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Il Wrexham è uscito dal purgatorio
17 giu 2024
Prima dell'arrivo della serie TV, il Wrexham era una squadra perseguitata dalla sfiga.
(articolo)
5 min
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Jacob King / Imago
(copertina) Jacob King / Imago
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Nell’aprile del 2014 ho scoperto l'esistenza del Wrexham per caso. Ho aperto la pagina Wikipedia di Darren Ferguson, figlio di Sir Alex, mentre commentavo con un mio compagno di università l’eliminazione del Manchester United di Moyes dalla Champions League, e non avrei mai potuto immaginare di essere qui, a dieci anni di distanza, a raccontare il clima di estasi e redenzione che i tifosi dei "Red Dragons" vivono in queste settimane.

La squadra gallese oggi è nota soprattutto per la docu-serie Welcome to Wrexham, che ne racconta le vicissitudini dal 2021, anno in cui viene rilevata dagli attori statunitensi Ryan Reynolds e Rob McElhenney. Ma nella storia della terza squadra più antica del mondo e della sua città c’è molto di più.

Una città che fino agli anni Ottanta era un importantissimo centro produttivo del Regno Unito e che si reggeva su quattro pilastri: le miniere, i birrifici, il Wrexham AFC e il Racecourse Ground, il suo stadio, il più antico stadio di calcio internazionale ancora in uso in tutto il mondo. Poi arrivarono la crisi economica, la spending review e le note politiche thatcheriane riguardo la dismissione dei siti minerari, atti che fecero cadere i due pilastri produttivi della città, che perse le miniere e gran parte dei birrifici. Tutto questo, ovviamente, ebbe pesanti ripercussioni sulle sorti del club, che in maniera lenta ma inesorabile scivolò sempre più giù, di retrocessione in retrocessione.

C’è però un punto preciso, nel corso degli eventi, in cui i tifosi del Wrexham hanno smesso di sentirsi solo sfortunati e hanno iniziato a sentirsi perseguitati. Esattamente vent’anni fa. È il 2004 e il club, all’epoca in League One, è invischiato da due anni nella disastrosa presidenza Hamilton, un immobiliarista che aveva rilevato il Wrexham tramite un prestanome e puntava a farlo indebitare per provocarne il fallimento e vendere il terreno edificabile sottostante il Racecourse Ground. Sembra una storia da cartone animato, una fiaba negativa. I tifosi hanno lottato e sono riusciti a portare Hamilton in tribunale, inibendolo dalla gestione del club. Il piano malefico fu scongiurato ma non la mannaia dell’amministrazione controllata, a cui seguì una penalizzazione di 10 punti che fece sprofondare il Wrexham in classifica condannandolo alla discesa in League Two.

Ogni tifoso del Wrexham ricorda il 2004 come un trauma devastante. Un'ingiustizia difficile da spiegarsi. La regola della penalizzazione per le società poste in amministrazione controllata era appena stata introdotta e venne applicata nonostante fosse chiaro che la cattiva gestione del club, in quel caso, era portata avanti deliberatamente e a spese della società stessa e dei tifosi.

The start of our downfall”, l’inizio della fine. Da quel momento, il piano inclinato degli eventi aumenta la sua pendenza in maniera vertiginosa. Nel 2008 una nuova retrocessione, questa volta nell’abisso della Conference Premier, oggi National League, fuori dal calcio professionistico. Il purgatorio del Wrexham durerà quindici anni, durante i quali il club rischierà per una seconda volta di scomparire, nel 2011, per via dei debiti accumulati nella gestione del presidente Geoff Moss e verrà salvato, ancora una volta, dai suoi tifosi, in grado di raccogliere centomila sterline in un giorno per garantirne l’iscrizione al campionato. Quanti club possono dire di essere stati salvati dai propri tifosi per due volte?

Inaspettatamente, improvvisa com’era stata la caduta, la risalita: chiuso in casa per il lockdown, Rob McElhenney, protagonista della serie cult It's always sunny in Philadelphia, si innamora di un’altra serie, Sunderland ‘till I die, e convince il collega Ryan Reynolds a imbarcarsi con lui nell’impresa di acquistare un club storico caduto in disgrazia. La scelta cade sul Wrexham. Quando si dice il Butterfly Effect.

La città si rianima: arrivano le telecamere, gli sponsor, i VIP, tanti nuovi fan da tutto il mondo. Ma anche un discreto esercito di haters. Ma come: i simpatici sfigati che non riuscivano più a tornare in Football League e che sono stati truffati dai propri presidenti talmente tante volte da decidere che sarebbero stati i tifosi a comprarsi il club, che fanno? Vendono l’anima a Deadpool in cambio di giocatori migliori e di una chance di tornare ai bei vecchi tempi?

«Wrexham è una città dove le persone meritano qualcosa di più di quanto la vita abbia dato loro». Queste le parole di Spencer Harris, che per un decennio ha gestito su base volontaria il club, quando questo era di proprietà del Wrexham Supporters Trust, l’associazione dei tifosi. Motivo per cui nessuno si è accontentato della promozione dello scorso anno, arrivata dopo un duello con il Notts County durato una stagione intera e concluso oltre quota 100 punti, che ha sancito la fine dell’esilio in National League. No, i tifosi volevano di più, non sentendosi a casa nemmeno in League Two, categoria in cui erano stati spinti a forza dopo quella sanguinosa penalizzazione. I tifosi volevano la League One. Per tornare a vedere stadi storici del calcio inglese. Per rivivere ricordi, vissuti o raccontati, di partite memorabili. Per dimenticare il passare del tempo e poter sentire vicine le tante persone perse per strada nei vent’anni trascorsi da quel Wrexham-Huddersfield 0-1, ultima partita prima della retrocessione.

E League One è stata, grazie al secondo posto in classifica al termine di una stagione tortuosa, iniziata con l’infortunio nel precampionato della stella Paul Mullin, con le valanghe di gol subiti nelle prime giornate, col ritiro di Ben Foster, proseguita con i commoventi straordinari chiesti a Elliot Lee, l’esplosione del giovane Max Cleworth, la gigantesca personalità di James McClean e il finale di stagione prorompente di Andy Cannon. Un traguardo che «lava la macchia di Hamilton e ci riporta dove eravamo prima della penalizzazione».

Dopo «15 anni di dolore in National League e di tifosi costretti a pagare soldi come degli stupidi per tenere in vita il club», il cerchio si chiude. Indipendentemente da cosa riserverà il futuro, i tifosi del Wrexham, infine, hanno vinto.

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