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Come sarebbe la Champions League delle Serie B
23 set 2024
23 set 2024
E se l'idea di Guarascio non fosse campata in aria?
(copertina)
IMAGO / Andrea Rosito
(copertina) IMAGO / Andrea Rosito
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Venerdì, con un messaggio sul mio cellulare, ricevo un comunicato del Cosenza Calcio, tratto dal sito ufficiale. Dentro c'è un virgolettato del presidente Eugenio Guarascio che in vista delle prossime elezioni per la presidenza della Lega B afferma: «Nei momenti complicati può servire un’intuizione innovativa e sto pensando a una Champions League di Serie B, che coinvolga le varie aree dei Paesi europei: una formula da studiare insieme e proporre».

Ora, uno potrebbe accogliere la proposta di Guarascio con una scrollata di spalle, un sorriso e ritornare alla sua vita di ogni giorno. Ma, dato che tutti i commenti sotto il post erano particolarmente entusiasti e che magari il beneficio del dubbio non si nega a niente e a nessuno (e se fosse stata una di quelle idee che sembrano ridicole a un primo sguardo ma interessanti una volta approfondite?), mi sono detto: visto che ancora manca la formula, la provo a intavolare io. Questo pezzo è il tentativo che è seguito a questo primo pensiero. Buon viaggio.

Una doverosa premessa

Prima di parlare di partecipanti, format e altri dettagli più specifici bisogna partire dal contesto storico-economico che stiamo vivendo, in cui sono i soldi a far girare la terra intorno al sole. E in effetti, per quanto a molti sia sembrata assurda, fuori luogo e fuori contesto, la proposta di Guarascio a suo modo centra un punto che magari ci si dimentica: il calcio italiano, non solo la Serie A, è in una profondissima crisi economica.

Meno di un mese fa abbiamo parlato del caso Taranto e di come la Serie C non navighi nell’oro, ma la Serie B non se la passa granché meglio. Senza andare troppo indietro nel tempo: nel 2018 sono fallite Cesena, Bari e Avellino; nel 2021 è fallito il Chievo; nel 2023 è fallita la Reggina; l’accordo per i diritti tv con DAZN per il triennio 2024-2027 è stato trovato in co-esclusiva soltanto il 12 agosto, cinque giorni prima del fischio d’inizio al campionato, ed è pari a 15 milioni (al netto dell’IVA); Sky, almeno per ora, si è chiamata fuori da questa corsa alla cadetteria, mentre nel triennio 2021-2024 garantiva un totale di 28 milioni che portavano il tutto oltre i 40. Insomma, anche solo banalmente per questo motivo, la Serie B si è trovata a dover fronteggiare introiti decisamente minori rispetto agli anni precedenti, tanto è vero che pochissime squadre hanno fatto un mercato davvero pirotecnico, come si dice.

Inserita in questo contesto, forse l’idea di Guarascio assume un contorno economico interessante, quantomeno a giudicare dalla risposta positiva sui social. D'altra parte, la Serie B 2023/24 ha fatto registrare un audience di 600mila spettatori a giornata, con picchi di 2,6 milioni per playoff e playout. Insomma, la Serie B italiana ha ancora un bacino di pubblico importante, anche solo per l’affezione di tanti tifosi alla squadra della propria città (la media spettatori allo stadio è stata di 9.900 per partita nel 2023/24), e appena dieci giorni fa la Gazzetta dello Sport l’ha classificato come 13mo campionato più seguito in Europa. È davvero così stupido provare a fare leva su questo interesse?

Le altre big

Non solo la Serie B, sono diversi i campionati di secondo livello in Europa ad avere grande seguito. Partiamo dal più noto di tutti, la Championship inglese, che nell’ultima stagione si è messa dietro tutti i campionati europei a eccezione della sorella maggiore Premier: 12 milioni 720mila spettatori (compresi i playoff) hanno affollato gli stadi della seconda serie. Sui dati televisivi, non c’è paragone: l’Inghilterra gioca un campionato a parte: l’accordo 2024-2029 porta in dote non solo alla Championship, ma anche alla League 1 e alla League 2 (Serie C e Serie C2) un totale di 895milioni di sterline, più di un miliardo di euro: sono 180 milioni l’anno. Certo, da dividere fra 72 squadre, che quindi si prendono circa due milioni e mezzo ognuna a stagione.

La finale dei playoff di Championship della scorsa stagione, per un assaggio di quella che potrebbe essere l'atmosfera.

