Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Si stava meglio quando erano tutti zero a zero
16 nov 2020
Ode al pareggio a reti bianche, ora che siamo inondati di gol.
(articolo)
16 min
Dark mode
(ON)

Uno spettro si aggira per il calcio europeo, ha la forma di una sirena che col suo canto distrae i difensori e rende spietati gli attaccanti. I risultati delle partite di calcio, uno sport basato sulla rassicurazione dei punteggi bassi, sono impazziti, sembrano equazioni matematiche: 3-3; 4-2; 8-2. I poteri forti hanno fatto di tutto per aumentare il numero di gol, per tenere il calcio al passo degli altri prodotti di intrattenimento della nostra società isterica. I palloni più volatili, regole sempre più stringenti per i difensori e poi le fanfare mediatiche su Guardiola e il gioco offensivo (il famoso tiqui-taka). Hanno distrutto questo gioco.

Ora le grandi squadre licenziano gli allenatori che curano la fase difensiva, Mourinho passa per pazzo perché non vuole subire gol e si assumono tecnici dallo stile spregiudicato che non vincono mai. Gli analisti - gli stessi che si definiscono “Sarristi”, “Dezerbisti” - si chiedono come sia possibile, da dove vengono, tutti questi gol (qui nel 2012, qui nel 2016). Nelle ultime settimane le domande si tingono di terrore e coinvolgono anche l’Italia, il paese che ha reso grande la fase difensiva. Già ad agosto il Corriere della Sera constatava amaramente il record di gol in Serie A e si chiedeva cosa stesse succedendo. I difensori erano diventati all’improvviso tutti scarsi? Oppure gli attaccanti tutti formidabili? Una conclusione consolatoria era che i tanti rigori fischiati per fallo di mano avevano gonfiato il numero di gol segnati, ma poi è ricominciata la stagione, la regola sui falli di mano è cambiata, e i gol sono aumentati come in un incubo. Un incubo di scale escheriane di gol da cui non si riesce a uscire. Dicono c’entri anche il calcio a porte chiuse. Gli stadi deserti creano un vuoto emotivo che pare disperdere la tensione mentale dei giocatori. Le partite vanno fuori controllo, può succedere di tutto in qualsiasi momento. E noi sul divano a subirci questa overdose di gol inutili e scadenti.

In Serie A e Premier League non si era mai segnato così tanto come in queste prime giornate. Si arriverà al punto in cui, come nel basket secondo il saggio Maurizio Mosca, dovremo sintonizzarci sulle partite solo negli ultimi minuti perché tutti i gol segnati prima non conteranno niente? Arriverà il momento in cui si segnerà dopo ogni azione d’attacco e i difensori saranno ridotti a flebili fogli di carta velina contro attaccanti sempre più potenti e veloci?

Per noi italiani, lasciatecelo dire, tutti questi gol sono un attacco ai nostri valori. La nostra identità non solo calcistica ma di nazione è fondata sul non prenderle, mentre il globalismo mercatistico deterritorializzato precario - per citare il grande filosofo Diego Fusaro - ci convince che dobbiamo diventare brillanti e spregiudicati. Dobbiamo cambiare, scimmiottare gli altri. L’aveva capito il grande Gianni Brera, che ci ricordava che noi italiani per DNA non potevamo provare a giocare in attacco. Che il nostro fisico di gente povera, esile e malnutrita ci costringeva a pensare innanzitutto a una difesa arcigna, per poi cavarcela nelle difficoltà e in trincea.

Ora ci vogliono come loro, e pretendono pure che ci divertiamo. Ma come facciamo a divertirci se il gol, raro per definizione, diventa frequente e perde di senso e valore. Il risultato perfetto, diceva Brera, è lo zero a zero. In uno zero a zero non ci sono errori, solo purezza e ascetismo. Una tensione verso il nulla che è sacra.

In questo pezzo quindi voglio celebrare il miglior frutto del nostro calcio, quello di cui più sentiamo la mancanza in queste settimane piene di gol: gli 0-0 in campionato. Un nostro prodotto DOCG come il parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala o le arancine. Ho raccolto dieci zero a zero dagli ultimi dieci anni; ho cercato di tenerne uno per stagione con qualche eccezione. Non ho scelto i più “belli” o i più “emozionanti”, altrimenti non sarebbe una celebrazione dell’insignificanza. Qualche nostalgico dirà che gli zero a zero degli anni ’90 erano comunque migliori di quelli degli anni 2000. Forse ha ragione ma questa è la storia: una progressiva, inesorabile perdita di valori. Vi assicuro che io ho visto personalmente tutti questi zero a zero per intero, ma per vostra comodità commenteremo solo gli highlights.

