e quindi senti sempre il bisogno di restare aggiornato per la paura di perderti qualche pezzo importante».

Sia Aluke che i ragazzi di Main Event Club, però, sono d’accordo nel trovare un punto debole nella gestione della divisione femminile, che sembra aver perso potenza dopo il picco raggiunto intorno al 2019, quando per la prima volta le donne si sono prese il main event di Wrestlemania con il match a tre fra Becky Lynch, Charlotte Flair e Ronda Rousey. Comunque, altro mondo rispetto a quando erano costrette a spogliarelli e battaglie di cuscini. «Ma se si guarda a NXT [lo show di sviluppo della WWE, ndr]», sottolinea Isu «il futuro è roseo. Ci sono grandissimi talenti».

Altre prospettive di crescita arrivano anche dall’accordo siglato nel gennaio 2024 (ed entrato in azione da quest’anno) tra la WWE e Netflix, che si è assicurata la trasmissione di Raw, di altri eventi e dell’archivio della compagnia per 5 miliardi di dollari. «Tutto ciò che abbiamo visto da Netflix è un forte desiderio di avere ancora più WWE», ha dichiarato il CEO Nick Khan a fine febbraio. Ci si può immaginare, quindi, anche un'espansione dell’offerta in altri Paesi. «Appena scadrà l’accordo per l’Italia con Discovery e passerà anche qui su Netflix... Non dico che possa esserci un boom come nel 2004, però qualcosa succederà», commentano Isu e Leo «Chi vedeva Smackdown da bambino, rivedrà quel logo scrollando e magari si riappassionerà».

Chissà magari torneranno le lamincards. Io ci spero.

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