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Zirkzee è per cuori forti
12 apr 2023
Nel Bologna sta uscendo un nuovo centravanti fichissimo.
(articolo)
10 min
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IMAGO / AFLOSPORT
(copertina) IMAGO / AFLOSPORT
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Sono un appassionato di calcio semplice: mi basta che un attaccante alto un metro e novanta giochi coi calzettoni bassi per interessarmi a lui. Se poi dopo due minuti che è entrato in campo se ne va in mezzo a due avversari con una specie di piroetta, combinando l’interno di un piede e con l’esterno dell’altro per virare di 90° in mezzo al campo, inizio a sentire le farfalle nello stomaco. Joshua Zirkzee, ventidue anni tra qualche settimana, arrivato al Bologna dal Bayern Monaco alla fine dello scorso mese d’agosto (a titolo definitivo per una cifra intorno agli otto milioni e mezzo), è entrato nel secondo tempo della partita con l’Atalanta e, come si dice, si è preso il palcoscenico.

Non che spuntasse completamente fuori dal niente.

Orsolini è deluso dalla scelta di Zirkzee, ma un centravanti ha come compito anche quello di scegliere quando accelerare e quando rallentare.

Anche a Parma, due stagioni fa, giocava coi calzettoni bassi. Ed era già un metro e novanta decorato con una nuvola di capelli neri crespi ondeggianti. Zirkzee era arrivato in prestito a febbraio 2021, con le stimmate del fenomeno. Un anno prima (subito prima che il calcio europeo si fermasse per la pandemia) aveva esordito con il Bayern Monaco entrando in campo al 90esimo e sbloccando la partita con il Friburgo un minuto dopo. E poi, aveva segnato altri due gol in una mezz’oretta accumulata nelle prime quattro presenze. A Parma, però, dopo appena quattro giornate si è infortunato al ginocchio destro (legamento collaterale) e per forza di cose lo abbiamo perso di vista.

Sono passati ormai due anni da quell’infortunio e di mezzo c’è stata la stagione all’Anderlecht, in cui è partito quasi sempre titolare in campionato e in un totale di 47 presenze, coppe comprese, ha segnato 18 gol e realizzato 13 assist. Certo era pur sempre il campionato belga e bla bla, ma i gol, come dicono i saggi, bisogna pur sempre farli.

Prima che facesse quell’esperienza in Belgio, Julian Nagelsmann, suo allenatore al Bayern, lo avvertiva che per fare gol gli sarebbe servita una “serietà” diversa da quella che aveva. Il commento di Nagelsmann era dovuto a un errore in amichevole con l’Ajax, in cui Zirkzee dopo aver saltato il portiere si è trascinato fino alla riga di porta senza tirare e senza accorgersi dell’arrivo di Peer Schuurs alle sue spalle; Schuurs che in scivolata ha tolto la palla dal suo controllo.

Insomma, in Zirkzee sembrava esserci qualcosa di Zlatan ma anche qualcosa di Balo, o comunque di quel tipo di giocatori - Leao forse è l’esempio più attuale - che hanno un talento fisico e tecnico così grande che finiscono per avere dei cali di concentrazione. Che sembrano pensare di poter fare gol, di giocare bene, anche senza fare assolutamente nulla, senza sforzo.

Questo è vero anche adesso, anche se in Belgio ha salito almeno un paio di livelli nella scala che porta dalle potenzialità del talento naturale alla realizzazione piena delle stesse (c’è da dire che nel frattempo è anche, semplicemente, cresciuto). Ma è vero soprattutto nel senso che Joshua Zirkzee è uno di quei giocatori a cui sembrano venire meglio le cose più difficili.

Proprio sotto gli occhi del Gasp.

Ma torniamo alla partita con l’Atalanta. Dove Zirkzee, a dire il vero, è sembrato anche molto preciso e puntuale nelle piccole rifiniture. Sponde spalle alla porta, con l’uomo in pressione da dietro, giocate di prima intenzione o al massimo di seconda, dopo il controllo.

Tutto il Bologna sembra più “sul punto” tecnicamente da quando c’è Thiago Motta (non ditemi che la tecnica non si allena a quel livello, o a quell’età, perché non è vero). Dialogano meglio, collaborano, si cercano e si rendono disponibili con più facilità. Il momento clou, se così lo vogliamo chiamare, quello in abbiamo capito che Zirkzee aveva portato in campo un’energia diversa, è nato da una precedente giocata di Orsolini.

È arrivata poco dopo il 67esimo minuto: Orsolini riceve a un paio di metri dalla linea laterale con Palomino in pressione da dietro e, anziché controllare la palla e prendere il fallo, la prolunga alle proprie spalle di tacco. Palomino il fallo lo fa lo stesso, ma intanto Orsolini ha mandato Zirkzee in campo aperto.