Eccoveli: beveteli come un’ottima tisana al finocchio dopo un’indigestione.

Bologna-Inter (2010-11)

L’Inter viene dalla stagione del triplete, Mourinho è fuggito in lacrime nel tunnel del Bernabeu dopo un commovente abbraccio con Materazzi. «Sarete campioni del mondo» disse al difensore, ma nel frattempo l’Inter di Rafa Benitez doveva preoccuparsi di abbassare le aspettative dei suoi tifosi. Cosa meglio di uno zero a zero in uno Stadio Dall’Ara mezzo vuoto in un tiepido lunedì sera di fine agosto.

Il Bologna aveva esonerato Franco Colomba a due giorni dall’esordio in campionato e al suo posto in panchina si è seduto Paolo Magnani: 46 anni, tecnico della primavera e maestro di tennis. Non ha il patentino per allenare in Serie A e decide di regalare l’esordio a un ventenne Albin Ekdal. Questo l’evento forse più significativo di una partita che scorre via brutta come un venerdì in lockdown.

Gi highlights di Sky sono accompagnati dalla voce di Fabio Caressa e quella di Anthony Kiedis in Give it Away.

  • A inizio partita Casarini lancia col sinistro a cercare Di Vaio, Lucio anticipa di tacco ma aggiusta la palla per Gimenez. Julio Cesar è in una posizione ambigua e la porta è praticamente vuota. Henry Giménez, soprannominato “Gimmy il fenomeno”, tira un sinistro brutto come l’esistenza. Un piatto sciancato che sembra fiacco ma finisce almeno 10 metri alto sopra la porta.

  • McDonald Mariga tira dal lato destro dell’area un destro che lo fa contorcere su se stesso.

  • Azione brutta, mischia, Viviano smanaccia, diversi corpi affastellati, Samuel si ritrova la palla sui piedi la colpisce senza neanche far diventare quel colpire un vero tiro.

  • Sneijder calcia verso la porta, una, due, tre, quattro volte, e questo suo calciare verso la porta è forse la cosa più bella dell’intera partita. Sono tutti tiri centrali.

  • Siamo molto vicini al gol. Coutinho crossa bene, Eto’o taglia sul primo palo e si coordina col piatto. Il tiro è ravvicinato ma batte sulla testa di Viviano e va sulla traversa. Se guardate il replay Viviano getta la testa all’indietro come colpito da un piccolo proiettile.

A fine partita Magnani corricchia entusiasta ad abbracciare Viviano. Sarà la sua unica partita allenata tra i professionisti. Il suo score da tecnico si riduce quindi a un pareggio contro la squadra campione d’Europa e futura campione del mondo. Oggi è svincolato.




Novara-Lecce (2011/12)

Siamo già alle portate più succulente di questo pezzo. Siamo nel girone di ritorno, Novara e Lecce sono inabissate in zona retrocessione, devono provare a vincere se vogliono tentare di salvarsi ma il nulla assoluto dello zero a zero finisce per inghiottirle.

  • Come si fa a scendere in B con Cuadrado, Di Michele e Muriel? I tre si scambiano il pallone in spazi stretti, il colombiano tira con l’esterno trascinando la gamba come se indossasse delle infradito.

  • Nella sintesi di 90° minuto il giornalista dice «In un Novara non pervenuto per mezz’ora Tesser capisce che l’opzione Caracciolo può essere l’unica variante efficace». Dopo 35’ esce Jeda ed entra Caracciolo.

  • Di Michele coglie l’incrocio dei pali con un esterno sinistro fantascientifico.

  • Benassi fa un miracolo su Mascara ma nell’intervento si fa male e lascia il posto a Davide Petrachi. Nel 2019 è stato arrestato per spaccio nell’operazione “Movida”. Il suo nomignolo nelle intercettazioniera “Calcio”. Oggi insegna ai ragazzi di una scuola calcio di Melendugno. Ha chiuso la carriera con 5 presenze tra A e B senza perdere nemmeno una partita.