Insomma, in Inghilterra avrebbero qualche incentivo in meno a moltiplicare i proprio introiti, ma alla fine altri soldi fanno gola a tutti. E inoltre, da un punto di vista esclusivamente sportivo, sarebbe interessante vedere quanto il confronto economico si rifletta sul campo. D'altra parte, già negli anni ‘70 e ‘80 la Coppa Anglo-Italiana, che coinvolgeva le squadre di C1, aveva un discreto fascino. Perché oggi quell'idea dovrebbe avere meno senso?

Poi ci sono Spagna, Francia e Germania. La Liga2 ha una media spettatori di poco superiore a quella della Serie B, 10.500 spettatori, con 2 operatori e 20 piattaforme che ne mostrano le partite in territorio spagnolo; in Francia la media spettatori è di poco inferiore (8.648); in Germania, dove si gioca uno dei campionati di Serie B più belli d'Europa, invece è stata, nel 2023/24, di 29.290, appena un migliaio in meno rispetto alla Serie A.

Insomma, anche solo per lo spettacolo che si potrebbe vedere negli stadi, l'idea di Guarascio non è così peregrina come potrebbe sembrare. Ma passiamo finalmente al format.

Il format e le partecipanti

In molti si sono lamentati del nuovo format della Champions League, ritenuto “confusionario” da molti. Come in ogni novità ci vorrà un po’ per capire il sistema, ma visto che tutti i campionati di Serie B restituiscono un'aura da nostalgia del passato perché non strizzare l’occhio al fan più retrò e tornare alla versione del torneo in vigore fino all’anno scorso? Otto gironi da quattro, gare di andata e ritorno, passano le prime due e poi eliminazione diretta fino alla finale da giocare in campo neutro. Ovviamente, un campo neutro di Serie B. E siccome l’idea è del presidente Guarascio, il teatro della prima finalissima non può che essere lo stadio San Vito-Gigi Marulla di Cosenza.

Uno dei punti all’ordine del giorno è quello delle squadre partecipanti: alla Champions League vecchio formato partecipavano le prime classificate dei diversi campionati europei, a seconda del ranking. In tutte le Serie B del mondo, però, la prima viene promossa, la seconda idem (quasi sempre) così come terza o quarta in caso di vittoria dei playoff. E se salgono vuol dire che l’anno successivo saranno impegnate per salvarsi in Serie A: e una squadra che deve salvarsi in Serie A, in Premier, in Liga, in Bundes non s’impegnerebbe mai un torneo europeo. E quindi cosa fare? Si prendono le retrocesse? Si potrebbe fare, ma sarebbe una scelta che andrebbe a sacrificare il vero senso della competizione, ovvero dare lustro e immagine europea a squadre che non ne hanno mai avuta o ne hanno avuta pochissima. Allora si va a scalare: le neopromosse continuano il proprio viaggio nel campionato principale, le migliori piazzate invece vanno in Europa. Quindi, per l’Italia, le prime partecipanti sarebbero la quarta, la quinta, la sesta e la settima classificata della stagione precedente, quindi Cremonese, Catanzaro, Palermo e Sampdoria. Per la stagione inaugurale però si potrebbe fare una piccola eccezione: visto che l'idea è del presidente del Cosenza, anche la squadra calabrese andrebbe aggiunta di diritto, magari al posto della vincitrice dell’Europa League che tanto non c’è.

Per il ranking ci baseremo su quello del 2023/24, così da avere già le 26 qualificate alla fase a gironi. Per l’Italia le abbiamo già elencate sopra, quindi andiamo avanti. Per l’Inghilterra Leeds, West Bromwich, Norwich e Hull City; per la Germania il Fortuna Dusseldorf, l’Amburgo, il Karlsruhe e l’Hannover; per la Spagna l’Eibar, lo Sporting Gijon, il Real Oviedo e il Racing Santander; per la Francia il Rodez e il Paris FC; per il Portogallo il Maritimo e il Paços Ferreira; per l’Olanda il Roda JC; per l’Austria il Ried; per la Scozia il Raith Rovers; per la Serbia lo Smederevo; per l’Ucraina l’Epicentr.

Mancano a questo punto le sei squadre che devono uscire dalla Royal Rumble dei preliminari. Ora, però, si pone un problema: San Marino ha un solo livello di campionato, non esiste Serie B. Per quanto possa farci simpatia il Titano, non sarebbe corretto ammettere una squadra di massima serie nella B League. Lo stesso discorso va fatto con Gibilterra. Vi risparmio gli altri dettagli e, basandomi sulla Champions League 2023/24, mi limito a prendere il corrispettivo delle squadre mancanti: Thun per la Svizzera, Deinze per il Belgio, Larissa per la Grecia, Fredericia per la Danimarca, Sakaryaspor per la Turchia, Tondela per il Portogallo. Questa sarebbe la prima fase a gironi della B-League 2024/25 (scusate, non mi veniva un nome migliore).