A quel punto Zirkzee potrebbe tenere palla, guadagnare campo in profondità. Demiral sembra indicargli quella direzione con la propria postura: vorrebbe tenerlo sul lato destro, concedergli magari un cross o una giocata conservativa qualche decina di metri più avanti. Zirkzee invece gli prende il tempo e con un semplice tocco di destro gli fa passare la palla sotto le gambe.

Demiral ovviamente non se lo aspettava, proprio come noi. Ma pochi minuti dopo, questo sì, Demiral avrebbe potuto pensarci, stare più attento, preservare la propria immagine pubblica tenendo le gambe chiuse. E invece.

  • L'azione comincia con una protezione da vero numero 9. Se Zirkzee impara a usare il corpo in questo modo anche su palle alte o in situazioni più statiche diventerà difficile da difendere.

Dopo il secondo tunnel Zirkzee vede che non c’è nessun compagno al centro e si ferma. Ma anche il modo in cui la passa a Nico Dominguez non è banale: Zirkzee usa lo stesso esterno destro su cui si era fermato, lasciando rallentare la palla e colpendola poi con un movimento all’indietro poco intuitivo, una specie di tacco, o di esterno elaborato, difficile.

È interessante che questi numeri di Zirkzee siano conclusi da giocate semplici, in questo caso da uno scarico all’indietro dopo un triangolo con Dominguez. Come a dire: io il mio l’ho fatto. Quale sarebbe, quindi, il suo? Che ruolo può avere un giocatore capace di fare due tunnel in pochi minuti allo stesso difensore, in teoria uno dei più aggressivi del campionato? Ecco, il ruolo di Zirkzee è quello del sabotatore. Del giocatore in grado di sorprendere anche facendo piccole cose, riscrivendo le regole di ingaggio con la difesa, costringendoli a giocare sulle punte, sempre preoccupati che possa succedergli qualcosa di inaspettato. Perché va bene farsi saltare, ma giocatori come Zirkzee ti fanno sembrare stupido, grezzo, inadeguato su un piano umano più che calcistico, non all’altezza della sua eleganza e del suo talento.

Chiaro che non è così. Il calcio non è una gara con i giudici e le palette, il punto è sempre e solo nel saltare l’avversario o nel non farsi saltare dall’avversario. Ma il livello di minaccia che giocatori del genere si portano dietro non è da sottovalutare. È decisivo, ad esempio, nelle fortune dei due migliori giocatori offensivi del nostro campionato, il già citato Leao e Kvarastkhelia: spesso basto loro la capacità- che ormai è anche questione di reputazione - di spaventare le difese. Se Demiral in questo caso, in entrambi i casi evidentemente, non si rende conto di cosa sta per succedere, prima o poi Zirkzee potrà incassare un altro tipo di moneta: i difensori lo faranno arrivare fino al limite dell’area, oppure oltre, lasciandogli un paio di metri si spazio per non farsi saltare.

È quello che fa Palomino nel gol del 2-0, quello convalidato, di Orsolini. Ammonito, forse stanco, Palomino sa che Orsolini può bruciarlo, se non in un fazzoletto, almeno nello spazio che occuperebbe una tovaglia da pic-nic stesa sul prato del Gewiss Stadium, quindi lascia che entri in area e provi la conclusione a giro sul secondo palo (in teoria la più difficile, ma non a quel livello di talento). In quell’occasione, oltretutto, il duello tra Palomino e Orsolini è generato da uno splendido lancio di interno destro di Zirkzee, che passa sopra la testa di Palomino costringendolo a difendere a pochi metri dalla porta.

L’ultima giocata che chiude la sua partita. Prende in controtempo Palomino e De Roon. Con un passo, con il destro, sposta prima il peso in avanti, poi si gira su se stesso uscendo dalla porta di dietro. Sono piccole cose, ma si notano.

A differenza di Leao e Kvara, Joshua Zirkzee non è un esterno. Non avrebbe neanche l’esplosività e la velocità per quel gioco di strappi (compensa con una fisicità, una presenza in area di rigore, da centravanti puro) ma se pur giocando in posizioni centrale è libero di svariare e fare da raccordo, la finalizzazione resta un aspetto importante del suo gioco. A lungo andare potrà fare la differenza sulle scelte dei suoi allenatori (compreso Koeman, che nell’Olanda non l’ha ancora convocato, lasciandolo all’under 21 anche se ha già qualche anno in più di Xavi Simon, giusto per fare un esempio).