  • Entra Morimoto.

  • Di Michele tira un altro sinistro pazzesco, stavolta salvato da un guizzo felino di Ujkani.

  • Morimoto ha una palla molto vicina alla porta ma fa un tiro strano che si alza come un aquilone verso il secondo palo e pizzica la traversa.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

La nota scena di un film di Akira Kurosawa.

L’articolo di Gazzetta chiosa con una delle nostre frasi preferite: «Vince la paura».




Siena-Palermo (2012/13)

Se in Novara-Lecce aveva trionfato “la paura” a vincere qui, invece, è “la noia” secondo questa cronaca di Sky. Per Vittorio Alberti la paura è un sentimento intenso e selvatico, vitale; la noia invece è sfuggente, impalpabile. “Tristitiae saeculi” la definiva Tommaso D’Aquino, una «disaffezione verso una realtà percepita come priva di significato». È questa la sensazione che ti si attacca alle ossa quando si gioca la sfida tra ultima e penultima in classifica in Serie A?

I reperti di questa partita sono rotti e storti, giacciono nella parte di YouTube dove sono buttati i cestoni di cianfrusaglie ammalate. Rischiate di finire su questo video, intitolato con risultato e data esatti. Poi però vi trovate dentro una partita di FIFA di qualcuno: telecronaca Caressa-Bergomi (“attenzione è solo! Attenzione la palla è lì!”), Cagliari contro Catania, 1-0 gol di Lazzari.

Per avvicinarvi di più alla partita del mondo reale di cui stiamo parlando dovete accontentarvi del video che trovate sopra, che per questioni di diritti ha ribaltato l’immagine. Troverete Ilicic che da sinistra rientra sul destro, Miccoli che prova un cucchiaio di sinistro. Il mondo uguale a come lo vediamo, solo impercettibilmente capovolto. Un disco dei Beatles al contrario come il nome di Bolzoni al contrario: se fai attenzione hai evocato satana.

Una partita “avara di emozioni”: un presunto fallo di mano di Mantovani in area, magari un rigore per il Siena? Un colpo di testa di Calaiò strozzato, un tiro di Barreto appena prima di scivolare su una buccia di banana, un gol sbagliato da Miccoli dopo una giocata Barreto-Donati in versione Zico-Socrates. Secondo una teoria di Reddit questo pareggio sarebbe stata una complessa installazione artistica con cui si voleva ricreare, in senso post-moderno, uno zero a zero tra le due squadre di una decina di anni prima.




Catania-Parma (2013/14, andata e ritorno)

Catania e Parma nella stagione 2013/14 si affrontano per 180 minuti più recupero senza segnare nessun gol (qui sopra trovate gli higlights della partita di ritorno, l'andata invece è qui). La massima espressione del rispetto per l’avversario. Dovremmo omaggiare di più la nostra cultura degli zero a zero. Dovremmo proiettare questi 180 minuti alla cineteca di Bologna in serate evento, con accompagnamento musicale di Vasco Brondi.

Lacrimogeni. Negli appartamenti subaffittati e nel tiro di Bergessio su assist di Plasil.

I tiri di Guarente da fuori fanno un odore strano i nostri discorsi seri di ieri intercettati dai finanzieri.

Alcuni s’impiccavano in garage lasciando come ultime volontà gli scatti di Biabiany.

Fammi i tuoi discorsi metafisici sui lanci di Parolo.

Eccetera.




Lazio-Fiorentina (2013/14)

Cos’è il video di azioni salienti di uno zero a zero? Gli highlights mettono in quadro e danno rilievo a delle sequenze limitata nel tempo che vengono considerate più significative. Che succede però quando la realtà non offre niente di particolarmente significativo? Che il triviale e l’inutile di una partita di calcio ci viene presentato come degno d’attenzione. Siamo costretti a guardare intensamente ciò che non potrà offrirci nessuna ricompensa particolare se non una riflessione sul tempo. Vengono in mente le parole di Rancière sul cinema di Bela Tarr, un cinema in cui «(…) possiamo penetrare qualcosa di più essenziale, la durata stessa, nel cuore della quale le cose li colpiscono e li impregnano, la sofferenza della ripetizione, il senso di un’altra vita, la dignità profusa a perseguirne il sogno e a sopportare il fallimento di questo sogno».

Mucche.

