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Zaniolo non è il giocatore che ci aspettavamo
27 gen 2023
Il trequartista della Roma è al centro di molte voci di mercato.
(articolo)
15 min
(copertina)
Giuseppe Maffia/IMAGO
(copertina) Giuseppe Maffia/IMAGO
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Per i tifosi della Roma non si può dire sia una sorpresa. Sapevano che prima o poi sarebbe successo perché, come tutti i tifosi, sono in grado di prevedere quando la loro squadra gli spezzerà il cuore. E che Nicolò Zaniolo avrebbe finito col spezzargli il cuore - almeno a quelli che, pur sapendolo, volevano comunque credere in lui - lo si capiva fin dalla prima occhiata. Troppo bello per essere vero, troppo forte perché tutto andasse liscio; troppo bello e troppo forte e in più non è nato a Roma. E Nicolò Zaniolo ha già spezzato il cuore ai romanisti due volte, una per ogni infortunio grave. Non che fosse colpa sua, sia chiaro, era semplicemente il suo destino. Che dolore però. È stato come se qualcuno avesse rotto il ginocchio a Elvis, il primo Elvis, quello dotato di un’energia animalesca che trascendeva i codici culturali dell’epoca, prima che il governo americano lo mettesse in riga facendogli fare il servizio militare. È stato come se qualcuno avesse rotto il ginocchio a Elvis mentre ancheggiava. Due volte.

Adesso invece sembra che i tifosi romanisti debbano prepararsi a vedere Zaniolo con un’altra maglia. Sempre sudatissima, come se Zaniolo in ogni partita si sciogliesse come un cono gelato, dentro la maglia che indossa. Stavolta è Zaniolo che sta scegliendo di spezzargli il cuore forzando la cessione, o almeno questo è quello che dice la Roma. Ma anche se si dovesse ripassare dal via, come pensa Mourinho, e il primo febbraio Nicolò Zaniolo fosse ancora un giocatore della Roma, c’è modo di tornare indietro? Al punto in cui si aspettava che trovasse la propria dimensione, con una pazienza riservata a pochissimi, come se Zaniolo e la Roma avessero tutto il tempo del mondo?

Quello che spezza il cuore ai tifosi romanisti, cioè, è che Zaniolo in fin dei conti è un giocatore normale, considerati i tempi che corrono. Uno che può impuntarsi su un rinnovo (un anno e mezzo prima che il contratto scada, con una certa fretta cioè) e finire al Milan in prestito o al Bournemouth, che insomma, è una squadra che al momento sta lottando per non retrocedere. E che intanto non viene convocato perché «non si può convocare un giocatore che con la testa non è qui» (sempre Mourinho). Ripeto: sembra più probabile che alla fine resti alla Roma, ma approfittiamo dell’occasione per ragionare su di lui effettivamente come un giocatore normale.

Ecco, che giocatore è, oggi, Nicolò Zaniolo?

Siamo a metà della seconda stagione successiva al secondo infortunio al ginocchio. Lo scorso anno ci si chiedeva se avrebbe retto e, in caso, che giocatore sarebbe stato rispetto a quello che era. Ha finito col giocare 42 partite, tra campionato e coppe, segnando 8 gol con 9 assist. Pochino, ma il gol in finale di Conference League è entrato nella storia della Roma e ha mostrato, ancora, nonostante tutto, potenzialità da esplorare meglio. La forza sulle gambe, l’istinto, la freddezza, la tecnica nella finalizzazione. Come se Zaniolo fosse il trailer di un film che dobbiamo ancora vedere - ma occhio che questi non sono solo i tempi in cui i calciatori vogliono rialzi a ogni rinnovo oppure minacciano di andarsene gratis, ma anche quelli in cui alcuni trailer sono meglio dei film stessi.

I film però non si giudicano dal trailer e anche se in questa stagione è quantomeno lecito iniziare a chiedersi che giocatore stia diventando, tanto più se sta sul mercato, mi sento comunque in colpa per quello che sto per fare. Ovvero provare ad analizzarlo, che poi significa mettere in fila due o tre cose che forse ho capito su di lui.

