Doppelganger è una parola sputtanata, che si riferisce a un concetto vecchio che la nostra cultura si è passato e ripassato tra le mani fino a renderlo inutilizzabile, declinandolo in tutte le forme possibili, fino a farne una marca per vestiti classici ma economici, per i coatti che vogliono passare inosservati in mezzo alla classe dirigente (di cui, per inciso, anche il sottoscritto possiede delle camicie). Nel nostro immaginario, però, resta forte l’idea di una specie di doppio negativo, di agente segreto del male fuoriuscito dalla nostra stessa coscienza, un parassita oscuro e inquietante, persino minaccioso. Un’ombra che si camuffa fino a poter prendere il nostro posto.
Insomma la pagina Wikipedia del doppelganger potete leggervela da soli, a me basta accennare al fatto che una figura di questo tipo ha attraversato secoli di mitologia, folclore ed esoterismo sopravvivendo all’avvento della psicanalisi e della semiologia. Roland Barthes riconosceva nella ripetizione in serie dell’arte pop, nelle Marilyn di Andy Warhol ad esempio, l’annullamento del potere malefico del doppio, fino a renderlo «piatto, insignificante». Spogliando, insomma, Marilyn Monroe non solo del suo fascino ma della sua umanità.
Ok, ma questo è un pezzo sulle somiglianze di alcune pose tra Nicolò Zaniolo e Francesco Totti e non vorrei prenderla troppo seriamente. Non vorrei farne una cosa più seria di quanto non lo sia già, cioè. Si sapeva che Totti avrebbe lasciato un vuoto incolmabile, se n’è parlato anzi da prima che smettesse di giocare, e ci si chiedeva: La Roma avrebbe mai avuto un altro giocatore come lui? Qualcuno sarebbe mai stato degno di indossare nuovamente la maglia numero 10?
Da qualche tempo i tifosi della Roma - sempre scherzando perché sarebbe un pensiero impossibile da fare razionalmente - hanno iniziato a chiedersi se quel buco lasciato da Totti non potesse venir riempito da Zaniolo. O meglio: se il buco di Totti non fosse a forma di Zaniolo.
È un'idea che ci terrorizza ma al tempo stesso prende la propria forza dal fatto che ogni generazione di romanisti ha avuto il proprio rappresentante ideale, generando l'idea di ereditarietà, come se quella dei giocatori romani e romanisti eccezionali fosse una specie di stirpe. E la cosa più strana è che tutti sono consapevoli che Zaniolo non è Totti, calcisticamente parlando, ma in più non è neanche romano.
Nonostante ciò il destino sta mandando segnali impossibili da ignorare. Tanto per cominciare: l’altro ieri, nel 9-1 all’Armenia, Nicolò Zaniolo ha segnato il suo primo gol con la maglia della Nazionale, incredibilmente simile al primo gol di Totti con la maglia della Nazionale. Entrambi hanno segnato con un tocco sotto le gambe del portiere in uscita, cambia solo la loro posizione in campo: Totti era (parecchio) fuori area, Zaniolo al limite di quella piccola.
Nella nostra memoria il Totti di fine carriera che giocava a uno, massimo due tocchi, ha preso il sopravvento su quello ventenne che aveva un’energia, una forza fisica superiore rispetto ai giocatori che lo circondavano, soprattutto rispetto ai trequartisti dell’epoca, quasi tutti più leggeri di lui. Zaniolo non ha la superiorità tecnica di Totti e ogni paragone calcistico tra i due è complicato da sostenere, ma qualcosa nella sua corsa pesante e potente può ricordare il primissimo Totti.
Anche nell’esultanza di Zaniolo c’è qualcosa di Totti. Va detto che l’immagine qui sotto probabilmente non è successiva al primo gol di Totti in Nazionale (nei video che ho visto io portava una fascetta in testa che nella foto non vedo) ma è comunque curioso il modo identico che hanno di allargare le braccia correndo, con i capelli lunghi piegati all’indietro dalla resistenza dell’aria.
Sembrano persino fare un’espressione simile, con la bocca aperta, la mandibola in fuori e il naso arricciato.