  • Pizarro perde palla dopo un controllo sciatto non da lui. A partire come un pazzo è Perea detto “El coco”

(Era arrivato in estate dal Deportivo Cali con un brutto taglio di capelli. Era considerato il nuovo talento del calcio colombiano. Segna un gol all’Atalanta poi inizia uno spirale discendente che lo porterà a giocare nel Lugo: 13 presenze 0 gol. Oggi milita nel Palm Beach Stars, squadra del CEO e ds Tony Iafrate. Eccovi il video di presentazione.

View this post on Instagram

A post shared by Palm Beach Stars (@palmbeachstars)

Perea si fa tutta la metà campo, prepara il tiro benissimo, ma poi quel tiro è un pacchetto di patatine sbriciolate.)

  • Hernanes tira un calcio di punizione fuori, Montella sulla panchina della Fiorentina non sorride.

  • Inizia il secondo tempo, Montella non sorride.

  • Floccari entra in area, incrocia il tiro, ottima parata di Neto.

  • Candreva crossa teso, Montella non sorride, nessun attaccante della Lazio aveva attaccato la porta.

  • Candreva dribbla verso l’interno, tira di sinistro. È il prime Candreva. La palla tocca la rete esterna dando l’illusione del gol.

  • Perea fa una giocata pazzesca: tiene in campo una palla che stava uscendo in rimessa laterale con un colpo di tacco alla cieca che trova Hernanes. Poi l’azione finisce in un binario morto. Forse la più bella giocata di Perea con la maglia della Lazio.

  • Finisce la partita, Montella va a stringere la mano a Petkovic, sorride.

Nella cronaca di Gazzetta la partita è riassunta nell’incipit: «Prendi l’Europa League con trasferte in terre lontane il giovedì sera, aggiungici i due convitati di pietra, i lungodegenti Klose e Gomez, e il cocktail è servito. Brutta partita e mediocre 0-0 per Lazio e Fiorentina». E prosegue notando che persino le ammonizioni sembrano essere arrivate per noia: «Otto ammonizioni a cura di Orsato sembrerebbero testimoniare di un match ruvido, ma è una falsa impressione. Solo tanta, infinita stanchezza».




Chievo-Milan (2014/15)

I tanti gol che vediamo ogni domenica di questo campionato malato, segnati spesso da ultratrentenni, sono il prodotto del disfacimento tecnico e competitivo del nostro povero calcio. Sono lontani i tempi in cui il Milan di Pippo Inzaghi poteva schierare in attacco la coppia Menez-Destro, in attesa dell’arrivo della cavalleria nel secondo tempo: Cerci, Pazzini, Honda. Questo squadrone si è schiantato addosso al leggendario Chievo Verona 2014/15, autore di sei zero a zero quella stagione. Il Chievo: il Picasso degli zero a zero, il Giorgio De Chirico delle porte inviolate.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Trasferta a Verona per del buon calcio? Perché no.

Siamo a fine febbraio, il Bentegodi è umido e viscido e stiamo per assistere a uno dei migliori zero a zero della storia recente della Serie A.

  • Mattia Destro, capelli corti e ancora una certa voglia di sfondare nel grande calcio, sfiora d’esterno un cross in area di rigore. Bel movimento, tiro fiacco, applausi al compagno, semplicemente Mattia Destro.

  • Il Milan ha il nuovo logo, quello voluto da Barbara Berlusconi per rinfrescare il brand. Per qualche ragione era stata considerata una buona idea ispirarsi allo stemma della Federazione di calcio australiana.

  • Punizione dai 25 metri, parte Alex, è una bomba? No, il tiro muore su una mischia in area, Destro prova a tirare due volte, è tutto molto brutto.

  • “Occhio a Meggiorini che si gira!”. È un tiro alto di appena 34 metri.

  • Pellissier brucia tutti, salta Diego Lopez con uno scavetto, Antonelli alleggerisce in calcio d’angolo.

  • Tiro d’esterno volante di Zukanovic. Non vale la pena dirvi com’è finita.

  • Gli sponsor dell’economia italiana attorno al campo: Vicentini carni, Berti macchine agricole, Inobis assicurazioni.

  • Tiro terrificante di Honda sulla traversa. Stile, tecnica, c’è tutto.

  • Menez con tutto il campo davanti, mette un cross basso per Pazzini su cui poi arriva un recupero selvaggio di Mattiello. Guardate e imparate, terzini dell’attuale Serie A.