Deve giocare a sinistra

In pochi ricordano che quando Zaniolo ha iniziato a giocare nella Roma, a settembre 2018, il suo ruolo sembrava potesse essere quello di mezzala. Lo ha detto lui stesso a Emanuele Atturo in un’intervista pubblicata proprio qui sull'Ultimo Uomo. Era, in generale, molto più centrocampista di quanto non lo sia oggi. Nonostante ciò, i dubbi su quale sia il suo “vero” ruolo continuano ad esserci, anche per Mourinho.

All’inizio di questa stagione Zaniolo sembrava più leggero e veloce di quella precedente e, fin dall’amichevole estiva con il Tottenham in cui ha giocato per la prima volta insieme a Dybala, Mourinho lo ha schierato sul centro-sinistra. In un 3-4-2-1 in cui l’ampiezza la davano gli esterni e si cercava di attaccare in verticale, Zaniolo da sinistra si muoveva moltissimo senza palla, andando spesso in profondità.

In generale se Zaniolo può mangiarsi il campo dritto per dritto, con o senza palla, qualsiasi difesa va in difficoltà. Nella prima giornata di campionato con la Salernitana sembrava semplicemente impossibile da fermare. Dopo tre minuti intercetta un passaggio a metà campo e parte palla al piede, arriva fino in area e calcia in diagonale stringendo troppo l’angolo, al lato del secondo palo. Una conduzione di più di cinquanta metri in cui non ha mai diminuito la frequenza di passi e con la palla al piede andava più veloce degli avversari che correvano senza.

La Roma di inizio stagione era meno lunga di quanto non sia adesso e la maggior parte delle palle gli arrivavano dopo la metà campo con passaggi più gestibili. Dopo venticinque minuti Smalling lo raggiunge tagliando le linee, Zaniolo gioca di prima di esterno, su Abraham, e poi si getta alle spalle della difesa. Abraham si gira a destra verso Dybala che di prima chiude il triangolo restituendola a Zaniolo nello spazio. Il tiro dal limite dell’area è ancora una volta poco preciso ma insomma, con azioni così belle è difficile lamentarsi.

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Prima dell’azione appena descritta era stato Mancini a pescarlo dietro i difensori della Salernitana. Zaniolo aveva controllato di collo una palla non facile, troppo addosso al corpo, però, e con il secondo controllo era finito molto vicino a Sepe, che non è riuscito a evitare calciando.

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In quelle prime partite, partendo da sinistra, Zaniolo sembrava più facile da raggiungere dai suoi compagni, più a proprio agio negli smarcamenti ma anche nella gestione del pallone perché quando riceve con l'interno del piede sinistro è naturalmente portato a giocare verso l'interno del campo. Anche quando riceve spalle alla porta - non la sua specialità - è più semplice per lui girarsi, sempre usando l’interno del piede, verso la linea laterale, dove il marcatore lascia inevitabilmente più spazio. Ma una volta girato è difficile impedirgli di puntare la profondità (usando il sinistro, con il marcatore a destra, il suo corpo protegge la palla in maniera naturale).

A fine settembre si infortuna alla spalla ma quando torna in campo, contro l’HJK di Helsinki, gioca di nuovo a sinistra e realizza un assist (praticamente due, il secondo lo diventa dopo essere stato deviato) crossando quasi dalla riga di fondo. Poi, però, ha iniziato a mancare Dybala e già con l’Atalanta (il 18 settembre) Mourinho decide di metterlo a destra, dove diventa tutto più difficile.

Contro l’Atalanta Zaniolo è ancora in grande forma, una forza della natura che si porta dietro i difensori come se il campo fosse in discesa e lui fosse un pezzo di montagna che si stacca e scivola a valle; ma dato che porta palla sempre con il sinistro, spesso allungandosela, le sue corse si dirigono in modo naturale verso la bandierina del calcio d’angolo. Per i difensori è più semplice coprirgli la profondità e prendere contatto con la sua schiena, e lui per proteggere palla e mettere il corpo davanti all'avversario tende a girare verso destra. In quel modo però Zaniolo non ha molte opzioni: può continuare a girarsi fino a tornare indietro usando l’interno del piede, oppure deve inventarsi un numero incredibile per provare dribblare il diretto avversario.