Sulla mezz’ora da favola di Zirkzee pesano sostanzialmente due occasioni fallite, che comunque è stato bravo a procurarsi. La prima, al 64esimo minuto di gioco, se la costruisce da solo con un po’ di tecnica e un po’ di fortuna, infilandosi in area tra Demiral e Djimsiti con un bel controllo e vincendo poi un rimpallo, ma proprio sul più bello con la palla che rimbalza a un metro da Musso in uscita ha colpito malissimo con l’interno destro, mandando fuori qualche metro al lato del palo. La seconda è quella del gol annullato a Orsolini per fuorigioco. Aveva saltato Djimsiti sulla trequarti, con un tocco in anticipo, tutto solo un metro oltre il limite dell’area, con il tempo necessario a prendere la mira e mettere la palla dove preferiva, ha calciato sul portiere (Orsolini poi ha messo dentro la ribattuta).

Avesse messo dentro anche una sola di queste occasioni sarebbe diverso. Per ora dobbiamo tenerci in sospeso il desiderio di vederlo esplodere definitivamente, e chi vuole seminare dubbi - eh ma gioca solo quando vuole…. eh ma non puoi sbagliare quelle occasioni… - può ancora farlo. Diciamo che ha ancora qualche settimana, al massimo qualche mese. Perché prima o poi, se questo è il talento che Zirkzee sta coltivando, modellandolo sulle funzioni di un centravanti che viene incontro, che rifinisce il gioco e poi sfonda sulla trequarti, beh è davvero solo questione di tempo.

Poco dopo il suo arrivo, il Bologna ha cambiato allenatore e Zirkzee in un’intervista ha detto che il piano originale, con Mihajlovic, era di farlo giocare insieme ad Arnautovic (“Mihajlovic mi voleva assolutamente” sono state le sue parole, uno degli argomenti che lo hanno convinto a tornare in Italia) e che con Thiago Motta che gioca con una sola punta il discorso è più complicato. E adesso che Arnautovic è infortunato, Motta preferisce comunque giocare con Sansone al centro del tridente e Zirkzee tutto sommato ha giocato ancora poco.

Manca la fiducia per immaginarlo con continuità in campo dal primo minuto, ma i miglioramenti sono evidenti e il suo minutaggio sta aumentando. Un utilizzo come super-sub, come sostituto di lusso (o se preferite da “impactor”, come Arteta chiama i suoi sostituti) può convenire a tutti. Zirkzee gioca con le gambe più leggere, con meno da perdere, e Thiago Motta ha una carta da giocarsi per rompere i secondi tempi. Ne ha un paio almeno, in realtà, contando che anche Orsolini e Dominguez sono entrati in corsa e sono stati tra i migliori in campo.

Prima di lasciarci però un ultimo esempio del suo talento. Giusto per ricordare che non è frutto di una serata fortunata.

Questo numero lo ha fatto contro la Fiorentina, una delle quattro partite giocate da titolare. Zirkzee riceve una palla un po’ sporca uscita da un fallo laterale, la controlla con Igor alle spalle (che sembra piccolo, vicino a lui), temporeggia con la palla sotto la suola (il cui utilizzo disinvolto sta alla classe innata di un calciatore come le stelle di Hokuto stanno a Ken Shiro: segno incontestabile di predestinazione) e forse aspetta consapevolmente che Amrabat gli arrivi a pochi passi prima di girarsi di nuovo su se stesso. Prima di prendere l’uscita posteriore.

A quel punto però si trova di fronte Bonaventura (in mezzo c’è anche un compagno, Ferguson, che deve saltare la palla per non rovinare tutto), che forse intuisce qualcosa e stringe le gambe. La palla gli sfila comunque davanti, mentre Zirkzee gli passa dietro. I francesi lo chiamano grand pont, il corrispettivo lungo del petit pont. che sarebbe il tunnel, a sottolineare la parentela tra i due gesti.

Zirkzee è uscito dalla morsa di tre giocatori, due dei quali molto aggressivi per natura e inseriti in un contesto aggressivo come quello della Fiorentina di Italiano. E ne è uscito aggirando anche l’intelligenza di un giocatore esperto e furbo come Bonaventura. Lo ha fatto come un bambino salta da una striscia bianca all’altra mentre attraversa la strada, con la fluidità di Super Mario che ha preso la stelletta.

Insomma questo è oggi Joshua Zirkzee e a noi non resta che sperare di vederlo sempre più spesso in campo e sempre più ispirato. È finito il tempo in cui i giovani di talento dovevano temere l’opinione pubblica italiana. Leao lo scorso anno e Kvaratskhelia in questa stagione hanno ribaltato la prospettiva: i giocatori creativi, leziosi, scostanti, sono anche i più pericolosi. Senza dribbling muore il calcio. E senza giocatori come Zirkzee ci annoiamo prima che sia definitivamente morto.

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