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Yusuf Yazici e il gusto del bello
10 nov 2020
10 nov 2020
Uno dei calciatori più bizzarri da veder giocare.
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Se non lo conoscete e non avete mai sentito parlare di lui, può essere strano vedere per la prima volta Yusuf Yazici giocare a calcio. È un centrocampista? È un attaccante? È un esterno? È un giocatore quantitativo, fisico, oppure uno raffinato e tecnico?

Dopo ogni singolo movimento e tocco di palla la nostra percezione di lui, invece che chiarirsi, finisce per confondersi. Yazici sembra un equivoco, un calciatore nato per rompere la maggior parte delle categorie interpretative che applichiamo al calcio. Centrocampista ma anche attaccante; tecnico ma anche fisico; raffinato ed elegante ma anche molto pratico. Yazici è piuttosto alto e massiccio, a volte pare intrappolato nel suo corpo pesante, che non gli permette di assecondare le sue idee. In altri momenti, però, la leggerezza delle sue intuizioni gli scioglie i muscoli, permettendogli di muoversi con straordinaria agilità.

Si aggira in zone grigie del campo, fra una linea e l’altra, o defilandosi in modo sornione verso l’esterno. Nel Lille parte da una posizione avanzata, da numero nove, poi viene sempre indietro, così indietro che sarebbe ingiusto considerarlo un falso nove. È una specie di esca che serve a stanare i difensori dalla loro linea, mentre si infilano attaccanti iper-verticali e rapidissimi come Bamba, Ikoné e David.

Quando riceve palla, spalle alla porta, il contesto diventa il suo. È un maestro in quello sport particolare che è la difesa del pallone in spazi stretti, l’uso del corpo, i tocchi di suola per mandare fuori tempo i difensori. È un aspetto del gioco in cui diventa incredibilmente utile alla sua squadra: quando deve risalire il campo, o quando deve uscire dal pressing stretto sulla linea laterale, e lui danza in mezzo ad avversari sempre troppo lenti.



Le sue letture negli ultimi trenta metri sono raffinate. Guardate il secondo gol segnato contro il Milan; lo ricordate più che altro per il tiro che rimbalza e supera un incerto Donnarumma. Fate invece caso a come Yazici si muove per ricevere il passaggio, lanciando prima uno sguardo dietro di sé per vedere il movimento di Ikoné: lo lascia scorrere, poi si inserisce per ricevere il passaggio corto prima di tirare.

Questo è il gioco di Yazici nel sistema frenetico e verticale del Lille di Galtier. In fase di transizione è la prima soluzione per risalire il campo e coordinare i movimenti dei suoi compagni, per poi servirli sempre con qualità. In fase di attacco posizionale cerca di assecondare i suoi istinti, alternando un ruolo da rifinitore a uno da punta, dove arriva sempre dopo corse centrali eseguite con buoni tempi. Dentro a questo sistema, ovviamente, a Yazici è permesso di essere disordinato. Rischia ogni pallone, quasi ogni giocata deve essere quella risolutiva. Contro il Milan ha completato appena il 65% dei passaggi tentati; nelle altre partite, in cui il Lille ha attaccato in modo un tantino meno diretto, non è comunque andato oltre l’85%.

Il contesto del Lille esalta la creatività di Yazici. È un calciatore con uno spiccato gusto del bello, che ha bisogno anche di esprimersi. Il confine tra un gioco lezioso e uno ispirato è sempre piuttosto sottile. Contro il Milan per esempio è entrato in area su una palla che rimbalzava, avrebbe dovuto servire l’inserimento di Bamba, vicino, con una palla semplice, invece ha scelto un colpo di tacco improvviso che di fatto ha colto di sorpresa il compagno. Si guarda allo specchio, ma senza questo narcisismo forse non sarebbe così creativo.

Però Yazici è anche un giocatore sostanzioso in alcune circostanze. Non solo quando deve aiutare la squadra a risalire il campo. Si muove bene e con intensità in pressing per esempio, e ha un istinto notevole quando deve recuperare le seconde palle. L’aspetto che forse gli ha attirato l’interesse in passato di squadre di Premier come Liverpool e Tottenham.

Questa sua capacità di navigare nelle zone ibride del gioco, di non giocare una palla simile all’altra, di cercare sempre un momento di ispirazione negli ultimi metri, lo avvicina ad altri trequartisti freak alti e di grande tecnica e ambizione: Dele Alli, Zaniolo, Milinkovic-Savic. Rispetto a loro Yazici non è il tipo di giocatore che usa il suo fisico per dominare gli avversari. Il suo gioco rimane principalmente tecnico e la differenza in campo è la qualità e la varietà di tocco del suo piede mancino. Ad esempio nella distribuzione dei passaggi, dove spicca nei rasoterra taglia-linee che paiono programmati artificialmente. La sua visione di gioco è notevole, ma lo è ancora di più la sua precisione.