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Un esempio positivo di dribbling impossibile (tunnel di suola su Okoli, prima e seconda immagine); un esempio negativo (con l’esterno sempre su Okoli, terza e quarta immagine).

La creatività di Zaniolo gli permette giocate anche straordinarie - che non gli riescono spessissimo, lo vedremo tra poco - ma sul lato destro ha difficoltà nell’ordinaria amministrazione. Anche quando viene dentro al campo, usando l'esterno del piede, è troppo facile raddoppiarlo e con il suo stile di gioco senza pause “vede” meno campo, non rallenta quasi mai per aprirsi la visuale. Il confronto con le conduzione che fa a sinistra, dove può continuamente minacciare l'interno del campo e mette il difensore di fronte al dubbio su dove andrà, è lampante sia per la sua pericolosità diretta (come ad esempio nel gol contro il Ludogorets, o contro il Betis di Siviglia, in un'altra partita di Europa League in cui sembrava difficile da fermare) sia per la maggiore facilità con cui si associa con i compagni (esempio: il filtrante per Dybala da cui nasce il rigore che ha deciso la partita contro il Bologna).

Tra metà ottobre e fine novembre Paulo Dybala ha saltato cinque partite di campionato, rientrando contro il Torino per uno spezzone di partita. In sua assenza Zaniolo ha giocato quasi sempre a destra e lì è rimasto anche dopo il suo ingresso con il Torino, o nelle due partite al rientro dopo il Mondiale. È stato provato come prima e seconda punta (con Bologna, Inter e Genoa in Coppa Italia) agendo spesso sul lato destro (specie se c'è Abraham in campo) e anche come mezzala sempre a destra (con il Milan, la sua ultima partita di campionato per ora).

Forse Mourinho a destra pensava che Zaniolo potesse andare più facilmente al tiro rientrando, ma pur avendo accumulato più xG di Dybala (0.38, 96esimo percentile dei trequartisti/ali che ne hanno creati di più secondo i dati Statsbomb, migliorando anche rispetto alla passata stagione in cui gli xG erano 0.2) per il momento Zaniolo ha segnato solo 1 gol in Serie A (più uno in Europa League) convertendo appena il 4% dei propri tiri (17esimo percentile: significa che l'83% dei giocatori nel suo ruolo fa meglio). Pur tirando meno dello scorso anno, continua a provarci spesso (2.64 in media ogni 90 minuti) con scarsi risultati.

Eppure non c’è niente che non vada nella meccanica di tiro di Zaniolo, il problema semmai è il modo in cui ci arriva, la situazione di gioco (con uomini davanti, da angoli complicati). Da destra non ha la capacità di ricavarsi lo spazio per il tiro rientrando, mentre quando ha la palla sul destro non ha naturalezza - e infatti se può non lo usa per niente: il 93% dei suoi passaggi sono di sinistro - e non solo non è preciso ma sembra anche più lento nel coordinarsi. A volte però non ha scelta e i difensori lo mandano spesso sul destro sapendo di correre un pericolo minore.

È vero che sembra meno in forma di inizio stagione, per carità, così come la Roma sembra meno compatta costringendolo a corse più lunghe, ma forse non è un caso che questo calo sia avvenuto proprio nel periodo in cui ha giocato maggiormente a destra.

Due situazioni in cui arriva al tiro di destro di destro ma sbaglia l’angolo (contro la Samp) o non riesce proprio a tirare per l’intervento del difensore più rapido di lui (contro il Lecce).

Deve (ancora) migliorare le scelte

Nell’intervista citata sopra, la sua prima da giocatore della Roma e immediatamente successiva all’esordio contro il Real Madrid, Emanuele Atturo a un certo punto gli mostra un’azione in cui, con Gareth Bale davanti, lui se l’allunga e riesce a dribblarlo. Zaniolo dice: «Non avevo soluzioni». Più avanti Atturo gli dice che, a suo parere, è piuttosto veloce nelle letture del gioco e Zaniolo risponde: «Per il calcio giovanile sì, per i professionisti devo migliorare ancora».