Mentre scrivo sono scisso a metà, una parte di me ci crede e vuole crederci, una parte ne sta scrivendo con un sorrisino ironico che è la sola cosa che mi è rimasta di quando avevo quattordici anni. Ma è un processo iniziato già qualche settimana fa. Da quando Fabio Capello ha osato dire in televisione che Nicolò non aveva preso la “strada giusta”. Lo ha fatto in maniera indiretta, consigliando, cioè, a Sebastiano Esposito, stellina dell’Inter, di non prendere “la sua strada”, proprio dopo che Esposito aveva esordito con una buona prestazione in Champions League. Capello poi si è spiegato, ha chiarito che intendeva alludere al ritardo di Zaniolo - in coppia con Moise Kean - che aveva portato Di Biagio ad escluderlo da una partita dell’U-21 e Roberto Mancini a non convocarlo in quella maggiore, mesi dopo; lì per lì, però, è sembrato che volesse tirare in ballo il fatto che Zaniolo aveva lasciato proprio l’Inter per la Roma. È sembrato che Fabio Capello tirasse in ballo la questione di fondo del romanismo.
A noi del piano razionale della cosa interessa relativamente poco. Proviamo invece a vedere Fabio Capello come una specie di sacerdote che ha fatto vincere il terzo Scudetto alla Roma - lo Scudetto di Totti - e che poi se ne è andato da Roma rivelando la sua vera identità di malvagio antiromanista, un po’ come il senatore Palpatine si rivela essere uno dei Signori Oscuri dei Sith a un certo punto di Star Wars (per gli appassionati di spoiler: nell'Episodio III, Revenge of the Sith). Si diceva fosse partito di notte su una Mazda, sponsor della Roma (Capello ha smentito) e che avesse consigliato a Daniele De Rossi di non prendere esempio da Totti (Capello ha confermato) e in un certo senso la figura di Fabio Capello resterà per forza di cose ambigua, doppia. Quindi: è un po' come se Capello associasse inconsciamente Znaiolo e Totti - e Sebastiano Esposito e De Rossi.
Ad ogni modo, esattamente dopo quella sua uscita, qualcosa si è risvegliato dentro Nicolò Zaniolo. Capello ha parlato di mercoledì e Zaniolo il giovedì ha segnato contro il Borussia Mönchengladbach in Europa League; la domenica contro il Milan; una settimana dopo contro l’Udinese e poi contro il Napoli. Inutile dire che se il messaggio di Capello a Esposito viene interpretato come antiromanista, quello che ha animato Zaniolo dopo sembra l’essenza stessa del romanismo.
In una di quelle quattro partite Zaniolo ha esultato baciando lo stemma della Roma e alzando un dito al cielo, in una posa incredibilmente simile a una di Totti (che però aveva il pollice in bocca, quindi filologicamente quella di Zaniolo sarebbe persino più romanista).
Sempre in questa stagione, Zaniolo è stato fotografato con il pugno destro chiuso e lo sguardo rivolto verso la tribuna, da un angolo incredibilmente simile a quello di una fotografia che ritraeva Totti.
Sembra quasi che Zaniolo abbia studiato l’iconografia tottiana e la stia riproducendo scientemente, comunicando in modo subliminale con i tifosi della Roma, parlando cioè al loro inconscio.
Ma in questo caso cosa starebbe cercando di dirci Zaniolo, o la forza che attraverso di lui ci parla?
Se non pensiamo che somiglianze di questo tipo in realtà si possano trovare tra foto di Totti e foto di qualsiasi altro giocatore, dobbiamo ammettere che c’è qualcosa di effettivamente strano in tutte queste somiglianze. C’è qualcosa di misterioso che potrebbe finire, e che anzi probabilmente finirà da un momento all’altro, ma che in qualche modo è anche disturbante.
L’idea di fondo di questo pezzo si legava al tema del doppio negativo, e allora mi chiedo in che modo può finire male questa storia per ora assurda e esaltante.
Per usare le parole di Barthes: in che modo Zaniolo, che oggi sta camminando nelle sue orme, può appiattire il significato di Totti?
La ripetizione dei gesti di Totti possono privarlo della sua unicità, della umanità, come faceva Warhol con Marilyn?
I meme di Zaniolo, che da una parte provano ad esorcizzare con autoironia una cosa troppo strana, dall’altra possono rovinare la memoria di Totti, come i laziali puntualmente fanno con il murales di Monti?
Forse la domanda di fondo è se basta pensare, anche solo per gioco, che Zaniolo possa sostituire Totti, per tradire venticinque anni passati in giallorosso.
Cosa succederà il giorno in cui, se mai arriverà, a Zaniolo verrà offerta la 10 della Roma?
E cosa dovremmo pensare di tutta questa faccenda se, mettiamo, Zaniolo dovesse continuare a ripetere gol ed esultanze di Totti solo per poi andare alla Juve come Capello?
E se fosse tutta una trappola particolarmente crudele del destino, che mira direttamente al cuore dei romanisti?