Nel calcio verticale di Galtier, Yazici funziona bene come moltiplicatore di potenzialità delle corse dei suoi compagni. È il giocatore che fa correre il pallone con i passaggi.

Ma il suo sinistro brilla anche nelle conclusioni, dolci a giro, o forti e violente di collo esterno. In Europa League ha già sfoderato tutto il suo repertorio: la finalizzazione leggera e precisa contro il Milan, aprendo il piatto sinistro in corsa; un tiro violentissimo da 25 metri contro lo Sparta Praga; una conclusione a giro a porta vuota, finita vicina al palo per eccesso di zelo, sempre contro i cechi. Col Trabzonspor ha segnato 20 gol in 87 partite, tanti per un centrocampista, alcuni molto belli e pesanti. Questo segnato contro il Besiktas è un esempio della precisione quasi manuale che riesce ad avere con l’interno del suo piede sinistro.



È uno specialista dei calci di punizione, dirette e indirette. Yazici quindi può essere pericoloso in molti modi diversi. Il problema per lui oggi semmai sembra essere quello della consistenza, e dell’affidabilità in zone del campo più distanti dalla porta avversaria. In Turchia ha giocato trequartista, ma anche mezzala o addirittura mediano in coppia con un giocatore più difensivo. Si muoveva molto in avanti, ma in generale aiutava di più la costruzione dell’azione. In Francia invece non è stato considerato adatto in un ruolo più delicato dal punto di vista difensivo e dell’ordine da dare alla squadra. Anche perché il Lille accetta di giocare in modo squilibrato, e ai mediani è richiesto di coprire tanto campo - e infatti è fondamentale un centrocampista come André, dalle caratteristiche molto difensive. Yazici rimane un calciatore che vive di spunti estemporanei più che di continuità all’interno della partita.

La sua carriera oggi è difficile da leggere. Al Trabzonspor, la squadra della sua città, ha giocato quattro anni, due da titolare. In poco tempo è diventato un simbolo del club e ancora oggi dice di sentirsi un ambasciatore del Trabzonspor nel mondo. Alla fine della prima stagione da titolare, a 21 anni, aveva segnato 10 gol in 35 partite: lo volevano diverse squadre, fra cui la Lazio che aveva pensato a lui per sostituire Sergej Milinkovic-Savic. Nel secondo anno è stato meno incisivo sotto porta e il tono delle squadre che lo cercavano si è leggermente abbassato; tuttavia il passaggio al Lille è arrivato per 17,5 milioni di euro: l’acquisto più oneroso della storia del club, che aveva reinvestito una piccola parte dei soldi della cessione di Nicolas Pépé all’Arsenal. Il suo ingresso nel Lille è stato all’inizio faticoso, poi drammatico con l’infortunio al crociato che lo ha tenuto fuori da dicembre ad aprile. Yazici si è operato a Villa Stuart dal dottor Mariani e il suo processo di riabilitazione è stato raccontato in un video del club. In perfetta mentalità da calciatore, Yazici dice che la tua vita non dipende dalle cose che ti succedono ma da come reagisci, che ciò che non ti uccide ti rende più forte.



Quando è tornato disponibile la Ligue 1 è stata sospesa. Quest’anno, in modo controintuitivo, Galtier sta dosando al massimo il suo utilizzo. Nelle prime 8 giornate non è mai partito titolare, entrando sempre in situazioni di partita diverse, col risultato da recuperare o da congelare. Invece ha sempre giocato dal primo minuto in Europa League, dove il Lille rinuncia al suo centravanti classico, cioè Burak Yilmaz, che invece gioca sempre in campionato. In Europa Galtier estremizza la sua squadra verticale, fluida e che offre pochi riferimenti agli avversari. I movimenti di Yazici nel corridoio centrale sono fondamentali per muovere il sistema attorno a sé. Dopo la tripletta a San Siro ha giocato titolare contro il Brest, muovendosi fra le linee nello schieramento come al sempre piuttosto sbilanciato del Lille, che presenta sempre almeno quattro giocatori estremamente offensivi. Con un centravanti statico davanti a lui è più limitato nei movimenti e può occuparsi solo della rifinitura.

Yazici è un giocatore peculiare, pieno di contraddizioni: modernissimo per alcuni aspetti - l’abbinamento di doti fisiche e tecniche da usare tra le linee - e quasi retrò per altri - come una certa leziosità e forse un eccessivo gusto per l’estetica. Di certo è questo miscuglio di caratteristiche a renderlo un’esperienza unica da vedere nel calcio di oggi: un giocatore raffinato, che a ogni tocco palla sembra tenerci a essere originale, un artista.

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