Oggi Zaniolo gioca come se non avesse mai “soluzioni”. Spesso, va detto, non ne ha davvero. Per via del gioco scarno della Roma che si aggrappa letteralmente sulle capacità dei singoli giocatori offensivi - di controllare la palla, dare direzione all’azione, associarsi tra loro e creare connessioni - per risalire il campo e organizzare l’azione d’attacco. D'accordo. Ma lui è diventato un giocatore persino più frenetico di quando aveva vent’anni, che gioca più raramente di prima intenzione e a volte sembra non vedere i propri compagni.

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Nella prima azione, contro l’Atalanta, dopo aver saltato un uomo rientrando potrebbe darla a Pellegrini con la trequarti libera davanti e invece prova un secondo dribbling. Nella seconda va dritto per dritto contro Demiral, con Pellegrini che viene incontro al limite dell’area (Zaniolo avrebbe anche potuto semplicemente temporeggiare o giocare con Celik).

Nessun difensore ha la meglio facilmente con lui ma la sua costante ricerca del duello da una parte invoglia raddoppi (non devi preoccuparti di quello che hai intorno, o dello spazio che lasci dietro di te, se tanto sai già che Zaniolo non passerà la palla) e dall'altra non invoglia i compagni a offrirgli appoggi o a creare linee di passaggio.

La scarsa connessione con i compagni è un problema tecnico ma anche mentale (come tutto il resto, d’altra parte). Anziché aver equilibrato l’istinto giovanile con l’esperienza, con una maggiore consapevolezza del suo posto in campo e di quello dei compagni, e alternare alla sua istintiva verticalità delle letture magari più semplici e conservative, a cui abbinare movimenti senza palla, Zaniolo sembra concentrarsi sulla parte più eccezionale del suo gioco, prendendo quasi sempre la scelta più difficile possibile. Viene da chiedersi se sia una sua scelta o se sia una richiesta precisa dello staff tecnico, in ogni caso finisce per giocare una partita tutta sua, contro dei mulini a vento che gli tolgono palla più spesso di quanto lui riesca infilzarli con la sua spada immaginaria.

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Alcuni esempi.

C’è anche della generosità nel modo in cui cerca di assecondare le aspettative che si hanno su di lui, la versione “ideale”, per capirci, di quello che abbiamo in mente noi spettatori. Ma così finisce per impoverire il suo gioco diventando monodimensionale. Si parla molto in questo periodo di “scanning” (forse anche troppo, dato che “guardarsi attorno” dovrebbe essere un pre-requisito di tutti i giocatori, che hanno imparato ad attraversare la strada girando la testa da piccoli) ma Zaniolo sembra quasi disinteressato nei confronti di quello che lo circonda, come se pensasse di potersela cavare davvero in ogni situazione - questo quando fa scelte sbagliate: perché ovviamente ne fa anche di giuste, altrimenti non giocherebbe a calcio e questa analisi non avrebbe ragione di esistere.

Il dato peggiore della sua stagione, a mio avviso, è quello sui passaggi. A Zaniolo riesce solo il 65% di quelli che tenta, davvero troppo poco per un trequartista, persino in una squadra come la Roma (che in media ha l’82% dei passaggi riusciti, molto grazie anche ai passaggi conservativi dei difensori). Lo scorso anno gliene riuscivano il 72%, un dato comunque basso (41esimo percentile) ma almeno in linea con Pellegrini che quest’anno ha il 75%.

Deve dribblare meno

La forza fisica di Zaniolo è seconda solo alla sua capacità/voglia di prendere fallo ed è limitata solo dal suo scarso controllo della palla e dell’azione. Di falli ne prende poco più di 3 ogni 90 minuti (dopo gli xG è la statistica in cui eccelle più nettamente entrando nel 92esimo percentile) ma è anche uno dei giocatori che perde più palloni nel suo ruolo (5.48, addirittura è nel 4% di trequartisti/ali peggiori).

A volte si butta nei dribbling come se avesse la palla sotto al braccio, come se i difensori fossero porte da aprire a spallate. Al netto di alcuni bellissimi slalom alla Alberto Tomba e alcune giocate geniali nello stretto, non si può dire che il dribbling sia la sua specialità: gliene riesce appena il 33% su un totale di 2.83 (55esimo percentile, quasi esattamente nella media), ovvero 0.94 a partita (23esimo percentile: il 77% dei pari ruolo fa meglio di così) e i difensori gli tolgono palla 3.59 volte (2% peggiore del ruolo, un dato che è persino inferiore rispetto alla scorsa stagione in cui perdeva palla 2.8 volte ed era nell’11% peggiore).

Al di là dei numeri sembra che Zaniolo si cerchi situazioni caotiche, forte del fatto che può uscirne vincitore grazie alle sue straordinarie doti atletiche, dell’elasticità con cui - quando va bene - arriva sul pallone un attimo prima dell’avversario, e della forza nelle gambe e nelle braccia con cui riesce a tenerne lontani anche due contemporaneamente. Ma è vero anche il contrario: che si lancia in lotte laocoontiche perché da solo non sa come essere imprevedibile e non ragiona in anticipo sul possibile sviluppo dell’azione. Anche le sue conduzioni spesso sono forzate e secondo le stime di Statsbomb nel 30% dei casi perde palla (in questo caso i giocatori nel suo ruolo a fare di meglio sono il 99%, cioè quasi la totalità).

La mia impressione è che si tratti comunque di un giocatore che deve giocare e ricevere palla in zone alte del campo, che il meglio lo fa nell'ultimo terzo di campo (non ho neanche preso in considerazione le statistiche difensive sia perché il sistema di Mourinho non chiede aggressività agli attaccanti sia perché Zaniolo difende sempre in modo istintivo e caotico, più utile nelle palle vaganti che nel pressing) dove la sua fisicità ha un impatto maggiore. Cosa che con la Roma non sta succedendo in questa parte di stagione, in cui parte sempre da lontano e spesso sbaglia anche per mancanza di lucidità. Lui deve imparare, o ricominciare, a guardarsi attorno, per carità, ma di certo il contesto della Roma di Mourinho, verticale e slegata, tutta transizioni, lo stimola a insistere con un gioco dispendioso e poco remunerativo.

Se Mourinho lo riportasse a sinistra e magari anche la squadra intorno a lui si evolvesse ulteriormente, riuscendo ad accorciarsi e a fargli arrivare più spesso la palla già nella metà offensiva, con più compagni intorno, potrebbe tornare il giocatore visto a inizio stagione e a quel punto dipenderebbe da lui migliorare la precisione tecnica nei passaggi, nei tiri e nelle scelte, selezionando meglio le azioni in cui forzare e quelle in cui affidarsi a Dybala e Pellegrini e cercarsi spazio senza il pallone tra i piedi.

Al momento penso di poter dire che siamo lontani dal giocatore decisivo che abbiamo in mente, e che con un ottimismo via via sempre più ingiustificato speriamo ancora che possa diventare. Anche in un campionato con maggiori spazi come quello inglese dubito che diventerebbe improvvisamente più preciso. Mai dire mai, in ogni caso, parliamo pur sempre di un giocatore che ha giocato una stagione e mezza appena prima di rompersi il ginocchio, che poi ne ha giocata ancora un'altra mezza (la parte finale della seconda, rimandata per via della pandemia) prima di infortunarsi di nuovo. E che adesso è appena al suo secondo anno in cui ha ritrovato un minimo di continuità.

Sarebbe già qualcosa se diventasse un giocatore affidabile, normale, se si togliesse anche lui un po’ di quella pressione di cui invece pare nutrirsi. Se giocasse senza niente da dover dimostrare a nessuno. In fin dei conti, mai come ora nella sua carriera, dipende anche da quello che vuole lui, dal giocatore che vuole diventare.

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