State già pensando alla trasferta?

I problemi

Passiamo adesso a quelli che potrebbero essere i problemi, in primis le date: in un calcio sempre più saturo di partite, le Serie B dovrebbero rinunciare alla propria serenità. Si potrebbe giocare il mercoledì, in competizione diretta con la Champions dei grandi? O il martedì? L’unica è provare il giovedì, andando in competizione con Europa League e Conference, che (almeno in Italia) non hanno così tanto appeal: ma questo creerebbe comunque dei problemi con le date.

L’abbiamo visto con la Fiorentina un anno fa, che si è trovata a dover disputare un numero surreale di partite portando poi a un recupero disputato domenica 2 giugno, quando la Serie A era già finita da una settimana. Essendo 13 il numero massimo di partite da disputare in caso di finale, queste andrebbero a sommarsi alle 38 di campionato: cinquanta partite, per una formazione di Serie B, avrebbero dei costi insostenibili che potrebbero essere retti soltanto da entrate importanti dai diritti TV, entrate che rimpinguerebbero casse (soprattutto non inglesi) parecchio frastornate dagli ultimi eventi.

Considerando che per il pacchetto Champions-EL-Conference sono stati spesi da Sky circa 600 milioni, facendo un calcolo a spanne forse la B-League potrebbe arrivare a un centinaio, portando così nelle casse delle 32 partecipanti circa tre milioni di euro. Un buon introito per le italiane, ma basterebbe a sostenere i costi di viaggi, calciomercato e strutture? Forse no.

Un’idea per la tv potrebbe essere quella di andare, almeno in Italia, anche in chiaro sulle reti nazionali, di modo da avere un’ingresso in più: la RAI ha i canali regionali su Rai3, Mediaset ha perso i diritti della Champions, perché non rifarsi con la B-League? I numeri della Serie B li abbiamo detti, due milioni e mezzo di spettatori TV per playoff e playout. Sarebbe un bel boost, considerando che in competizione diretta con la Champions, la scorsa settimana, RAI e Mediaset non hanno superato i due milioni.

Ci sono, però, altri problemi evidenti, come il VAR e la Goal Line Technology: il VAR, per esempio, non esiste in nessuna seconda serie nazionale europea se non in Italia, Spagna, Germania e Ucraina; anche in Inghilterra viene utilizzato soltanto per la finale playoff. Dunque andrebbe implementato, con ulteriori spese da sostenere per le società coinvolte. Oppure, semplicemente, si dovrebbe giocare senza (non un dramma, sia chiaro). Anche la Goal Line Technology c’è solo in Serie B e in Championship. E anche questo potrebbe essere un problema. Magari si potrebbero ritirare fuori dal cassetto i già dimenticati arbitri di porta? Certo, bisogna trovarne un cospicuo numero di fischietti internazionali, ma alla fine devono “solo” stare lì e verificare se il pallone entra o meno. Oppure, ancora meglio, si dà un tocco di King’s League: si manda su uno degli schermi a disposizione del direttore di gara un replay fornito direttamente dall’emittente televisiva che permette di giudicare se il pallone sia entrato o meno.

A parte questi dettagli, comunque, pare chiaro che l’idea è di difficile realizzazione. Sicuramente affascinante, certo, ma le spese sarebbero totalmente coperte con le entrate? Le squadre di B potrebbero permettersi un calciomercato tale da arrivare fino in fondo a tutte e due le competizioni? Certo, l'appeal, e quindi potenzialmente anche l'opportunità economica, c’è, e quindi anche l'idea che in fondo non sia una prospettiva così lontana come sembra.

Forse si potrebbe partire con qualcosa di più piccolo, che coinvolgerebbe soltanto i primi campionati del ranking: ecco, partire con un torneo di 16 squadre, con un formato simile a quello degli Europei prima della riforma del 2016, conterrebbe i costi delle trasferte e gli impegni sulle spalle dei calciatori. Tre italiane, tre spagnole, tre inglesi, tre tedesche, due francesi, una portoghese e un’olandese. Semplice, con un totale massimo di undici partite. Oppure si potrebbe scegliere una nazione ospitante, come per le competizioni internazionali, e giocarla tutta lì alla fine del campionato: un’appendice per chi, negli anni dispari, dispera per la mancanza di competizioni.

Insomma: le possibilità per sviluppare questa idea ci sono, basta provarci. Se il presidente Guarascio vuole chiamarmi sa dove trovarmi, ma non assicuro che alla fine funzioneranno davvero.

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