  • Birsa porta a scuola Bonera, cross per Paloschi, controllo di coscia e girata affamata di destro: centrale.

  • Tiretto di Cerci.

Il Milan chiuse il campionato decimo, con più sconfitte (12) che vittorie (11), più espulsioni (12) che vittorie (11), peggior media punti e peggior percentuale vittorie dell’era Berlusconi. Il Chievo di Maran si salvò agilmente al 14esimo posto: 28 gol fatti (peggior attacco) e 41 subiti, quarta miglior difesa. Andrebbe insegnato nelle scuole.




Atalanta-Empoli (2015/16 )

Per farvi capire l’ammirevole sforzo del montatore di questo servizio: per arrivare a un minutaggio decente è servito un doppio replay di un colpo di testa in fuorigioco di Marko Livaja.




Sampdoria-Udinese (2016/17)

«Il nulla, essendo nulla d'essere, non può venire alla luce che in virtù dell'essere stesso. E viene infatti all'essere ad opera d'un essere singolare, l'essere dell'uomo, l'Esserci. La realtà umana, l'Esserci, è l'essere in quanto, nel suo essere e per il suo essere, è il fondamento unico del nulla nel seno dell’essere» scrisse Jean Paul Sartre ne L’essere e il nulla. Che cosa c’entra questo, direte voi, in un pezzo sugli 0-0 nel calcio italiano? Stavolta lascio a voi l’unire i puntini.

  • C’è aria natalizia al Luigi Ferraris, si affrontano la Samp del Maestro Giampaolo e l’Udinese di Delneri.

  • Dopo pochi minuti la difesa dell’Udinese tira un pallone addosso a Skriniar che per poco non segna con la spalla.

  • Faraoni verticalizza per Zapata che tira forte addosso a Puggioni.

  • Esce Halfredsson esce Kums: che nostalgia quella Serie A mi batte ancora il cuore.

  • Cyril Thereau non gioca: danza. Corre sulle punte, sposta gli avversari con gli occhi. Sembra Mercurio. Poi tira a giro nel suo calcio puramente ideale che si scontra con una realtà in cui quel tiro è debole e morto.

  • Uso le parole del telecronista: «Torreira va a defenestrare un’occasione non grande ma comunque importante per la Sampdoria».

  • Esce Bruno Fernandes. Entra Patrik Schick.

  • Bel duello Quagliarella-Karnezis.

  • Magico Schick, controllo orientato e tiro a giro di sinistro che esce di un paio di metri.




Sassuolo-Cagliari (2017/18)

«Zero a zero. Un solo tiro in porta in 95’. Zero (o quasi) emozioni» comincia lapidaria la Gazzetta a descrivere questo bel 0-0 tra Sassuolo e Cagliari. Dobbiamo per forza menzionare un tentativo titanico di rovesciata di Politano. Oltre a un momento di egoismo di Berardi che non serve Babacar a porta vuota e prova un tiro complicato finito male. Per il resto che dire, 90 minuti comunque migliori di questi prodotti audiovisivi:

  • L’intera serie Netflix The end of the fucking world.

  • Sole a catinelle.

  • I novantadue minuti di applausi che vengono continuamente ripetuti su internet.

  • Questo video tutorial per costruirvi una panca piana.

  • Un 3-3 qualsiasi di questo campionato.




SPAL-Udinese (2018/19 da non confondere con Udinese-SPAL 2019/20, finita sempre 0-0)

Più andiamo avanti nel tempo più gli zero a zero si diradano, più il germe del Guardiolismo si diffonde, più le difese si rimbambiscono, più i tifosi sono semplici consumatori, più il calcio diventa immorale. Insomma avete capito.

Questo zero a zero al Paolo Mazza di Ferrara è una perla di questi recenti anni secolarizzati. Godiamoci tutti i non-gol di questa partita di Santo Stefano: la traversa esterna di Petagna su punizione. Basta, finiti.

Secondo le pagelle di Eurosport il migliore in campo è stato Fares, 7, il peggiore Pussetto, 5, «una prestazione da Chi l’ha visto?».

Lo stadio fischia, o meglio: qualche facinoroso fischia. Tutti gli altri lo sanno che assistere a uno zero a zero è il più puro e deliberato atto d’amore calcistico.




Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura